Damien Jurado – Saint Bartlett

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Damien Jurado – Saint Bartlett – Secretly Canadian Records

Se vi dovessi dire perché ho scelto di parlare di questo disco oggi, sinceramente non saprei. Spesso quando mi siedo davanti alla tastiera del computer fino all’ultimo momento non ho idea dell’argomento che tratterò, ho sempre una decina di album che sto ascoltando in quel momento e all’ultimo decido quale sarà l’argomento del post, oggi ho scelto così ma avrei potuto parlarvi del nuovo album di Ronnie Earl, che devo recensire per il Buscadero ma esce il 14 agosto, quindi è troppo presto oppure del disco nuovo, omonimo, di Grace Potter and The Nocturnals che ho finalmente ascoltato e conferma tutto quello di buono che vi ho detto di lei, ma ne abbiamo appena parlato per cui recensione nei prossimi giorni. Quindi largo alle facce nuove, si fa per dire, quindici anni di attività, ma come nuovo!

Damien Jurado è un cantautore originario di Seattle, nello stato di Washington e da quella città brumosa patria del grunge e di Jimi Hendrix ha derivato uno stile malinconico, introspettivo, da cantautore tipico, o atipico a seconda delle opinioni, degli anni ’70 ma rivisto dal lato dell’indie folk, dell’alternative.

Questo è il suo nono album, decimo se contiamo un vinile in tiratura limitata di 600 copie pubblicato nel 2004 e secondo molti è il suo disco migliore: non si tratta sicuramente di un disco straordinario che salverà la discografia mondiale ma ha un suo perché, magari piccolo ma ce l’ha.

Prodotto dall’ex socio di etichetta Richard Swift si avvale di sonorità spesso spartane, ma non propriamente lo-fi anzi…dire che il sound sia commerciale è forse una eresia ma l’iniziale Cloudy Shoes (subito allegria!), con il suo piano, tastiere varie, archi sintetici, batteria “romantica”, mi ha ricordato certe ballate dei Coldplay (orrore! Ma a me molti loro brani piacciono) o dei vecchi Radiohead, quel leggero falsetto, una seconda voce “trattata” che risponde, è quasi radiofonica ma quasi. Arkansas con il suo pianino disinibito, le percussioni percosse (sembra una stupidata ma non lo è) e con vigore, una melodia ancora accattivante sembra quasi segnalare una svolta quasi pop (sempre nei dovuti limiti) del cantautore americano dopo la svolta rock del precedente Caught In The Trees. Rachel and Cali è una breve ma bella canzone d’amore con una strumentazione acustica ma molto curata, con acustiche, piano e vibrafono e una sezione ritmica molto discreta che interagiscono tra loro alla perfezione. Throwing Your Voice ha qualcosa, musicalmente, della secchezza essenziale del John Lennon di Plastic Ono Band, sicuramente non la voce che ricorda più la fragilità del primo Neil Young.

Impressione, quella relativa a Young, che viene ribadita nella successiva Wallingford, cantata a tutto falsetto, con l’andamento dello Young balladeer ma con una chitarra in feedback che percorre sentieri rock inusuali per questo album.

Poi, dal sesto brano, tutto si placa (se mai si era agitato prima): Pear è un brano dalle sonorità minimali, quasi scheletriche, due chitarre acustiche, delle voci di supporto in sottofondo e tutto finisce all’improvviso quasi una incompiuta, Kansas City è della stessa grana, ma più compiuta, con l’acustica arpeggiata con delicatezza, un piano discreto e dei “rumori fuori scena” aggiunti per colorire il suono. Harborview è una bella ballata malinconica con una chitarra elettrica ricorrente che non avrebbe sfigurato su After The Gold Rush o Harvest, tanto per rimanere in tema, sempre con quel semi-falsetto sofferto ma espressivo. Kalama è cantata con maggiore partecipazione e vigore da Damien Jurado e la produzione di Swift aggiunge una sensazione sonora più “spaziale” mentre The Falling Snow ha di nuovo quella sensazione di “già sentito” alla Coldplay o Radiohead, ma non in senso negativo, è quel qualcosa che non riesci a catalogare ma non dispiace, una piacevole sensazione di déjà vu.

Gli ultimi due brani sono quelli da folksinger puro: Beacon Hill soprattutto, con la sua tipica accoppiata solitaria voce e chitarra acustica e With Lightning in Your Hands che ha qualche impressione sonora in comune con i Mumford and Sons più riflessivi, ma è una sensazione personale.

Questa è Beacon Hill dal vivo a Seattle il 30 maggio. C’era anche un video che secondo le note è stato registrato a Vigo in Spagna il 15 novembre del 2010, però! Back to the future, giuro, controllare prego watch?v=68VRfP7P250, è ovvio che sarà 2009, ma fa il suo effetto.

Bruno Conti

Damien Jurado – Saint Bartlettultima modifica: 2010-06-07T18:46:00+02:00da bruno_conti
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