Il Notaio Conferma. Grande Disco! Gregg Allman – Low Country Blues

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Gregg Allman – Low Country Blues – Rounder/Universal 18-01-2011 USA – 25-01-2011 ITA

E come avrebbe potuto essere diversamente? Comunque, come sempre, ho applicato il sistema San Tommaso, provare per credere! Dopo un prolungato e approfondito ascolto del disco non posso che confermare le sensazioni (e recensioni) positive che hanno accompagnato questo nuovo album di Gregg Allman. Il settimo da solista dopo quasi 13 anni dal precedente e il primo disco di studio dalla morte dell’amato produttore Tom Dowd.

Greg Allman è stato quasi forzato a questo disco, spinto dall’incontro avvenuto con T-Bone Burnett, nuovo Re Mida della musica di qualità che raramente sbaglia un colpo. Anche in questo caso ha radunato un manipolo di validi musicisti ai Village Recorder Studios di Los Angeles nel gennaio 2010, oltre ai soliti Dennis Crouch e Jay Bellerose che costituiscono una sezione ritmica collaudatissima, c’è Doyle Bramhall II alle chitarre elettriche e slide, lo stesso T-Bone Burnett alla chitarra, una aggiunta di gran pregio nella figura carismatica di Dr.John, grande pianista e amico di Gregg, che in un divertente aneddoto racconta essere la prima volta che si rivedevano dai tempi in cui erano completamente strafatti, “con il naso al pavimento” dice letteralmente (anche se questo non ha impedito ad entrambi di fare dell’ottima musica). C’è anche una ottima sezione fiati guidata dal trombettista Darrell Leonard che ai tempi di Delaney & Bonnie aveva lavorato con il fratello Duane.

Il risultato, come avrete letto in varie riviste, è ottimo e potrete verificarlo tra qualche giorno anche se per i soliti misteri del mercato internazionale in Italia uscirà una settimana dopo rispetto agli Stati Uniti.

E’ il primo disco per la nuova etichetta Rounder e consta di dodici brani, intrisi di blues e interpretati alla grande da Gregg Allman che ultimamente ha recuperato una invidiabile forma dopo il trapianto al fegato dello scorso giugno (la foto allegata è di gennaio di quest’anno). Il disco però era stato inciso prima dell’intervento ma non si direbbe dalla voce del nostro amico che appare calda ed espressiva come nei giorni migliori dei primi Allman Brothers o dell’album Midnight Rider. Il Blues, rivisto attraverso un’ottica sudista come musicista con il fratello Duane, ma anche come semplici appassionati in veste di ascoltatori è sempre stato la colonna sonora della vita degli Allman e in questo disco, con l’aiuto di T-Bone Burnett che da una montagna di 10.000 brani Blues più o meno oscuri ne ha ricavati una ventina da proporre per il disco e questi dodici (ma pare ne siano stati registrati 15) sono il risultato finale.

Il suono è quello classico di Burnett che dice di essersi rifatto anche alle sonorità pulite ed efficaci delle produzioni di Tom Dowd, uno dei più grandi in questo lavoro, ma mi sembra di rilevare anche un certo tipo di suono che si rifà ai vecchi dischi Chess o addirittura in un ambito più “bianco” alle prime produzioni della Blue Horizon di Mike Vernon, quando il suono si elettrificava ma rimaneva rispettoso del grande Blues di Chicago.

Questo è vero a maggior ragione soprattutto nei primi quattro brani: dall’iniziale Floating Bridge proveniente dal repertorio di Sleepy John Estes, una sorta di hard country-blues con il piano di Dr.John e la slide di Bramhall a punteggiare il cantato molto cadenzato di Gregg Allman, la sezione ritmica tiene un bel beat e la canzone è molto bella. In Little by little entra il classico suono dell’organo Hammond e la voce di Allman ci riporta agli esordi della sua carriera, il brano è di Junior Wells ma il piano di Dr.John lo tramuta verso lidi più pianistici e la chitarra di Bramhall è pungente ma non pervasiva (come è nel suo stile). Devil Got My Woman è uno dei classici del blues, un brano di Skip James, dalle sonorità arcane estrinsecate in una lunga introduzione solo voce e chitarra acustica a cui si aggiungono gli altri musicisti per una canzone che profuma di blues d’altri tempi, Greg Allman è sempre molto ispirato alla voce che viene usata con rinnovato vigore. I Can’t Be Satisfied suona come nei vecchi dischi di Muddy Waters, di cui era un cavallo di battaglia, rivista in un’ottica molto rispettosa senza troppi fronzoli ma suonata come Dio comanda da quegli ottimi musicisti e anche se la voce non è quella di Waters è altrettanto significativa e riconoscibile, non puoi sfuggire è lui, “quello degli Allman Brothers”!

Finita la prima parte a questo punto entrano i fiati e Blind man è un brano strepitoso, scritta da Little Milton ma resa celebre da Bobby Blue Band, rivive nella interpretazione di un Allman pimpantissimo a livello vocale, grande brano che ripropone il blues fiatistico dei primi anni ’60 in modo strepitoso. L’unico brano inedito di questo disco, scritto con la collaborazione di Warren Haynes, Just Another Rider è una perla di southern rock classico che ci riporta ai fasti dei tempi d’oro (e magari futuri visto che T-Bone Burnett è stato cooptato per produrre il prossimo disco di studio degli Allman Brothers e se il buongiorno si vede dal mattino…). Bello anche l’assolo, presumo di Doyle Bramhall, che non ha l’intensità di quelli di Haynes e Trucks ma notevole gusto.

Please Accept My Love è un brano di B.B King ma in questa versione sembra venire da un vecchio disco di Fats Domino, puro New Orleans anche per la presenza di Dr.John, ma chi ne esce alla grande è ancora Gregg Allman che canta con una verve incredibile, con fiati, chitarre e tastiere che gli danzano intorno in maniera deliziosa mentre la sezione ritmica swinga alla grande. I’ll Believe I’ll Go Back Home faceva parte del repertorio di John Lee Hooker ma viene rivisitata in una versione pià accelerata, quasi country-blues, diversa dallo stile ieratico di Hooker ma altrettanto efficace. Tears Tears Tears di nuovo con l’Hammond e il piano, e i fiati, in evidenza è un classico slow blues jazzato dal repertorio di una delle altre grandi icone del suono di New Orleans, Amos Milburn che prediligeva solitamente tempi più intrisi di boogie and roll ma sapeva anche dosare le emozioni su tempi più rilassati, il buon Gregg canta sempre alla grande.

My Love is your love è un brano non conosciutissimo del repertorio di Ivory Joe Hunter, sempre le 12 classiche battute del Blues rinforzate da un coro di voci femminili che di tanto in tanto sottolinea la voce di Allman. Il risultato finale mi ricorda anche i prima citati musicisti del British Blues revival, Fleetwood Mac, Chicken Shack, Savoy Brown ma anche il primo Mayall. Così, una impressione personale!

Checking On My Baby di Otis Rush è puro, non adulterato, classico, Chicago Blues diretto ed immediato e in una versione che rende giustizia all’originale, Rush è insuperabile alla chitarra (anche se Bramhall fa del suo meglio) ma la parte vocale di Gregg Allman è di caratura superiore.

Come nella conclusiva Rolling Stone uno dei brani tradizionali che hanno fatto la storia del Blues (e della musica, dando il nome a un gruppo, una rivista e uno dei brani più belli di Dylan): questa versione ha un arrangiamento strepitoso, una sorta di lento avanzare ritmico, un qualcosa che si avvicina ma non ti raggiunge mai, incalzante, minaccioso (il diavolo, un amante tradito, chi può dirlo), scandito dal piano di Dr.John, dalla slide acustica di Doyle Bramhall II, dalla sezione ritmica quasi primitiva e dalla voce ispirata di Gregg Allman. Veramente un gran finale per un disco che riporta agli antichi fasti uno dei musicisti e delle voci più importanti della scena musicale americana. Duane Allman è stato sempre giudicato il più bravo ma in questo disco Gregg si ripropone ai suoi migliori livelli qualitativi. Non solo Blues ma Musica con la lettera maiuscola per un inizio scoppiettante del 2011!

Bruno Conti

Il Notaio Conferma. Grande Disco! Gregg Allman – Low Country Bluesultima modifica: 2011-01-12T13:22:58+01:00da bruno_conti
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