La Ricerca Continua. Dalla Norvegia Ingrid Olava – The Guest

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Si chiama Ingrid Olava, è norvegese, è nata nel marzo del 1981, questo The Guest è il suo secondo disco, pubblicato in Norvegia dall’etichetta Daring Viola distr. Universal ma di lassù. Perché ve ne parlo? Perché è brava!

In giro per il mondo, dal Canada all’Inghilterra, cominciano a parlarne in modo più che lusinghiero, in YouTube i suoi video, sola o in duetto con altri artisti sono numerosi e godibilissimi, quindi mi sembra proprio il caso di spendere due parole per questo disco.

Modelli di riferimento? Mmmhh, direi la prima Tori Amos, ma anche Kate Bush, quindi voce forte e sicura, con retrogusti vagamente dark e new Wave à la Siouxsie, ottima fluidità al piano e alle tastiere in generale, arrangiamenti anche complessi con archi e fiati di tanto in tanto e tante belle canzoni.

Dall’iniziale The Queen dove la voce della Olava si eleva su una ritmica vagamente dark con passaggi sontuosi e drammatici – un inciso,il produttore Frode Jakobsen è lo stesso dei Madrugada, una delle migliori band norvegesi- fino a sfociare in un inconsueto assolo di sax. Si passa poi alla delicata Passenger, una bellissima ballata pianistica cantata a voce spiegata dalla brava Ingrid che colora anche il background del brano con degli ipnotici vocalizzi, ottima anche Won’t Be Silenced dove la Olava alterna passaggi vocali su tonalità basse ad improvvise aperture vocali mentre la musica assume tonalità quasi jazzate e inquietanti. Warrior’s Song watch?v=FVOivKw7FqQ è il singolo per il mercato norvegese e l’intro pianistica ricorda addirittura il Billy Joel degli anni ’70 (uno dei musicisti preferiti dalla cantante), poi entra anche un organo insinuante su una ritmica vivace e molto varia, poi gli archi e i fiati che regalano una grande serenità al brano, cantato sempre con grande partecipazione emotiva dalla Olava. Anche se la voce non è simile (quella della Olava è più “bassa e scura”), You Will Moved Though The World Stays The Same ricorda la migliore Kate Bush, intro solo voce e piano, poi entrano gli archi, atmosfere suggestive e quasi classicheggianti, molto bello.

Treasure and pain, molto frammentata nella ritmica è un altro brano basato principalmente sulle atmosfere più che sulla melodia anche se il piano della brava Ingrid, lavora di fino. The sun ricorda vagamente certe cose più solari (come da titolo) della prima Tori Amos, quella che non si vergognava di regalare momenti più godibili ai suoi ascoltatori oltre a tante angosce e sofferenze. Love Oh Love con una bella sezione di archi sembra quasi un brano tratto da un musical, maestosa e serena mentre The Guest, il secondo singolo tratto dall’album è quasi (ho detto quasi!) orecchiabile e radiofonica, comunque molto ritmata. Con I Was Wrong le cose tornano serie, i ritmi sono nuovamente spezzati, anche se gli archi donano una momentanea serenità che spezza quella sensazione di claustrofobia del brano che ha le sue aperture melodiche. Conclude Poster Child il brano più intenso di questo ottimo album, dove Ingrid Olava regala, forse, la sua migliore interpretazione vocale, molto mitteleuropea e contenuta ma vocalmente difficoltosa, nuda e cruda solo voce e piano.

Un talento da scoprire e quindi, per conoscere, un paio di video dalla televisione norvegese.

In rete ce ne sono moltissimi e lei è veramente brava, quello con Damien Rice dove impara all’impronta un brano è delizioso.

Bruno Conti

La Ricerca Continua. Dalla Norvegia Ingrid Olava – The Guestultima modifica: 2010-05-07T20:02:00+02:00da bruno_conti
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