L’Ultima Grande Cantautrice Americana: Natalie Merchant – Leave Your Sleep

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Natalie Merchant – Leave Your Sleep – 2CD Nonesuch/Warner

Ormai ve ne parlo da mesi, mettiamo la parola fine a questa vicenda: il disco è uscito (quasi) il 13 aprile, in due versioni, quella completa di 26 brani e una più succinta di 16 canzoni. Dopo averlo sentito bene non posso che confermare tutte le parole positive spese per glorificarlo, la Natalie Merchant è in effetti l’ultima “grande” cantautrice e voce femminile prodotta dal fertile humus della canzone popolare americana, la Mitchell latita, Laura Nyro non c’è più, Judy Collins si è autoemarginata, Kate Bush è inglese ma anche lei non brilla per prolificità. E’ vero, ci sono personaggi come Lucinda Williams, Mary-Chapin Carpenter o Emmylou Harris ma sono più settoriali. Tori Amos si è persa un po’ per strada, Joanna Newsom è una promessa come altre che man mano che ci penso mi vengono in mente, ma Natalie mi sembra di un’altra categoria.

Questo album ha avuto una gestazione di oltre cinque anni e comunque la Merchant non è mai stata molto prolifica, cinque album di studio in quindici anni di carriera solista non solo molti (anche se dobbiamo aggiungere quelli con i 10.000 Maniacs e tantissime collaborazioni spesso di tipo benefico). Comunque l’attesa è finita e il disco conferma tutto quello che prometteva; nato per musicare le poesie di alcuni, grandi e non, poeti antichi e moderni (c’è un bellissimo libretto allegato al CD se volete approfondire), il più noto dei quali è sicuramente Robert Louis Stevenson, quello dell’Isola del Tesoro, per farle conoscere alla figlia e tramandare la loro arte ai posteri il progetto si è via via arricchito di nuovi collaboratori e ha spaziato su tutto lo scibile musicale universale, direi che se escludiamo le musiche dei boscimani della Tanzania questo disco ha “visitato” tutti i tipi di musica. E non è per niente palloso, precisazioni importante! Come dice la stessa Natalie c’è cajun, bluegrass, reggae, jazz, musica da camera, rhythm and blues, ma anche musica folk celtica, balcanica, cinese, gospel, rock e blues, sicuramente ho dimenticato qualcosa.

Anche la lista dei collaboratori è lunghissima: a partire da Andres Levis, il produttore, brasiliano di origine ma residente a New York, passando per, cito a caso, il quintetto di Wynton Marsalis, Medeski Martin & Wood, Klezmatics, componenti della New York Philarmonic, i Lunasa, Chinese Music Ensemble of New York, la bravissima cantante gallese Katell Keineg, Memphis Boys, Ditty Bops, i mitici Fairfield Four, i Charismatic e tantissimi altri per un totale di centotrenta musicisti utilizzati.

Qualche brano memorabile seguendo la track-list: l’iniziale, splendida, di ispirazione folk celtica Nursery Rhyme Of Innocence and Experience (con i Lunasa), il semi-valzerone orchestrale di Equestrienne. Calico Pie tra country e old-time music, la travolgente Bleezers Ice-Cream dove spiritual, blues, dixieland (il gruppo di Marsalis è in questo brano) si fondono alla meraviglia e la Merchant canta divinamente, c’è anche un dobro insinuante.

Al sottoscritto piace moltissimo It Makes a Change, sembra un brano pop degli anni ’60, echi di Beatles e Beach Boys, una melodia che ti entra sottopelle. Non sono un appassionato di musica cinese ma The King Of Cina’s Daughter ha un fascino particolare che va aldilà dell’esotico. La musica balcanica di The Dancing Bear, la classica ballata in stile Merchant di The Man In The Wilderness (mi devo fermare perché le sto citando tutte, ma come fai a scegliere son belle tutte). Ma almeno The Peppery Man con le straordinarie voci ancestrali dei Fairfield Four, il basso ha 87 anni ma anche gli altri non scherzano, che voci hanno ancora però! Dal secondo CD il country-folk-cajun di Adventures Of Isabel, il puro irish folk di The Walloping Window Blind, i Chieftains non avrebbero saputo fare meglio. Che altro? Il reggae irresistibile, ma filtrato dalla lezione del primo Paul Simon, di Topsyturvey-World e ancora il puro dixieland (sempre con il quintetto di Marsalis) di The Janitor’s Boy che sembra uscire da un disco di Armstrong. L’unica concessione al rock bluesato è Griselda che ci riporta al vecchio sound di Natalie Merchant, un tuffo nel passato che non mi dispiacerebbe se avesse un seguito, una meraviglia. Basta, basta se no le cito tutte, è un disco compulsivo, ultima citazione per la conclusiva Indian Names, dedicata ai nativi nord-americani.

Voto 8,5, per il sottoscritto già uno dischi dell’anno. Un paio di esempi uno, xcwp8l_natalie-merchant-maggie-and-milly-a_music

e l’altro, qui sotto; per approfondire ulteriormente leave-your-sleep

Bruno Conti

L’Ultima Grande Cantautrice Americana: Natalie Merchant – Leave Your Sleepultima modifica: 2010-04-14T19:48:00+02:00da bruno_conti
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