Ci Vuole Coraggio! Romi Mayes – Lucky Tonight

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Romi Mayes – Lucky Tonight – Me And My Americana Records

Come avevo accennato nella breve anticipazione a questo albun non sono molti gli artisti che hanno pubblicato un album di brani nuovi registrato direttamente dal vivo, a memoria mi vengono in mente Time Fades Away di Neil Young nel lontano passato e in tempi recenti l’ultimo di Richard Thompson Dream Attic (ce ne saranno altri ma al momento non ricordo). Quindi ci vuole coraggio, ci vuole una buona band, i Perpetrators e un fior di chitarrista, Jay Novicki. Romi Mayes li ha trovati tutti, ci ha aggiunto il fatto di giocare in casa, in quel di Winnipeg, Canada e ha realizzato questo bellissimo Lucky Tonight. Ah, il fatto di avere estratto dal mazzo dieci canzoni dieci di grande spessore sicuramente non guasta. E anche il fatto di essere passata dal folk & country infarcito di belle ballate degli album precedenti (peraltro molto belli e consigliati) allo stile rock e blues oriented di questo CD potrebbe sembrare un azzardo ma non lo è, ovviamente se si ha del talento.

Per cui la nostra amica, lasciati a casa gli occhiali da folk singer, capelli sciolti sulle spalle, una bella Gibson nera elettrica tra le mani provvede a dimostrare come si fa un grande album: l’apertura è fulminante, alla Janis Joplin o alla Dana Fuchs, o se volete una Lucinda Williams meno “indolente” (detto con rispetto), Jay Nowicki arrota le corde della sua solista in una serie di assoli fulminanti, Romi Mayes canta con grinta e passione e il pubblico (ci si immagina sparuto ma fedele) apprezza con entusiasmo questa Easy On You che per certi versi mi ha ricordato le memorabili cavalcate chitarristiche dei tempi che furono di Lee Clayton con il grande Philip Donnelly alla chitarra.

Anche il blues quasi Chicago Style con tanto di armonica al seguito di Don’t Mess With me piace per i ritmi semplici ma efficaci quasi ferali della musica tradizionale ma con mucho gusto.

Nemmeno quando le atmosfere si fanno più rilassate, quasi country, come in Heavy Heart, solo la voce e le due chitarre di Nowicki e della Mayes la tensione del concerto abbandona mai il contenuto dei brani. Pure Lucky Tonight presenta la formula del duo ma l’interplay tra la voce quasi jopliniana della Mayes e la chitarra in overdrive di Novicki è sempre ammirevole. 

Epperò Ball and Chain (non quella là, un’altra, ma come se fosse), esalta ulteriormente questa formula in duo portandola verso risultati strepitosi, drammatici e coinvolgenti con i due musicisti che sfruttano anche gli spazi tra una nota e l’altra, tra la voce e la chitarra per creare un brano dall’effetto dirompente. Make You Love Me ricorda le atmosfere Younghiane dell’album a cui si ispira questo live ma unito alla intensità di una Lucinda Williams e Novicki non dimentica mai di “tirare” le corde della sua chitarra mentre i Perpetrators li seguono sornioni ed efficaci.

After The Show ci riporta alla potenza rock dell’iniziale Easy On You con chitarra e voce che ti incalzano senza tregua mentre Not My baby è un altro blues-rock primigenio ma non rozzo sempre con “licenza di chitarra” per Nowicki. Can’t Get You Off (My Mind) anche senza sezione ritmica è quasi stonesiana nella sua grinta rock. La conclusione è affidata all’unica ballata, I Will,  solo voce e piano che illustra i meriti notevoli anche “dell’altra” Romi Mayes, non la rocker scatenata ma la cantautrice raffinata e anche questo lato della sua arte è affascinante.

Un disco da non mancare, una delle più piacevoli sorprese di questo scorcio di stagione musicale e un’altra di quelle “beautiful losers” che tanto ci piacciono.

Bruno Conti

Come Passa Il Tempo! 45 Anni Dall’Uscita Di Sunshine Superman Di Donovan

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Donovan – Sunshine Superman – 2 CD EMI UK

Ero convinto di avere scritto qualcosa su questo CD ma evidentemente il tempo passa anche per me e me ne ero completamente dimenticato. Rimediamo subito. All’inizio di giugno la Emi inglese ha pubblicato questo doppio album a prezzo speciale che raccoglie insieme per la prima volta le versioni stereo e mono di Sunshine Superman di Donovan a 45 anni dalla sua data di pubblicazione originale. Inutile dire che in Italia il CD non è stato pubblicato.

Si tratta di un dischetto che per la prima volta permette di gustare in “vero stereo” la versione originale del disco, uno dei più importanti nella storia del rock, antecedente allo stesso Sgt. Pepper’s che si dice ne sia stato influenzato, in quegli anni di flower power e psichedelia (se guardate attentamente il video di A Day In The Life si vede una copia di Sunshine Superman sul giradischi). Ma al di là delle influenze si tratta di un bellissimo album che risentito ancora oggi (e per la prima volta con un suono adeguato) rivela una serie di sfumature sonore e, soprattutto, tanti brani di grande qualità e spessore.

Il disco uscì nella sua versione originale su etichetta Epic negli Stati Uniti nel settembre 1966 mentre in Inghilterra vide la luce solo un anno dopo, a giugno del 1967 (proprio all’epoca del disco dei Beatles) come una compilation di brani tra le versioni americane di Mellow Yellow e Sunshine Superman, in versione rigorosamente mono con un suono non fantastico ma forse “migliore” del finto Stereo dell’edizione USA. Il disco originale conteneva brani come Sunshine Superman e Legend To A Girl Child Linda entrambi dedicati alla futura moglie Linda Lawrence che era stata la fidanzata di Brian Jones, ma anche The Fat Angel (dedicata a Mama Cass) che sarebbe stata ripresa dai Jefferson Airplane. E ancora Bert’s Bues per l’amico Bert Jansch che lì a poco avrebbe fondato i Pentangle, Seasons Of The Witch (che verrà rifatta da Bloomfield/Kooper and Stills nel meraviglioso Supersession), Guinevere, The Trip, Celeste. 

Nel disco oltre a Donovan e alla sua sezione ritmica di Eddy Hoh alla batteria e Bobby Ray al basso appare anche il grande Shawn Phillips al sitar, uno dei primi musicisti occidentali ad utilizzarlo. E, solo nel brano che dà il titolo all’album, Jimmy Page alla chitarra solista. Page apparirà anche in altri dischi di Donovan a partire da Mellow Yellow e insieme a Shawn Phillips è tra gli ospiti che hanno accompagnato Donovan nel concerto del 3 giugno scorso alla Royal Albert Hall per festeggiare i 45 anni del disco originale (e non solo).

Per completezza questa è la tracklist completa del doppio CD che non dovrebbe mancare in nessuna discoteca che si rispetti:

=Disc 1= (all stereo, tracks 1-10 US album plus bonus tracks)

  1. Sunshine Superman 3:19
  2. Legend To A Girl Child Linda 6:52
  3. Three Kingfishers 3:19
  4. Ferris Wheel 4:13
  5. Bert’s Blues 3:59
  6. Season Of The Witch 4:58
  7. The Trip 4:38
  8. Guinevere 3:44
  9. The Fat Angel 4:16
  10. Celeste 4:13
  11. Breezes Of Patchuli 4:39
  12. Museum (1st version) 2:53
  13. Superlungs (1st version) 4:14
  14. The Land Of Doesn’t Have to Be 2:43
  15. Sunny South Kensington 3:57
  16. Epistle To Dippy (early alternative arrangement) 3:19
  17. Writer In The Sun 4:33
  18. Hampstead Incident 4:51
  19. Sunshine Superman 4:42

=Disc 2= (all mono, 1-12 UK album plus bonus tracks)

  1. Sunshine Superman 3:17
  2. Legend To A Girl Child Linda 6:54
  3. The Observation 2:25
  4. Guinevere 3:42
  5. Celeste 4:12
  6. Writer In The Sun 4:31
  7. Season Of The Witch 4:59
  8. Hampstead Incident 4:44
  9. Sand And Foam 3:21
  10. Young Girl Blues 3:48
  11. Three Kingfishers 3:18
  12. Bert’s Blues 4:03
  13. Ferris Wheel 4:15
  14. The Trip 4:38
  15. The Fat Angel 4:11

Direi che è tutto.

Bruno Conti

Solo Virtuale, Purtroppo! Jupiter Coyote – Sage With Toad

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Jupiter Coyote – Sage With Toad – MBM Records – Digital Download

Quando, qualche tempo fa, ho fatto i primi avvistamenti in rete di un nuovo album dei Jupiter Coyote Sage With Toad mi sono detto “Toh, ci sono ancora”! Poi ho iniziato a cercare il CD e non si trovava da nessuna parte. Ad un ulteriore approfondimento anche nel loro sito (peraltro non aggiornato da molto tempo) non risultava nulla. Per farla breve il disco “fisico” non è mai uscito e si trova solo sulle piattaforme per il download digitale: ma ne vale le pena. Anche se io stesso frequento poco l’articolo e quelle rare volte che scarico qualcosa poi mi faccio lo stesso un dischetto mi sono “sacrificato” per la scienza. Già direte voi, ma chi sono costoro? Sono un quintetto, o almeno lo erano visto che le notizie si fermano all’ultimo disco The Hillary Step, pubblicato nel 2004 (una parola grossa, vista la scarsa reperibilità, ma in carriera, in modo del tutto indipendente hanno venduto oltre 250.000 copie dei loro dischi). Poi sono seguiti 2 doppi DVD dal vivo (e prima esisteva anche una Vhs) e un doppio Live del 2000 in CD, inutile dire che sono tutti bellissimi.

A questo punto immagino che un’altra domanda sorga spontanea, ma che genere fanno? Bella domanda! Southern rock, jam band style, country rock, progressive bluegrass (questo non è male), comunque rock in generale con due chitarre soliste fantastiche nelle mani dei due leader e fondatori del gruppo, Matthew Mayes e John Felty che sono anche i vocalists del gruppo sin dai tempi dell’esordio nel lontano 1993 con il bellissimo Cemeteries and Junkyards. Mi sembra ovvio che quello che trovate, trovate, prendete senza problema, sono tutti dischi molto buoni, Wade, Lucky Day, il citato Live, quello più recente o Waxing Moon del 2001, non potete sbagliarvi, sempre grande musica che, partendo dal suono classico di band come gli Allman Brothers (agli inizi erano prodotti da Johnny Sandlin) o la Marshall Tucker Band ha “attualizzato” il sound fondendolo con quello delle prime jam bands (per esempio i Widespread Panic) in uno stile che loro definiscono “Mountain Music”.

Vi assicuro che ascoltandoli si gode vivacemente con della buona musica, suonata bene, arrangiata anche meglio, con delle lunghe improvvisazioni strumentali di grande perizia tecnica dove i due leaders, Mayes che oltre alla chitarra suona anche il guijo (please? Sarebbe una Stratocaster con il “collo” di un banjo) e Felty che si cimenta molto anche alla slide, non lesinano assoli sempre diversi e vari.

Se la tecnologia non vi spaventa (e se siete in un Blog in internet, direi di no) anche questo Sage With Toad ha i suoi pregi. Diciamo che ha un difetto se vogliamo, e sveliamolo, purtroppo è una raccolta. Ma per i neofiti e per chi non ha nulla (o non ha tutto) è sempre un bell’ascoltare.

Dall’iniziale Find con i suoi arpeggi di chitarra acustica cui subito si aggiunge una lirica chitarra solista dal suono limpido e cristallino fino alla conclusiva Better è tutto un susseguirsi di brani dove ad una parte iniziale cantata con grande gusto e perizia dal duo Mayes/Felty segue sempre una serie di improvvisazioni delle due twin guitars con l’atout del valore aggiunto del gujo che dà quel sapore country alla musica del gruppo che non manca mai di grinta rock comunque e le tastiere, il piano nel brano iniziale disegnano dei florilegi alla Chuck Leavell dei vecchi Allman. Si resta stupiti come tanta bravura sia ignota ai più (ma purtroppo non si può conoscere tutto, e questa rubrica “carbonari” mi sembra adatta a colmare qualche lacuna).

Everytime rincara la dose con l’aggiunta di piacevoli armonie vocali che aumentano lo spirito country e quando il tempo accelera ci si ritrova in quel Bluegrass progressivo che citavo prima, melodie arcane e sonorità elettriche e moderne fuse perfettamente con il virtuosismo mai fine a sè stesso dei due solisti (vengono dal North Carolina ma si sono trasferiti a Macon, Georgia e poi in Florida, questo per la cronaca).

Non mancano brani rock più vivaci, come la funky Rose Hill dove il suono ricorda molto quello dei primi Doobie Brothers, i migliori, quelli più rock di China Grove e Long Train Running, con percussioni frenetiche, organo e una voce femminile, ma il cuore della musica è sempre centrato intorno alle voci e alle chitarre quasi telepatiche di Matthew Mayes e John Felty. I Know Nothing è un altro esempio della loro bravura: inizia come una ballata acustica, dolcissima, in duetto con la voce femminile di cui sopra e poi si trasforma in una grande jam chitarristica nella seconda parte con un repentino ed improvviso cambio di tempo all’incirca a metà brano, geniale e imprevisto! 

Ma tutti i brani sono di grande qualità, dal country-southern in souplesse di Seven Canadas Geese alla lunga (oltre gli 8 minuti e mezzo, ma nei dischi della loro discografia canzoni di dodici, quindici, venti minuti sono la regola e non l’eccezione) e ricca di squarci strumentali, Words, che mi ricorda i Widespread Panic più ispirati, con le armonie vocali in trio e le derive jam del brano che si fondono alla grande. Quindi, ribadisco, se trovate questo Sage With Toad va benissimo ma qualsiasi album della loro discografia è più che adeguato, per usare un eufemismo: gran bella musica!

Qualcuno, di loro ha detto: “La più grande Band di cui nessuno ha mai sentito parlare”! Sottoscrivo. E la ricerca di altri “Beautiful Losers” prosegue, alla prossima.

Bruno Conti

Novità Di Giugno Parte IV. Gillian Welch, Eilen Jewell, Jolie Holland, Dave Stewart, Gomez, Kaiser Chiefs

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Quarto e ultimo appuntamento con le uscite del mese di giugno, uscita per tutti i CD il 28 giugno con una eccezione. Partiamo con un trio di voci femminili:

Torna dopo otto anni di assenza Gillian Welch con un nuovo album The Harrow And The Harvest. Sempre in compagnia dell’inseparabile David Rawlings che produce e suona tutte le chitarre (trattasi di album fondamentalmente acustico). Se ne dice un gran bene, registrato in quel di Nashville, sono dieci brani nuovi. Etichetta Warner/Acony Records.

Eilen Jewell da Boston è una delle migliori cantautrici delle nuove generazioni, questo Queen Of The Minor Key è il suo sesto album (e segue a ruota il tributo a Loretta Lynn, uscito da poco, Butcher Holler) e ad accompagnarla oltre al suo trio di musicisti abituali tra cui brilla il chitarrista Jerry Miller (omonimo del leggendario Moby Grape, o è lui? Omonimo!), questa volta ci sono la cantante Zoe Muth (altra nuova voce femminile interessantissima) e Big Sandy a duettare con lei oltre al violinista Ruch Dubois, il sassofonista David Sholl e Tom West all’organo per un suono più corposo. Nome da tenere d’occhio (e d’orecchio). Etichetta Signature Records.

Anche Jolie Holland con la sua band i Grand Chandeliers pubblica, sempre per la Anti, il nuovo album Pint Of Blood. Quinto album per la ex Be Good Tanyas, anche lei tra le più interessanti e originali voci femminili in circolazione.

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Nel nuovo disco di Dave Stewart The Blackbird Diaries, registrato in quel di Nashville (località molto gettonata non solo per gli artisti country) ci sono, rispettivamente, un brano firmato con Bob Dylan, due canzoni con le Secret Sisters (queste decisamente country, ma anche il resto), uno cantato da Colbie Caillat, uno con Martina McBride e uno cantato con Stevie Nicks (ma c’è anche nel suo disco). Gli altri li canta lui, un po’ meglio del solito ma non sarà mai un cantante. Etichetta Proper Records/Edel.

Il nuovo disco dei Gomez si chiama Whatever’s On Your Mind, è il settimo della serie, è uscito il 7 giugno (qualcosa scappa sempre), il secondo per la loro etichetta Eat Sleep Pecords, esce a breve distanza dall’ottimo disco solista di Ben Ottewell e mi sembra che li riporti ai loro livelli migliori. Non sono molti i gruppi che hanno tre voci soliste e resistono insieme con la stessa formazione dal 1996.

I Kaiser Chiefs giungono al quarto album, titolo fantastico The Future Is Medieval, vedremo il contenuto. Etichetta Fiction/Universal. Disco “strano”, nel senso che i fans hanno avuto la possibilità di scegliere in rete i loro 10 brani preferiti tra 20 candidati per farsi il loro album ideale. Alla fine il disco esce in versione officiale con 13 brani, tra cui uno che non era nella lista originale. Producono Tony Visconti e Ethan Johns, potrebbe essere interessante o è solo marketing?

Alla prossima.

Bruno Conti

Alla Fine Soddisfatti! Joe Ely – Satisfied At Last

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Joe Ely – Satisfied At Last – Rack’em Records

Ovviamente quelli soddisfatti sono gli ascoltatori, ma anche Joe Ely deve esserlo. Ha realizzato uno dei migliori album della sua carriera (il 24° se non ho fatto male i conti, antologie e dischi con i Flatlanders eclusi) e anche uno dei migliori album dell’anno. Non male per un signore di 64 anni che in una quarantina di anni di onorata di carriera è entrato solo tre volte nelle classifiche americane (ai tempi della sua liaison con i Clash), e oltre il 150° posto o giù di lì. Quindi se dovessimo giudicare la sua carriera secondo questi parametri dovremmo parlare di un disastro. E invece siamo di fronte a uno dei migliori cantautori attualmente in attività: io lo inserirei nella Top Ten dei migliori (magari considerando fuori classifica i “Grandi Vecchi”). Il genere è quello solito, ovvero non c’è genere: un misto di rock, country, roots music, folk, Americana ma tutti rigorosamente del ramo Texano, anche se poi il risultato finale è universale, vale a dire belle canzoni, scritte (o scelte quando non sono sue) con grande cura, cantate benissimo, suonate alla grande da fior di musicisti (quando può e vuole).

 

Questa volta ha voluto e il risultato è eccellente: 10 brani per una quarantina di musica, secondo alcuni la durata e il numero di brani perfetto per un disco, Satisfied At Last si avvale di dell’operato di alcuni musicisti “storici” nella musica di Joe Ely. C’è l’amico Butch Hancock che gli ha scritto due brani anche se non appare nel CD, Joel Guzman alle tastiere principalmente ma alla fisarmonica nel brano che conta, Teye alla chitarra flamenco anche lui solo in un brano così come David Grissom (che ha condiviso con Ely e Mellencamp alcuni dei loro dischi migliori) alla solista, Lloyd Maines alla steel guitar e poi il suo gruppo in cui spiccano il bassista Glen Fukunaga (o Fukanaga a seconda di come girava a chi ha digitato il suo nome nelle note) e una schiera di chitarristi, elettricisti e acustici, tutti bravissimi, Mitch Watkins, Rob Gjersoe, Fred Stitz, David Holt, Keith Davis, Joel Plankenhorn e alla batteria, principalmente, Pat Manske.

I nomi non sono solo uno sfoggio di nozionismo ma contano nell’economia di un disco (non sempre ma contano) e quindi saperlo aiuta a capire a cosa ci troveremo di fronte. E qui ci troviamo di fronte a un signor disco che si apre sulle note rock dell’iniziale The Highway Is My Home (perchè Ely è uno che dà del tu anche alla musica rock) con percussioni, organo e tastiere che danno un bel drive al brano, al resto pensano la voce e la chitarra di Joe, oltre alle sue storie, bell’inizio. Not That Much Has Changed è anche meglio, uno di quelle sue classiche hard ballads texane, con la steel di Maynes e la chitarra di Teye che gli danno quello spirito di “frontera”, quel tocco esotico e inconfondibile dei brani migliori di Joe Ely.

 

Satisfied At Last è l’altro rocker intemerato di questo CD, con tre chitarre soliste all’opera oltre alla slide di Ely, con quella di Grissom che guida le operazioni, grinta e melodia, come ai tempi migliori, a conferma che questo è il suo disco migliore da un secolo a questo parte, dai tempi di Letter to Laredo del 1995 anche se Twistin’ In The Wind e Streets Of Sin erano fior di dischi. Mockingbird Hill è un’altra bella ballata, che è il tempo musicale prediletto da Ely, che qui si cimenta alla Spanish Guitar che conferisce ancora quelle sonorità inconfondibili alla canzone, abbellita da florilegi vari delle tastiere di Guzman e della chitarra di Gjersoe, veramente bella.

 

You Can Bet I’m Gone è un bel country-honky-tonk dall’andatura saltellante, mid-tempo con l’ottimo lavoro della chitarra twangy di David Holt, altro centro. Leo And Leona è il primo dei due brani a firma Butch Hancock, e il Bob Dylan texano tiene fede alla sua fama di “raccontatore” di grande storie con una canzone epica ed evocativa che calza a pennello alla voce di Joe Ely che le rende onore con una interpretazione da manuale, con la chitarra classica, questa volta di Plankenhorn, in evidenza, e fanno sei!

 

Difficile fare meglio direte voi. E invece Joe Ely cava il coniglio dal cilindro, in questo caso una versione stupenda del classico di Billy Joe Shaver Live Forever con la fisarmonica (accordian, pardon, c’è scritto così nel libretto ma presumo si intenda accordion) di Joel Guzman sugli scudi. Molto, molto bella. Roll Again è uno strano brano country a tempo di reggae con la slide di Ely che gli conferisce sapore, buona ma non eccelsa, forse la canzone meno significativa anche se tutt’altro che brutta. I’m A Man Now è una sorta di country-blues elettrico molto ritmato con chitarre e tastiere che contendono a Ely la guida del brano. La conclusione è affidata all’altra composizione di Butch Hancock, Circumstance altra country ballad dall’andatura ondeggiante che conclude in gloria e soddisfazione per tutti questo eccellente disco che si candida autorevolmente alla lista dei migliori dell’anno. Per chi ama il genere, ovviamente e siete in tanti (sempre relativamente parlando, non per nulla “siamo” nella Categoria Carbonari)!

Bruno Conti

Se Avete Quei 200 Euro (circa) Che Vi Crescono. Alice Cooper – Old School Box Set

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Alice Cooper – Old School Box Set (1965-1974) 4 CD/1LP/1DVD/1 45gg -Fontana/Universal

Era annunciato da tempo, esce finalmente il 28 giugno (forse, si spera), se avete quei 200 euro da spendere, ma forse anche qualcosina in più, il manufatto è quello che vedete raffigurato qui sopra, il periodo è quello classico, anzi parte addirittura dalle origini, sono quattro CD con rarità, demos, un concerto completo del 1971 a St. Louis Killer Tour Live In St. Louis, un 45 giri con 2 brani dei Nazz (non quelli di Todd Rundgren), un DVD che traccia la storia dalle origini fino al recente insediamento alla Rock and Roll Hall Of Fame, un libro in brossura con foto rare con la biografia e memorabilia vari.

Ecco la lista completa:

Tracklistings

Treasures One

1. No Price Tag (Spiders)
2. Nobody Likes Me (Demo)
3. On a Train Trip (Sing Low Sweet Cheerio) (Demo)
4. Reflected (Demo)
5. Easy Action Version Two (Radio ad)
6. Mr and Misdemeanor (Chicago Underground)
7. Fields of Regret (Chicago Underground)
8. I’m Eighteen (Chicago Underground)
9. Love It To Death (Radio ad)
10. I’m Eighteen (Pre-production)
11. Be My Lover (Demo)
12. Killer (Demo)
13. Halo of Flies (Demo)
14. Tornado Warning (Desperado) (Demo)
15. Killer (Radio Ad)
16. Is It My Body (Live in Seattle, 1971)

Treasures Two

1. Akron Rubber Bowl Ad (Radio Ad)
2. School’s Out (Mar Y Sol, Puerto Rico)
3. Kids Session (School’s Out Kids Session)
4. Outtakes / Luney Tune (Pre-production)
5. Outtakes / My Stars (Pre- production)
6. School’s Out (Demo)
7. Under My Wheels (Live at Madison Square Garden)
8. Teenage Lament ’74 (Demo)
9. Never Been Sold Before (Demo)
10. Working Up a Sweat (Demo)
11. Muscle of Love (Pre-production)
12. Teenage Lament ’74 (Pre-production)
13. Muscle of Love (Radio Ad)
14. Good To See You Alice Cooper (Radio Ad)
15. Muscle of Love (Rio)
16. Greatest Hits (Radio Ad)

In Their Own Words

Alice Cooper Spoken Word Disc

Bootleg CD (Killer Live in St. Louis, 1971)

1. Intro
2. Be My Lover (Intro)
3. Be My Lover
4. You Drive Me Nervous
5. Yeah, Yeah, Yeah
6. I’m Eighteen
7. Halo of Flies
8. Is It My Body
9. Dead Babies
10. Killer
11. Long Way To Go
12. Under My Wheels

7” Single (Nazz)

1. Wonder Who’s Loving Her Now
2. Lay Down and Die, Goodbye

Bootleg Vinyl (Killer Live in St. Louis, 1971)

Side A
1. Intro
2. Be My lover (Intro)
3. Be My Lover
4. You Drive Me Nervous
5. Yeah, Yeah, Yeah
6. I’m Eighteen
7. Halo of Flies

Side B
1. Is It My Body
2. Dead Babies
3. Killer
4. Long Way To Go

Quindi c’è anche un CD “solo completamente parlato” e il vinile del concerto ha un brano in meno. Vedete voi se ne vale la pena!

Bruno Conti

Uno Dei Gruppi Più Longevi Del Rock Torna Sul “Luogo” Del Delitto! Strawbs – Hero And Heroine In Ascencia

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Strawbs – Hero And Heroine In Ascencia – Witchwood Media

La storia degli Strawbs, discograficamente parlando, inizia nel 1969 con un album omonimo pubblicato in quell’anno per la A&M, ma già in precedenza, accogliendo nelle loro fila Sandy Denny, a Copenaghen nell’agosto del 1968 avevano registrato un bellissimo disco All Our Own Work che comprendeva una delle prime versioni di Who Knows Where The Time Goes. E Dave Cousins, il leader del gruppo nel corso degli anni ha sempre portato in palmo di mano, con rispetto, la figura e la personalità della scomparsa cantante inglese, ma quella è un’altra storia.

Gli Strawbs sono uno dei gruppi più longevi e prolifici nella storia del rock (folk): tra album ufficiali in studio, dichi dal vivo, compilations, cofanetti, dischi solisti la loro discografia supera abbondantemente le 50 unità. E non hanno alcuna intenzione di smettere. Qualche anno fa hanno fondato una loro etichetta la Witchwood Media, dal titolo di uno dei loro dischi più belli, che si occupa di pubblicare materiale d’archivio ed eventuali dischi nuovi, in studio o dal vivo. ma-esistono-ancora-strawbs-dancing-to-the-devil-s-beat.html

Nati come duo di folk (agli inizi di bluegrass), Dave Cousins e Tony Hooper, hanno man mano ampliato la formazione che tra la fine degli anni ’60 e i primi ’70 ha visto passare nei propri ranghi un Rick Wakeman pre-Yes che ha regalato alcune delle pagine più belle della loro discografia a partire dai due stupendi Just A Collection Of Antiques and Curious e From The Witchwood. Poi con Grave New World e Bursting At The Seams hanno raggiunto il massimo del successo e della popolarità (in Inghilterra). E questi quattro dischi sono i “must have” nel loro excursus.

Ma anche il disco del 1974, Hero And Heroine (e Ghosts lo stesso anno) li ha resi assai popolari in USA. E arriviamo a questo disco, intanto sono giorni che mi scervello sul titolo, cosa è questa Ascencia? Potrebbe essere un mitico reame e territorio inventato dai creatori di Dungeons and Dragons? Potrebbe, ma in fondo non è importante. Il disco, inciso nel novembre del 2010, non è niente altro che la ripresa completa del famoso album del 1974 con qualche piccola aggiunta (ma minima), registrato dalla attuale formazione del gruppo che vede nelle sue fila l’esordio del nuovo tastierista John Young.

E le tastiere hanno sempre giocato un ruolo importante nel sound del gruppo, anche se il fattore portante del gruppo è la voce e l’abilità di compositore di Dave Cousins, uno dei cantanti più evocativi e particolari della storia del rock. E vogliamo aggiungerci la chitarra di Dave Lambert, solista dal 1973? Aggiungiamo.

Per chi non li conosce gli Strawbs sono un gruppo che fonde le origini folk con il lato rock, prog direi della loro musica, quindi chitarre acustiche ma anche tante tastiere, piano, mellotron, synth, una sezione ritmica discreta ma in grado di divagazioni molto ricercate e soprattutto le “storie” di Cousins i cui testi spaziano dallo storico alle immancabili complesse storie d’amore, brani dal titolo in latino (Benedictus è stato uno dei loro grandi successi) ma quello che li accomuna è lo spirito molto evocativo della musica con la voce del leader in grado di comunicare storie e sentimenti con una grande partecipazione.

Per avere una idea di quanto detto, già il prologo (aggiunto) della lunga suite che apre questo album è esemplicativo di quanto detto: la voce solitaria, accorata, di Cousins a cui si aggiunge un piano e altre tastiere intona una melodia che anticipa il tema di Lay A Little Light On Me (e anche di Autumn), il brano che chiude l’album, poi entra un synth minaccioso, la chitarra di Lambert che ricrea il suono delle urla dei gabbiani (vedi la copertina del disco per le tematiche marittime), le sonorità si ampliano, si fanno più serene, epiche senza essere “pacchiane”, tipo i King Crimson (per capirci) più romantici, quelli di In The Court… o In The wake…, o i primi Yes, l’andatura del brano è ondulata, sale e scende, con tastiere e chitarre che dividono il proscenio con la voce di Cousins. La suite si conclude con la bellissima The Winter Long, canzone pianistica percorsa anche dalla slide di Lambert, brano malinconico e melodico, direi quasi “arioso”, corale meglio ancora, nella migliore tradizione del canone sonoro dello stesso Cousins. E questi sono i primi 11 minuti

Sad Young Man è un brano di Rod Coombes il batterista del disco originale, qui sostituito da Tony Fernandez, brano piacevole di costruzione più grintosa, quasi rock come la successiva Just Love scritta (e cantata) dal chitarrista Dave Lambert che è il rocker del gruppo, eccellente solista ma il canto non fa per lui (anche se insiste), forse sono cattivo, non è così male, ma il confronto con Cousins è impietoso. Shine on silver sun è uno di quei simil-valzeroni antemici che nascono facilmente dalla penna del nostro amico, sempre evocativi ed avvolgenti.

Mentre la title-track Hero and Heroine è un altro di quei brani epici e sinuosi con la chitarra che si intreccia alle tastiere di Young in questo brano che possiamo tranquillamente definire di rock progressivo, se quello è diciamolo, in fondo sono tra i primi ad avere usato questo stile. Midnight Sun è un brano prettamente acustico, quasi folk (primo amore) che stempera i ritmi rock del brano precedente ma è percorso da una chitarra elettrica sognante, in coda il tastierista John Young ha inserito un breve brano Aurora che non era nel disco originale.

I due medley che concludono il disco sono tra le cose migliori del disco, prima Only In The Cold che si unsice senza soluzione di continuità con Round and Round uno di quei brani ciclici che sono tipici del repertorio degli Strawbs tra ritmi rock e soluzioni melodiche cantate a tutta ugola da Dave Cousins, sempre con quel gusto per l’epica a misura d’uomo, molto vigore ma anche temi cantabili.

L’ultimo medley si apre con Lay A Little Light On Me una delle canzoni “drammatiche” più famose dal loro repertorio, maestosa e intensa come ai conviene, con l’intermezzo dell’ Hero’s Theme affidato alla chitarra e alla voce di Dave Lambert prima della chiusura affidata alla ripresa del tema di Round And Round che chiude il disco in gloria. Indicato sia per appassionati degli Strawbs che hanno già la versione orginale perchè questa nuova non snatura lo spirito dei tempi andati e si mantiene su livelli ottimi anche se non troppo dissimili dall’originale, forse un’ulteriore maturità acquisita col tempo mentre anche il neofita potrebbe gradire la “scoperta” di uno dei gruppi storici del rock inglese. Non fondamentale ma assolutamente piacevole e propedeutico all’ascolto dei quattro album citati in apertura. E visto la non facile reperibilità del disco in questione forse più facili da trovare.

Mi sono dilungato un po’ ma come ho già detto in altre occasioni “echissenefrega”, se vi va di leggerlo è tutto gratis e, soprattutto, a differenza del 99%, ho esagerato, facciamo 95% di quello che circola in rete sui Blog di musica, è tutto farina del mio sacco, non è fatto col copia e incolla da altri siti o, come impera, dai comunicati stampa delle case discografiche (che leggo e vedo anch’io, quindi conosco i contenuti, e quelli vengono usati, magari leggermente mascherati) o dai siti degli artisti. I video inseriti magari non sono strettamente legati al disco in questione ma è una occasione per conoscere gli Strawbs.

Direi che è tutto, alla prossima. Anche oggi ero partito con l’idea di parlare del nuovo Dave Alvin o di Joe Ely o dei Feelies financo dei Jupiter Coyote (consigliati tutti e quattro) ma alla fine sono finito su altri argomenti. Rimedierò nei prossimi giorni (forse, se non mi viene qualche altra ispirazione)!

Bruno Conti

Un’Altra “Strana Coppia” Anche Se Non Così Inconsueta. Lou Reed E I Metallica Incidono Un Album Insieme!

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Quando questa “strana accoppiata” si era materializzata per la prima volta era accaduto sul palco del Madison Square Garden nell’ottobre del 2009 per il concerto del 25° della Rock and Roll Hall Of Fame. I Metallica erano la “house band” di uno dei segmenti della manifestazione e Lou Reed era un altro degli artisti festeggiati in quell’occasione. Finita lì? Evidentemente no, perchè le due parti sono piaciute e hanno messo le basi per una futura collaborazione e si sono anche divertiti…

Due anni sono passati e cominciano a filtrare le prime notizie. Lou Reed ha contattato il gruppo californiano per registrare un nuovo album: “Avrei una decina di brani che non ho utilizzato per un progetto dedicato alla Lulu di Wedekind, ci possiamo lavorare assieme?”. Perché il primo fatto assodato è che il disco gira attorno a brani scritti da Reed ma i Metallica sono stati chiamati come soci alla pari per contribuire alla scrittura e agli arrangiamenti e, non alleggerendo il loro sound, nelle parole di Reed “di portare il sound dei Metallica con tutta la loro potenza ed essere sofisticati, e ne sono in grado, quando occorre”.

Il quartetto metal Californiano non si è tirato indietro e nel loro studio di San Francisco hanno iniziato a lavorare sul materiale che è “inconsueto” per loro ma non per questo meno affascinante. Si parla già di due brani (ma tutto l’album dovrebbe essere pronto): una canzone, Pumping Blood, con una partenza metal fulminante poi accelera ulteriormente verso uno speed metal ma con quelle aperture e spazi improvvisi tipici della musica di Lou Reed. L’altro brano di cui si conosce il nome è Mistress Dread cantata da Lou sempre su un fondale sonoro dove i riff corrono a velocità supersonica.

I Metallica giurano che non saranno semplicemente la backing band per Reed e probabilmente c’è da crederci, chi vivrà vedrà anche se l’attesa potrebbe essere lunga visto che Lou è attualmente senza contratto e quello dei Metallica con Warner negli States e Universal in Europa è scaduto. Anche se non vorrebbero tirarla troppo per le lunghe perché Ulrich e Hetfield, sono impazienti di fare sentire alla gente quello che hanno creato perché potrebbe sorprendere molti. E noi siamo qua ad aspettare.

Nel frattempo anche l’altro strano “conglomerato” che risponde al nome di Super Heavy super-heavy-supergruppo-mick-jagger-dave-stewart-joss-stone.html comincia a dare segni vita, questo è il primo “spezzone” postato in rete…

Non sarà per caso che la settimana prossima esca il disco solista di Dave Stewart The Blackbird Diaries e poi il 25 luglio il nuovo Joss Stone Lp1 co-prodotto dallo stesso Stewart? No, sicuramente no, ma cosa vado a pensare. E’ solo un caso!

Detto per inciso, così di getto, lei, Joss Stone, è bravissima, una voce della “madonna”, non per nulla Smokey Robinson la chiama Aretha Joplin, ma dopo il primo bellissimo The Soul Sessions non mi ha più convinto pienamente. Che sia la volta buona?

Bruno Conti

75 Anni di Buddy Holly. Rave On – A Tribute

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Rave On – Buddy Holly – Fantasy/Concord/Mpl/Universal

A settembre del 2011 Charles Hardin Holley in arte Buddy Holly avrebbe compiuto 75 anni e quindi quale occasione migliore per un ennesimo tributo all’occhialuto cantante e chitarrista morto il 3 Febbraio del 1959 in un incidente aereo (“The Day That Music Died” – Don McLean – American Pie). Ma questa volta mi sembra che l’omaggio sia particolarmente riuscito. Sì, lo so che si dice sempre così, ma in questo caso parebbe che nonostante l’eclettica schiera di artisti che si sono presentati per il tributo, o forse proprio per questo, il risultato finale è più che piacevole, che in fondo è quello a cui ha sempre mirato la musica di Buddy Holly. Il disco esce per la Fantasy/Concord ma quel Mpl sta per McCartney Paul che è il proprietario dei diritti d’autore del catalogo delle canzoni di Holly stesso, operazione effettuata quando i Beatles furono scippati dai diritti dei loro brani da Michael Jackson. Ma non è solo quello, Paul è sempre stato prima e soprattutto un fan della musica del grande artista texano uno dei veri innovatori dell’arte del Rock’n’Roll, tra ritmo e melodia ha creato una serie di brani che ancora oggi rimangono tra le pietre miliari della musica leggera di tutti i tempi ( e vale per entrambi)!

Questo disco uscirà il prossimo martedì 28 giugno credo con copertine di diversi colori almeno da quello che ho visto in rete: si va dal blu di quella riportata qui sopra al bianco dell’advance copy in mio possesso ad un marroncino improbabile ma non credo sia molto importante (a parte per i collezionisti)!

Il CD conterrà 19 brani, facciamoci un giro veloce tra i partecipanti:

Black Keys Dearest, molto fedele allo spirito della musica originale, stranamente gentile rispetto al loro stile, ma comunque poco più di due minuti che aprono nel giusto modo le operazioni.

Fiona Apple e Jon Brion con Everyday centrano alla perfezione il mood del canzone, 2’19” di quel geniale misto di country e rock che avrebbe dato lo spunto a milioni di solisti e band negli anni a venire, un glockenspiel, una chitarrina e la voce della Apple, delizioso!

Paul McCartney da solo o con i Beatles i brani di Buddy Holly dalle origini di Amburgo ai giorni nostri li ha interpretati innumerevoli volte,anche It’s So easy, ma questa versione, rauca e tiratissima, oltre 4 minuti con due chitarre soliste che si rispondono dai canali dello stereo come nei migliori concerti recenti del buon Paul (perchè dal vivo è ancora grande musica) e la voce che più che a Holly si ispira a Little Richard un altro degli idoli degli anni giovanili di McCartney, con tanto di falso finale e ripresa. Al sottoscritto piace, anche reinterpretare è un’arte e qui il brano ha una energia incredibile, avrà anche 69 anni ma non li dimostra. Si dice che il prossimo album potrebbe avere questo suono R&R.

Florence + The Machine realizza una versione di Not fade Away che attinge ai ritmi vagamente tribali del brano originale (che si ispirava a Bo Diddley e lo ispirava a propria volta) per spostarli verso sonorità new wave alla Siouxsie con la voce pimpante di Florence Welch in evidenza. “Strana”.

(You’re So Square) Baby I Don’t care l’hanno fatta tutti, da Presley ai Led Zeppelin passando per Joni Mitchell, questa versione di Cee Lo Green appartiene alla categoria “strane”, vogliamo definirla retro-futurista? La voce è bella ma l’accompagnamento nel minuto e mezzo scarso del brano passa dal rockabilly al suono di un synth passando per un assolo di chitarra alla Fripp. Mi piace? Boh!

La signora White, Karen Elson, penso con l’aiuto del consorte (non ho le note) realizza una versione estremamente vivace e riuscita di Crying, Waiting, Hoping, tra ritmi rock e violini.

Se posso esprimere un parere io Rave On l’avrei fatta fare a Bruce o a John Fogerty, i compilatori hanno preferito Julian Casablancas e il risultato finale pseudo rock modernista “nun me piace”, per fortuna dura poco.

Un’altra “modernista” che si è divertita a rifare I’m Gonna Love You Too è Jenny O. Divertente e sensuale pesca il jolly con una versione piacevole.

Justin Townes Earle figlio d’arte e “nipotino” di Holly azzecca una versione rock e stranamente tirata di Maybe Baby che se non sapessi che il brano di Nick Lowe arriva fra poco, avrei detto che era sua. E vuole essere un complimento.

Per Zooey Deschanel e M Ward non deve essere stato difficile calarsi in questa musica visto che è quella che fanno di solito come She And Him. La loro versione di Oh Boy si avvicina alla perfezione.

Un altro che maneggia alla perfezione il materiale è il già citato Nick Lowe, suave e a suo agio con un brano non conosciutissimo Changing All Those Changes, ma la classe, come si usa dire, non è acqua.

Patti Smith, non saprei come dire “Patty Smithizza” Words Of Love in una versione fantastica (con tanto di chitarra-sitar) e rallentata di uno dei brani più belli del canone di Holly. Coraggiosa e bellissima!

Anche Yim Yames ovvero My Morning Jacket rallenta e arrangia con una sezione di archi un’altra canzone stupenda, True Love Ways e devo dire che ci piace con moderazione. Ma non sarà che queste canzoni sono così belle che è difficile farle male? Anche se qualcuno ci riesce.

I Modest Mouse sono un altro dei principali gruppi indie rock americani e tra i migliori. Provano a riarriangiare That’ll Be The day in una versione tra stop improvvisi e ripartenze, acustica ed elettrica al tempo stesso. Inconsueta ma interessante.

Kid Rock ultimamente è stato molto rivalutato dalla critica e per questo tributo si è inventato una versione di Well All Right (memorabile quella dei Blind Faith, oltre all’originale) con fiati e slide guitar che sembra uscire da un disco di Wilson Pickett. Ciumbia!

I Detroit Cobras fedeli alla loro immagine ci sparano una versione garage rock di Heartbeat tirata e coinvolgente come si conviene all’argomento trattato. In fondo trattasi di Rock and Roll.

Come per Patti Smith anche Lou Reed fa Peggy Sue come l’avrebbe incisa in un disco dei Velvet Underground, tra chitarre distorte e batterie deraglianti e anche tastiere in libertà. Categoria “strane”!

Il seguito era Peggy Sue Got Married e il “seguace” di Lou John Doe (ex degli X) si lancia in una versione molto bella, quasi alla Doors, molto atmosferica, ma mi ha ricordato anche certe cose dell’altro socio di Reed, John Cale. In ogni caso ottima cover.

La chiusura è affidata a un musicista, Graham Nash, che ha iniziato la sua carriera in un gruppo, gli Hollies, che prendevano il loro nome proprio da Buddy Holly. E “Willie” come lo chiamano i suoi amici ci regala una piacevole seppur non memorabile versione di Raining in My Heart.

In definitiva direi che si può comprare e se volete verificare prima dell’acquisto first-listen-rave-on-buddy-holly

Bruno Conti

Novità Di Giugno Parte III. Weather Report, Ruthie Foster, Cody Canada, Waterson Family, Joe Jackson, Michael Franks

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Queste sono le altre novità in uscita oggi 21 giugno.

Partiamo con il primo disco di Cody Canada And The Departed, ovvero il nuovo gruppo dell’ex (?) leader dei Cross Canadian Ragweed che hanno preso una pausa sabbatica nel 2010 e non si sa se torneranno insieme. Con Canada c’è Jeremy Plato che era il vecchio bassista della formazione e l’unico che non contribuiva a creare il patronimico del gruppo. Il disco si chiama This Is Indian Land ed è un tributo all’Oklahoma la terra di adozione di Cody. Etichetta Thirty Tigers e genere il solito country/southern rock un po’  meno energico della vecchia formazione.

Ruthie Foster è una delle “giovani” cantanti più interessanti in circolazione, spazia tra soul, blues, gospel, folk e R&B, ha una voce bellissima, una via di mezzo tra Joan Armatrading e Phoebe Snow (con un tocco di Aretha, esatto, è proprio così brava). Questo Live At Antone’s è un dual disc, CD+DVD con la registrazione di un suo concerto al mitico locale di Austin, sua città natale. Ruthie era stata candidata al Grammy per il precedente The Truth According To Ruthie Foster del 2009 e se non la conoscete è da sentire per verificare quanto è brava. Se già la conoscete, assolutamente da non perdere questo album dal vivo su etichetta Blue Corn/Spindle Music. Bellissimo.

Quest’anno si festeggiano i 40 anni dalla nascita dei Weather Report, 1971-2011. Già qualche mese fa era uscito un ottimo Live In Berlin 1975 CD+DVD. Questo Live In Offenbach 1978 è anche più bello, un doppio CD con la registrazione completa di un concerto del 1978 con la formazione che vede a fianco di Shorter e Zawinul, Peter Erskine e Jaco Pastorius (come ebbe a dire, esagerando ma non troppo, Joe Zawinul Jaco non era stato il Jiimi Hendrix del basso ma viceversa). In ogni caso bellissimo concerto, incisione buona, etichetta sempre Art Of Groove, import ma si dovrebbe trovare. E’ lo stesso tour da cui è stato tratto 8:30 ma l’anno prima e un concerto completo non la versione abridged dell’album ufficiale della Columbia. Imperdibile.

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Tutta quella allegra combriccola di musicisti che vedete in copertina del DVD è una delle più grandi famiglie del folk inglese, The Waterson Family, ovvero Norma Waterson, Martin Carthy e Eliza Carthy, madre, padre e figlia più una serie di zii, fratelli, cognati e parenti vari. Il DVD si chiama Live At Hull Truck, dura all’incirca due ore e festeggia 50 anni di carriera di quelli che furono definiti The Folk Beatles. Import inglese, etichetta Beautiful North, potrebbe fare il paio con il cofanetto di Richard Thompson e la Deluxe edition di North Star Grassman di Sandy Denny e avete fatto il pieno con il meglio del British Folk. Reperibilità permettendo costa pure poco. Esce oggi 21 giugno

Un altro disco dal vivo ma solo CD è Live Music Europe 2010 del Joe Jackson Trio. Eichetta Ear music/Edel è già uscito il 13 giugno (sono ritardatario lo ammetto). C’è il meglio della sua produzione, quindi già pubblicato in altri dischi dal vivo, da Chinatown, Steppin’ Out all’immancabile e bellissima A slow song. Ma ci sono tre cover inconsuete: Inbetweenies di Ian Dury, Scary Monsters di Bowie e Girl dei Beatles.

Michael Franks torna con un album che pare faccia onore ai vecchi Art of Tea, Passionfuit, Sleeping Gypsy, eccetera. Il nuovo album si chiama Time Together esce in questi giorni per la Shanachie e vede tra i musicisti impegnati, Mike Mainieri, Mark Egan, Beth Nielsen-Chapman, David Spinozza, Till Bronner, Eric Marienthal e molti altri per ricreare quel morbido stile che mescola light jazz, fusion, samba e bossanova, blue eyed soul, west coast ultra morbida. Gli appassionati sanno! Prodotto da Chuck Loeb.

Alla prossima.