Mumford and sons Sigh no more

Giovani, londinesi, folk rock band, uno dei nomi scelti dalla BBC tra quelli da seguire nel 2009, vincitori del premio Annual Balcony Tv Music Video (filone che raccoglie anche Laura Marling ( della quale sono stati anche backing band), Johnny Flynn talentuoso songwriter irlandese che incide per la mitica Lost Highway americana, Noah and the whale, Fanfarlo ma sono stati accostati anche a Fleet Foxes e Low Anthem: io queste analogie non le ho riscontrate però il mondo è bello perché è vario e qualche “nuova scuola di pensiero” ce la dobbiamo pure inventare (parlo di chi scrive di musica), comunque le orecchie ce le avete, giudicate voi. Si parte, timidi arpeggi di un’acustica, un coro di voci cresce in sordina, sul tutto una voce particolare, vibrante, roca (mi ha ricordato, come timbro non come stile musicale, per quanto… David Gray ma anche Adam Duritz dei Counting Crows),entra un basso, le pennate di chitarra si fanno più decise, un organo, un banjo, una batteria non convenzionale suonata dallo stesso Marcus Mumford che l’alterna alla chitarra, un improvviso crescendo quintessenzialmente britannico nel suo svolgersi, tra la tradizione “romantica”, il Folk, l’indie meno radicale e elementi country.

Un bel calderone che si conferma nella successiva The cave, sul tutto questa voce molto evocativa di Mumford (fisicamente ricorda molto il Lennon del Periodo Elvis Grasso, con tanto di pettinatura con frangetta alla Beatles)  che si accompagna alla coralità delle voci degli altri componenti del gruppo, entrano, violini, dobro, una tromba, nella successiva, evocativa Winter Winds con queste atmosfere di stampo folk –rock ma con improvvise aperture country e bluegrass, la musica non è mai statica, continua a cambiare, ora tranquilla ora trascinante come nella vibrante Roll away your stone ma il suono rimane profondamente britannico. I gloriosi Incredible String Band avevano questo approccio alla musica (su altri livelli e con le personalità fortissime di Williamson e Mike Heron), folk ma con accenti epici soprattutto nella seconda parte di carriera, la tradizione popolare celtica è presente in un brano come White Blank Page ma stravolta da un approccio più pop, nel senso migliore del termine.

Ma il singolino per le charts c’è? Certo che sì,Little Lion Man ma è una chitarra elettrica quella che sento? Risposta affermativa, pop visto nella loro ottica ma le radio inglesi l’hanno passato, può succedere anche da noi? Dubito fortemente ma sarei felice di essere smentito, comunque piacevole e trascinante. Per parafrasare un famoso titolo, “Bravi ma basterà?”, per il momento direi di sì, possono ancora crescere, comunque un bel 7.5 di voto.
Bruno Conti

Mumford and sons Sigh no moreultima modifica: 2009-11-04T15:19:00+01:00da bruno_conti
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