C’è Tanta Buona Musica Là Fuori! Basta Cercarla: Betty Soo & Kathryn Williams

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Basta cercarla si è detto, la buona musica; questa volta il viaggio parte da Austin, Texas dove risiede Bettysoo (tutto attaccato in effetti), il suo album, il terzo della produzione si chiama Heat Skin, Water Skin e, risulta abbastanza evidente dalla foto, è una ragazza di chiari ascendenti asiatici, seconda generazione coreana per la precisione. Ma la sua musica è chiaramente quel particolare mix di stili che da un po’ di anni si è deciso di chiamare Americana, tra roots music, rock, country e un pizzico di soul (più la predisposizione d’animo che lo stile musicale). Il tutto è abilmente prodotto da Gurf Morlix, che dopo tanti anni passati con Lucinda Williams ha lavorato anche con Mary Gauthier, Slaid Cleaves, Robert Earl Keen e Ray Willie Hubbard, tanto per citare alcune sue credenziali e clienti soddisfatti.

Morlix riesce meglio nel lavoro per altri che nei suoi dischi e questo album ne è l’ennesima riprova: dal quasi blues-rock con venature psichedeliche alla Williams (Lucinda) dell’iniziale Never Knew No Love con chitarre, organo, cori call and response e uno strano effetto creato con una voce che sussurra di gola (non saprei descriverlo, se riuscite sentitevelo) si passa alla stupenda dolce ballata Just Another Lover, una folk song cantata con voce angelica da Bettysoo con il violino di Gene Elders che disegna ghirigori sonori nel tessuto della canzone. Whisper  my name ricorda i brani più evocativi della sua conterranea Nanci Griffith, dolce e malinconica quel che basta, con la seconda voce di Morlix che aggiunge spessore al fascino di questo brano. Who knows, sin dal titolo e con quella chitarra pungente che si rincorre continuamente con un organo, non sfigurerebbe nel canone sonoro dei migliori brani della Lucinda Williams citata prima. Altro brani bellissimo, Forever vive su atmosfere più sospese e rarefatte ma sempre affascinanti. Senza farvi la lista di tutti i brani non c’è un brano scarso tra gli undici che compongono questo album. Io ve lo consiglio, il problema è trovarlo, Waterloo records, Austin, Texas.

L’altra signora viene dal vecchio continente, anzi da Liverpool, England: la sua discografia conta già sette titoli più uno in comproprietà con Neil MacColl, dal titolo quantomai chiarificatore di Two. Lo stile della nostra amica, Kathryn Williams è chiaramente di matrice folk, quello classico britannico ma anche vicino a quel revival neo-folk che sta percorrendo l’Inghilterra e del quale, in un certo senso, la Williams è stata una precorritrice. Strumentazione scarna, ma mai spartana, con xilophoni, vibrafoni, marimbe e percussioni che si incrociano con le classiche chitarre acustiche, harmonium, fisarmoniche e ukulele della tradizione. Non mancano i richiami a Nick Drake e Incredible String Band, ma anche ai primi Pentangle e, in alcuni brani, ad un certo gusto per ballate notturne, quasi jazzy (senza il quasi) che ricordano June Tabor senza averne la voce incredibile, più vicina a Norah Jones o una Kate Bush sussurata, ma anche le Unthanks che guidano questo revival folk che comprende, per certi versi, anche Fanfarlo e Mumford and Sons (che, detto per inciso, sono primi in classifica in Australia da 60 anni, ho esagerato? Diciamo da parecchio).

Il disco vive su una sua quasi fiabesca dolcezza che si apre sul battito della pioggia che introduce l’iniziale 50 White Lines una incalzante road song cadenzata da una voce maschile che conta le linee bianche della strada, indirizza il sound dell’album che ricorda anche certe atmosfere della prima Suzanne Vega, inizio deciso. Just a feeling con la sua chitarra fingerpicking, voce sussurrata e arrangiamenti inconsueti tanto ricorda il mai troppo lodato Nick Drake, se devi trarre ispirazione da qualcuno meglio il vecchio Nick che Robbie Williams, se proprio devi scegliere. Winter is sharp è il brano più tradizionalmente folk di questa collezione, l’unico forse completamente inserito nella tradizione, atmosfere create da un sovrapporsi di voci non molto lontano da quello delle Unthanks, sostenuto da ukulele, percussioni, harmonium e vibrafono, breve ma intenso. Wanting e Waiting ricorda l’Inghilterra romantica e demodè del Ray Davies di Waterloo Sunset, un quadretto delizioso. Cream of the crop e There Are Keys jazzate e notturne ricordano certi brani della grande cantante irlandese Mary Coughlan (un’altra cantante straordinaria che urge investigare se già non la conoscete), con contrabbassi pizzicati e vibrafoni in evidenza e spezzano il predominio folk nelle sonorità del CD. Distribuito dalla One Little Indian potrebbe anche giungere nelle nostre lande. La Williams nel 2000 era anche stata nominata per il Mercury Prize, il premio di eccellenza della stampa inglese, quindi vedete voi.

Se manca alla vostra collezione, l’ha fatta anche lei.

La ricerca continua.

Bruno Conti

C’è Tanta Buona Musica Là Fuori! Basta Cercarla: Betty Soo & Kathryn Williamsultima modifica: 2010-03-07T19:25:00+01:00da bruno_conti
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