Come Avrebbe Detto Un Tempo Teo Teocoli: Ladies And Chesterfield The Rolling Stones

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Rolling Stones – Ladies And Gentlemen – DVD Eagle Vision/Edel

In quegli anni l’inglese era più bofonchiato ed improvvisato che parlato quindi il titolo dell’articolo inquadra un modo di dire che Teocoli usava  nei suoi spettacoli ma è anche specchio di quei tempi. Ovviamente stiamo parlando di Ladies And Gentlemen il DVD degli Stones che è uscito in questi giorni e sembrerebbe concludere questo anno trionfale di ristampe dei Rolling Stones nell’anno di Exile On Main Street.

Ma cos’è quell’oscura presenza che si materializza a fianco della versione “normale” del DVD? Vuoi dire che l’hanno fatto (o stanno per farlo) ancora? Purtroppo (o per fortuna, a seconda dei punti di vista) ve lo stanno per mettere in quel posto per l’ennesima volta! Dico Voi perché io me ne tiro fuori, ho preso la versione singola e mi accontento, ma il 9 novembre worldwide (in Italia al momento non si sa) uscirà una versione tripla dicasi tripla del DVD di Ladies and Gentlemen, ovvero con il seguente contenuto:

DVD originale, quello che vedete qui sopra.

DVD di Stones In Exile (ma non l’avevamo già preso?).

Un terzo DVD, come recita il comunicato stampa in inglese: “Rare And Never Before Seen Footage From Their Dick Cavett Show Appearance, Assorted Interviews and Footage From The Australian Exile On Main Street Tour”. Tradotto: qualche intervista, il pezzettino al Dick Cavett Show e degli spezzoni dal tour Australiano.

Una sciarpetta esclusiva degli Stones.

La riproduzione del Poster originale del film

2 Fotogrammi della pellicola

Un Libro di 60 pagine con foto mai viste?

Il tutto in un Box numerato individualmente. Prezzo? Pare un centinaio di dollari o euro. Alla faccia degli Stones!

Per chi non è, nell’ordine, ricco o fans degli Stones, oppure avendo già preso il Dvd di Stones In Exile direi che si può benissimo accontentare di questo DVD. Ma accontentare è una brutta parola perché questi sono i ROLLING STONES ai loro massimi splendori reduci da un uno-due con Sticky Fingers e Exile On Main Street ( e tre e quattro con Get Yer Ya-Ya’s Out e Let It Bleed e cinque con Beggars banquet), ovvero la più grande Rock’n’Roll Band di quell’anno 1972 (in quel tour perfino Mick Jagger ammette in una delle varie interviste che suonavano veramente alla grande e candidamente ammette anche che prima non aveva mai visto il film di quei concerti).

Uscito nei cinema brevemente nel 1974 era poi scomparso nella notte dei tempi ma ora riappare in tutto il suo splendore: 81 minuti di grande rock registrato in quattro serate in Texas più una decina di minuti di prove (tre brani Shake Your Hips, Tumbling Dice e Blueberry Jam) registrati negli studi di Beat Club di Radio Brema con gli Stones super rilassati e concentrati al tempo stesso. La vecchia intervista dell’Old Grey Whistle Test e una nuova del 2010, entrambe con Jagger.

Il concerto è fantastico: Jagger con occhio bistrato, Richards con capello mechato, Mick Taylor magro e tirato ai massimi del suo splendore chitarristico, Charlie Watts divertito e, sembra, compiaciuto dei suoi pards, Bill Wyman imperturbabile come ogni bassista di rango che si rispetti più la solita sezione fiati dei tempi d’oro e pure Nicky Hopkins al piano. In poche parole Ladies And Gentlemen The Rolling Stones.

Il DVD parte in un modo strano ma non è il vostro lettore che non funziona, ci sono un paio di minuti di “nero” ma è la telecamera che riprende il palco buio in attesa che arrivino i protagonisti poi esplode una micidiale Brown Sugar con Mick Taylor e Keith Richards subito a duettare mentre Jagger appare in ottima serata(e). Segue una sparatissima Bitch ad alta tensione e poi è subito tempo di uno dei pezzi forti dei concerti di quel periodo, una ottima Gimme Shelter ancora ad evidenziare la bravura di Taylor. Non c’è la voce femminile di Merry Clayton (o chi per lei) e quindi qualcosa del fascino del brano si perde ma l’energia è evidente. Segue il primo brano “country” della serata, una stranamente accelerata Dead Flowers con la premiata ditta Jagger-Richards a duettare nel ritornello. Poi parte la sequenza di brani tratti da Exile on main street che era il disco da promuovere in quel tour e quindi Happy, Tumbling Dice…e poi se volete sapere il resto ve lo comprate perché ne vale la pena oppure aspettate la versione Deluxe e vi fate pelare (in questo caso neppure da una major discografica).

Da non mancare! Solito assaggino…dimenticavo, qualità più che buona.

Bruno Conti

Un Paio Di Informazioni Utili – Hendrix Tribute Concert Con Popa Chubby E Nuovo Album Postumo di Solomon Burke

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Era un po’ di tempo che non mi dedicavo al Non Tutti Sanno Che… ma visto che oggi ho avuto un paio di informazioni interessanti da condividere, pubblico volentieri.

Partiamo con l’Hendrix Tribute Tour che dopo una prima apparizione estiva arriva anche a Milano (con un nuovo cast di musicisti) il 22 novembre 2010 al Teatro Ciak (prezzi 22.00 – 27.50). Si tratta di quello spettacolo itinerante che in giro per il mondo rende omaggio alla musica di Jimi Hendrix interpretata da musicisti di tutte le estrazioni musicali ma che hanno un unico Credo, amare l’opera del grandissimo Jimi. L’headliner della data italiana è il grande Popa Chubby (e non mi riferisco assolutamente alle dimensioni), uno dei migliori chitarristi in ambito rock-blues nel panorama mondiale. Per essere sincero gli ultimi album non mi hanno entusiamato (ma se siete anche lettori del Buscadero potete trovare molte mie recensioni del passato dedicate al musicista newyokese dove ne ho tessuto, giustamente, le lodi), chiusa parentesi anche figurativamente, occorre dire che però dal vivo rimane una vera forza della natura ed è anche titolare di uno spettacolare triplo CD Electric Chubbyland interamente dedicato alla rivisitazione del repertorio del mancino di Seattle, che sarebbe questo che vedete qua sotto (il CD).

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Se non lo conoscete ma siete appassionati della musica di Hendrix vi consiglio seriamente di farci un pensierino perchè ne vale le pena (esiste anche un DVD Popa Chubby Plays Jimi Hendrix At The File 7 sempre sullo stesso argomento).

Ma contrariamente a quanto evidentemente pensano gli organizzatori della serata non ci sarà solo Popa Chubby (ve lo dico perché avendo acquistato il biglietto riporta solo il nome di Popa Chubby) ma saranno presenti anche Tolo Marton, lo “storico” (senza offesa) chitarrista trevigiano, uno dei migliori interpreti della chitarra rock-blues in Italia, grande virtuoso dello strumento, non mancherà anche Vic Vergeat uno dei massimi cultori del power-trio internazionale già leader nei tempi che furono degli svizzeri Toad (ma lui è nato a Domodossola) e, last but not least, come dicono quelli che parlano bene l’inglese, Danny Bryant, chitarrista di provenienza britannica anche lui grande axemen forse il più orientato verso il Blues ma nei sette album che compongono la sua eccellente discografia (anche lui trattato da chi scrive sul Busca) capace di furori e tributi Hendrixiani. Che dire? Intervenite numerosi!

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Passando ad un altro argomento che riguarda una fresca dipartita, quella di Solomon Burke, volevo anticiparvi l’uscita per la Universal il 16 novembre del nuovo album Hold On Tight e riferirvi che non si tratta della solita operazione di sciacallaggio che spesso si scatena alla morte di un personaggio famoso. Il CD in questione doveva già uscire in questo periodo e il viaggio di Burke ad Amsterdam sarebbe servito proprio per il lancio di questo nuovo album registrato proprio in Olanda con i De Dijk, che sono un gruppo locale di qui il buon Solomon si era innamorato e aveva voluto registrare un album con loro. In pratica le canzoni dei De Dijk sono state tradotte dall’olandese in inglese e ri-registrate per l’occasione con la non trascurabile aggiunta della straordinaria voce di Solomon Burke, per l’occasione il grande soulman ha anche composto un nuovo brano Text Me che resterà il suo canto del cigno. Non manca un ospite di nome, un suo grande fan, che lo ha voluto spesso nella sua trasmissione Later with Jools Holland, il pianista britannico appare nel brano What A Woman. Siccome vedo delle faccine furbe ( e informate) vi segnalo che il disco in Olanda è già uscito il 1° ottobre, la data di cui sopra si riferisce al mercato italiano. E questo è  la canzone in questione watch?v=uVwKawBbcno, la voce è ancora incredibile rendendo più triste la sua recente dipartita quando era in piena attività. Eccolo sul palco (la qualità video non è fantastica, ma chissenefrega) con i De Dijk in una struggente Don’t Give Up On Me e in una trascinante Everybody Needs Somebody To Love. So Long Solomon!

E’ tutto anche per oggi.

Bruno Conti

Uno Strano Terzetto! The Orb Featuring David Gilmour

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The Orb Featuring David Gilmour – Metallic Spheres – CD o 2CD Deluxe Columbia Records

Ho messo tutte e le due copertine perché da “bravo recensore” me li sono sentiti tutti e due anche se le versione doppia sarà nei negozi dal 26 ottobre.

Dunque, allora? Ah, devo dire io! Due Orb più un ex Pink Floyd cosa fanno? Ovvero i maghi dell’ambient con uno dei chitarristi più inventivi della scena britannica (innamorato del blues anche se non lo lascia a vedere). Risultato? Un disco di due maghi dell’ambient moderno con il chitarrista dei Pink Floyd! Elementare, Watson.

E questa ve la siete cercata (non dico ai lettori, dico allo “strano terzetto): in fondo se Youth nella sua altra guisa di componente dei Firemen aveva fatto realizzare al buon Paul il suo disco migliore da Paul McCartney degli ultimi anni, in due, cioè anche con Alex Paterson a bordo della navicella era abbastanza facile immaginarsi un “qualcosa” che ricordasse i vecchi Pink Floyd.

Intanto vi dirò che avendo l’advance della versione doppia, quello con il secondo “mirabolante” CD mixato in 3D60MIX, me lo sono ascoltato in cuffia come “consigliato” dagli Orb stessi per gustarmi la straordinaria tecnologia che permette un ascolto a 360 gradi. Quindi, alla Fantozzi (calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte alla stereo, frittatona di cipolle) mi sono accinto all’ascolto “guidato” tutto pronto a godere questa incredibile esperienza (sto esaurendo gli aggettivi). Premetto che ho un ottimo impianto, vecchio amplificatore analogico Kenwood da 200 watt, cuffia Senneiser (le casse al momento non servono) e vai: suono ottimo e ci mancherebbe, anche la musica non è male, inizio in sordina del primo lungo brano la Metallic Side che parte lento e poi va in crescendo con la chitarra elettrica di Gilmour anche in versione slide che disegna le sue solite traiettorie sonore sulla base di tastiere e percussioni elettroniche. Il tutto ricorda sia i Pink Floyd più psichedelici e sperimentali di Ummagumma e Meddle quanto quelli più tecnologici di Dark Side e Wish You Here. Comunque non male. Non vi posso citare brani visto che è un’unica lunga “facciata”, possiamo provare ad indicare i minuti, verso i dieci minuti parte un groove di percussioni e tastiere più vivace e si entra nel vivo del brano, segue (verso il minuto 15? mi pare) un intermezzo anche della chitarra acustica di Gilmour che in precedenza (Gilmour, non la chitarra) aveva intonato un Do You Believe In Magic, Do You Believe in Freedom concludendo l’intermezzo cantato.

Nel frattempo da lunga pezza avevo abbandonato l’ascolto in cuffia (sui 360 gradi del fronte sonoro non ci metterei la mano sul fuoco, facciamo 200 gradi, nel senso che oltre ai due canali dello stereo il suono sembra provenire anche da una fonte di fronte a voi): comunque quasi trenta minuti del primo brano, dove, ma è una impressione, mi è sembrato di captare un breve accenno al Nessun Dorma verso la fine del primo terzo del brano più la Spheres Side, un’altra ventina di minuti, più tecno e meno varia rispetto alla Metallic, anche se gli ultimi sette minuti sono più vivaci.

Ovviamente non contento di tutto ciò mi sono sparato anche la versione normale (quella singola) e devo dire che non ho riscontrato differenze sostanziali: sì, ci sono, un paio di minuti in meno di musica e alcuni spostamenti e aggiustamenti ma il risultato è quello. Meglio di quanto temevo ma meno di quello che mi aspettavo visti i proclami che avevano preceduto questa collaborazione, comunque un bel disco, pieno di effetti, per chi ama la musica ambient e elettronica, come la vogliamo definire, “ascoltabile e non danzereccia”, cuffiette assolutamente sconsigliate e vietate. Su un buon impianto, con delle buone casse, la sua “porca figura” la fa. Ascoltare i due dischi in fila è una bella impresa ma così andrebbe fatto, secondo loro.

Un assaggino…ma è assolutamente da sentire su un impianto!

Bruno Conti

Mica Male La Ragazza! Ana Popovic Band – An Evening At Trasimeno Lake Live From The Heart Of Italy

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Ana Popovic Band – An Evening At Trasimeno Lake – Live From The Heart of Italy – Artist Exclusive Records DVD

Ana Popovic è una chitarrista e cantante nativa di Belgrado, Serbia (ex Jugoslavia) che vanta già un rispettabile curriculum e che ha realizzato un consistente, sia come numero che come qualità, numero di dischi in un ambito blues. Si tratta sicuramente di una notevole chitarrista (per essere una donna, vedo già le facce disgustate da lontano! Non si può neanche scherzare, lasciatemi finire!) nettamente superiore alla media dei colleghi maschi anche provenienti da territori che vivono di pane e Blues e sicuramente Belgrado non è il primo nome che venga in mente come una delle culle delle 12 battute ma un padre appassionato del genere e una ottima discoteca, unite alla passione hanno fatto il resto. Aggiungete che ha una ottima voce e voilà, i giochi son fatti! Non vi basta? Ok, allora prendiamo una location da sballo, il Lago Trasimeno, dove tutti gli anni si svolge un seguitissimo Festival Blues, 5.000 persone entusiaste radunate nella rocca del castello medievale di Castiglione del Lago in provincia di Perugia, shakerate il tutto ed ottenete un ottimo DVD dal vivo. Il progetto nasce (come racconta lei stessa) dalla sua partecipazione al Festival dell’anno prima: qui tutto è troppo bello, una rocca medievale del 1247, un pubblico entusiasta, l’anno prossimo torno (con 6 telecamere) e filmo tutto e qui abbiamo i risultati. Per chi non ama i DVD (e ci sono) dovrebbe uscire anche la versione in CD in un secondo momento (credo a novembre), ma veniamo al manufatto in questione.

La presentazione dice: “Un concerto per Ana Popovic e la sua band, registrato durante il suo Blind For Love Tour” (dal titolo del CD del 2009 che stava promuovendo, molto buono peraltro, il suo quarto disco di studio oltre ad un altro Live In Amsterdam, dove credo viva, ad Amsterdam intendo, anche questo sia in CD che DVD, pubblicato nel 2005, tanto per avere un’idea della discografia). E aggiunge: “Oltre due ore di musica con un pubblico entusiasta di oltre 5.000 persone. Un gruppo di otto elementi e una troupe con sei cameramen per testimoniare un’indimenticabile esperienza. L’energica Ana Popovic Band al suo meglio per offrire un qualcosa a tutti incluso blues, rock, jazz e funk. Su questo disco trovate anche un’intima intervista esclusiva registrata nel cortile della rocca e una trentina di minuti di una session acustica registrata nel pomeriggio sempre nella rocca.”

Sottoscrivo tutto quelle che dicono le note del DVD ma…quando inserite il dischetto nel lettore (perché contrariamente a quanto potrebbero pensare i maligni io il DVD l’ho visto e non ho solo fatto opera di copia e incolla come spesso, troppo spesso capita di leggere girando per la rete)e sorpresa! Non dura oltre due ore (forse il concerto sì) ma solo una settantina di minuti per un totale di 14 pezzi e i famosi otto elementi otto della citata band, i fiati e un percussionista aggiunto quantomeno, che sono musicisti italiani, appaiono solo in alcuni brani.

Detto questo nulla da dire sulla qualità della musica che è notevole. La parte visiva è fornita, oltre che dalla cornice naturale della località, anche dalla Ana Popovic stessa che è una bella figliuola, lunghi capelli biondi sulle spalle, fisico slanciato, stivaletti con tacco a spillo e borchie da vera dominatrix che non le impediscono di pestare con foga sul pedale wah-wah della sua chitarra sin dall’iniziale, trascinante Wrong Woman, dove sfodera anche una voce che ha molti punti in comune con una Dana Fuchs in serata di lusso. La sua band è grintosa e tosta, con un batterista nero, che picchia sui tamburi con veemenza, un bassista funky e scenografico quanto basta e un tastierista che svolge un oscuro lavoro di raccordo. U complete me, per citare uno dei brani migliori del concerto, è uno slow blues con notevole assolo incorporato che non ha nulla da invidiare ai migliori assoli di un Ronnie Earl.

Una curiosità che mi ha colpito è la quantità spropositata di insetti (attirati dalle luci utilizzate per le riprese) che svolazzano intorno ai musicisti, un vero nugolo, nota di colore, ma era piena estate! Per avere un’idea di quello che vi aspetta, take a look! Vi potrei fare una lunga lista di titoli (almeno fino a quattordici!) ma mi limito a raccomandarvi questa signora che è ancora lontana dagli ‘anta, per non svelare l’età (è del 1976, recensore carogna!), ma ha già una esperienza e un carisma notevoli, grande chitarrista e ottima cantante, una delle migliori blueswomen bianche in circolazione, repertorio quanto mai vario, cosa potete volere di più?

Bruno Conti

Nome Di Gruppo Dell’Anno! Kiss The Anus Of A Black Cat -Hewers Of Blood And Drawers Of Water

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Kiss The Anus Of A Black Cat – Hewers Of Blood And Drawers Of Water – Zeal Records (BEL)

Non Li conoscevo! A parte il premio per “miglior nome di un gruppo dell’anno” posso aggiungere che sono belgi, questo è già il loro quarto album, il leader del gruppo si chiama Stef Heeren e se dovessi dare una definizione della loro musica oserei un “Se i Van Der Graaf Generator avessero fatto del folk” o più prosaicamente dark folk psichedelico. Anche dal vivo sembrano interessanti!

Se non siete d’accordo sapete cosa vi dico.

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Oggi è andata così.

Bruno Conti

Novità Di Ottobre Parte III. Bob Dylan, Rod Stewart, Elton John & Leon Russell, Buddy Guy, Liz Phair, Hill Country Revue Eccetera

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Come di consueto anche questa settimana aggiorniamo la lista delle uscite di ottobre che si conferma mese denso di uscite interessanti. Cominciamo dal bardo di Duluth, Bob Dylan che ci regala una tripletta di nuove uscite: The Witmark Demos 1962-1964 è il volume 9 delle Bootleg Series e contiene 47 brani registrati per il suo primo editore musicale, la Leeds Music nel gennaio 1962 e il secondo, Witmark and Sons appunto, tra il 1962 e il 1964. Si tratta di versioni demo di molti brani celebri e di 15 canzoni che non hanno mai visto la luce a livello legale, registrati solo con chitarra acustica e armonica e occasionalmente pianoforte. Come al solito c’è il “trucchetto”: chi prenota in rete tramite alcune catene di vendite riceverà un CD con un concerto inedito alla Brandeis University registrato nel 1963 con sei brani e mezzo (uno è incompleto).

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Naturalmente poteva mancare la versione in vinile in cofanetto quadruplo? Certo che no! E pure a prezzi assurdi, abbondantemente oltre i 120 euro. SPQS – Sono Pazzi Questi della Sony!

Lo stesso giorno esce il cofanetto di 9 CD Bob Dylan The Original Mono Recordings che contiene i primi 8 album (Blonde On Blonde è doppio!) in versione mono. Come era stato per i Beatles lo scorso anno ci dicono (giustamente) che il primo Bob Dylan si ha d’avere in versione Mono, ma visto che non lo regalano (anche se il prezzo è contenuto abbondantemente sotto o intorno ai 90 euro), fate Vobis. I CD sono in versione digipack (come era stato per per il cofanetto Stereo e le successive uscite) e c’è pure un libro di 60 pagine. Uscirà anche l’immancabile versione in vinile a prezzi nettamente superiori. Quell’altro manufatto azzurrino che vedete effigiato a fianco del cofanetto si chiama The Best Of The Original Mono Recordings ed è una sorta di edizione riveduta e corretta del vecchio Greatest Hits con 15 brani e anche in questo caso per la gioia di grandi, piccini e collezionisti contiene un brano, Positively 4th Street, che essendo uscito ai tempi come singolo non fa parte dei 9 CD. Diabolicamente astuti!

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Quinto capitolo della serie di Rod Stewart The Great American Songbook Volume V – Fly Me To The Moon dedicata all’interpretazione di grandi classici della canzone americana. Devo dire di non essere un grande fan di questa serie, trovo il buon Rod The Mod un po’ soporifero in questa veste (non ne vuole sapere della reunion dei Faces, piuttosto ha lasciato che Mick Hucknall prendesse il suo posto la scorsa estate). Anche in questo caso esiste una versione Deluxe doppia con 6 pezzi in più. Il repertorio, questa volta, sembra preso da un vecchio disco di Frank Sinatra o Louis Armstrong. Con tutto il rispetto un bel mah. Esce per la Sony-BMG come i 3 di Dylan il 19 ottobre. Nella stessa data esce anche il nuovo dei Kings Of Leon, già recensito, fenomeni-o-un-altra-occasione-mancata-kings-of-leon-come-ar.html, era solo per ricordare che anche in questo caso non manca la versione Deluxe doppia, in questo caso una mezza fetecchia con un solo brano in più e due Remix.

Il 19 ottobre negli States (ma in Italia dovrebbe uscire il 26) finalmente vedrà la luce l’attesa collaborazione tra Elton John & Leon Russell intitolata The Union, prodotta da T-Bone Burnett con Brian Wilson, Don Was, Booker T Jones e Neil Young tra gli ospiti. Se ne parla benissimo e chi vuole assistere alla genesi del disco è caldamente consigliato di acquistare la versione Deluxe che contiene un documentario girato da Cameron Crowe con il Making Of. La versione CD+DVD oltre a tutto ha pure 2 brani in più, quindi…

Il nuovo album degli Hill Country Revue Zebra Ranch, negli States è già uscito il 12 ottobre. Come sapete si tratta di un offshoot dei North Mississippi Allstars giunto al secondo disco. Ci sono stati cambiamenti nella formazione per questo nuovo disco che esce per la Razor and Tie. Cody Dickinson ha abbandonato la batteria per la chitarra e c’è un nuovo cantante Daniel Robert Coburn ma lo stile è il solito country-blues e la versione di Wild Horses, 14° e ultimo brano è un omaggio a babbo Jim Dickinson che suonava nella versione originale degi Stones!

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Il nuovo album di Buddy Guy per la Jive (gruppo Sony/Bmg) Living Proof uscirà il 26 ottobre ma ormai l’avevo inserito nella lista per cui…Il titolo del primo brano, più una promessa che una minaccia è 74 Years Young. Ci sono un duetto con B.B. King Stay Around A Little Longer, quasi una richiesta, e uno con Carlos Santana (del quale ho parzialmente rivalutato l’ultimo album che in un primo momento mi era parso una tavanata galattica). Titolo del brano Where The Blues Begins, che sembra molto promettente, come del resto tutto l’album.

Liz Phair torna, dopo una pausa di 5 anni, con un nuovo album Funstyle che cercherà di rinverdire i fasti di una delle reginette dell’alternative rock americano. A questo proposito il CD contiene un bonus album con le registrazioni note come The Girlysound Tapes che erano le  registrazioni su cassetta fatte prima della pubblicazione del mitico Exile In Guysville. Etichetta Rocket Science e data di uscita per entrambi il 19 ottobre.

Quel Neil Diamond Dreams che vedete qui sopra in effetti uscirebbe (uscirà) il 2 novembre. Ma visto che mi è scappato nella lista parliamone! Si tratta di un disco di cover di brani di quella che Diamond definisce la “Rock Era”, i suoi preferiti. Ain’t No Sunshine, Blackbird, Alone Again (Naturally), Feels Like Home, Midnight Train To Georgia, I’m A Believer (e qui bara visto che è sua!), Love Song, Losing You, Hallelujah, A Song For You, Yesterday, Let It Be Me, Desperado e Don’t Forget Me per un totale di 14 brani. Non sembra esserci versione Deluxe, strano!

Un’ultima notizia. Per chi non ama i DVD e quindi non l’ha comprato lo scorso anno uscirà anche in doppio CD lo strepitoso Joe Bonamassa Live From The Royal Albert Hall, grande disco dal vivo. Mi sembrava che ci fosse pure un brano in più e stavo incominciando a inc…ma invece era nei DVD Extras.

Alla prossima settimana con altre novità.

Bruno Conti

Provenienza Dubbia Ma E’ Bruce Springsteen Live On Air!!

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Bruce Springsteen – Live On Air – Northworld – CD+DVD

In attesa dell’uscita ufficiale del mega sestuplo The Promise: The Darkness On The Edge Of Town Story il 16 novembre occupiamoci di questo Live On Air di Bruce Springsteen. E’ in circolazione da un po’ di tempo, lo trovate anche nei centri commerciali, non costa tantissimo, ma di cosa si tratta? Come vogliamo definirlo? Un semi-bootleg, un quasi legale? Boh! Visto che non ne parla nessuno, almeno avete un’idea di cosa si tratta.

E’ una confezione doppia che raccoglie un CD e un DVD completamente diversi tra loro: il CD contiene parte di un concerto tenuto da Springsteen a Bryn Mawr, Philadelphia il 5 febbraio 1975 e trasmesso in un broadcast radiofonico. La qualità più che buona, radiofonica appunto e la tracklist è la seguente:

1. Mountain Of Love
2. Born To Run
3. E Street Shuffle
4. Thunder Road
5. She’s The One
6. 4th Of July, Asbury Park (Sandy)
7. Back In The U.S.A.
8. Jungleland
9. Spirit In The Night
10. A Love So Fine

Uno Springsteen d’annata, in ottima serata, come potete vedere la tracklist è assai interessante, con un gruppetto di cover d’autore come usava ai tempi d’oro e con la presenza di Suki Lahav, la prima violinista che suonò con la E Street Band nel tour 1974-1975. Grande musica!

La parte video (che era già uscita solo come DVD nel 2007) raccoglie una serie di performances televisive registrate in varie occasioni negli anni ’90 e la qualità audio e video è molto variabile ma accettabile anche se i colori ogni tanto hanno quell’effetto pastello della TV americana che come sapete trasmette in NTSC.

Ho fatto un po’ di ricerche è ho ricavato quanto segue: Glory Days proviene da Late Night With David Letterman, l’ultimo episodio andato in onda sulla NBC il 25 giugno del 1993. E’ un Bruce Springsteen un po’ tamarro, con doppio orecchino e senza E Street Band, ma è sempre lui!

I tre brani successivi sono tratti dall’esibizione al Saturday Night Live del 1992. Sono gli “anni bui” senza la E Street Band e Bruce esegue tre brani: 57 Channels (And Nothin’ On), Lucky Town e Living Proof. Devo dire che Shane Fontayne, a parte la pettinattura inguardabile, non era male come chitarrista (non per niente aveva suonato con i Lone Justice e Steve Forbert). Stranamente in Living Proof il colore si rianima improvvisamente ma dura poco.

Streets of Philadelphia è tratta dalla serata degli Oscar del 1994 ancora con quella che fu definita The Other Band,

Shake Rattle and Roll è tratta dall’esibizione al Cleveland Stadium durante il concerto per la Rock And Roll Hall Of Fame del 1995 in cui Springsteen si riunisce con la E Street Band. Lo stesso dicasi per il medley Hey Bo Diddley/She’s The One.

Angel Eyes, vista raramente, è tratta dal concerto-tributo per il compleanno di Frank Sinatra. Solo voce e chitarra acustica.

Anche Youngstown, tratta da The Ghost OF Tom Joad, è eseguita in solitaria mentre Dead Man Walkin’ è quella della serata degli Oscar del 1996.

The Ghost of Tom Joad sempre acustica, non è quella di Sanremo 1996, ma non so dirvi da dove proviene, comunque bellissima versione.

Il finale è affidato a una versione di Darkness On The Edge Of Town sempre dalla serata della Rock And Roll Hall of Fame del 1995, qualità discreta.

In attesa del manufatto ufficiale, (non) solo per Springsteeniani.

Bruno Conti

“Fenomeni” O Un’Altra Occasione Mancata? Kings Of Leon – Come Around Sundown

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Kings Of Leon – Come Around Sundown – Sony/Bmg 19-10-2010

La famiglia Followill muove un altro passo nel loro piano di dominazione mondiale. Conquistano Mojo che elegge questo Come Around Sundown disco del mese ma anche molte (meritate?) critiche! Non so, mi attirerò l’ira dei “nuovi fans”, ma non mi convincono del tutto. Ogni disco mi sembra un passo indietro rispetto al precedente, sempre più lontani dal Southern rock rivisitato delle origini verso quello che viene definito AOR (Arena Oriented Rock) ovvero più tastiere e meno chitarre. La voce di Caleb Followill rimane uno “strumento” più che adeguato con accenni di Springsteen e Bono ( e qualche eco di Hold Steady e Gaslight Anthem) ma le chitarre ruggiscono sempre meno. Alcune canzoni tipo il singolo Radioactive (dove ricordano gli U2, ma quelli buoni) watch?v=-IAxoqoqJ44 , la ballata uptempo The Face (sempre gli U2 ma con Springsteen alla voce), le atmosfere country di Back Down South, le più vicine ai “vecchi” Kings Of Leon. Anche Beach Side non è male, con un bel riff di basso e le tastiere che non rompono troppo le balle. Mi amigo ricorda molto gli Eagles che furono e non mi dispiace come pure la conclusiva Pickup Truck, forse dalle atmosfere sonore un po’ irrisolte.

Intendiamoci loro sono bravi e dal vivo sono spettacolari ma per chi si aspettava i “vecchi” Lynyrd Snynyrd o ZZTop dovrà accontentarsi dei “nuovi” U2. Poteva andare peggio. Un 6 di stima (che, non dimentichiamolo, equivale alle canoniche tre stellette).

Bruno Conti

Troppo Presto? Susan Cattaneo – Heaven To Heartache

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Susan Cattaneo – Heaven To Heartache – Jersey Girl Music Records

Forse sono un po’ in anticipo sulla data di uscita (in effetti non c’è ancora la copertina del nuovo disco, quella che vedete è del disco precedente)(ma ora c’è, per chi legge da dicembre) la foto che ritrae Susan Cattaneo con Ellis Paul è però tratta dalle sessions per il nuovo disco che vado ad illustrarvi…

Spesso la passione di chi fa musica si percepisce già dalle piccole cose, dai particolari. Quando ho ricevuto questo CD per la recensione era accompagnato da una cartellina con tutte le note informative, la lista dei brani, i musicisti che hanno partecipato alle sessioni, una piccola biografia, tutti i testi completi!! Fantascienza per le major sempre più impegnate a rimarcare la superficialità e l’effimero, le mode (non sempre, per essere corretti) rispetto ai contenuti. E quindi, brevemente, utilizziamo questo materiale: Susan Cattaneo è nata e cresciuta in campagna nel New Jersey (come Quello là!), e dopo gli studi è passata anche dall’Italia, da Roma, dove ha vissuto sei mesi, poi si è trasferita a New York dove ha iniziato una carriera nell’ambito televisivo ma la passione per la musica si estrinsecava in una presenza costante sui palchi del Village di NY. A questo punto, dopo avere vinto una borsa di studio, si è trasferita a Boston per frequentare il Berklee College Of Music alla fine del quale è stata assunta dal dipartimento di songwriting (non sto parlando di fantascienza, negli States è normale). Quindi si è trasformata in una insegnante, una mamma ma anche una autrice di brani a Nashville.

Ma la passione per la musica suonata non l’ha mai abbandonata e lo scorso anno ha esordito con Brave and Wild un disco dal suono roots che aveva sapori country, ma anche folk e rock e qualche colore “nero” tra blues e soul, ben recensito dal Buscadero. Non per nulla sul suo MySpace (perché va bene la passione e l’artigianato ma la tecnologia non manca e quindi Susan ha anche il suo bravo sito e il suo profilo su Facebook), dove alla voce influenze si cita Bonnie Raitt, Bonnie Raitt e ancora Bonnie Raitt oltre a Emmylou Harris, Patty Griffin, Susan Tedeschi, Springsteen e tanti altri. In effetti la voce della Susan Cattaneo potrebbe ricordare quella della Raitt ma anche della Susan Tedeschi, però pre-raucedine, da giovani o meglio ancora, ascoltando questo disco, mi ha ricordato moltissimo Mary Chapin Carpenter, magari imprigionata nel corpo di Bonnie, Scherzi a parte, questo CD ha un suono decisamente più country rispetto al precedente, ma un country di quello buono, di qualità, non per nulla è stato registrato in quel di Nashville, ma nel lato “buono” della città. La produzione è stata curata da Lorne Entress che ha lavorato con Ronnie Earl, Lori Mckenna e Catie Curtis, quindi uno che sa dove sta di casa la buona musica e il risultato finale si guadagna abbondantemente le sue tre stellette ( e in alcuni brani anche una mezza stelletta in più). I musicisti non sono celeberrimi, forse Pat Buchanan alla chitarra elettrica, ma di sani principi, con l’eccezione del grande Dave Mattacks, batterista dei Fairport Convention dell’epoca d’oro, che vive vicino a Boston e fa parte del gruppo che accompagna Susan Cattaneo dal vivo e suona in un brano di questo album, Little Big Sky un bel brano bluesy e sognante con una bella slide e un’atmosfera che ricorda molto sia la Carpenter che Bonnie Raitt, grinta e dolcezza unite in un tutt’uno inscindibile.

Seguendo un ordine un po’ ondivago e casuale, la successiva On Again Off Again è un “roccato” (con moderazione, ma con gusto) duetto con Ellis Paul, con pedal steel guitar e violino che interagiscono con le chitarre elettriche e le tastiere e creano un clima sonoro che mi ha ricordato i duetti tra Linda Ronstadt e Andrew Gold nella dorata California di metà anni ’70. Put That Bottle Down è una sontuosa ballata dove la voce di Susan Cattaneo, una voce piena e corposa, è in grande evidenza e non ha nulla da invidiare ai momenti più ispirati di Mary Chapin Carpenter, Patty Griffin o a qualsiasi voce femminile di qualità vi venga in mente (a me Katy Moffatt, qualcuno la ricorda?), eccellente anche il sound d’insieme, è uno di quei brani da mezza stelletta in più.

Watching the sparks fly, prodotta da Bobby Lee Rodgers (altro cantautore per “carbonari” della musica) che si occupa anche delle chitarre, ha un suono elettro-acustico molto suggestivo con la voce della Cattaneo moltiplicata più volte a creare delle armonie molto coinvolgenti. Just Like It Was Texas, con il suo testo dedicato alle pene d’amore è un brano di puro texas country che potrebbe venire dal songbook di Nanci Griffith o del primo Lyle Lovett, dolce e malinconica,  con weeping pedal steels e la voce veramente compartecipe della nostra amica che qualche brividino lungo la schiena lo scatena.

Giusto per citare qualche brano ma il tutto è di ottima qualità, caldamente consigliato! Tanto per capire di chi stiamo parlando http://jerseygirlmusic.com/

Bruno Conti

Forse E’ La Volta Buona! Kenny Wayne Shepherd – Live! In Chicago

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Kenny Wayne Shepherd – Live! In Chicago – Roadrunner/Warner

Kenny Wayne Shepherd è stato uno dei tanti bambini prodigio della chitarra che negli anni ’90 spuntavano come funghi nelle classifiche americane, lui, Jonny Lang, e Joe Bonamassa erano sicuramente quelli che parevano più dotati di classe, quelli che avrebbero potuto colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa di Stevie Ray Vaughan. Poi, per varie ragioni, nessuno dei tre ha mantenuto appieno le promesse palesate, forse Bonamassa a parte.

Shepherd, nativo di Shreveport, Louisiana aveva esordito con un ottimo album Ledbetter Heights, che vendette mezzo milione di copie nel 1995, anno della sua uscita; lo stesso anno finì al terzo posto nel referendum della rivista Guitar World tra i chitarristi Blues (Curiosi! I primi due erano B.B.King e Clapton). Due anni dopo usciva Trouble is…, ancora un buon album, il primo con l’eccellente cantante Noah Hunt in formazione. Ne sono seguiti altri due, né carne ne pesce, fino alla pubblicazione nel 2007 di 10 Days Out, un CD con DVD annesso che documentava un giro per gli States di 10 giorni dove Sheperd andava ad incontrare alcuni dei grandi del Blues per registrare dei brani con loro e il tutto culminava in un estratto di un concerto dal vivo tenuto per l’occasione.

Quel disco era buono, molto buono il primo che rendeva veramente conto delle qualità del “ragazzo” che nel frattempo ha compiuto 33 anni. Ma ora, finalmente, questo disco dal vivo gli rende pienamente giustizia: registrato nel corso dello stesso tour è il documento di un concerto tenuto a Chicago alla House of Blues, e che concerto ragazzi! Tutti si erano sempre chiesti perché il nostro amico non avesse ancora pubblicato un bel Live? Perché aspettava il momento e l’occasione giusta. Se un appunto si può fare è che il disco dura “solo” 75 minuti, soprattutto considerando che il concerto è durato quasi 3 ore, l’altra domanda è perché non anche in DVD? Le risposte sono legate alle imperscrutabili logiche commerciali delle majors del disco.  Nel frattempo godiamoci questo fantastico concerto dal vivo: un Noah Hunt alla voce più un Kenny Wayne Shepherd alla chitarra fanno uno Stevie Ray Vaughan? In questa occasione sì!

Il cantante è in serata di grazia, Shepherd anche di più (considerando che quella serata era pure malato, come ricorda lui stesso, ma poi l’adrenalina dell’occasione prende il sopravvento) e il risultato si sente. Merito anche agli altri musicisti coinvolti: Riley Osbourn al piano e all’organo B3, Chris Layton alla batteria (e solo per quella serata anche Tommy Shannon al basso, volato a Chicago per l’occasione) a ricreare i leggendari Double Trouble. Detto di Hunt, un vocalist poco conosciuto ma di grande spessore citiamo anche gli ospiti della serata: il grande chitarrista cieco Bryan Lee, il primo ad avere creduto nelle possibilità di Sheperd quando era un ragazzino di 13 anni e che lo ha spesso ospitato nei suoi dischi Live, il grande Willie Big Eyes Smith dall’ultima band di Muddy Waters, il concittadino Buddy Flett, grande Slide guitarist e il “mito” della chitarra Hubert Sumlin (ma son tutti grandi? Tre grandi e un mito, facendo la conta).  Tutti bravissimi ma il vero protagonista è Kenny Wayne Shepherd, o meglio la sua chitarra che ne è l’estensione: in serata di grazia, inanella una serie di assoli inesauribile, uno più bello e devastante dell’altro, un vero campionario della chitarra Blues (e Rock) in tutte le sue immense possibilità, shuffles, brani hendrixiani, lenti blues in puro Chicago style, boogie rock ferocissimi non manca veramente nulla.

Volete qualche titolo? OK, in ordine sparso l’iniziale travolgente Somehow, Somewhere, Someday SRV allo stato puro, impressionante per la fluidità con cui gli assoli fluiscono dalla chitarra con assoluta naturalezza, l’eccellente King’s Highway con l’organo di Osbourn a duettare con la chitarra di Shepherd, la quasi hendrixiana True Lies, la bluesatissima (se si può dire) Deja Voodoo, uno dei suoi cavalli di battaglia, con il piano di Osbourn in evidenza e la chitarra di Shepherd che sviluppa sonorità non dissimili da quelle del grande Roy Buchanan, in un crescendo favoloso. Lo shuffle di Sell My Monkey dal repertorio di B.B.King, la cover di Dance For Me Girl di Buddy Flett dove attizzato dal compaesano accende una sfida a colpi di slide e la sua solista da leggenda. Basta perché li sto citando tutti, ma fatemi ricordare almeno il finale, con una I’m a King Bee da annali del rock-blues e, comunque, non c’è un brano di qualità meno che buona. Per chi ama il rock, il blues e i concerti dal vivo, tutto in un colpo!

Questa, cazzarola, c’è solo nella versione per iTunes.

Bruno Conti