Parole E Musica: Mark Twain, 150 Anni In Un CD

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Mark Twain: Words And Music – 2 CD – Mailboat Records

Lo scorso anno, il 30 Novembre del 2010, ricorrevano i 175 anni dalla nascita di Mark Twain ovvero Sam Clemens, uno dei più grandi scrittori della letteratura americana, quello delle avventure di Tom Sawyer e Huckleberry Finn per intenderci, ma anche Il principe e il povero e Un Americano alla corte di Re Artù e nella memoria della mia infanzia rimane Paolo Stoppa in televisione che lo impersonava e ricordava un motivetto che ti entra in testa e non se ne va e forse è tra le cause di questa mia passione per la musica, visto che non se ne è mai andata.

Come in tutti i tributi che si rispettino il CD esce a quasi un anno di distanza dalla data prevista ed è stato curato da Carl Jackson, un bravissimo musicista a cavallo tra country e bluegrass che si era occupato anche di Livin’, Lovin, Losin’: Songs Of The Louvin Brothers oltre a molti album a nome suo tra cui uno di duetti con Emmylou Harris. Se non volete leggere il resto questo è il cast e i brani del doppio album:

HuckFinn: Jimmy Buffett
Narrator:Garrison Keillor

Mark Twain: Clint Eastwood
Susy Clemens: Angela Lovell

DISC ONE:
1. “Helloyourself, and see how you like it…”
2. When Halley Came to Jackson ~
Emmylou Harris
3.“Hannibal, Missouri, where my boyhood was spent…”

4. Better Times a’ Comin’ ~ Doyle Lawson & Quicksilver

5. “Heagreed to teach me the Mississippi River…”

6. Run Mississippi ~ Rhonda Vincent

7.“Several years of variegated vagabondizing…”

8.A Cowboy in His Soul ~ Bradley Walker

9. “Itliberates the vandal to travel…”

10.Safe Water ~ Carl Jackson

11. “Youain’t ever to love anybody but me…”

12. I Wandered by a Brookside ~ The Church Sisters

13. “Itwas a mighty nice family…”

14.Beautiful Dreamer ~ Sheryl Crow

 

DISC TWO:
15. “Don’tscrunch up like that, Huckleberry…”
16.Huck Finn Blues ~ Brad Paisley

17. “Thecrows would gather on the railing and talk about me…”

18. Indian Crow ~ Marty Raybon

19. “Sowounded, so broken-hearted…”

20. Love is On Our Side ~ Val Storey

21. “Wheresoevershe was, there was Eden…”

22. I Know You By Heart ~ Vince Gill

23. “Myconscience got to stirring me up hotter than ever…”

24. Ink ~ Joe Diffie

25. “Thereport of my death was an exaggeration…”

26. Comet Ride ~ Ricky Skaggs
27. “The truth, mainly…”

Per chi è rimasto, ebbene sì, dei 27 brani contenuti ben 14 sono parlati, le voci sono “importanti”, a partire dal grande Clint Eastwood passando da Garrison Keilor (che è quello di A Prairie Home Companion) per arrivare a Jimmy Buffett (che non canta, ma è il proprietario dell’etichetta che pubblica l’album). Angela Lovell non la conosco, ma mi dicono sia molto famosa in America e non so dirvi neppure se è parente di Cindy Lovell che è quella che ha avuto l’idea originale del progetto poi portato a termine dall’amico d’infanzia Carl Jackson. Tornando ai brani parlati saranno pure fondamentali per dare forma alla storia ma per chi non è di madre lingua inglese (e anche per molti di loro) sono una palla terribile, con tutto il rispetto per Clint Eastwood e soci.

Per fortuna che: primo, il CD, anche se non di facile reperibilità, costa come un singolo (poi esiste la famosa funzione skip), secondo, per la gran parte, è molto bello. Country e bluegrass, quindi sapete il genere, ma un buon disco.

A partire da Emmylou Harris che in When Halley Came To Jackson torna a quelle atmosfere country che ne hanno fatto la fortuna, con grande efficacia e la sua voce inconfondibile. Tra i brani migliori anche Run Mississippi cantata da Rhonda Vincent, una degna “rivale” per Emmylou, che ha pubblicato di recente un bellissimo disco di duetti con Gene Watson (ovviamente per chi ama il country), le Church Sisters, due ragazzine gemelle (ma che non si assomigliano per niente, vedi foto) con delle voci acerbe ma assai piacevoli, soprattutto Savannah, che cantano la malinconica I Wandered By A Brookside.

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“Strana” la partecipazione di Sheryl Crow che canta Beautiful Dreamer a cappella a conclusione del primo CD. Complessivamente i brani sono tutti piuttosto buoni con Brad Paisley, Vince Gill e Joe Diffie come Bradley Walker nel primo disco, che spostano l’asse del suono verso un country più alla Nashville ma sempre di buona fattura. Non conoscevo Marty Raybon come solista poi ho scoperto che era il cantante degli Shenandoah, un buon gruppo country di qualche annetto fa, bella comunque Indian Crow. Non male anche Love Is On Our Side con piano e dobro a sostenere la voce di Val Storey, altra cantante che non conoscevo (ma quante ce ne sono negli States?). Ottimo finale con uno scatenato bluegrass cantato da Ricky Skaggs Comet Ride.

Volendo, se vi piace il genere, si può fare, il disco è molto piacevole e l’argomento è sicuramente interessante, oppure leggetevi qualche buon libro di Mark Twain!

Tolgo uno dalla pigna degli arretrati!

Bruno Conti

John Fahey – The Master Of The American Primitive Guitar. 1978 Live At Audimax Hamburg

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 John Fahey – 1978 Live At Audimax Hamburg -Blast First Petite

Quando la prima immagine si sofferma sul “solito” presentatore del leggendario Rockpalast non siamo alla Grugahalle di Essen ma nel più intimo Audimax di Amburgo e il pubblico è comunque numeroso e attento. In quel 17 marzo del 1978 sale sul palco quello che viene presentato come The Master Of The American Primitive Guitar ossia John Fahey, o meglio dovrebbe salire perchè quando l’immagine si apre e Alan Bangs (ovvero la “voce storica” del Rockpalast) lascia la sedia per fare posto al musicista in questione non succede nulla, il pubblico rumoreggia divertito perché evidentemente vede qualcosa che noi non vediamo, fuori dall’inquadratura della telecamera. Poi finalmente arriva un eccentrico signore barbuto, in giacca e con occhiali e qui parte un altro siparietto, prima con la preparazione delle sue chitarre e dei suoi fingerpicks, poi si toglie gli occhiali e confessa di avere paura di suonare e l’imbarazzo viene percepito da un pubblico divertito ma compartecipe che si diverte anche alla cerimonia della svestizione della giacca.

Poi però una delle “leggende” della musica popolare americana inizia a suonare e il tempo si ferma. Si ritorna alla fine degli anni ’50 quando un giovane musicista nativo di Washington ma cresciuto a Takoma Park pubblicò appunto per la Takoma Records da lui fondata il suo primo disco Blind Joe Death che avrebbe dato il via a una lunga storia durante la quale Fahey avrebbe scoperto e lanciato anche Peter Lang e Leo Kottke ma soprattutto pubblicato una serie incredibile e straordinaria di dischi dove la chitarra acustica venne sviscerata fino al profondo del suo essere in uno stile per cui venne coniato il termine “American primitivism” mutuandolo dalla pittura, una tecnica che fondeva le sue influenze, musica sinfonica, il blues delle origini, la musica popolare country e bluegrass imparata da Jimmie Rodgers e Bill Monroe, per trasformarli in fantastici florilegi di arpeggi sempre più complessi con il passare degli anni.

Torniamo sul palco, John Fahey è nel pieno della sua maturazione artistica anche se da lì a poco per motivi finanziari avrebbe dovuto vendere la Takoma. Il concerto si apre con On The Sunny Side Of The Ocean seguita senza soluzione di continuità dalla complessa Hawaiian Two Step, il pubblico sembra rapito dalla prodigiosa tecnica del chitarrista americana e si gode la lunga Lion dai complessi giri armonici e dalle intricate improvvisazioni di Wine And The Roses. Il regista si sofferma di tanto in tanto sulla “chierica” di Fahey ma perlopiù segue, spesso in primo piano, le evoluzioni delle mani sulla chitarra vera festa per gli appassionati dello strumento ma anche gli amanti della buona musica si ritrovano a gustare uno dei più grandi musicisti partoriti dalla scena americana in una serata di grazia.

Sono dieci brani che non vi sto a ricordare tutti anche perché mi sembra di averli già citati nella anticipazione sulla uscita e comunque i titoli non sono poi così importanti trattandosi di brani strumentali, giusto per la cronaca e cosa stiamo ascoltando a livello di repertorio. Circa a metà concerto cambia chitarra, sfodera il suo bottleneck e procede a dimostrare la sua tecnica anche alla slide con lo strumento utilizzato a mo’ di lap steel o dobro appoggiato sul grembo, poi torna alla chitarra “tradizionale” anche se nel suo caso il termine è riduttivo. Si tratta di circa un’oretta di musica o poco più con una interessante e breve intervista alla fine dove John Fahey con imbarazzo, timidezza ma anche piacere parla di Leo Kottke, che gli ha insegnato a suonare più veloce, Bill Monroe che è stata una delle sue maggiori influenze e il fatto che ancora dopo trenta anni la ricerca dei ritmi è il suo principale interesse e non la tecnica in sé stessa. Nel 1996 Fahey con l’eredità del padre fonderà anche la Revenant Records una etichetta nata con l’intento di pubblicare oscuri dischi di Blues e Old Time Music di artisti spesso dimenticati con cura e grande attenzione anche alle confezioni. Proprio la Revenant quest’anno, nel decimo anno dalla sua scomparsa, ha pubblicato quel bellissimo cofanetto quintuplo intitolato Your Past Comes Back To Haunt You: The Fonotone Years 1958-1965 che unito a questo eccellente DVD andrebbe investigato con assoluta urgenza. Se avete seguito e amato Jack Rose negli ultimi anni con John Fahey risalite alla genesi di tutta (o quasi) la musica acustica. Non è musica facilissima ma ne vale la pena perchè vi rende la giornata più “piena”!

Bruno Conti

Novità Di Novembre Parte V. Paul McCartney, Unthanks, Adele, Bellowhead, Dixie Chicks, Smashing Pumpkins, Rhett Miller, Jeffrey Foucault, Eccetera

 

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Ultima lista di novità per le uscite di novembre del giorno 29 (e qualche recupero). In questi giorni sono usciti, e stanno uscendo, molti dischi in vinile per il Record Store Day versione Black Friday, ma visto che stanno uscendo a rate, anche fino al 6 dicembre, alla faccia dell’ultimo venerdì di novembre, se volete ve li cercate da soli. C’è materiale dei Pink Floyd, John Lennon, Nirvana, Rolling Stones, Pete Townshend, Bob Dylan, Beatles, Janis Joplin, Warren Haynes e altri. Passiamo alle uscite in CD e DVD:

The Love We Make di Paul McCartney (che ieri 27 novembre era al Forum di Assago) è un documentario girato nelle immediate vicinanze dell’attentato alle Torre Gemelle con Paul che gira per le strade di New York seguito da una telecamera, con la regia di Albert Maysles (quello di Gimme Shelter degli Stones). Nel DVD viene seguita e documentata anche la preparazione e la realizzazione del Concert For New York City con molti filmati del concerto e del dietro le quinte con tutti i suoi famosi partecipanti. Viene distributo dalla Eagle Rock/Edel anche in Blu-ray.

Dixie Chicks VH1 Storytellers dice tutto il titolo, è stato registrato nell’occasione della loro partecipazione alla trasmissione ideata da Bill Flanagan. Il periodo è Settembre 2006, quello immediatamente successivo alle polemiche con il Governo Bush. I brani contenuti sono i seguenti:The Long Way Around / Truth No. 2 / Silent House / Cowboy Take Me Away / Lullaby / Lubbock or Leave It / Not Ready To Make Nice / Easy Silence / So Hard / Wide Open Spaces / Sin Wagon. Etichetta Sony Music, anche questo esiste sia in DVD che Blu-ray.

Adele con l’ultimo album 21 ha venduto qualche fantastiliardo di copie, ma a differenza di alcune sue colleghe che anche loro in questi giorni pubblicano DVD di concerti, tipo Britney Spears, Kylie Minogue, Lady Gaga e company, è veramente brava e ha una bella voce. Questo Live At The Royal Albert Hall che esce in DVD o Blu-Ray con il CD del concerto allegato alla confezione, oltre al meglio della sua produzione ha alcune cover come If I Can’t Make You Love Me di Bonnie Raitt, If It Hadn’t Been For Love degli Steeldrivers e Make You Feel My Love di Bob Dylan che in YouTube ha avuto più di 40 milioni! di contatti. Eichetta XL recordings.

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I Bellowhead sono uno dei migliori gruppi folk inglesi e come potete vedere dalla copertina del DVD sono la metà di mille in formazione. Hedonism era stato scelto come secondo miglior disco di folk dello scorso anno alle spalle di Gift di Norma Waterson e Eliza Carthy. Ora esce questo Hedonism Live registrato nel corso del tour per promuovere quel disco. Lo pubblica la Proper ed è una ennesima ottima occasione per conoscere questa grande formazione britannica (che fa parte di quelle di cui avrei dovuto parlarvi e poi per il soliti problemi di tempo, il CD, a parte la dovuta segnalazione nelle Anticipazioni, era passato dalla pigna degli ascolti al dimenticatoio, purtroppo). Io segnalo comunque perché sono molto bravi e originali, con il loro stile che mescola strumenti tradizionali, fiati e sonorità rock e gitane. Grande gruppo!

A proposito di grandi, Dusty Springfield è stata una delle più importanti cantanti inglesi dagli anni ’60 fino alla sua morte avvenuta nel marzo del 1999. Almeno Dusty In Memphis dovrebbe essere in ogni collezione che si rispetti ma se fosse possibile acquistare un Box sarebbe anche meglio visto che la Springfield era una artista anche da singoli. Nel passato erano già usciti cofanetti dedicati alla sua opera, ma questo Goin’ Back: The Definitive Dusty Springfield li supera tutti: in quattro CD e 3 DVD è raccolto il meglio della sua produzione. L’unico problema è il prezzo che supera abbondantemente i 100 euro. Però c’è l’alternativa per i “poveri ricchi” con un altro box di 3 CD + 1 DVD che si chiama The Magic Of Dusty Springfield e contiene una selezione più ristretta (ma assai corposa e interessante) ad un prezzo che è circa un terzo dell’altro. Per entrambi distribuzione Universal (non in Italia, per il momento).                                                                                                         

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Un terzetto di CD di gruppi o solisti “minori” ma non per questo meno validi. Cominciamo con un’altra delle migliori formazioni folk (ma è “solo” folk?) della Terra d’Albione, gli Unthanks, che inaugurano una serie di registrazioni che si chiameranno Diversions, il volume 1 The Songs Of Robert Wyatt & Antony And The Johnsons -Live From The Union Chapel London è molto esplicativo fin dal titolo. Registrato lo scorso dicembre del 2010 pare sia ottimo, Robert Wyatt ha detto che se dovesse scegliere un disco per tramandare ai posteri la sua musica opterebbe per questo delle Unthanks che, secondo lui, con le loro voci “chiare e vibranti” sono tra quanto c’è di meglio in circolazione al momento. E chi siamo noi per contraddire il grande Robert? Etichetta Rabble Rouser Music.

I Crooked Still sono una formazione bluegrass americana che incide per la Signature Records negli States e per la C.S.C. in Europa. Questo mini album con 7 brani o EP se preferite, esce per celebrare il loro 10° anno di carriera, contiene, tra l’altro, delle bellissime cover di We Can Work It Out dei Beatles e American Tune di Paul Simon. La voce è quella bellissima di Aoife O’Donovan, se vi piacciono Alison Krauss & Union Station qui c’è “trips for cats”.

Rhett Miller oltre ad essere il leader degli Old 97’s ha anche una carriera come solista, questo The Interpreter Live At Largo che esce per la Maximun Sunshine raccoglie una serie di “interpretazioni” di brani più o meno celebri. Ci sono Homeward Bound (e qui elevo un sincero ringraziamento ad un tipo che nella sua “recensione” del disco su Amazon attribuisce questo brano a John Denver e si chiede come avesse fatto a non accorgersi che Denver potesse avere scritto un brano così bello? Forse perchè l’ha scritto Paul Simon! Due risate sono sempre bene accolte), American Girl di Roger McGuinn (per rimanere in tema di equivoci, sembra uguale a Tom Petty, o è viceversa?), un medley di Wave of Mutilation dei Pixies con I wanna be sedated dei Ramones, Brilliant Mistake di Costello, Waterloo Sunset dei Kinks, The Bewlay Brothers del Bowie più dyaniano di sempre e molte altre belle canzoni, solo Rhett Miller con la sua chitarra, in alcuni brani c’è anche Jon Brion e in uno Joey Santiago proprio in una ripresa del brano dei Pixies. Molto piacevole!

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Se volete ulteriormente fare del male al vostro portafoglio, domani 29 novembre, la Virgin/EMI pubblica le versioni Deluxe di Siamese Dream e Gish degli Smashing Pumpkins. Entrambe sono triple e contengono l’album originale rimasterizzato, un secondo CD con rarità, inediti ed outtakes oltre ad un concerto dal vivo, sempre inedito, su DVD. Per Gish Live From The Metro, Chicago 1990, per Siamese Dream sempre Live At The Metro, Chicago ma del 1993. In Europa ed Italia escono il 6 Dicembre.

Finiamo questo giro con un altro disco (come i Crooked Still) già uscito da qualche giorno, si tratta del nuovo Jeffrey Foucault Cold Satellite, il secondo che esce nel 2011 (ma aveva già avuto una breve diffusione un annetto fa). La particolarità è che i testi sono della poetessa americana Lisa Olstein, mentre la musica è il “consueto” eccellente country-folk-rock roots di Foucault, uno dei migliori cantautori dell’ultimo decennio. L’etichetta è sempre la Continental Song City la stessa degli album di Israel Nash Gripka.

Per oggi è tutto.

Bruno Conti

L’Artista Di “Culto” Per Eccellenza! Dirk Hamilton – Thug Of Love Live

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Dirk Hamilton – Thug Of Love Live – Acoustic Rock Records/Ird

Credo che pochi come Dirk Hamilton si meritino la denominazione “Cult Artist”, uno dei cantautori più bravi sulla faccia della terra, tra i grandissimi degli anni ’70, appena un gradino sotto Van Morrison e Springsteen a livello qualitativo ma assolutamente alla pari con gente con Petty, Seger o i suoi omologhi nella “sfiga” Elliott Murphy e Willy De Ville, e mettiamoci come altra pietra di paragone anche John Hiatt, uno che sa fondere con arte rock, country, soul, folk, canzone d’autore come è sempre stato in grado di fare, quando la creatività lo ha sorretto nei tempi di massimo splendore, anche il signor Dirk Hamilton.

Nativo dell’Indiana come il coguaro Mellencamp la carriera di Hamilton inizia nella prima metà degli anni ’70 e prosegue un po’ anonima fino a che non viene scoperto da Gary Katz (sempre lui, quello degli Steely Dan) che lo fa mettere sotto contratto per la ABC e per la quale incide il semi-acustico ed embrionale, ma sempre molto bello, You Can Sing On The Left Or Bark On The Right, pubblicato nel 1976, cui fanno seguito gli eccellenti Alias I del ’77 e Meet Me At The Crux del ’78, due dischi dove lo “spettro” musicale benevolo (anche se si incazza quando lo “copiano”) di Van Morrison aleggia sullo spirito delle operazioni. I dischi vendono “due cicche e un barattolo” e per di più la ABC-Dunhill fallisce. A questo punto, come i grandi di qualsiasi campo che si rispettino, opta per il ritiro, ma prima deve ancora un disco alla Elektra (per fortuna), il magnifico Thug Of Love, che anche se uscito nel 1980, come London Calling, lo possiamo considerare uno degli ultimi grandi dischi degli anni ’70 (ma i due citati in precedenza erano altrettanti belli, se non di più, si dovrebbero ancora trovare in giro della Akarma e della Wounded Bird).

Comunque Thug Of Love è un signor album e Dirk Hamilton, che nel frattempo è tornato dal suo ritiro più volte, decide di festeggiare il 30° anniversario di questo disco con una serie di concerti e dove farlo se non in Italia che è diventata la sua patria d’adozione. Per l’occasione torna anche Don Evans che fu il chitarrista e il produttore del disco originale: il 13 marzo del 2010 a Dozza (BO) e il 14 marzo a Modena per i brani del CD il 12 marzo a Cologne(BS) per la registrazione del DVD Dirk Hamilton e i suoi pard salgono sul palco per ricreare la vecchia magia di quel disco.

E devo dire che ci riescono talmente bene che questo Thug Of Love Live è quasi più bello dell’originale, quello aveva lo splendore della gioventu questo ha la matura serenità del tempo che passa. Coadiuvato anche da Tim Seifert alla batteria e Eric Westphal al basso, Dirk accompagnandosi alla chitarra acustica ed all’armonica quando serve ci emoziona con una performance superba in crescendo: dall’iniziale Wholly Bowled Over passando per la dolcissima Moses And Me e poi ancora la lirica ballata Turn Off The T.V. con l’armonica di Dirk e la chitarra di Evans che affilano le unghie e scaldano i cuori, passando per uno dei primi capolavori del disco (e del concerto), In A Miracle tra Morrison, De Ville e Hiatt con un ritornello accattivante che ti si stampa in testa.

Out To Unroll The Wheel World è uno dei pezzi più rock del concerto, pensate al Van Morrison di Wavelength (ragazzi, a me questo viene in mente) filtrato dalla personalità di Hamilton, grande autore di testi e musiche assai personali. Come quella della sensuale, carnale, gloriosa, incredibile I Will Acquiesce, oltre 17 minuti di goduria, tra stop e ripartenze, per uno dei più bei pezzi della storia della musica dei cantautori, e questa versione è assolutamente indimenticabile, apprezzata e goduta dal poco pubblico presente. Ho saltato la bellissima Change In A Child’s Hand, una commovente ballata pianistica illustrata da un eccellente assolo della chitarra di Don Evans che poi si scatenerà anche nella già citata I Will Acquiesce.

Colder Than Mexican Snow per un curioso gioco di reminiscenze mi ha ricordato molto lo stile di Graham Parker un altro che non ha ricevuto per quello che ha dato, però trasferito sul confine di frontera del Messico. Need Some Body è un rock and soul con fischiettata d’ordinanza tra Springsteen e Southside Johnny, ma il Dirk a questa musica ci arriva per vie personali. L’altro tour de force del concerto è la lunga, tirata e coinvolgente The Main Attraction( più Van di Morrison nell’originale di studio), altri undici minuti di grande musica ed emozioni prima di lasciarci (con tanto di citazione di Everybody Needs Somebody To Love e lunghe improvvisazioni vocali di Hamilton, che è un grande istrione dal vivo) ma per tornare ancora una volta con un trio di ospiti italiani, l’ottimo Graziano Romani, uno degli artisti più sottovalutati del panorama nostrano (che ha appena pubblicato un interessante CD dedicato a Tex Willer che trovate in edicole e librerie blisterato con un fumetto inedito)), Massimo Mantovani al piano e Max Marmiroli al sax per un travolgente finale dove Romani e Hamilton si “sputano” note per spegnere l’incendio in una infuocata How Do You Fight Fire che conclude in gloria il concerto.

E pensate che a questo punto, per il prezzo di uno, potete ripartire con il DVD e risentirvi e vedervi il concerto da capo, in diverse versioni ma sempre indimenticabili e alla fine ci sono anche tre bonus non presenti nel CD, Hardball In The Holyland, Mouth Full Of Suck e Entitled Untitled. Cosa può volere uno di più, catapultatevi nel negozio più vicino e compratelo, godrete come ricci. Dischi così belli ne escono pochi in un anno, anzi ogni 30 anni! E Dirk Hamilton non lo trovate in Wikipedia.

Bruno Conti

Fleet Foxes News. Nuovo Video e Nuovo EP Dal Vivo In Vinile Limited Edition

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Oggi Post veloce e in extremis causa problemi tecnici del Blog. Quei signori che vedete qui sopra, molto attenti e compresi, sono i Fleet Foxes, che con Helplessness Blues hanno forse fatto il disco dell’anno.

Da un paio di giorni è disponibile in rete il video bellissimo a cartoni animati girato da Sean Pecknold (il fratello) di The Shrine/An Argument e lo potete vedere sul loro sito music_videos insieme ad altri filmati!

Però di quel brano, il 12 dicembre, la loro etichetta Bella Union (lo dice il sito) pubblicherà in Inghilterra un EP 12″ registrato dal vivo per la BBC  che contiene anche Blue Spotted Tail sempre dal vivo e, sul lato B, Montezuma. Si tratta di una edizione limitata e se avete letto su alcuni (molti) siti italici che sarà pubblicato in Italia a gennaio sappiate che visto che esce colà a giorni dubito che fra un mese si troverà ancora, però… Collezionista o fan avvisato mezzo salvato, poi vedete voi.

Comunque se siete troppo pigri per cercarlo, eccolo qui…

Bruno Conti

Vecchie E Nuove Idee. Leonard Cohen, Bruce Springsteen E Bob Dylan Per Amnesty International

 

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Oggi sono in vena di anticipazioni molto futuribili, ma comunque interessanti.

Leonard Cohen ha confermato che il suo nuovo album si chiamerà Old Ideas (come vi avevo detto già un paio di mesi fa) e uscirà il 31 gennaio 2012 per la Sony, prima del previsto marzo. Sul sito di Cohen si può prenotare anche una versione con litografia numerata e autografata annessa sia alla versione del CD che a quella del vinile. Sono 5.500 copie in tutto e lo trovate qui oldideas insieme all’ascolto di un nuovo brano in streaming Show Me The Place.

Come avrete visto Bruce Springsteen ha annunciato le date del suo tour europeo, comprese 3 in Italia:

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Date City On sale
13 May Sevilla, Spain – Estadio Olímpico 14/12
17 May
Barcelona, Spain – Estadio Olímpico 29/11
25 May Frankfurt,Germany– Commerzbank Arena
11/28 09 a.m-
27 May Köln,Germany- Rhein Energie Stadion 11/28 09 a.m-
30 May Berlin, Germany – Olympiastadion 11/28 09 a.m-
02 June
San Sebastian, Spain – Estadio Anoeta 02/12
03 June Lisboa,Portugal – Rock In Rio 03/12
07 June Milan, Italy – Stadio G. Meazza (San Siro) 24/11-04 p.m.
10 June Florence,Italy– Stadio A. Franchi 01/12-04 p.m
11 June Trieste, Italy – Stadio N. Rocco 01/12-04 p.m.
17 June Madrid, Spain – Estadio Santiago Bernabéu 01/12-10 a.m.
19 June Montpellier,France– Park&Suites Arena 29/11
21 June Sunderland,England– Stadium Of Light 03/12-09 a.m.
22 June Manchester,England– Etihad Stadium 03/12-09 a.m.
24 June Isle of Wight, England–Isle of Wight Festival 25/11-09 a.m.
04 July Bercy Paris,France– Palais Onmnisports 29/11
05 July Bercy Paris,France– Palais Onmnisports 29/11
08 July Copenhagen,Denmark–RoskildeFestival Rumors
12 July Vienna, Österreich – Ernst Happel Stadium 28/11
14 July London,England– Hard Rock Calling 03/12-10 a.m.
17 July Dublin,Ireland– RDS Arena 01/12-09 a.m.
21 July Oslo, Norway – Valle Hovin 30/11 09 a.m.
23 July Bergen, Norway – Bergenhus Festning-Koengen 30/11 09 a.m.
27 July Gothenburg,Sweden– Ullevi Stadium 30/11-09 a.m

Clarence il Big Man Clemons purtroppo non ci sarà più. Sul sito è riportato anche che il nuovo disco è quasi pronto, le canzoni sono finite, non c’è ancora il titolo o una data d’uscita o non ce la vogliono dire, vedremo.

Infine, sempre il 31 gennaio, per onorare i 50 anni di Amnesty International (e anche quelli di Bob Dylan), uscirà su Fontana/Universal Chimes Of Freedom: Songs Of Bob Dylan Honoring 50 Years Of Amnesty International, un cofanetto quadruplo con 72/73 canzoni (72 secondo il sito di Amnesty ma 73 secondo la tracklist ufficiale, più 3 presenti solo nella versione per il download digitale). Negli Stati Uniti uscirà una settimana prima, il 24 gennaio 2012. Secondo informazioni assunte dovrebbe costare, a spanne, intorno ai 30 euro, probabilmente anche meno. Questa è la lista dei brani:

DISC 1
Raphael Saadiq Leopard-Skin Pill-Box Hat
Patti Smith Drifter’s Escape
Rise Against Ballad of Hollis Brown
Tom Morello The Nightwatchman Blind Willie McTell
Pete Townshend Corrina, Corrina
Bettye LaVette Most of the Time
Charlie Winston This Wheel’s On Fire
Diana Krall Simple Twist of Fate
Brett Dennen You Ain’t Goin’ Nowhere
Mariachi El Bronx Love Sick
Ziggy Marley Blowin’ in the Wind
The Gaslight Anthem Changing of the Guards
Silversun Pickups Not Dark Yet
My Morning Jacket You’re A Big Girl Now
The Airborne Toxic Event Boots of Spanish Leather
Sting Girl from the North Country
Mark Knopfler Restless Farewell

DISC 2
Queens Of The Stone Age Outlaw Blues
Lenny Kravitz Rainy Day Woman # 12 & 35
Steve Earle & Lucia Micarelli One More Cup of Coffee (Valley Below)
Blake Mills Heart Of Mine
Miley Cyrus You’re Gonna Make Me Lonesome When You Go
Billy Bragg Lay Down Your Weary Tune
Elvis Costello License to Kill
Angelique Kidjo Lay, Lady, Lay
Natasha Bedingfield Ring Them Bells
Jackson Browne Love Minus Zero/No Limit
Joan Baez Seven Curses (Live)
The Belle Brigade No Time To Think
Sugarland Tonight I’ll Be Staying Here With You (Live)
Jack’s Mannequin Mr. Tambourine Man
Oren Lavie 4th Time Around
Sussan Deyhim All I Really Want To Do
Adele Make You Feel My Love (Recorded Live at WXPN)

DISC 3
K’NAAN With God On Our Side
Ximena Sariñana I Want You
Neil Finn with Pajama Club She Belongs to Me
Bryan Ferry Bob Dylan’s Dream
Zee Avi Tomorrow Is A Long Time
Carly Simon Just Like a Woman
Flogging Molly The Times They Are A-Changin’
Fistful Of Mercy Buckets Of Rain
Joe Perry Man Of Peace
Bad Religion It’s All Over Now, Baby Blue
My Chemical Romance Desolation Row (Live)
RedOne featuring Nabil Khayat Knockin’ on Heaven’s Door
Paul Rodgers & Nils Lofgren Abandoned Love
Darren Criss featuring Chuck Criss and Freelance Whales New Morning
Cage the Elephant The Lonesome Death of Hattie Carroll
Band of Skulls It Ain’t Me, Babe
Sinéad O’Connor Property of Jesus
Ed Roland and The Sweet Tea Project Shelter From The Storm
Ke$ha Don’t Think Twice, It’s All Right
Kronos Quartet Don’t Think Twice, It’s All Right

DISC 4
Maroon 5 I Shall Be Released
Carolina Chocolate Drops Political World
Seal & Jeff Beck Like A Rolling Stone
Taj Mahal Bob Dylan’s 115th Dream
Dierks Bentley Senor (Tales of Yankee Power) (Live)
Mick Hucknall One Of Us Must Know (Sooner Or Later)
Thea Gilmore I’ll Remember You
State Radio John Brown
Dave Matthews Band All Along the Watchtower (Live)
Michael Franti Subterranean Homesick Blues
We Are Augustines Mama, You Been On My Mind
Lucinda Williams Tryin’ To Get To Heaven
Kris Kristofferson Quinn The Eskimo (The Mighty Quinn)
Eric Burdon Gotta Serve Somebody
Evan Rachel Wood I’d Have You Anytime
Marianne Faithfull Baby Let Me Follow You Down (Live)
Pete Seeger Forever Young
Bob Dylan Chimes Of Freedom

DIGITAL ONLY
Outernational When The Ship Comes In
Silverstein Song To Woody
Daniel Bedingfield Man In The Long Black Coat

Secondo la versione di Amnesty chimes-of-freedom, secondo la versione della casa discografica si aggiunge all’inizio One Too Many Mornings cantata da Johnny Cash con gli Avett Brothers. Tutti i brani dovrebbero essere registrati per l’occasione o quantomeno inediti ma chi ha sentito il brano di Dylan mi dice che sembra quello originale vista la voce, si spera nell’outtake.

That’s All Folks, appena so altro vi tengo aggiornati.

Bruno Conti

Nuove Facce E Nuovi “Talenti” Dagli States. Star Anna And The Laughing Dogs – Alone In This Together

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 Star Anna And The Laughing Dogs – Alone  In This Together – 638 Records/Monkeywrench

Esiste un gran movimento nell’area femminile della musica americana. soprattutto nel circuito indipendente, che purtroppo assicura una visibilità minore e una esposizione limitata ai mezzi di comunicazione di massa, fortunatamente bilanciata dall’avvento di Internet e similari. Così capita spesso di dover ascoltare artisti e personaggi sconosciuti che per fortuna siamo poi in grado di segnalare, aprendo un piccolo spiraglio per una relativa notorietà. Questo è il caso di Star Anna and The Laughing Dogs, giovane cantautrice con il suo gruppo, nata e cresciuta nella piccola città di Ellensburg (WA), che fin dalla tenera età di undici anni inizia a prendere lezioni di batteria, a sedici impara a suonare la chitarra, poi a scrivere canzoni e suonare nei locali e caffetterie, a diciotto forma con amici, nel suo primo anno di matricola, una band “metal punk”, e dopo alcuni anni di apprendistato musicale, debutta nel 2008 con Crooked Path disco autoprodotto, come il successivo bellissimo The Only Thing That Matters del 2009.

Accompagnata dai fidati Laughing Dogs, Justin Davis alle chitarre, Travis Yost alla batteria, Keith Ash  al basso e Ty Bailie all’organo, Star Anna che mi ricorda la Brandi Carlile degli esordi, ( il talento è più o meno lo stesso) è una musicista completa, suona la chitarra, canta con grinta, scrive canzoni di polso, ma sa anche scrivere melodie gentili, brani folk e canzoni roots., e ora con questo lavoro, cerca la definitiva consacrazione.

Basterebbe Shine la canzone iniziale, per capire di che stoffa è fatta, una ballata con un inizio dolce ma dal ritornello elettrico bello e fiero. Anche For When I Go è una rock ballad intensa, con la chitarra protagonista, cantata con forza. Alone In This Together  è un altro brano lento, interiore, dal ritornello potente che uccide, cui fa seguito una Bird Without Wings deliziosa canzone di chiaro stampo folk, una di quelle melodie nitide e cristalline che si stampano in testa e non ne escono più. La ritmata Time dimostra l’affiatamento del gruppo con i pregevoli assoli di chitarra di Justin, per tornare alla lenta e sofferta Gold and Silver con una bella base melodica e con una parte cantata struggente.

Wolves in Disguise sempre in ambito folk-rock, dimostra l’altra faccia della sua musica, con un innato senso del rock. Just Leave Me There è un’altra piccola gemma, una ballata lenta giocata su poche ma ben costruite note, una strumentazione raccolta, cantata con sofferenza da Anna, per la canzone migliore del disco. Si ritorna alla normalità con Don’t Go Yet, elettrica ma di chiaro stampo “folkie”, seguita da High Water dove l’organo di Ty Bailie disegna note che rimandano ai “favolosi” anni settanta. Chiude il CD la “title track” in versione Radio Edit.

La ragazza che annovera tra i suoi fans gente del calibro di Mike McCready dei Pearl Jam e Duff McKagan dei Guns ‘N’ Roses, merita molta, molta più attenzione di tante esaltate e celebrate “stars”, una nuova cantautrice si affaccia sulla scena USA e credetemi, bisogna darle un ascolto.

Tino Montanari    

Sono Passati Venticinque Anni (E Qualche Mese)! Rosie Vela – Zazu Anniversary Edition

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Rosie Vela – Zazu 25th Anniversary Edition – Cherry Red Records

Questo era uno dei tanti dischi usciti negli scorsi mesi che per varie ragioni non stati segnalati nel Blog nonostante tutte le buoni ragioni e la volontà di farlo. Non è uno dei dischi “fondamentali” della storia del rock (o del pop) ma ha una storia alle sue spalle che lo rende quantomeno interessante. Quindi stimolato da un commento apparso un paio di giorni fa nel Blog mi accingo a parlare di questa opera prima e unica di Rosie Vela da Galveston, Texas ma cresciuta a Little Rock, Arkansas.

Questo Zazu ha una lunga storia alle spalle (che però renderemo breve e concisa): Rosie Vela frequenta nella prima metà degli anni ’70 l’università dell’Arkansas dove conosce Jimmy Roberts un giovane di talento che condivide con lei la passione per la musica. I due iniziano a frequentarsi, sboccia l’amore e decidono di sposarsi alla fine del 1973. Per i casi (brutti) della vita a lui viene diagnosticato un cancro, i due si sposano lo stesso nel Febbraio del 1974 ma sei mesi dopo Jimmy Roberts muore.

A questo punto Rosie decide di dare un deciso cambio alla sua vita per dimenticare questa disgrazia e si trasferisce a New York dove, aiutata dal suo aspetto, diventa una delle modelle americane più famose e finisce anche sulla copertina di Vogue…

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Prova anche la strada del cinema con una piccola parte nel megaflop i Cancelli del Cielo di Michael Cimino, peraltro bellissimo, ma la musica è la sua vera passione e con i notevoli guadagni derivati dalla sua professione, e gli studi di piano della sua gioventù, si costruisce uno studio di registrazione casalingo nel suo appartamento e comincia a lavorare su un album. Avevo detto breve e concisa, lo so, ma non fa per me!

I suoi demos girano le varie case discografiche e viene messa sotto contratto dalla A&M che la affida al produttore Gary Katz. Già sentito nominare? Esatto è proprio lui, quello dei dischi degli Steely Dan e quindi si spiega la connessione con Donald Fagen e Walter Becker. Si era detto che era la fidanzata dell’uno o dell’altro o più inconfessabili Bunga Bunga (che non conosco) ma pare che l’incontro, prima con Becker, avvenga negli studi Village Recorder di Los Angeles dove Walter si trovava a passare per salutare un vecchio amico. Sente una voce interessante, si unisce alle tastiere, ma poi dice che conosce un tastierista più bravo di lui che potrebbe essere interessato. Con Katz prepara un demo che viene spedito a New York a Fagen, con il quale non si sentiva da sei anni, dallo scioglimento degli Steely Dan. A Fagen piace, tutti si trasferiscono ai Sound Ideas di New York, vengono convocati anche Rick Derringer e Jim Keltner e nascono i 9 pezzi che compongono questo Zazu.

Che è un disco figlio degli anni in cui nasce: suono molto sintetico anni ’80, è stato definito synth-pop, lei ha una bella voce, soprattutto nei toni medio-bassi, pensate ad una sorta di Annie Lennox meno dotata vocalmente, anche il genere si avvicina, ma con la raffinatezza del sound del duo Becker-Fagen aggiunta, l’effetto finale è simile, piacevole ma non memorabile, come quello degli Steely Dan più “leggeri” e pop. Il disco ha buone critiche ma non vende e il secondo disco, registrato e pronto, non verrà mai pubblicato (e non viene utilizzato per la ristampa di questo Zazu, magari per l’edizione del 50°, quando non ci saremo più e forse nemmeno i dischi, ma si sa che le case discografiche sono geniali in questo). Lei ha continuato a lavorare nel cinema, televisione e musica (con gli ELO di Jeff Lynne con cui ha avuto una relazione) ma la storia sembrava finita lì, poi questa ristampa che però è passata abbastanza sotto silenzio.

Per avere un’idea di cosa parliamo ho inserito qualche video nel Post, giudicate voi se vale la pena di investigare ulteriormente.

Bruno Conti

Jackie Leven Words And Music, Fine Della “Strada Gotica”. Wayside Shrines And The Code Of The Travelling Man

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Jackie Leven and Michael Cosgrave – Wayside Shrines and The Code of Travelling Man
Cooking Vinyl  Records 2011

Purtroppo quello che mi accingo a recensire è il testamento musicale del “Grande Scozzese” Jackie Leven, scomparso Lunedì 14 Novembre per un male incurabile. Due brevi note sul personaggio serviranno a delineare meglio la personalità: nato a Fife in Scozia nel 1950 da una famiglia rom, Jackie fin da ragazzo fu attratto dalla musica e dopo aver militato in band locali, raggiunse il successo verso la fine degli anni Settanta con i Doll By Doll.

Dopo lo scioglimento del gruppo di cui era il “leader” indiscusso, segue un lungo e travagliato percorso, costeggiato da tragedie sentimentali e fisiche (grossi problemi con le droghe) che lo hanno allontanato dal mondo musicale e da quello reale. Il “nostro” abbandonando la tentacolare Londra, si è ritirato nel Nord dell’Inghilterra in un piccolo paese di pescatori Argyll e aiutato dalla saggezza della comunità locale nell’affrontare la vita, con la calda umanità che vi gravitava attorno, Jackie ha ripreso il suo percorso umano.

In una carriera che si estende oltre i quarant’anni, partendo dall’esordio Control del 1971 (ma pubblicato nel 1975 con lo preudonimo di John St. Field),disseminando capolavori assoluti quali Mystery of Love Is Greater than the Mystery of Death(classificato dalla rivista “Q” come uno dei 100 migliori album di tutti i tempi), Leven sforna una immensa discografia, registrando sempre sotto il marchio della storica e fidata Cooking Vinyl inglese, ma indulge anche in autoproduzioni messe in vendita ai concerti o via Internet.

Se le vendite non sempre hanno rispecchiato l’accoglienza positiva della critica, Jackie è comunque stato un autore superbo dalla vena epica e romantica, nei suoi brani ci sono echi del folklore “anglosassone”, l’uso delle campane in sottofondo, i recitativi dosati con cura su un tappeto sonoro ricco e artigianale che accomuna musica e poesia, e il suo ultimo lavoro fatto con il multi-strumentista Michael Cosgrave, è l’ennesima prova del talento di Leven e della  sua inesauribile creatività.

L’apertura del disco Swine Flu Fever Blues h462yQ8oCBw mette subito in risalto  uno dei suoi punti di forza, la voce dalla timbrica particolare, ammaliante come nella seguente To Live and Die in Levenland, una filastrocca dai sapori antichi, con un organo da chiesa a chiudere il brano. Deep Purple Cloak e Beware Soul Brother sono magnifiche ballate cantate con la voce calda e intensa del protagonista. Un arpeggio delicato di chitarra introduce Spooky Berlin Hotel Song,  cui fa seguito una Townes at The Borderline dove la bravura di Cosgrave dà alla canzone una meritata annotazione intimistica. The Kirkcaldy Book of the Dead tipica ballata “leveniana”,  dove la voce accompagna delicatamente un armonia che rende piacevole e coinvolgente l’ascolto. Con la breve ma splendida Dagenham Dream in cui Jackie con la sola chitarra fa vibrare i cuori si raggiunge il livello “poetico” più alto del lavoro, seguito da un brano “recitato” (non poteva mancare) A Kiss on The Cheek in perfetto stile John Trudell. Un rumore di onde introduce una Backstage, Chelsea Club, Vienna, ballata pianistica, che chiude un CD toccante e di rara bellezza.

Tra i fattori positivi per i quali vi consiglio l’acquisto di questo “compact”, segnalerei senza  dubbio la grande tonalità vocale di Leven che i suoi “fans” conoscono perfettamente, unita certamente ai testi, un altro fattore fondamentale della bellezza delle sue composizioni. Artista di culto che avrebbe meritato maggior fortuna, che lascia una sterminata produzione discografica con più di 400 canzoni, e il rimpianto di chi lo ha veramente amato. Due birre Jackie, offro io. Riposa in pace.!

Tino Montanari

P.S.

Una piccola aggiunta. Il “nostro” Andrea Parodi aveva cantato la sua versione di Single Father, questo è il brano:

E qui trovate il suo ultimo “bootleg” gEd-t7jrJJU.

Bruno Conti

Ma Un Altro Bel Disco Dal Vivo, No? Jeff Beck Live At B.B. King Blues Club

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Jeff Beck – Live At B.B. King Blues Club – Friday Music

Torno ad occuparmi di uno dei miei “clienti”preferiti. Credo che in questa ultima decade siano usciti più dischi dal vivo (tra CD e DVD) di Jeff Beck che nei 30 anni precedenti, un bel 5 a 2 direi. E se non basta li ripubblicano: questo Live At B.B. King Blues Club & Grill New York 09/10/03, per dargli il suo titolo completo, è la terza volta che viene pubblicato. E’ uscito una prima volta nel 2003 per il download tramite il sito della Sony e brevemente anche la versione fisica. Poi di nuovo dalla Sony Japan nel 2006 e ora in questa Collector’s Editon della Friday Music del 2011.

Si tratta del “penultimo” Jeff Beck quello in trio con Terry Bozzio alla batteria e Tony Hymas alle tastiere, senza bassista e senza cantanti aggiunte (sempre donne) come negli ultimi anni. In attesa di sapere come andrà a finire la presunta reunion con Rod Stewart godiamoci questo CD dal vivo che ci presenta il Beck più jazz-rock ed esplosivo dai tempi di Blow by blow e Wired. Una vera macchina in grado di “esplodere” una serie di assoli a velocità sempre più frenetiche e con una perizia tecnica che lo rende indubbiamente uno dei chitarristi più bravi della storia del rock.

Il sottoscritto ha apprezzato maggiormente l’ultima svolta di Beck che si è riappropriato di una maggiore “umanità” nel suo repertorio ma per gli appassionati della tecnica chitarristica applicata al jazz e al rock questo Live è prodigioso come sempre. Il suo controllo dello strumento è impressionante  e dal vivo certe svolte “elettroniche” del periodo anni ’90, primi ’00 sono meno fastidiose.
Brani come Psycho Sam o Freeway Jam sono “spaventosi” nella loro complessità, ma anche quando i tempi rallentano come in Brush With The Blues la quantità di note piazzate da Jeff Beck in un brano sembra sia almeno il doppio di quella di quasi tutti gli altri chitarristi al mondo. E non è detto che questo sia sempre e soltanto un pregio, brani come Scatterbrain ti lasciano ad inseguire per casa la tua mascella caduta per lo stupore ma anche un po’ esausto  dal dover seguire questo fiume di note.

Ma il nostro amico ci gratifica anche con brani come la sua classica rilettura di Goodbye Pork Pie Hat di Charles Mingus che sono gioiellini di controllo dei toni e delle timbriche di una chitarra ai limiti del paranormale (forse gli unici, in ambito rock, che potevano competere con Beck in questo campo erano Roy Buchanan e Danny Gatton). A proposito di riletture sopraffine, in questo Live At B.B. King fa la sua prima apparizione discografica la versione di A Day In The Life dei Beatles che gli frutterà un Grammy nel 2010 come miglior brano strumentale.

Ci sono dei momenti in questo concerto dove uno si domanda che sonorità Jeff possa estrarre dalla sua Fender come ad esempio in Savoy dove il campionario della tonalità è ai limiti delle possibilità umane. E però uno, quando ha recuperato la sua mascella, non può fare a meno di apprezzare momenti come People Get Ready dove riaffiora anche il grande feeling e l’affinità di Beck per i classici del soul e del blues senza dimenticare che per molti, proprio lui, con gli Yardbirds e il primo Jeff Beck Group sia stato uno degli inventori dell’hard rock con l’uso del feedback che precedeva quello di Hendrix di qualche anno (e prima ancora, se vogliamo, c’erano stati Link Wray e Lonnie Mack).

Quindi meravigliamoci e apprezziamo la sua tecnica allo strumento in questo Live ma godiamoci anche il Beck “più umano” del tour recente con Clapton e di quello con la band di Imelda May (in entrambi i tour e nell’ultimo disco in studio c’era anche Joss Stone, che continuo a sostenere ha una gran voce, non sempre frequenta le “giuste compagnie”) con il R&R primo amore e l’omaggio a Les Paul.

Bruno Conti