Questo E’ Un Tributo! Stars Salute Joni Mitchell

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Stars Salute Joni Mitchell – DVD Immortal -2010

Non sempre queste serate di tributo sono destinate a rimanere nella memoria (farei una eccezione per la straordinaria serie dei concerti della Rock and Roll Hall Of Fame e qualche altro sparso qui e là) ma estenderei l’eccezione anche per questo concerto che si è tenuto nel lontano aprile del 2000 all’Hammerstein Ballroom di New York City e che vede la luce in DVD in questi giorni.

Intanto perché, come è sua consuetudine, è presente anche la festeggiata, Joni Mitchell, che in più di una occasione ha dichiarato che ben vengano questi tributi, ma ove possibile e finché la salute la assiste vuole partecipare come per una forma scaramantica, “ci sono quindi esisto ancora!”.

Poi perché il cast è veramente notevole: a partire dalla House Band guidata dall’ex marito Larry Klein, produttore e bassista, gli eccellenti chitarristi Dean Parks e Greg Leisz e la magica tromba con sordina di Mark Isham, tanto per citarne alcuni.

Gli ospiti e le canzoni: si parte, in tono minore, con una versione rock di Raised on Robbery, molto easy, cantata da Wynonna Judd e Bryan Adams e anche se Joni Mitchell nel suo palco a pochi metri dai cantanti sembra apprezzare, la partenza non è delle migliori.

Da qui in poi è un crescendo inarrestabile, con alti e bassi, ma sempre su livelli di assoluta eccellenza. A partire da Cyndi Lauper che esegue una versione di Carey intensa e raffinata, cantata con grande classe e partecipazione, veramente molto bella.

Proseguendo con una versione acustica di Woodstock eseguita da Richard Thompson, che la rende propria, come fosse una canzone scritta da lui e questo lo sanno fare solo i fuoriclasse.

Molto bella e trascinante la versione di Big Yellow Taxi cantata a due voci da Mary Chapin Carpenter e Shawn Colvin due delle discepole più fedeli di Joni. Con sorpresa finale con l’ingresso di James Taylor per un gioioso finale. Taylor che rimane sul palco per eseguire una immortale River uno dei brani più belli dal repertorio della cantante canadese e che il buon James rende con impeccabile gusto e misura. Wynonna Judd si riabilita con You Turn Me On I’m A radio molto vicina allo spirito della versione originale.

Che KD Lang abbia una delle voci più belle in circolazione viene confermato ancora una volta dall’esecuzione scintillante della dolcissima Help Me. Chi sovrasta tutti, a livello vocale, è la straordinaria Cassandra Wilson che regala fuochi pirotecnici vocali con una jazzatissima Dry Cleaner From Des Moines.

Le Sweet Honey In The Rock scelgono The Circle Game per la loro esibizione accapella, solo voci e qualche piccola percussione. Tornano Mary Chapin Carpenter e Shawn Colvin per una delle canzoni più amate di Joni Mitchell, la fantastica storia di Amelia.

Richard Thompson, nuovamente, è quello che più di tutti rivisita, alla propria maniera, da pari a pari, come fosse una canzone dal suo repertorio (l’ho già detto e lo ripeto) una Black Crow che diventa una feroce cavalcata chitarristica nel suo inconfondile e unico stile, grande versione. Anche Elton John in serata di buona vena personalizza da par suo la celebre Free Man In Paris.

Una delle sorprese della serata è Diana Krall, che da sola, seduta al suo piano regala al pubblico una intensissima e profonda versione di A case Of You, una delle più belle che mi è capitato di sentire e, sicuramente uno degli apici assoluti nella carriera della parimenti canadese signora Costello, veramente notevole.

Irritualmente, ma stiamo parlando della più grande cantautrice della storia della musica rock, Joni Mitchell sale sul palco per eseguire una versione orchestrale di Both Sides Now maestosa e molto classica. Gran finale con una corale The Circle Game cantata da tutto il cast ma un po’ buttata lì.

Una serata ad alta densità femminile (rara in questi tributi) e un DVD che mi sento di consigliarvi, anche se la qualità video non è delle più memorabili, molto pastellosa come spesso accade per i prodotti della Immortal di provenienza misteriosa ma con un audio molto buono (comunque non costano molto).

Bruno Conti

I Particolari Sono Importanti! John Lennon – Power To The People The Hits

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Ma è possibile che siamo ridotti così male? Non so se in questi giorni vi sia capitato di vedere lo spot pubblicitario relativo alla compilation nuova di John Lennon Power To The People – The Hits? Una campagna pubblicitaria sulle principali reti televisive italiane.

Guardatelo attentamente! Quando scorrono i titoli dei brani a un certo punto dopo Imagine, Woman, Jealous Guy, Power To the People arriva anche Give Peace A Change!!!! Giuro, scritto con la G. Praticamente diventa una canzone sui guerrafondai “Date Un Cambiamento alla Pace”, un inno alla guerra. Questo curato dalle “menti” della casa discografica e io gli sto anche facendo pubblicità gratuita. Ma per John Lennon si può fare (un altro modo per ricordarlo, anche se stupido, visto che si avvicina l’8 dicembre, il 30° anniversario della morte).

A quando Like a Rolling Store, l’inno sui negozi, Born to Rub, London Falling, No Woman No Try e così via? Basta cambiare (o sbagliare una consonante).

Se viene in mente qualche altro titolo mettetelo pure nei commenti.

Complimenti vivissimi all’autore (della grafica, presumo, spero che non sia proprio chi ha preparato lo spot). Comunque un genio!

La musica è qultura.

Bruno Conti

Novità Di Novembre Postilla. Conferme e Aggiunte. Graham Parker, Randy Meisner, Juice Newton E Altro

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Come promesso (o minacciato) vi confermo l’uscita del Bootleg Box il cofanetto sestuplo di inediti di Graham Parker pubblicato dalla Evangeline/Floating World in Inghilterra e distribuito regolarmente anche in Italia dalla Ird. Come vi avevo accennato (e confermo) il box costerà anche meno dei 40 euro di cui vi parlavo, probabilmente una cifra intorno ai 30 o poco più (poi ognuno fa i suoi prezzi, ad esempio nel sito della casa la Floating World lo vendono a 425.99 sterline, probabilmente per un errore di battitura, sarei curioso di sapere se qualcuno lo ha comprato ugualmente a quel prezzo). E confermo anche l’uscita in contemporanea dell’altro album inedito di materiale d’archivio, sempre di Parker, Carp Fishing On Valium.

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Sempre la Floating World, su etichetta Voiceprint, distribuisce questo Live In Dallas 1982 (già uscito a livello autogestito) di Randy Meisner, un disco inedito in concerto di uno dei componenti originali degli Eagles ed autore delle memorabile Take it to the limit, uno dei loro brani più belli che è presente nel disco oltre ad una serie di canzoni tratte dagli album Randy Meisner/One More Song che vengono anche loro ripubblicati in un doppio CD.

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Infine, come da titolo, questo di Juice Newton è un disco di duetti, Duets Friends & Memories, però registrato ora, nuove versioni. Si tratta di brani celebri eseguiti in coppia con Willie Nelson (2 canzoni), Glenn Campbell (altre 2), Gary Morris, che è quello di Wind beneath my wings, ulteriori 2 brani, più Randy Meisner con cui “curiosamente” esegue Take It To The Limit, Frankie Valli, Melissa Manchester e Dan Seals. Lei è molto brava, country tradizionale ma di grana buona. L’album omonimo del 1981 che conteneva la sua riedizione di Angel Of The Morning (in italiano Gli Occhi Verdi Dell’Amore dei Profeti) di Chip Taylor vendette più 1 milione di copie nel 1981.

Confermo anche le uscite di Steve Wynn e Elliott Murphy nuovi (di quest’ultimo devo fare anche la recensione, al più presto, giuro, perché è veramente bello). Nonché la versione doppia deluxe dell’ultimo album dei National High Violet, della serie si ricompra.

Bruno Conti

Una Delle Voci Più Affascinanti Del Rock “Classico”. Annie Haslam – Live Studio Concert

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Annie Haslam – Live Studio Concert Philadelphia PA, USA 1997 -Voiceprint 2006/2010 CD+DVD

Come avrete letto nei post dedicati alle ultime novità la Voiceprint sta per pubblicare un nuovo disco di Jon Anderson in coppia con Rick Wakeman ma oltre a quello prosegue indefessa nella sua attività con molti altri prodotti interessanti, ad esempio un triplo (2CD+DVD) con un concerto degli anni ’90 di Peter Hammill, un Live degli anni ’70 di Steve Hillage, vecchi album dei Baker Gurvitz Army (ma anche inediti come il concerto di Milano del 1976 al Palalido) e anche ristampe degli Airforce oltre ad una miriade di altri titoli.

Tra gli altri è stato ripubblicato anche questo disco dal vivo di Annie Haslam, storica cantante dei Renaissance uno dei gruppi più importanti del cosidetto “progressive rock” britannico. Prima di parlarne brevemente vi segnalo che, stranamente, questa versione CD+DVD non viene elencata nel sito della Voiceprint ma neppure nelle liste dei principali “venditori” in rete eppure vi giuro che esiste anche perché lo sto giusto ascoltando e ho visto il DVD poco fa. Trovate regolarmente il CD o il DVD divisi ma non questa versione doppia, mistero!

Comunque, per chi non dovesse già averlo, ve lo consiglio. Non è il culmine della carriera di Annie Haslam ma potrebbe un buon punto di partenza per scoprirla.

La voce della Haslam intanto che è una delle più belle della scena musicale inglese e non sempre viene ricordata quando si parla di grandi vocalist del rock britannico, anche il sottoscritto che la ama particolarmente non sempre si ricorda di citarla tra i must have di una sana discoteca. E magari, meglio, con uno dei dischi storici dei Renaissance (Mark II) che sono stati ristampati più volte dalla Repertoire Records, in particolare penserei agli ottimi Prologue (con la presenza di Francis Monkman dei Curved Air nella fantastica Rajah Khan) o il successivo Ashes Are Burning (con Andy Powell dei Wishbone Ash che regala uno strepitoso assolo di chitarra nella title-track), ma anche l’ottimo doppio Live At The Carnegie Hall e in generale tutta la produzione degli anni ’70 dove non sbagliavano un album.

Se siete amanti del rock “classico” proprio nel termine letterale del termine, che prende l’abbrivio dalla musica classica con tastiere e piano in particolare in evidenza e la bellissima voce, potremmo usare l’abusato “altissima e purissima” in riferimento ai cinque ottavi della estensione vocale della Haslam.

In questo concerto del 1997 (reduce da alcuni anni difficili per problemi di salute a causa di un tumore, poi debellato) la nostra amica sfodera ancora una voce intatta e seducente. Sono solo 9 brani, registrati dal vivo in studio, con un pubblico ad inviti che raggiunge a fatica, forse, le 100 persone e accompagnata dal suo trio dell’epoca, con doppia tastiera (e l’occasionale chitarra acustica) e batteria, la Haslam sciorina alcuni dei brani classici del suo repertorio: a partire da Carpet Of the Sun uno dei brani più belli tratti da Ashes Are Burning, più un paio di brani scritti con Tony Visconti (il produttore storico di Bowie) dall’album Blessing In Disguise del 1994 scritti proprio nel periodo della malattia, tra cui spicca la notevole What He Seeks dalle atmosfere orientaleggianti. Ci sono anche tre brani firmati con Rave Tesar e Tom Brislin che sono i due tastieristi della band all’epoca. L’altro brano dei Renaissance è The Young Prince and Princess, uno dei più belli tra quelli contenuti nel disco Scheherazade del 1975 (un altro dei loro dischi migliori).

Che altro posso dirvi? Per avere un’idea della voce bellissima di Annie Haslam potrei citarvi, per avere una vaga idea di cosa aspettarvi, il brano Moonlight Shadow di Mike Oldfield cantato da Maggie Reilly, una canzone che conoscono anche i muri e che a grandi linee inquadra stile e tipo vocale, ma mooolto meglio. Oppure ve lo guardate qui sotto che fate prima.

Bruno Conti

Novità Di Novembre Parte V E Ultima. Duffy, Graham Parker, Paul Weller, Joan Armatrading, Sting, Jon Anderson & Rick Wakeman, Jenny & Johnny

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Pensavo che tra post dedicati alle novità, recensioni, aggiunte varie le uscite di novembre fossero state sviscerate tutte (almeno le più interessanti) e invece mi sbagliavo (e anche a dicembre ci sono ancora uscite sfiziose, oltre a quelle già citate, ad esempio un nuovo Ryan Adams (o due?) verso metà dicembre! Ma veniamo alle uscite imminenti, tutte previste per martedì 29 novembre (più o meno)

Cominciamo con il nuovo disco di Duffy Endlessly in uscita per la A&M/Polydor/Universal. La cantante gallese propone la solita miscela di sixties romantici e Dusty Springfield rivisitati ma questa volta, aldilà di Well, Well, Well a cui è difficile sfuggire vista la quantità di spot in televisione mi sembra che in questo nuovo album ci sia una deriva verso la proto/disco alla Blondie di My Boy, dance alla Kylie Minogue in Keeping My baby e simil-Madonna in Lovestruck e Girl. Mah, se vi piace. Il resto ad un ascolto veloce non mi sembra male sulla falsariga del precedente Rockferry. Uomo avvisato (e anche donna!).

Dopo Symphonicities poteva mancare un altro bel CD+DVD tratto dall’ultimo tour di Sting? Ma vi pare! E allora vai con Live In Berlin testimonianza di una data del concerto con orchestra al seguito in cui ripropone le vecchie canzoni in una veste classicheggiante. Etichetta Deutsche Grammophon, 14 brani sul Cd, 22 brani sul Dvd.

Dopo gli Yes, dopo l’accoppiata Jon & Vangelis, arriva il primo disco di Jon Anderson & Rick Wakeman insieme. Si chiama The Living Tree e sono nove canzoni nuove tutte composte per l’occasione. Sembra promettente ed interessante esce per la Gonzo Media/Voiceprint quindi in teoria distribuzione Ird.

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Per la sezione “vecchie glorie” (ma sempre valide e in questo 2010 sono molti gli artisti che hanno sorpreso con dei dischi assolutamente soddisfacenti) oltre al box dei Bootleg annunciato la settimana scorsa (e che dovrebbe uscire la prossima) Graham Parker edita anche un progetto collaterale Carp Fishing On Valium – The Songs anche questo già pubblicato dalla sua etichetta personale UP Yours (chissà perche questo nome ti manda un friccico nelle zone posteriori?) e ora disponibile per tutti gli amanti di questo geniale musicista inglese, grande rocker di razza. Sempre etichetta Evangeline/Ird.

Joan Armatrading negli anni ’70 è stata di gran lunga la migliore cantautrice prodotta dalla scena britannica (Sandy Denny veniva dagli anni ’60), in quel periodo non sbagliava un disco, poi dopo un lungo periodo di appannamento è tornata con due buoni dischi, Into The Blues e This Charming Life. Questo Live At the Royal Albert è un gagliardo concerto registrato nell’aprile di quest’anno con tutto il meglio della sua produzione in un doppio CD + DVD (peccato che il DVD ha “solo” 11 brani e non tutti i 31 del doppio CD). Ottimo il gruppo che la accompagna con John Giblin “mitico” bassista dei Brand X e Simple Minds, ma ha suonato anche con Kate Bush, Peter Gabriel e mille altri, anche con Lucio Battisti.

Quel disco della Maddy Prior band che vedete effigiato è nuovo come uscita, doppio, ma contiene due vecchi dischi degli anni ’80 da lungo irreperibili: si chiama Hooked On Glory e contiene Hooked On Winning e Going For Glory. L’etichetta è la Park Records.

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Paul Weller completa un’annata ricca a livello di novità e ristampe con questo doppio Find The Torch, Burn The Plans – Live At The Royal Albert Hall (doveva essere affollatissima, un via vai di artisti durante l’anno): Il DVD ha il concerto completo, 26 canzoni, in un paio di brani appare anche Kelly Jones degli Stereophonics. Oltre al concerto c’è anche un documentario girato da Julien Temple su Paul Weller e il clip promo per 7 & 3 Is The Strikers Name uno dei brani migliori dell’ottimo Wake Up The Nation. Il CD ha gli highlights del concerto alla RAH oltre ad alcuni brani registrati al BBC Theatre tra cui una collaborazione con Richard Hawley.

E infine, una ragazza molto indaffarata questa Jenny Lewis, oltre ai Rilo Kiley oltre agli ottimi dischi da solista ora ha formato anche questi Jenny And Johnny con il fidanzato Johnathan Rice. Fanno dell’ottimo power-pop-rock con eccellenti armonie vocali, leggero e piacevole ma assolutamente godibile (perché so tutto ciò? Perché è un po’ che voglio recensirlo ma rimando sempre per ragioni di tempo). Il disco si chiama I’m Having Fun Now ed esce per la Warner Bros.

Bruno Conti

Che Voce!!2 – Merry Clayton

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Merry Clayton – “Merry Clayton” – Ode 1971/Repertoire/Ird 2010

Non mi ero dimenticato (o forse sì), in ogni caso ecco la recensione della ristampa dell’altro disco solista di Merry Clayton, omonimo, pubblicato sempre dalla Ode Records nel 1971 e alla pari qualitativamente del primo di cui vi ho parlato pochi giorni orsono che-voce-merry-clayton-gimme-shelter.html.

In alcune discografie tra cui quella di Wikipedia viene riportato un altro disco del 1971 Celebration ma “putting the record straight” come dicono gli inglesi o per dare a “Cesare quel che è di Cesare” quel disco in effetti riporta alcuni estratti dal Festival di Big Sur tenutosi a ottobre del 1970, l’anno successivo a quello immortalato nel film del 1971 e che era quasi contemporaneo a quello di Woodstock. Merry Clayton fu una delle protagoniste con due versioni live epocali di The Times They Are A-Changin’ e, soprattutto, Bridge Over Troubled Water. Per correttezza, il vinile dell’epoca riportava effettivamente il nome di Merry Clayton in grande evidenza ma non era un suo disco.

Tornando a Merry Clayton la nostra amica è una fonte di aneddoti inesauribile: uno è collegato al brano che apre questo CD, una versione super soul di Southern Man di Neil Young, con l’organo di Billy Preston e il piano di Joe Sample in grande evidenza così come il basso dell’altro Crusader Wilton Felder ma anche la chitarra con wah-wah di David T. Walker mentre il coro gospel di James Cleveland sostiene alla grande una intrepretazione vocale super della Clayton. Qual’è la curiosità? Esattamente un anno dopo Merry Clayton dopo avere nobilitato la versione originale di Gimme Shelter apparirà anche in quella, fantastica, di Sweet Home Alabama (proprio il brano che i Lynyrd Skynyrd scrissero in risposta a Southern Man, per la serie i corsi e i ricorsi della storia).

Sempre nel 1972, a dimostrazione che questa cantante non è stata solo “un’impronta nella storia della musica rock”, appare anche nella prima versione, quella londinese originale del 1972, nella parte della Acid Queen. Volete altre prove oltre a quelle riportate nel precedente post? Una delle voci presenti nella colonna sonora del film Performance (quello del 1968 con Mick Jagger) è sempre lei. Ancora? Avete presente la colonna sonora di Dirty Dancing? Sì proprio quella che ha venduto un fantastilione di copie, c’è anche Merry Clayton che canta Yes. Ma ha anche fatto l’attrice al cinema e in televisione e, in anni recenti, ha cantato nel disco degli Sparta gruppo della scena alternative americana. Last but not least, solo una curiosità, suo fratello Sam Clayton è stato per anni il percussionista dei Little Feat (la musica è proprio un vizio di famiglia).

Tornando al disco in questione contiene ben tre brani firmati da Carole King compagna di etichetta alla Ode Records di Lou Adler. Ebbene vi sembra possibile che la stessa Carole non sia presente nel disco? Certo che no, c’è e suona il piano in parecchi brani ma secondo me, non accreditata, perché il nome nelle note di copertina non c’è, canta le armonie vocali con il suo timbro inequivocabile proprio in due dei suoi brani, Walk On It e After All This Time che sembrono estratti a viva forza da Tapestry tanto sono simili nelle atmosfere musicali, peraltro eccellenti.

C’è anche una versione emozionante di A Song For You, il grande brano di Leon Russell, qui trasformato (come Bridge Over Troubled Water nel disco precedente) in una ballata soul-gospel degna della migliore Aretha Franklin, con un crescendo e un controllo vocale esemplare, veramente una delle “grandi voci perdute” della storia della musica; l’assolo di sax è del marito Curtis Amy altro musicista dal notevole pedigree, all in the family sempre. La parte finale con il call and response tipico del gospel è da incorniciare!

Non manca una versione bluesatissima di Steamroller di James Taylor con la voce di Merry Clayton ancora in grande spolvero e quel gruppo di grandi musicisti che suonano il blues in maniera esemplare. Potrei ricordarvi anche altri titoli ma tutti i brani sono di grande qualità e confermano che questo disco non ha nulla da invidiare ai dischi soul e R&B che uscivano in quegli anni di colleghi (e colleghe) molto più blasonati.

Io mi limito a consigliarvi caldamente sia questo che l’album precedente, se il genere vi interessa non ve ne pentirete, gran bella musica…e che Voce!

Bruno Conti

Piccoli Piaceri Segreti! Dan Michaelson & The Coastguards – Shakes

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Dan Michaelson & The Coastguards – Shakes – Editions Self-Released

In questo caso dovrei veramente sfoderare il proverbiale “Chi è costui?” perché siamo di fronte ad un costui di grande talento. Inglese, 33 anni è stato il leader degli Absentee uno dei gruppi inglesi più sottovalutati della scorsa decade ma da un paio di anni ha deciso di dedicarsi alla carriera da solista con risultati splendidi.

Il primo album Saltwater uscito lo scorso anno per la Memphis Industries e con la collaborazione di alcune delle migliori forze della scena alternative (musicisti provenienti dal gruppo di KT Tunstall, Magic Numbers, Fields, Rumblestrips, Broken Family, gruppi e nomi che non scuotono il mondo dalle fondamenta ma dai risultati ottenuti non si direbbe), questo disco, si diceva, era già notevole con un suono molto espansivo e novi musicisti che giravano attorno al bellissimo baritono di Dan Michaelson.

Questo nuovo Shakes (autoprodotto e venduto in proprio, quindi si fatica a trovarlo, per usare un eufemismo) è ancora meglio, per la regola del meno e meglio il gruppo dei collaboratori è stato ridotto a cinque (4 + Michaelson): una chitarra “normale”, una steel, basso e batteria, più a sprazzi il piano e la tastiere del leader. Provate ad immaginare come avrebbe suonato la musica di Leonard Cohen se avesse iniziato la sua carriera ai giorni nostri (con meno impronta poetica ovviamente, anche se l’incipit del primo brano All The Trying, “Could you ever love again? Could you ever let it happen?” non è affatto male, e poi prosegue “Could you open up your ams, Enough to let The light trickle where it trickles, ‘cause I warned you, I want you”): se immaginate una musica semplice ma complessa al tempo stesso, un piano appena accennato, le due chitarre che avvolgono la voce di Michaelson, una sezione ritmica energica ma gentile al tempo stesso, potreste persino pensare che i Go-Betweens esistono ancora o che Richard Hawley ha fatto finalmente quel disco che minaccia di fare da anni, tanto per non fare dei paragoni e citare dei “fratelli in musica”. If not for you è altrettanto bella, malinconica e suadente al tempo stesso, con i suoi quasi silenzi che all’improvviso si aprono in melodie accattivanti e memorabili.

Love lends a hand con quella chitarra vagamente twangy ricorda per certi versi il Chris Isaak più raffinato e meno commerciale degli esordi con una voce più profonda e senza l’effetto Orbison me sempre con quella melancolia strisciante che ti entra dentro (i nomi sono usati per rendere più chiaro cosa stiamo ascoltando ma non sono vincolanti sono solo pareri e impressioni personali). Questa musica mi ricorda anche certi cantautori “minori” degli anni ’70 (tipo Lee Clayton per fare un nome ma con un approccio sonoro meno “americano” e più minimale).

Sono solo nove canzoni ma non c’è un brano che non valga la pena essere ascoltato. You have those way è un breve sketch folk che parte acustico ma poi si sviluppa in modo eclettico in un alternarsi di pause e piccoli crescendi. Something Awful/Dancing è semplicemente stupenda, traccia in poche parole uno dei drammi della vita moderna, come chiedere ad una ragazza di ballare se odi il ballo? Michaelson sviluppa anche il tema musicale con un basso elettrico che segna il ritmo della canzone mentre un coretto semplice e orecchiabile prepara il territorio per un finale strumentale dove le chitarre creano una cascata di note arpeggiate tra la dolcezza della steel e il suono più pungente della solista che si integra perfettamente con l’atmosfera del brano e lo conduce alla sua gloriosa conclusione.

Pickup sono altri 5 minuti e 34 secondi di meraviglie sonore che ci riportano ai tempi d’oro dei Go-Betweens con quella chitarra tintinnante che si confronta con il tono “piangente” della pedal steel nella lunga parte centrale strumentale mentre la voce di Michaelson quieta ed evocativa regala altre briciole di emozione.

Forever e The wait is over sono altre due variazioni sul tema sonoro del disco, quella ricchezza sonora temperata dai tempi lenti e quasi narcotici della musica. La conclusiva Dust, se possibile, è ancora più minimale, solo una chitarra acustica accarezzata, piccoli tocchi di piano e pedal steel ma anche in questo caso si apre all’improvviso con una bella accelerazione melodica prima quasi di scomparire tra lunghi silenzi e una coda pianistica molto sofferta dove quello che non c’è conta quasi come la musica.

Un disco “strano”, non facile, ma che riserva molte soddisfazioni all’ascoltatore attento e partecipe, non un capolavoro ma un bel disco sicuramente che fa il paio con il precedente, ve li consiglio entrambi.

Bruno Conti

Musica “Tradizionale” Dall’Irlanda! Imelda May – Mayhem

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Imelda May – Mayhem – Decca/Universal

Ovviamente (nonostante la foto con bodhran possa trarre in inganno) non stiamo parlando di musica folk celtica anche su pur sempre musica “tradizionale” è. Si tratti di R&R, rockabilly, blues o jazzy torch songs indubbiamente è musica che viene dalla grande tradizione, quindi…

La prima volta che il nome di Imelda Day ha attirato la mia attenzione è stato quando la nostra amica ha pubblicato il disco Love Tattoo verso la fine del 2008. L’ho ascoltato distrattamente, mi sono detto “bella voce poi approfondisco” ma non l’ho mai fatto. Poi questa primavera quando ho ricevuto il disco di Jeff Beck Emotion & Commotion da recensire per il Buscadero, tra i brani contenuti nell’album c’era una emozionante versione di Lilac Wine con la voce di Imelda May e questa volta ho deciso di “studiare” e ho visto che giusto qualche mese prima la “ragazza” (lo so, sono cattivo, non si dovrebbe, ma è del 1974. si può ancora dire) aveva partecipato alla serata dei Grammy con Jeff Beck (e con la sua immancabile banana) cantando una bellissima versione di How High The Moon il famoso standard di Les Paul & Mary Ford facendo un’ottima figura! Eccoli qui sotto in una versione di qualche giorno fa…

Un’altra cosa che accomuna i due musicisti è l’amore puro ed incondizionato per Gene Vincent e la sua musica. Jeff Beck gli ha dedicato un album intero nel 1993 Crazy Legs anche se nel suo caso l’immaginetta vicino al letto è più quella di Cliff Gallup che quella di Vincent. Mentre Imelda Day nella sua lista di influenze e musicisti preferiti cita sempre per primo Gene Vincent, oltre a Billie Holiday, Wanda Jackson (la regina del rockabilly), Howlin’ Wolf, Elvis Presley, Patsy Cline e mille altri.

Quello che è curioso (ma non troppo) è che la cantante irlandese le sue canzoni se le scrive tutte da sola: nell’ultimo album Mayhem, c’è solo una cover di Tainted Love (nella versione originale non la cover dei Soft Cell) gli altri brani sono tutti suoi meno uno firmato Darrell Higham che oltre ad essere l’ottimo chitarrista della band è anche suo marito dal lontano 1998 quando erano due speranzosi musicisti nella nativa Dublino.

Dublino, Irlanda dove Imelda May è una sorta di monumento nazionale. Il disco nuovo è andato direttamente al n°1 delle classifiche nazionali raggiungendo il precedente Love Tattoo che rimane nelle stesse classifiche da più di 95 settimane consecutive.

Questo nuovo disco Mayhem (confusione, vogliamo dire casino che rende più l’idea) è una scarica di adrenalinico rockabilly ma contiene alcune deliziose torch songs, ballate jazz e soffuse come la delicata Kentish Town Waltz che ci permette di apprezzare la bellissima vocalità di questa ottima musicista. Ma anche lo strut jazzato di All For you con perfetto assolo di tromba con sordina a bilanciare la chitarra di Higham che ricorda il Brian Setzer dei giorni migliori (e la musica degli Stray Cats ha più di un aggancio con la stile della May).

Ma è nei brani veloci che il gruppo di musicisti e la sua cantante eccellono: dall’iniziale Pulling The Rug propelsa da un contrabbasso inarrestabile alla indemoniata Psycho dai ritmi forsennati con la voce filtrata della brava Imelda che ci riporta ai fasti del primo R&R quello più selvaggio e meno edulcorato. E che dire di Mayhem dove una sensazionale sezione fiati scatenata attizza la May a cavare dal cilindro una vigorosa interpretazione vocale, senti che roba!

Ma tutti i 14 brani emanano una carica umana e musicale irresistibile e segnalano l’apparizione all’orizzonte di un nuovo talento. C’è pure un quindicesimo brano che è un remix di Johnny Got A Boom Boom e se infilate il CD nel computer negli extra della parte enhanced trovate una Inside Out (Remix) che secondo le note è pura dinamite.

Se vi piacciono rockabilly, jazz vecchio stile, ballate ma anche le belle voci li trovate tutti rollati dentro un unico disco, questo.

Ai completisti ricordo che quando si faceva ancora chiamare Imelda Clabby ( il suo nome da ragazza) ha pubblicato un primo album nel 2005, No Turning Back per un’etichetta indipendente mentre il secondo Love Tattoo, pubblicato dalla Universal ilrlandese esiste anche in una versione Deluxe doppia con otto brani dal vivo aggiunti nel secondo Cd (reperibilità? Hhhhmm, avete parenti in Irlanda?).

Visto che Jools Holland (con il quale ha anche fatto una tournée) l’ha voluta spesso nel suo Later in Youtube trovate molti filmati, tipo questo…

Che altro? Stranamente è stato pubblicato anche in Italia, quindi non avete scuse visto che dovreste trovarlo facilmente in circolazione.

Bruno Conti

Blue Rose News. Stacie Collins & Elliott Murphy

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C’è sempre qualcosa che sfugge! L’ottima etichetta tedesca Blue Rose ha pubblicato in questi giorni, oltre all’eccellente album nuovo di Steve Wynn anche il disco di Stacie Collins Sometimes Ya Gotta… e il nuovo disco omonimo di Elliott Murphy, il suo 31° album di studio in una carriera che parte dal lontano 1973 (lo stesso anno di Springsteen di cui forse avrebbe meritato la stessa fama) con il mitico Aquashow, un disco che non dovrebbe mancare in ogni discoteca che si rispetti.

Ma non è l’unico. Se siete abituali frequentatori del sito All Music Guide, per farvi un’idea di chi stiamo parlando vi interesserà sapere che su 30 album pubblicati da Murphy 18 hanno ricevuto un giudizio da 4 o 5 stellette, direi non male! Questo nuovo Elliott Murphy, molto bello ad un primo, frettoloso ascolto è prodotto dal ventenne figlio Gaspard e rinnova i fasti dei primi dischi (Murphy vive ormai a Parigi da oltre 20 anni e per invogliare ulteriormente i più distratti vi ricordo anche che nella tappa parigina del tour 2008 di Bruce la famiglia Murphy ha cantato Born To Run con la E Street Band, verificare please…

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Poi ci torno con calma e diffusamente nei prossimi giorni.

L’altra tipa, Stacie Collins è al secondo album e mi sembra una tosta, fa del country-rock, più rock che country, con la produzione (come nel precedente disco) di Dan Baird dei mai dimenticati Georgia Satellites. Il suono è quello, pensate ai Georgia Satellites con una voce femminile, ottimo! Anche per questo album recensione completa a breve (se trovo il tempo, sono indietro di brutto con ascolti e recensioni). Nel frattempo ve li consiglio entrambi sulla fiducia e sui primi veloci ascolti.

Bruno Conti

Una Canzone Tira L’altra. Da Don McLean Ai Fugees Passando Per Lori Lieberman Senza Dimenticare Roberta Flack

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Al di là del titolo del post che come lunghezza rivaleggia con Riusciranno I Nostri Eroi A ritrovare eccetera…spesso le storie che stanno dietro ad una canzone sono più strane ed interessanti della canzone stessa e si intrecciano con altre storie ed altre canzoni.

La storia di Killing Me Softly With His Song nel mio caso nasce casualmente. Vado a spiegare.

In questi giorni, a rate, sto guardando le quattro puntate di uno spettacolo televisivo della BBC4 chiamato Singer Songwriters At The BBC. Non esiste in commercio ma si trova, ci siamo capiti insomma. Tutto questo mi era stato stimolato dalla visione di una serie di DVD, tre per la precisazione (come potrebbe dire qualche aspirante concorrente a Mai Dire Grande Fratello), dedicati alla vecchia trasmissione Live at the Old Grey Whistle (questi si trovano, a fatica, ma si trovano) di cui vi ho parlato in un post di qualche tempo fa fantastici-quegli-anni-old-grey-whistle-test-bbc.html

Visto che quei filmati erano bellissimi quando ho saputo che la BBC ha dedicato una serie di trasmissioni addirittura più specifiche sull’argomento cantautori mi sono dato da fare per trovarle e vederle e, naturalmente, i filmati sono bellissimi e interessanti, ma non avevo dubbi. Per farla breve e senza fare confronti con la RAI (ma posso pensarli), guardando il terzo episodio ad un certo punto sullo schermo appare la figura di Don McLean che canta Vincent…

E questo ha scatenato mille ricordi. Prima di tutto, questa canzone, bellissima (che si trovava sullo stesso disco dove c’era un altro capolavoro American Pie) che fu la sigla di uno sceneggiato Lungo il fiume e sull’acqua che in Italia nel 1973 ebbe un successo strepitoso con oltre venti milioni di spettatori. Anche la canzone entro nei Top Ten delle classifiche italiane e se la state sentendo e vedendo in questo momento la cosa ha del miracoloso.

Ma Don McLean è anche la persona che, inconsciamente, ha dato il via alla storia di Killing Me Softly With His Song. Lori Lieberman era una giovane e promettente cantante ed autrice che in quegli anni muoveva i primi passi ed una sera andando a vedere un concerto di Don McLean fu come folgorata e raccontò questa esperienza a due musicisti suoi amici che scrivevano canzoni. Uno era Norman Gimbel che aveva già scritto, tra le altre, Sway e la versione inglese di The Girl From Ipanema, l’altro Charles Fox era un autore di musiche per cinema e televisione ma poi avrebbe scritto I Got A Name per Jim Croce. La coppia comunque, sulle indicazioni della Lieberman, crea questo brano che all’inizio si chiama Killing Me Softly with His Blues e viene inciso appunto da Lori Lieberman nel 1972 ma non se la fila nessuno e come mi diceva un mio amico vende due cicche e un barattolo. La canzone di Don McLean che scatena tutto era Empty Chairs, ma ecco la storia…watch?v=3yAoZWB4dx0

A questo punto entra in scena Roberta Flack, una cantante fantastica che registra la sua versione (ma guardate che la versione della Lieberman non era per niente brutta) ma spesso le canzoni al primo giro non funzionano.

Breve divagazione. Nello stesso filmato della BBC c’è anche il brano Streets Of London di Ralph McTell, altro brano bellissimo che al primo tentativo nel 1969 non se lo filò nessuno ma poi, ripubblicato, prima in Belgio nel 1973, e poi in Inghilterra nel 1974 divenne un successo strepitoso. Perché vi dico questo? Perché anche la grande, immensa, BBC ogni tanto spara delle fregnacce galattiche: nelle note che accompagnano il video viene riportato che la canzone è stata interpretata da tantissimi altri tra cui Bruce Springsteen e Aretha Franklin! Ma dove! Ma quando! Ma cosa! Per Springsteen potrei pensare a Streets Of Philadelphia (che non è proprio a due passi da Londra) per la Franklin non saprei proprio. Dato alla BBC quello che è della BBC torniamo alla nostra storia.

Si diceva di Roberta Flack che già aveva registrato una serie di ottimi album per la Atlantic tra cui brilla First Take e che fece in ogni modo questa versione bellissima del brano che è questa che vedete qui in una versione dal vivo del 1988…

Ovviamente la storia non finisce qua. Arriviamo al 1996 e i Fugees di Lauryn Hill (la cui foto se fate una ricerca su Google Immagini trovate infilata in mezzo a quelle di Roberta Flack, misteri della rete o semplicemente si sbagliano anche loro?) ne registrano una nuova versione che diventa un successo megaplanetario superiore a tutte quelle che l’hanno preceduta come impatto di vendite e ascolti. Il video che vedete ha avuto più di sette milioni di contatti…

The End

Bruno Conti