Ritorna In Sordina Un Altro “Cliente” Abituale! Matthew Ryan – I Recall Standing As Though Nothing Could Fall

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Matthew Ryan – I Recall Standing As Though Nothing Could Fall – Self Released

Matthew Ryan è indubbiamente uno dei personaggi più interessanti ed una delle voci più belle e intense del panorama cantautorale americano. Matthew nato a Chester, Pennsylvania nel 1971, causa divorzio della famiglia si trasferisce a Delaware dove a 17 anni forma la sua band, seguendo il sogno nel cassetto di tanti ragazzini americani. A 21 anni pensa di formare a Nashville un’altra band i Caustics, cominciando a girare ed a fare concerti sera dopo sera, ma Ryan non era completamente soddisfatto, sciolse il gruppo e si mise da solo, iniziando a scrivere moltissimo sfornando canzoni in una forma più personale e intima, e questo modo di vedere la musica lo porta al folgorante esordio di May Day del ‘97. Due anni dopo licenzia un altro ottimo lavoro come East Autumn Grin, cui fanno seguito, tra gli altri, nel corso degli anni Concussion (2001), Regret Over the Wires (2003), Happiness (2004), From a late night high rise (2007), Matthew Ryan vs. The Silver State (2008), Dear Lover (2010) nelle due versioni elettrica e acustica  sembrano-uguali-matthew-ryan-dear-lover.html, e alla soglia dei 40 anni  si ripresenta con questo CD venduto (per il momento) solamente sul suo sito, sia nella versione singola composta da 13 brani, che in quella deluxe con 6 canzoni in più. Purtroppo, quella che gira nel mio lettore è, sfortunatamente, quella normale.

Il nostro amico inizia a registrare nel suo “Home Studio” di Nashville nel Giugno del 2010, e con una folta schiera di collaboratori, tra i quali Olly Knights dei Turin Brakes, Katie Herzig, Patrick O’Hearn, Stanton Adcock, Marc Byrd e Andrew Thompson, e una nostra conoscenza, la bella e brava Amanda Shires al violino (un-altra-giovane-bella-e-talentuosa-songwriter-dagli-states.html) finisce il lavoro nell’aprile del 2011, sotto la produzione del duo Greg Richling e Neilson Hubbard (già con lui negli Strays Don’t Sleep) e che recentemente ha prodotto anche gli Apache Relay e Amy Speace! (staffette-indiane-apache-relay-american-nomad.html).

Apre l’evocativa The Sea con basso, chitarra acustica ed elettrica e una batteria elettronica che usa abitualmente negli ultimi lavori. Si prosegue con Summer in the south una ballata tesa e intimista, per arrivare a Hey Kid rock grintoso che ricorda la bellezza del primo lavoro. Una chitarra acustica introduce I Don’t Want a third world war cantata con voce rauca e sofferta. The spinning room e Harmonium Song sono due brani dalle atmosfere sospese con Tom Waits nel cuore.

Si cambia decisamente ritmo con sciabolate chitarristiche alla Neil Young in All of that Means nothing now, un parlato introduce I still believe in you in duetto con Olly Knights e il violino di Amanda Shires, seguito da uno dei brani meno riusciti del CD My Darker Side. Here comes the snow è un sussurro nella notte, suonata in punta di piedi con chitarra acustica e armonica, una cocciuta batteria elettronica accompagna I want peace un altro brano con dei suoni “techno” salvato nel finale dal violino di Amanda. Song for a friend è uno dei brani più malinconici con pianoforte e violino a rivelare il lato più intimista dell’autore. All hail the kings of trash è una porta aperta sul passato con rasoiate di rock’n’roll che alzano la temperatura, e mi fa venire in mente il clima di American Babylon di Joe Grushecky.

Giunti alla fine l’impressione che suscita I recall standing as though nothing could fall, è quella di un lavoro che gira intorno alle diverse anime di Ryan, e che in alcuni casi (vedi intermezzi elettronici) ci  lascia spiazzati, mentre le canzoni dal tocco pianistico che lasciano trasparire dolcezza mista a solitudine, con la voce di Matthew che riporta le cose alla giusta sostanza, bilanciano alla perfezione una produzione che ha saputo ammodernare le sue musiche senza stravolgerle. Comunque una bella conferma, e di questi tempi non è poco. Alla prossima !

Tino Montanari   

P.S. Ultim’ora!

Il secondo dischetto si dimostra ancora più interessante (per la serie pochi ma buoni), con una This is the hill che mi ricorda molto una Streets of Philadelphia di Springsteeniana memoria, cui segue una ballata acustica All the wild horses intervallata da una armonica sofferta. Il livello del lavorosi alza con I will kill for you, bellissimo brano cantato con voce straziante dal buon Ryan,seguita dalla versione demo di All of that means nothing now. Una stupenda “acoustic writer’s tape” di Hey Kid, con il violino lancinante della Shires in evidenza, e la “title track” dal titolo lunghissimo che vi risparmio, chiudono un disco che ascolterò a lungo!

Ritorna In Sordina Un Altro “Cliente” Abituale! Matthew Ryan – I Recall Standing As Though Nothing Could Fallultima modifica: 2011-08-14T11:04:00+02:00da bruno_conti
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