Novità Di Agosto Parte I. John Hiatt, Kenny Wayne Shepherd, O.A.R., Keb Mo’, Drive-By Truckers, Fountains Of Wayne, Richard Buckner, Eccetera

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Come già ho ricordato, mentre in Italia nel mese di Agosto il mercato discografico se ne va in siesta, negli Stati Uniti e in Inghilterra è uno dei momenti più densi di uscite interessanti, quindi vediamo cosa esce il 2 agosto.

Tanto per gradire, il nuovo John Hiatt Dirty Jeans and Mudslide Hymns, ennesimo capitolo della carriera del cantautore di Indianapolis, ventesimo album di studio e quinto per la New West. Sto ascoltandolo in questi giorni e mi riprometto di riferire nei prossimi giorni (tanto anche le riviste di settore sono in ferie), nel frattempo vi anticipo che, come al solito è molto bello (ma qui sono parziale, visto che è uno dei miei preferiti), nuovo produttore, Kevin Shirley lo stesso di Bonamassa, ma il suono non cambia poi di molto, e stessa band del disco precedente con Doug Lancio alla chitarra. E come al solito c’è anche la versione CD+DVD con il making of del disco e dei brani ripresi durante l’incisione del disco.

Nuovo disco anche per Kenny Wayne Shepherd dopo lo strepitoso Live! In Chicago dello scorso anno. Si chiama How I Go, esce per la Roadrunner, molto alla Bonamassa direi, forse qualche ballata in più, grandi assoli come di consueto e tre cover di spessore, Oh, Pretty Woman di Albert King, Backwater Blues di Bessie Smith e Yer Blues dei Beatles. Manco a dirlo c’è anche una Special Edition, singola, in formato digipack, ma con 4 brani in più.

E, dopo il quadruplo Live Rain or Shine, nuovo album di studio per gli O.A.R. (Of A Revolution), titolo King, viene pubblicato dalla Sbme (Sony Bmg/Wind Up). Decisamente più commerciale del solito per la jam band americana, c’è anche un brano King con Russell Simmons e Dj Logic, qualche brano leggermente reggato e, ovviamente, la versione Deluxe con quattro brani in più nella versione audio e 2 brani acustici nel DVD, nonchè la presentazione del disco e un’intervista track by track.

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Keb Mo’ The Reflection viene pubblicato dalla Yolabelle International, un po’ più elettrico e jazz and soul del solito. Ci sono molti ospiti: David T. Walker, India.Arie, Vince Gill, Marcus Miller, Mindi Abair e Dave Koz. Solita voce bellissima e melliflua, suono molto più fusion alla George Benson. Bella la cover di One of These Nights degli Eagles.

Se non avete nulla dei Drive-By Truckers, questo Ugly Buildings, Whores and Politicians – Greatest Hits 1998-2009 raccoglie il meglio del loro periodo con la New West. Brani scelti da Patterson Hood con un paio di versioni “alternative”. Ottimo rock classico.

Anche i Fountains Of Wayne pubblicano un nuovo album: Sky Full Of Holes, etichetta Yep Rock negli States e Lojinx in Europa. Pensavo si fossero sciolti ma poi ho verificato e ho visto che anche il precedente era uscito a 4 anni di distanza da quello prima e così andando a ritroso. Se amate il loro power-pop-rock spensierato non ci sono molte variazioni rispetto al solito.

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Richard Buckner è uno di quei “beautiful losers” che spesso cito in questo Blog, amatissimo dai colleghi è uno dei secreti meglio custoditi della musica internazionale. I suoi album sono sempre molto belli ed inconsueti ed anche questo Our Blood che esce per la Merge Records non cambia le cose. Atmosfere sospese e rilassate e una voce alla Nick Drake. Sono passati 5 anni dal precedente Meadow ma i fans saranno contenti e neofiti sono bene accetti!

Anche Rod Picott è cantautore di “culto”, questo Welding Burns esce dopo tre anni dal precedente See Your Heart With Wires registrato in coppia con Amanda Shires. La bella cantante e violinista è sempre presente come pure Will Kimbrough. Se volete scoprire perché è uno dei preferiti di Mary Gauthier e Slaid Cleaves questa è l’occasione buona. Distribuzione autogestita.

E per finire, nuovo disco per i They Might Be Giants, Join Us, in America su etichetta Rounder è già uscito da un paio di settimane.

E’ tutto anche per oggi.

Bruno Conti

Per Maniaci “Leonardiani”! Monsieur Camembert – Famous Blue Cheese – The Leonard Cohen Show

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 MONSIEUR CAMEMBERT – Famous Blue Cheese – The Leonard Cohen Show – MGM Australia

Grazie al titolare di questo “Blog” (abbiamo assistito l’altra sera ad un bellissimo concerto di Michael McDermott nella splendida Piazza della Vittoria in quel di Pavia), sono venuto in possesso di questo ennesimo tributo al grande cantautore canadese, idolo indiscusso della mia formazione musicale giovanile. A differenza di molti altri lavori, questo si differenzia per una particolarità, i brani vengono rivisitati attraverso diversi stili dall’ Hot Swing al Free Jazz ,dalTango al Latino passando per Dixie, Klezmer, Etc., arrangiati in maniera superba dall’ensemble Monsieur Camembert.

Yaron Hellis leader del gruppo racconta che per anni alla fine dei loro concerti, gli veniva richiesto di eseguire brani di Cohen in modo particolare Dance me to the end of love. Quindi, su suggerimento dei “fans”, è nato il progetto di registrare in concerto dal vivo tutte  “cover” di Leonard, ingaggiando per l’occasione, cosa non trascurabile, solamente giovani cantanti australiane perlopiù sconosciute, nel corso di tre serate al Vanguard Sidney nell’aprile del 2007.

Mi limito quindi  a segnalarvi i musicisti, partendo dall’indiscusso leader Yaron Hallis (lead vocals, rhythm guitar), Edouard Bronson(Saxes, clarinet, accordion), Marcello Maio (Piano), Mark Harris (Double bass),Jim “Santiago” Pennell (Lead and rhythm guitar), Julian Curwin (Banjo, guitar), Giosofatto Ciampa (Percussion), Anatoli Torjinsky (Cello), Daniel Weltinger (Violin),e le citate giovani guest vocalists Carla Werner, Elana Shone, Abby Dobson e Ngaiire. Non mancano ascendenze italiane, come al solito!

Il concerto che per certi versi si può identificare  in una forma tra Cabaret e Musical si apre alla grandissima con una I’m your man in versione “dixie”, seguita da una accorata Gyspy wife con un violino lancinante a puntellare un brano splendido. Si prosegue con una Field Commander Cohen arrangiata giustamente in stile marcetta militare, cui fa seguito una versione “intima” di Chelsea Hotel con il violino ancora in evidenza. Un inizio di “rumba” introduce una incantevole First We Take Manhattan interpretata da Carla Werner, seguita da una The Guest in versione intima e romantica, cantata ancora da una delle voci femminili “ospiti” sostenuta dalle altre tre colleghe, e poi ancora da uno dei brani meno conosciuti A singer must die in una versione intensa, quasi recitativa. Un parlato con accompagnamento di pianoforte introduce la famosissima Famous blue raincoat, che ogni volta che la sento mi dà sensazioni nuove, in questo caso create da un intervento di sax a metà brano, grande cover, merito di una bravissima Elana Stone. Light as the breeze parte con note delicate per finire con un crescendo che ricorda, se posso fare un paragone con una mia beniamina, la signorina Dana Fuchs.Conclude la prima parte dello spettacolo una The Future, in una simpatica e originale versione campagnola che ne stempera i temi apocalittici.

La seconda parte inizia con una fisarmonica ad introdurre la celeberrima Take this waltz, cui segue la poetica Seems so long ago, Nancy in una delle rare versioni maschili del brano, e una stranissima JazzPolice in forma teatrale. Ritorna la bella e brava Elana Stone con un trittico da urlo con la mitica Suzanne, Who By Fire (jazzata), e Bird on a wire (hot swing). Fatto un profondo respiro per la bellezza dei brani, si riparte con una Memories in versione cinematografica stile anni 30, seguita presumo dalla millesima cover della mitica Hallelujah, interpretata dalla voce sognante di Abby Dobson.

Si cambia decisamente ritmo con una tropicale Everybody Knows con banjo, percussioni e fisarmonica a delineare paesaggi con palme e noci di cocco. Una irriconoscibile e intrigante Closing Time a ritmo di tarantella francese, e una Dance me to the end of love cantata da tutti i componenti del gruppo chiudono uno splendido concerto, dove, cosa non marginale, è stato rispettato lo spirito poetico delle canzoni di Cohen, cosa che non sempre è facile fare.

In conclusione un CD magnifico di difficile reperibilità, consigliato vivamente ai tanti estimatori di Leonard Cohen, per tutti gli altri questa è un’ottima occasione per accostarsi o semplicemente riscoprirlo. Lunga vita al “Maestro”.

P.S.: Permettetemi una considerazione personale, non oso pensare se questo lavoro fosse stato registrato da alcuni famosi cantanti “nostrani”, dal successo proporzionalmente inverso alla loro “mediocrità”!

 Tino Montanari

Mi Permetto Di Insistere! Michael McDermott Italian Tour Parte Seconda.

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Se volete sapere le prossime date e ulteriori informazioni andate a leggervi il Post precedente su michael+mcdermott. Come breve appendice: visto il concerto ieri sera, molto bello, un’ora e trequarti di ottima musica, con Michael McDermott, a voce, chitarre acustiche ed elettriche e piano, la moglie Heather Horton al violino (bravissima) e seconda voce, più la sezione ritmica, basso e batteria arrivata giusto al mattino dagli Stati Uniti. Repertorio preso da tutti gli album con particolare preferenza per l’ultimo Hey La Hey e il primo 620 W. Surf, grande intensità e un musicista tornato ai migliori livelli, simpatico e disponibile prima e dopo il concerto.

Per i fans (ma anche per gli altri) vendeva quel DVD che vedete qui sopra (di cui ignoravo l’esistenza) All The Way From Michigan – Live At The Village Theater January 8, 2011 che è la testimonianza di un concerto acustico, solo lui e Heather Horton. A proposito di CD, al banchetto nel dopo concerto, oltre ad alcuni rari dischi di McDermott, tra cui la ristampa del primo album e alcuni degli ultimi, era in vendita anche l’album del 2009 Postcard Saturdays di Heather (presentato in alcune discografie come album di debutto, ma ne ha fatto sicuramente un altro nel 2005 Most Of All e forse un altro prima ancora nel 2003).

Visto che sono in tema di precisazioni, il brano Hard To Break, che in concerto canta la moglie Heather Horton sul disco è cantato da Kate York (per dare a Cesare quel che è di Cesare)!

E comunque se riuscite a vedere una delle date “elettriche” del tour, come Stephen King dice (e modestamente anch’io), non ve ne pentirete. Preserviamo i musicisti di talento!

Per altre notizie fr_whatsnew.cfm

Bruno Conti

Capitolo Secondo. Jimmie Vaughan – Plays More Blues, Ballads & Favorites

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Jimmie Vaughan – Plays More Blues, Ballads & Favorites – Proper Records

All’incirca un anno fa vi parlavo del primo capitolo di questo disco a-volte1.html. Il cast dei protagonisti è rimasto quello, Lou Ann Barton in questo secondo Plays More Blues, Ballads and Favorites canta in 4 brani, Jimmie Vaughan canta in tutti gli altri (meno uno strumentale) e suona la chitarra da par suo in modo meno parsimonioso che nella prima puntata, con maggiore spazio dedicato al Blues sempre “vecchio stile” e in ossequio della tradizione ma con abbondante spazio a “Ballate e Vecchi Favoriti” come recita il titolo. La produzione è sempre sua, la sezione fiati guidata da Greg Piccolo è sempre presente, George Rains e Ronnie James si occupano della sezione ritmica, Billy Pittman è di nuovo il secondo chitarrista, il tutto registrato come di consueto in quel di Austin. Ma allora cosa cambia? Niente, o meglio tutto, il repertorio: altri 16 brani che oscillano tra “l’oscuro” e il “classico”, dei classici oscuri direi, non molto noti ma non per Vaughan che è una sorta di enciclopedia vivente di tutto quello che è Blues e dintorni.

L’unico brano registrato in “trasferta” è Shake A Hand, dal vivo al Grammy Museum di Los Angeles, con il compilatore delle note del libretto che si lascia prendere la mano e cita addirittura due volte Lou Ann Barton nei credits del brano forse incantato dalla sua interpretazione e ne raddoppia la presenza, ma forse ha ragione lui!

Per il resto il fratello maggiore di Stevie Ray si conferma grande stilista della chitarra, e altrettanto valido, ma diverso, questo lo dico perché mi ero beccato un cazziatone a scoppio ritardato nei “commenti” alla recensione del primo album quasi dieci mesi dopo l’uscita, pur avendone parlato in termini più che lusinghieri! E questo sotto è un tributo all’arte del fratello…

Giudizio positivo che ribadisco per questo nuovo album, sempre pimpante e divertente ma anche rigoroso e “studiato” con passione quando serve. Per chi ama il Blues “puro e non adulterato” senza cadere nella noia e nella “pallosità” come purtroppo succede di frequente. Questa volta non vi cito giudizi sui singoli brani, sono tutti belli (non resisto… con una preferenza per Cried Like A Baby, ragazzi se suona) , per cui mi limito alla tracklist:

  1. I Ain’t Never
  2. No Use Knocking
  3. Teardrop Blues
  4. I Hang My Head And Cry
  5. It’s Been A Long Time
  6. Breaking Up Is Hard To Do
  7. What Makes You So Tough
  8. Greenbacks
  9. I’m In The Mood For You
  10. I Ain’t Gonna Do It No More
  11. Cried Like A Baby
  12. Oh Oh Oh
  13. I’m Gonna Love You
  14. Rains Came
  15. Bad Bad Whiskey
  16. Shake A Hand                

Ottimo ed abbondante!

Bruno Conti

Occhio Alla (Semi)Fregatura! The Old Grey Whistle Test 40th Anniversary Box

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The Old Grey Whiste Test 40th Anniversary Box – WMTV – 3 CD

Forse non molti lo sanno ma in questo anno si celebrano i 40 anni della gloriosa trasmissione “televisiva” della BBC The Old Grey Whistle Test (anche se curiosamente già l’anno scorso era uscita una doppia compilation in CD curata dal DJ Bob Harris, per il 39esimo anniversario?). Ho virgolettato televisiva perché effettivamente erano già usciti dei bellissimi cofanetti in DVD di cui vi avevo parlato in questo Blog fantastici-quegli-anni-old-grey-whistle-test-bbc.html e che si trovano ora Import dall’Inghilterra in un Box di 4 DVD al prezzo di uno, ma la BBC, tramite la Warner Music TV (ci sono anche nel Regno Unito le compilations pubblicizzate in televisione), ha deciso di pubblicare questo cofanetto triplo (sempre al prezzo di 1). La (semi)fregatura sta nel fatto che i primi due CD contengono le versioni originali delle canzoni e non quelle reincise per la trasmissione, quindi chi non ama i DVD se vuole sentire questi brani si deve rassegnare al DVD.

Comunque, in ogni caso si tratta di un bel cofanetto con alcuni dei brani che hanno fatto la storia della musica rock (altri meno) e 18 versioni rare incise appositamente per l’occasione (il terzo CD); ecco la lista…

Disc 1

  1. Trampled Under Foot – Led Zeppelin
  2. Baba O’Riley – The Who
  3. My Brother Jake – Free
  4. Whiskey In The Jar – Thin Lizzy
  5. The Killing Of Georgie (pt 1 & 2) – Rod Stewart
  6. Oh! You Pretty Things – David Bowie
  7. Do The Strand – Roxy Music
  8. It’s So Easy – Linda Ronstadt
  9. Short People – Randy Newman
  10. Fire Or Rain – James Taylor
  11. Stuck In The Middle With You – Stealers Wheel
  12. Feel Like Makin’ Love – Bad Company
  13. Listen To The Music -The Doobie Brothers
  14. Hocus Pocus – Focus
  15. Cheap Sunglasses – ZZ Top
  16. Jessica – The Allman Brothers Band
  17. Just What I Needed – The Cars
  18. Psycho Killer – Talking Heads

Disc 2

  1. Tiny Dancer – Elton John
  2. Hurricane – Bob Dylan
  3. Let It Grow – Eric Clapton
  4. Go Your Own Way – Fleetwood Mac
  5. Free Bird – Lynyrd Skynyrd
  6. Ventura Highway – America
  7. Cold As Ice – Foreigner
  8. 25 or 6 To 4 – Chicago
  9. Burning Down One Side – Robert Plant
  10. I’m Just A Singer (In A Rock & Roll Band) – Moody Blues
  11. Owner Of A Lonely Heart – Yes
  12. Born To Be Wild – Steppenwolf
  13. Radar Love – Golden Earring
  14. Solid Air – John Martyn
  15. I Have To Say It In A Song – Jim Croce
  16. American Pie – Don Mclean
  17. Personality Crisis – New York Dolls
  18. One Way Or Another – Blondie

Disc 3 – Live

  1. Stand By Me – John Lennon
  2. Under My Wheels – Alice Cooper
  3. Driver Seat – Sniff ‘n’ The Tears
  4. Life In A Day – Simple Minds
  5. Give Me Everything – Magazine
  6. A Day’s Wait – Altered Images
  7. Walk Out To Winter – Aztec Camera
  8. Small Change – Tom Waits
  9. Hungry Eyes – Sad Café
  10. Love & Affection – Joan Armatrading
  11. Stars – Janis Ian
  12. Shipbuilding – Robert Wyatt
  13. Sweet Mystery – Ralph McTell
  14. Rock & Roll Doctor – Little Feat
  15. So Into You – Atlanta Rhythm Section
  16. Guitar Street – Chris Rea
  17. I Wanna Be Your Dog – Iggy Pop
  18. Rock & Roll High School/ Rock & Roll Radio -Ramones                                                              

Già che ci sono correggo una piccola inesatezza. Il Box della Penguin Cafe Orchestra A history inserito nell’ultima lista delle anticipazioni come novità è effettivamente lo stesso uscito nel 2001, cambia il formato (più piccolo) e il prezzo (un terzo rispetto all’uscita originale).

Bruno Conti

Il Manuale Del Perfetto “Beatiful Loser”! Michael McDermott Tour Italiano

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Non deve promuovere nessun nuovo album, Michael McDermott gira per percorsi alternativi ma è sicuramente uno dei musicisti da “non perdere” in questa estate del 2011 e un po’ di promozione non guasta mai.

Io penso di andarlo a vedere giovedì 28 luglio in Piazza della Vittoria a Pavia, con band al seguito e concerto gratuito. Ma lo trovate anche stasera 26-07 alla Birroteca Doppiomalto di Cecina (Livorno) e domani 27-07 Gattarossa di Piombino, in versione duo con la moglie, l’ottima cantante e violinista Heather Horton. Località ruspanti ma vicine alla sua nuova dimensione di ex Rockstar (ma non lo è mai stato se non nelle intenzioni, ci torniamo fra poco) molto popolare (a livello di culto) in Italia. Il 29 luglio sarà al Banco di Zoagli, in provincia di Genova, il 30 in Piazza Trieste a Pontedera (Pi), martedì 2 agosto Rocca San Casciano (FC), il 3 agosto Dalla Cira Pesaro, il giorno 5 agosto Roccascalegna provincia di Chieti e il 6 a Vasto, per concludere il tour il giorno 7 agosto in quel di Spinone Al Lago provincia di Bergamo, Notte delle Stelle. Il Tour era iniziato domenica 24 luglio con il Buscadero Day a Pusiano.

Come dice lui stesso l’Italia è diventata la sua nuova patria, da qui è iniziata la sua rinascita artistica e umana, circa 4 anni fa in quel di Bergamo, quando una sera in cui doveva aprire per un altro cantante (non è dato sapere chi) avvista un uomo davanti al teatro che sta scrivendo su un poster del concerto “Your Silence I Will Always Admire For Its Being” che è il titolo di uno dei suoi brani più belli contenuti in 620 W.Surf il primo album. Quando McDermott si avvicina, gli chiede, “perché ci hai messo così tanto?” e Michael, all’improvviso, scopre di essere popolare in Italia, i promoter gli organizzano date in giro per la penisola, da solo e con la band, torna nel 2009 ed è di nuovo qui nel 2011. Non so se la storia è vera o fa parte dei Vangeli Apocrifi, ma nel 2009 in maggio si sposa con Heather Horton a Ferrara e lo scorso anno è nata una bimba che è stata chiamata Rain, in ricordo di un brano The Idler, The Prophet And A Girl Called Rain, presente nel secondo album. La scelta, precisa la mamma, è stata sua e non di Michael. Comunque, per fortuna,  tra loro, la chiamano “Willie”!

 

Ma per arrivare a questo punto è dovuto scendere fino in fondo e poi ancora più giù. La storia inizia verso la fine degli anni ’80 a Chicago, Michael Murphy (è il suo vero nome) viene scoperto da Jim Tullio (è proprio lo stesso che sta curando l’eredità musicale di John Martyn) e incide una serie di demos che vengono proposti a vari personaggi dell’industria discografica tra cui Brian Koppelman il talent scout che aveva messo sotto contratto con la Warner Tracy Chapman.

Per sommi capi, la storia procede e McDermott (dopo un “tradimento” con Tullio) firma con la Giant di Irving Azoff e nel 1991 esce 620 W. Surf, co-prodotto da Don Gehman (quello di Mellencamp), sommerso da un tripudio di lodi e commenti: il “nuovo” Springsteen” (quello vero era nel suo periodo più buio a livello qualitativo), il nuovo Mellencamp, Dylan perfino, copertine di Rolling Stone, filmati su MTV, il Washington Post dichiara che potrebbe diventare uno dei migliori talenti della sua generazione, Stephen King lo paragona a Van Morrison e allo Springsteen di Rosalita e cita il testo di una sua canzone in Insomnia, lo invita a partite di Basket e scrive le note del suo terzo album, e rimarranno amici.

Ma nel frattempo il disco vende 30.000 copie e McDermott che aveva creduto a tutto quello che leggeva su di lui inizia a comportarsi da star, e quindi vai con “Sesso, droga e Rock and Roll”. Party sfrenati, ragazze ovunque, Jack Daniels a fiumi, cocaina e altre droghe, insomma la “solita storia”. Ma la qualità dei dischi non si discute, se il primo disco era bellissimo con alcuni brani memorabili, oltre alla già citata The Idler…, A Wall I Must Climb, Shadow Of The Capitol, Fool’s Avenue con Bruce Hornsby al piano, ma sono tutte belle, il successivo Gethsemane, prodotto da Don Dixon è altrettanto bello, un’altra perla di “cantautorato” (ogni tanto mi scappa) di ottima qualità, dischi da 4 stellette e lode e anche il terzo album, pubblicato dalla EMI nel 1996 è di grande qualità. E per non farsi mancare nulla le case discografiche cominciano a mollarlo, i dischi non vendono, sono gli anni del grunge e del brit-pop. Anche il suo mentore Koppelman è costretto a farsi da parte: quando non risponde alle chiamate telefoniche, fanno sfondare la porta del suo appartamento e lo trovano con bottiglie ovunque, cocaina nel frigo e decidono di sottoporlo a vari tentativi di riabilitazione che falliscono sempre miseramente. Il personaggio del film Rounders scritto da Koppelman e interpretato da Matt Damon si chiama “Mike McDermott” e quello di Edward Norton “Lester Murphy” e le loro storie combinate somigliano pericolosamente a quella del nostro amico, anche se il film, in italiano Il Giocatore sposta il centro della storia dal mondo della musica a quello del Poker.

I dischi continuano a uscire, a livello indipendente, la qualità non è più sempre quella di un tempo, ma non si scende mai sotto il livello di guardia: Last Chance Lounge, My Soul’s Unfettered, l’ottimo Ashes e il suo confratello Beneath The Ashes, fino alla rinascita completa di Hey La Hey che lo riporta a ottimi livelli con la collaborazione fattiva di Heather Horton che canta anche un brano, la bellissima Hard To Break (ad onor del vero la canta Kate York e ho corretto in un successivo Post, ma dal vivo la fa Heather!).

Girando per la rete, se non siete fans ed avete già tutto o quasi, a fatica ma si trovano gli album della sua discografia, dove prendete non sbagliate. Io sono andato a risentirli per l’occasione, erano sempre lì, nell’ordine alfabetico (un po’ disordinato) subito dopo Kevin McDermott Orchestra (ma questa è un’altra storia). Lui le ha passate un po’ tutte: festini con tre strippers fuori controllo e una che cerca di accoltellarlo con un paio di forbici, un breve periodo nella Cook County Jail quando pensava di passare una serata con Jakob Dylan, una settimana al Chelsea Hotel di Manhattan sulla quale preferisce non scendere nei dettagli e poi quell’incontro provvido a Bergamo.

Bere, beve ancora, per sua ammissione, la voce è diventata roca come si addice a un 42enne (e assomiglia sempre sia a Springsteen che Mellencamp, ma è un fatto di genetica musicale) ma è sempre rimasto uno dei migliori artisti di culto che vi possa capitare di vedere ed ascoltare. Quindi scegliete la data e non mancate l’appuntamento con Michael Mc Dermott. Non ve ne pentirete!

Dimenticavo! Sembra che ci sia anche una troupe italiana al suo seguito per girare un documentario su questo tour estivo.

Bruno Conti

Vecchie Glorie 7. Garland Jeffreys – The King Of In Between

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Garland Jeffreys – The King Of In Between – Luna Park Records

Ma vi sembrava possibile che fosse “scomparso” uno come Garland Jeffreys, anni 67 (le biografie danno come anno di nascita o il 1943 o il 1944, forse perché è nato il 1° gennaio del ’44?), luogo Brooklyn, New York, compagno di scuola di Lou Reed, amico personale di Springsteen, nei suoi dischi hanno suonato, tra gli altri, Stan Getz, Dr. John, Sonny Rollins, James Taylor, David Bromberg, Linton Kwesi Johnson, Sly & Robbie, Phoebe Snow e ora, nuovamente, anche il buon Lou)! Dicevo, vi sembra possibile che fosse scomparso? E infatti eccolo qua con un nuovo disco dopo quattordici anni di silenzio interrotti solo dalla raccolta I’m Alive pubblicata dalla Universal e qualche best e twofer rilasciato dalla australiana Raven.

E torna in pompa magna con un signor disco (a parte la eventuale reperibilità), uno dei suoi migliori in assoluto, nettamente superiore a quel Wildlife Dictionary del 1997 dove provava a cimentarsi anche con electrodance e trip hop, non con grandi risultati. E questo nonostante Jeffreys sia sempre stato un maestro delle fusioni di più musiche, nei suoi dischi più riusciti (e anche negli altri) hanno sempre convissuto rock, folk, soul e reggae (confesso di non essere un amante del reggae, per usare un eufemismo, ma Garland Jeffreys, con Joan Armatrading e Joe Jackson, è uno dei pochi da cui lo “reggo”). Don’t Call Me Buckwheat del 1991 era il disco dove meglio era riuscito a fondere “modernismo” e rock tradizionale, forse per merito di alcune ottime canzoni e dei testi a sfondo “razziale”, ma i suoi migliori, per il sottoscritto, rimangono quelli del periodo “rock”, l’ottimo Ghost Writer del 1977 e l’uno-due irresistibile di Escape Artist (dove apparivano anche Roy Bittan e Danny Federici) e il grandissimo disco dal vivo Rock’n’Roll Adult con Brinsley Schwarz dei Rumour alla chitarra.

Questo nuovo The King Of In Between (si sarebbe potuto chiamare Streets of New York se non l’avesse già fatto Willie Nile) lo riporta ai fasti del passato: prodotto da Larry Campbell, che ultimamente non sbaglia un colpo, da Tara Nevins agli Hot Tuna, passando per Levon Helm, con Roy Cicala che si occupa della parte tecnica (era l’ingegnere del suono ai Record Plant Studios ai tempi di Lennon e Springsteen), una manciata di ottime canzoni e lo spirito di un ragazzino (dimostra almeno dieci anni meno di quelli che ha), e una figlia di 14 anni (l’età non casualmente coincide con il suo ritiro dalle scene), Savannah, che vuole fare la musicista di professione e duetta proprio ai cori con Lou Reed in The Contortionist.

Coney Island Winter è una partenza fulminante, come ai tempi d’oro, un brano rock in crescendo, con basso funky, la batteria di Steve Jordan, le chitarre di Campbell e Duke Levine, e un tiro musicale che oltre che nel titolo ricorda anche nel suono il miglior Lou Reed e, perché no, anche il miglior Garland Jeffreys, uno dei migliori cantori della città di New York con lo scomparso Willy Deville. I’m Alive era uno dei due brani inediti nella raccolta del 2007, raffinatissimo negli arrangiamenti, tirato nei ritmi rock and soul e con un ritornello facilmente memorabilizzabile, praticamente una canzone perfetta. Streetwise è un funky-rock contaminato da una sezione archi da disco anni ’70 ma non può non piacere nella sua immediatezza e freschezza. La già citata The Contorsionist ha i ritmi cadenzati dei migliori pezzi di Garland con il vocione di Lou Reed che si presta per i coretti simil doo-wop del delizioso ritornello e la chitarra di Larry Campbell che ricama note. All around the world è il primo dei brani in stile reggae ma rivisto nell’ottica newyorkese di Jeffreys, con fiati e cori femminili a impreziosire la struttura sonora.

C’è spazio anche per il Blues con una fantastica ‘til John Lee Hooker Calls Me con la slide di Campbell, una fisarmonica insinuante e un ritmo boogie inesorabile. E di nuovo in Love Is A Not Cliché, quasi atmosferico alla Tom Waits se non fosse per le evidenti differenze tra il vocione di Waits e la voce più malleabile ed acuta di Jeffreys. Rock and Roll Music tiene fede al suo titolo, un brano che oscilla tra rockabilly e blues con grande energia. The Beautiful Truth è un altro brano anomalo, atmosferico, con un sound di chitarra che ricorda le “minisinfonie Stax” di Isaac Hayes mescolate a ritmi reggae e con il falsetto del nostro amico che galleggia sui ritmi spezzati. Roller Coaster Town è proprio reggae, con un filo di ska nei fiati sincopati però con New York sullo sfondo e Junior Marvin dei Wailers a unire passato e presente. In God’s Waiting Room è il pezzo acustico che non ti aspetteresti, solo la voce e una chitarra acustica slide, bellissimo peraltro con la voce che si arrampica improvvisamente verso dei falsetti incredibili.

La “traccia nascosta” sinceramente se la poteva risparmiare, si chiama Rock On, ma di rock non c’è nulla, su un tappeto di batterie elettroniche e synth a go-go cita a casaccio pezzi di vecchi brani e non mi entusiasma per nulla.

Per il resto nulla da eccepire, un signor album. Ora non vi resta altro da fare che trovarlo.

Bruno Conti

Alla Fine Non E’ Riuscita A Venirne Fuori! Che Spreco Di Talento E Un Grande Dispiacere. Amy Winehouse 14/09/1983-23/07/2011

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Alla fine non ce l’ha fatta e anche lei ha fatto una fine come le grandi stelle della musica degli anni ’70 che si commemorano in questi anni. Amy Winehouse è rimasta vittima delle sue “dipendenze” e in un pomeriggio di luglio del 2011 se “ne è andata”. Purtroppo lo stesso giorno in cui sono morti più di 80 giovani norvegesi! Non aveva ancora compiuto 28 anni e lascia solo 2 album a testimoniare un indubbio talento, Frank e Back To Black. Oltre al brano It’s My Party nell’ultimo album di Quincy Jones Soul Bossa Nostra che rimarrà il suo canto del cigno.

Dispiace molto e speriamo che Riposi In Pace! Ricordiamola così.

Bruno Conti

Ma Gli Sarebbe Piaciuto Davvero? Johnny Boy Would Love This…A Tribute To John Martyn

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Johnny Boy Would Love This…A Tribute To John Martyn – Hole In The Rain – 2CD+DVD

Un po’ in anticipo visto che uscirà il 15 agosto (in Italia è Ferragosto ma nel resto del mondo è un giorno importante per le uscite discografiche): e la risposta al quesito posto nel titolo è “non lo so”! Secondo chi ha compilato amorevolmente questo doppio tributo, ovvero Jim Tullio (che appare anche come cantante), che già aveva prodotto l’ottimo album postumo di John Martyn Heaven and Earth uscito recentemente, gli sarebbe piaciuto, tanto che, visto che il progetto era iniziato nel 2009, aveva fatto in tempo a partecipare lui stesso in un paio di brani.

Non ho sentito nulla (o quasi) quindi vado ad impressioni e informazioni raccolte in rete ma sarebbe potuto piacergli, visto che ci sono i noti e gli ignoti, i musicisti fans e gli ammiratori “occasionali”, 30 tra solisti e gruppi, voci maschili e femminili, l’intero spettro sonoro come è giusto che sia per un musicista che è stato “universale” nella sua arte.


Beth Orton – Go Down Easy (John Martyn Tribute) di fotomuse

I due brani dove appare, alla chitarra, sono nella cover di Anna di Brendan Campbell e nella versione di You Can Discover di Cheryl Wilson dove “cicca” un accordo e lo fa sentire, mentre alla fine del brano esprime la sua approvazione per la voce della cantante cha pare abbia una voce meravigliosa ( Se è quella che ho sentito io, vagamente tipo una Mary Black americana, ma sound pessimo. Nda).

Tra gli highlights del doppio vengono segnalate la versione complessa di Small Hours di Robert Smith dei Cure che pare sia un fan dai tempi di One World, l’album del 1977 in cui appariva l’originale. Molto belle anche quelle di Hurt In Your Heart di Judie Tzuke, una delle mie preferite sin dagli anni ’70, e sempre in ambito voci femminili Couldn’t Love You More di Lisa Hannigan che si accompagna solo allo zither.

Poi ci sono due dei Blind Boys Of Alabama impegnati in Glorious Fool, gli Snow Patrol alle prese con una versione “rock” di May You Never. Non manca ovviamente Phil Collins che ha reinciso Tearing and Breaking. Bravi anche gli Swell Season (Glen Hansard e Marketa Inglova) con I Don’t Want To Know, Beck che fa Stormbringer e David Gray in Let The Good Things Come. E Beth Orton in Go Down Easy, molto bella, quella l’ho sentita (è il video qua sopra)!

Poi ci sono le preci: pensa se Van Morrison cantasse…o Barry Gibb…o i Rolling Stones…o Steve Winwood…o Mark Knopfler…e perché no Peter Gabriel e la lista dei desideri potrebbe continuare all’infinito ma visto che un tributo lo hanno comunque fatto (con DVD allegato, che include Making Of, dietro le quinte, filmati vari con interviste e performances degli artisti che hanno partecipato e filmati rari dello stesso John Martyn), questa è la lista di brani e relativi artisti:

Track Listing

Disc 1:

  1. Let The Good Things Come – David Gray
  2. Glorious Fool – Clarence Fountain & Sam Butler
  3. Small Hours – Robert Smith
  4. Stormbringer – Beck
  5. Over The Hill – Ted Barnes featuring Gavin Clark
  6. I Don’t Want To Know – The Swell Season
  7. Bless The Weather – The Emperors Of Wyoming (Butch Vig and Company
  8. Couldn’t Love You More – Lisa Hannigan
  9. Go Easy – Vetiver
  10. Solid Air – Skye Edwards
  11. You Can Discover – Cheryl Wilson
  12. The Easy Blues – Joe Bonamassa
  13. Dancing – Sonia Dada
  14. Certain Suprise – Sabrina Dinan
  15. One World – Paolo Nutini

Disc 2:

  1. May You never – Snow Patrol
  2. Go Down Easy – Beth Orton
  3. Fairytale Lullaby – Bombay Bicycle Club
  4. Fine Lines – Syd Kitchen
  5. Head And Heart – Vashti Bunyan
  6. Run Honey Run – Morcheeba feat. Bradley Burgess
  7. Angeline – Nicholas Barron
  8. Walk To The Water – John Smith
  9. Hurt In Your Heart – Judie Tzuke
  10. Road To Ruin – Jim Tullio
  11. John Wayne – Oh My God
  12. Rope Soul’d – The Blackships (feat. David McKellar)
  13. Back To Stay – Ultan Conlon
  14. Anna – Brendan Campbell
  15. Tearing and Breaking – Phil Collins         

Poi, appena esce il disco cercherò di approfondire il discorso dopo averlo ascoltato.

Bruno Conti

Novità Di Luglio Parte III. America, Tom Morello, Elvis Costello, Joss Stone, Jon Anderson, Battlefield Band, R.e.m., Ricky Skaggs Eccetera

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Solito aggiornamento periodico, partiamo senza indugi, uscite del 19 luglio e 26 luglio.

Iniziamo dalle uscite di questa settimana e dal nuovo disco di Jon Anderson, che esce più o meno in contemporanea con quello del suo vecchio gruppom gli Yes: si intitola Survival & Other Stories esce per la Gonzo Records ed era già stato disponibile per la vendita nel corso del tour europeo di Anderson Wakeman del 2010. E’ frutto di una serie di collaborazioni con musicisti sparsi per il mondo a seguito di un annuncio in rete che recitava “Cercasi musicisti”. Cè una nuova versione di Just One Man che già appariva nell’album con Wakeman The Living Tree e una serie di brani nuovi registrati con Jamie Dunlap, Peter Kiel, Jann Castor, Dan Spollen, Kevin Shima, Stefan Poddell, Steve Layton, Jeremy Cubert, Christophe Lebled, Ryan Fraley, Daniel Reinker, and Paul Quinn. Non ne conosco uno!

La Battlefield Band è uno dei gruppi storici del folk britannico, sono in attività dal 1969 anche se il primo disco Farewell To Nova Scotia risale al 1976. Questo Line-up, pubblicato come al solito dalla Temple Records è il primo dove non appare nessun componente della formazione orginale, Alan Reid incluso che resisteva al passare del tempo. Si tratta di un gruppo tradizionale, li chiamano i Chieftains scozzesi e sono bravissimi. Se vi piacciono, occhio che di dischi ne hanno fatti tantissimi: in questo nuovo c’è una versione di That’s How Strong My Love Is del grande Otis Redding tutta violini e uileann pipes, in fondo è un “classico tradizionale” anche quello.

Billy Ray Cyrus è il papà di Myles Cyrus e l’interprete della serie televisiva “Doc” ma è anche uno dei cantanti country americani più famosi, per intenderci quello di Achy Breaky Heart che appariva sul suo primo album Some Gave All che ha venduto più di 20 milioni di copie. Il nuovo CD si chiama I’m American è una raccolta di canzoni “patriottiche” ed ha esordito al 153° posto delle classifiche americane vendendo 3.797 copie. A conferma dei tempi che passano. C’è anche una nuova versione di Some gave all cantata con Jamey Johnson, magari è bello?

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Quello dei R.E.M. Songs From A Green World è un ennesimo titolo dal vivo, diciamo semiufficiale, pubblicato dalla Left Media, si tratta di un broadcast radiofonico del 1989. Ottima qualità sonora e contenuto dei brani, 19 in tutto. Si tratta del concerto all’Orlando Arena in Florida del 30 aprile 1989 nel corso del tour per promuovere l’album Green che era uscito a fine 1988.

I Burlap To Cashmere sono un gruppo di ritorno. Nel senso che esistevano già prima che il leader Steven Delopoulos se ne andasse per incidere il suo unico album solista Me Died Blue, peraltro piuttosto bello. Ora ritornano con questo nuovo album omonimo prodotto da Mitchell Froom. Secondo alcuni sono stati tra i precursori dello stile neofolk di Mumford and Sons e Avett Brothers più di una decade fa. Il disco non è male, confermo.

Come già detto in questo Blog non è per niente male anche il nuovo di Joss Stone Lp1, prodotto da Dave Stewart. Esce il 26 luglio per la neonata Stone’d/Surfdog che è la sua nuova etichetta e visto che lo sto ascoltando abbastanza, penso che lo recensirò nei prossimi giorni.

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In Australia sono popolarissimi, gli ultimi tre album sono andati al n.1 delle classifiche, sono il John Butler Trio e fanno del rock, jam, roots music, insomma ci danno dentro alla grande e sono bravi. Questo nuovo album è l’ideale per ascoltarli, si tratta di Live At Red Rocks e se avete avuto la pazienza di aspettare, la settimana prossima ne esce una versione tripla, due CD+DVD su etichetta Because Music quindi import ma al prezzo di uno. Ovviamente sono molto famosi anche in America e questo non è il primo disco dal vivo che fanno ma il famoso Anfiteatro di Red Rocks a Denver è un posto molto suggestivo dove suonare.

A proposito di Live, esce la seconda (e ultima) stagione dello Spectacle di Elvis Costello, si tratta di un doppio DVD pubblicato dalla Wienerworld, 215 minuti di delizie, visto che nella serie di spettacoli ci sono le due puntate dedicate a Bruce Springsteen con immancabile jam tra parte della E Street Band e gli Attractions aumentati da Allen Toussaint, ma anche Bono & The Edge, Neko Case, Sheryl Crow, Ron Sexsmith, Jesse Winchester, Nick Lowe, Richard Thompson, Allen Toussaint, Levon Helm, Mary-Louise Parker, John Prine, Lyle Lovett, and Ray Lamontagne in vari gradi di accoppiamento. Con molto materiale inedito non andato in onda se avete avuto la fortuna di vederli in TV (come il sottoscritto).

Qualche mese fa era uscito un nuovo album della Penguin Cafe Orchestra ricostituita attorno al figlio di Simon Jeffes, Arthur senza più l’Orchestra nella ragione sociale, il disco era A matter of Life. Ora dopo A Brief History e History le due precedenti antologie una ulteriore A History, un cofanetto quadruplo che raccoglie in 60 brani rimasterizzati, più o meno tutta la discografia del gruppo. Etichetta Virgin Catalogue, uscita il 26 luglio, prezzo speciale, tipo doppio album. 

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Nuovo album per gli America, si chiama Back Pages come il famoso brano di Dylan (ok, è My back pages) ed in effetti, per la prima volta, è un disco tutto di cover, brani di Paul Simon, Joni Mitchell, James Taylor, Brian Wilson, Jimmy Webb e molti altri, compresa una versione di Time Of The Season degli Zombies e un nuovo brano A Road Song scritta dai Fountains of Wayne. Etichetta eOne Music Group (?!?), dal 26 luglio in America (prima, ovviamente) e dal 9 agosto in Europa.

Tom Morello quando non suona con i Rage Against The Machine si è inventato questo alter ego folksinger The Nightwatchman. Il 19 luglio è uscito un mini album con 8 pezzi per la New West Union Town i cui proventi vanno ad associazioni benefiche. Alcuni classici tra cui 16 Tons, I Dreamed I Saw Joe Hill Last Night e This Is Your Land (versione non censurata), 3 brani nuovi e un pezzo dal vivo. Commento di un fan dei Rage Against the machine su Amazon, voto 1 stelletta. “16 Tons ? This Land is your Land ? Folk Music ? Don’t buy this crap !” Deve essergli proprio piaciuto.

Per finire, altro album che si è attirato un commento indignato da un acquirente in rete: “questo disco di Ricky Skaggs Country Hits Bluegrass Style” è una fregatura, era già uscito per la catena di ristoranti  Cracker Barrel circa tre anni fa con il titolo The High Notes!” Per tutti noi comuni mortali non clienti della catena di ristoranti si tratta di un bel disco nel classico stile di Skaggs che rivisita molti classici del country nel suo stile raffinato e con ampio uso di mandolino e intermezzi strumentali. C’è anche la famosissima Country Boy, il bellissimo brano di Albert Lee in una versione a velocità supersonica.

Bruno Conti