Il Camilleri D’Oltreoceano. Black Sorrows – 4 Days In Sing Sing

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The Black Sorrows – 4 Days In Sing Sing – CD+DVD Head Records

Com’è ovvio non sono parenti! Parliamo dei due Camilleri, vengono entrambi da isole nel Mediterraneo, Andrea dalla Sicilia mentre Joe Camilleri nasce nel 1948 a Malta e poi all’età di 2 anni si trasferisce con la famiglia in Australia.

Il disco di cui intendo parlarvi (OK, il CD+DVD o viceversa) è uscito già da quasi un anno sul mercato australiano ma visto che (questa volta è proprio il caso di dirlo) nelle nostre lande si è visto poco o niente e credo che nessuno ne abbia parlato, mi sembra giusto dargli lo spazio che merita.

Come avete letto il nostro amico non è proprio di primo pelo, quest’anno ha festeggiato 45 anni di frequentazione del mondo musicale, in varie formazioni e sotto diverse configurazioni: se volete farvi un’idea di chi stiamo parlando esiste una bellissima antologia doppia pubblicata dalla Raven (sempre australiana l’etichetta ma i suoi CD si trovano anche da noi) intitolata I Believe To My Soul – The Best Of 1977-2003, che raccoglie il meglio della produzione di Joe Camilleri, dai tempi del suo primo gruppo importante, Jo Jo Zep and The Falcons e, soprattutto, molto materiale dai dischi dei Black Sorrows nel periodo cruciale 1985-1998.

Ma attenzione, quello che giustamente è stato definito il Van Morrison australiano, non è uno che si sia adagiato sugli allori e questo 4 Days In Sing In Sing di cui tra breve vi magnificherò i contenuti è ancora assolutamente un signor disco. Comunque Camilleri prosegue la sua attività anche negli altri gruppi collaterali in cui milita (e i musicisti sono sempre più o meno quelli del gruppo madre). A partire dai Bakelite Radio che proprio recentemente hanno pubblicato un nuovo disco intitolato Bakelite Radio Volume I, che però stranamente è uscito dopo i tre volumi successivi; l’altro gruppo sono i Revelators che hanno tre album al loro attivo. La differenza tra i vari gruppi, come detto, non sta nel personale ma nel repertorio. Mentre i Black Sorrows sono il veicolo per presentare il nuovo materiale del nostro amico, gli altri gruppi eseguono perlopiù cover di country, R&B, Blues, più acustici i Bakelite, più grintosi i Revelators.

Il vero protagonista in tutti i casi é Camilleri, o meglio la sua voce, una delle migliori in circolazione, in grado di spaziare tra tonalità alla Van Morrison appunto, ma capace di assumere, di volta in volta, la grinta di un Bob Seeger o la classe di un Willy De Ville, il tutto rimanendo sempre fedele a sé stesso, perché non stiamo parlando di un mero copiatore, sono semplicemente dei parametri per inquadrare il personaggio.

Chi conosce già i Black Sorrows non ha bisogno di essere “istruito” ma semplicemente di sapere se questo ultimo album è pari alla qualità dei loro dischi migliori e devo dire che, con mia grande gioia, questo disco ha rinverdito i fasti dell’epoca d’oro, quelli di Dear Children, Hold On To Me, Harley & Rose e Better Times, una serie di CD straordinari che stranamente erano regolarmente editi in tutto il mondo dalla CBS e si trovavano con relativa facilità anche in Italia. In quegli anni nella formazione militavano anche le sorelle Vika e Linda Bull due vocalist straordinarie, soprattutto la prima, definita la Aretha Franklin d’Australia, che contribuivano in modo decisivo alla qualità dei dischi con i loro interventi vocali.

Ma anche questo disco, registrato come dice il titolo, in quattro giorni passati negli studi di registrazione Sing Sing (qualcuno potrebbe aver pensato a un disco nel famoso carcere americano, stile Johnny Cash), situati in quel di Melbourne e in passato utilizzati per Hold On To Me e Harley & Rose. La formula è semplice e vincente: muniti di una troupe televisiva i cinque componenti attuali della formazione del gruppo, oltre a Camilleri, impegnato anche con sax (proseguono le analogie morrisoniane), chitarra, armonica e melodica, il tastierista e chitarrista di ritorno James Black, il chitarrista Claude Carranza, il bassista Joe Creighton e il batterista Tony Floyd, tutti anche ottimi vocalist, aiutati anche da una sezione fiati e da un percussionista, si diceva, che tutti costoro procedono a registrare un disco dal vivo dove rivisitano alcune perle del catalogo Black Sorrows, ma a parte Better Times che proviene dai primi album il resto è materiale degli ultimi anni.

Lo potete guardare nel DVD o ascoltare nel CD, comunque lo giriate si tratta di un disco “streordinario” come direbbe il Mister Sacchi/Crozza: si parte con l’attacco bluesato dell’iniziale (seguo la tracklist del Cd) Best Thing, trainato dalla slide di Carranza e dall’armonica di Camilleri ma tutto il gruppo gira a mille e la voce è rimasta fantastica, potente ed espressiva come sempre.

What Levi Wants è “semplicemente” una canzone bellissima, rootsy e vagamente country, con il basso rotondo e scivolante di Creighton che trascina le tastiere, piano e organo, di Black e le chitarre acustiche ed elettriche di Camilleri e Carranza, mentre il nostro amico con la voce leggeremente filtrata canta divinamente come solo lui sa fare quando l’ispirazione lo cattura.

Si prosegue con Lonesome Road una poderosa canzone di impianto rock classico, chitarristica e nervosa, alla Graham Parker dei tempi d’oro per avere un’idea, Carranza è un chitarrista da tenere in considerazione, ispirato e conciso ma in grado di sfoderare assoli sempre diversi, brano dopo brano. In Lean On Me, una cover di JJ Cale, il basso funky di Creighton è prodigioso, aggiungete i fiati, un piano elettrico malandrino e avrete un brano trascinante con una ritmica agile e insinuante che permette a Camilleri di sfoggiare il suo lato “nero” ben coadiuvato dalle armonie vocali del gruppo, vi assicuro che un JJ Cale così si è sentito raramente.

Don’t Judge Me Too Hard è una ballata mid-tempo tra le migliori nel repertorio del gruppo, semplice ma complessa nell’arrangiamento, sempre cantata alla grande. Lay By My Side con la voce di Camilleri che raggiunge toni bassi quasi alla Leonard Cohen, un ritmo vagamente reggae e una chitarra arpeggiata, in un disco di molti altri artisti sarebbe stata un brano di punta qui deve competere con brani di grande spessore.

Comfort me ci riporta in territori country, cantata da tutto il gruppo e ancora con la slide in evidenza è un’altra delle mille sfaccettature della musica del gruppo. Natural Thing con il suo piano barrelhouse e un tiro rock, ricorda il Bob Seger migliore degli anni ’70, il rocker rauco e senza paura che da Detroit invase il mondo. Midnight Rain, con la melodica di Camilleri in apertura di brano, oscilla tra un accenno di tango e palpiti soul, come sapeva fare il miglior Willy De Ville, quello che nelle sue atmosfere fumose sapeva fondere musica latina e rock’n’soul, i Black Sorrows non sono da meno, raffinati e di gran classe.

The raven è un blues lento che si avvicina moltissimo a classici come Help me o Fever, minacciosa e con improvvise aperture ricorda certi episodi blues di Morrison, con chitarre e tastiere che sostengono la voce filtrata del nostro amico. Sometimes I Wish è più o meno sulle stesse coordinate sonore, un filino meno riuscita o forse è solo la ripetizione di una canzone molto simile alla precedente, qui è in evidenza di nuovo la melodica usata a mò di armonica.

La parte finale è un crescendo inarrestabile: Where’s it all gonna end è un brano che sembra provenire da un disco di Mark Knopfler ma cantato da Van Morrison, il meglio dei due mondi, ma anche semplicemente un’altra bellissima canzone. Better Times con le sue contaminazioni caraibiche potrebbe provenire da un disco di Paul Simon, ma il cantato è tipicamente alla Morrison, con la voce di Camilleri che si libra verso vette di celtic soul della più bell’acqua, mentre i fiati impazzano fino all’assolo liberatorio del sax di Joe, un brano ancora una volta fantastico, sentite anche il lavoro del basso in sottofondo e avvertirete la grande perizia dei musicisti impegnati in questo disco.

La cover di Such A Night di Mac Rebennack/Dr. John mi lascia senza parole, di una bellezza incredibile, assolutamente di pari livello con l’originale con il più l’atout che Joe Camilleri ha una voce formidabile, che questa volta si cala nelle atmosfere di New Orleans con una naturalezza sconcertante come se non avesse fatto altro per anni (e probabilmente lo ha fatto, sui palchi australiani). Little Murders, se esiste una cosa simile, è un reggae-blues che ricorda ancora certe atmosfere alla De Ville, mentre Viva La Money è la seconda visita ai palchi di New Orleans, questa volta attraverso un brano di Allen Toussaint, che vira verso sonorità più funky questa volta alla Meters o Neville Brothers con una chitarra con wah-wah che duetta con la corposa sezioni fiati.

L’ultimo brano si chiama Sumo e in teoria leggendo il display sul lettore dura quasi 13 minuti, in realtà si tratta di un brano strumentale funky  sulla falsariga del precedente, trascinante e ritmatissimo con fiati, sezione ritmica e chitarra in grande spolvero ma…in effetti il disco non finisce qui, ci sono non una ma ben due tracce nascoste alla fine. La prima è una escursione in territori jazzati che consentono a Camilleri di svelare capacità da crooner con il sax e un violino sbucato dal nulla a rendere inconsueta l’atmosfera mentre la conclusione è affidata ad una straordinaria canzone che rievoca lo spirito e la voce del miglior Van Morrison e del miglior Joe Camilleri, con una versione meravigliosa di Hold It Up To The Mirror che originariamente appariva in Harley & Rose e qui rivive in tutto il suo splendore concludendo alla grande un disco che, se riuscite a metterci le mani sopra, vale ogni singolo dollaro australiano che vi costerà. Considerate che allegato al CD c’è anche un eccellente DVD (i filmati sono tratti da lì) che documenta il procedere delle operazioni in tutto il suo splendore, brano per brano e nella sua completezza, dal vivo in studio.

Questa è dal vivo, 25 anni fa, che dire, godere e basta!

Bruno Conti

Il Camilleri D’Oltreoceano. Black Sorrows – 4 Days In Sing Singultima modifica: 2010-10-03T19:37:00+02:00da bruno_conti
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