Novità Di Febbraio Parte III. Nanci Griffith, Tindersticks, Lambchop, Sinead O’Connor, Cranberries, Damien Jurado, Field Music, Kevn Kinney, Eccetera

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 Questa settimana sono in ritardo per l’aggiornamento delle news, pensavo che uscisse poco materiale e invece quando ho controllato la lista ho visto che stanno per essere pubblicati parecchi titoli interessanti, per cui, mentre mi sparo il nuovo Springsteen (di cui avrete letto sui quotidiani, non so, per ora mi riservo il giudizio, anche se l’amore per la sua musica è imperituro e un paio di ballate, Jack Of All Trades in primis, ricordano gli splendori del passato e il suono del disco per la presenza costante del violino ha degli agganci con le Seeger Sessions, pure fisarmonica e fiati fanno sentire la loro presenza, anche se il breve intermezzo rap uhm, non volevo parlarne ma vengo risucchiato dalla passione, basta!), vi aggiorno sulle novità di martedì 21 febbraio.

Partiamo con Nanci Griffith che approda anche lei a casa Proper con questo nuovo Intersection, il 20° della sua carriera, dodici brani di cui 5 cover e sette originali. Registrato come al solito in quel di Nashville, Pete & Maura Kennedy co-producono, suonano e cantano con l’aiuto di Pat McInerney alle percussioni e con alcuni ospiti come Eric Brace e Peter Cooper alle armonie vocali in una ripresa di Just Another Morning Here, tratta da uno dei suoi dischi più belli Late Night Grand Hotel. Richard Bailey degli Steeldrivers al banjo in High On A Mountain Top che è una delle cover, dal repertorio di Loretta Lynn, così come ce n’è una scritta da Blaze Foley, If I Could Only Fly. Mi sembra bello.

Nuova casa discografica per i Tindersticks che approdano alla Lucky Dog/City Slang con questo The Something Rain ma, niente paura, lo stile musicale è sempre quello e Stuart Staples non ha perso l’abitudine di scrivere belle canzoni anche se in effetti il video non è il massimo.

Anche i Lambchop incidono per la City Slang e il nuovo album è un po’ meno Alt Country del solito per la band di Nashville. Comunque questo Mr. M mi piace e la versione con DVD contiene 5 brani registrati dal vivo e una presentazione track by track del disco da parte di Kurt Wagner.

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Il nuovo disco di Sinead O’Connor, il titolo una scioglilingua How About I Be Me And You Be You?, esce con due copertine ( e due date) diverse in Europa e negli Stati Uniti. Etichetta One Little Indian, prodotto dal “solito” John Reynolds, nove canzoni nuove e una cover di Queen Of Denmark di John Grant. Ma allora le piace la buona musica?

Dolores O’Riordan ha deciso di ritornare al vecchio marchio di fabbrica Cranberries che da solo garantisce vendite doppie rispetto ai dischi solisti e a 11 anni dall’ultimo album di studio Wake Up And Smell The Coffee arriva questo Roses, il primo per la Cooking Vinyl, prodotto da Stephen Street, quello di Smiths, Blur e Cranberries appunto. C’è l’immancabile versione Limited doppia (ma al prezzo di uno) con il secondo CD che contiene 16 brani registrati ad un concerto del 2010 a Madrid.

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Plumb dei Field Music, ad essere sinceri, è già uscito la scorsa settimana per la Memphis Industries ma lo avevo “saltato” nelle mie liste. Invece sono andato a sentirlo ed è molto bello, sembrano gli Xtc del periodo d’oro, pop music di quelle con arrangiamenti e suoni scintillanti e raffinati, la musica buona inglese degli anni ’80 con richiami anche ai sixties (qualcuno ha detto Beatles?).

Josh Ritter esce con un nuovo EP intitolato Bringing In The Darlings. Pare che il mini album, come evidenziato anche da quello di Amos Lee, sempre 6 brani, sia tornato di moda. Registrato in coppia con il produttore Josh Kaufman che suona tutti gli altri strumenti, “esce” per la Pytheas Recordings.

Esordio di Jim White per la Yep Rock Where It Hits You, dopo tanti anni con la Luaka Bop di David Byrne, cinque anni di silenzio e quella strana collaborazione nei Mama Lucky con Linda Delgado e Tucker Martine. Non ho  ancora capito che genere faccia (penso neanche lui) però lo fa bene. Vogliamo dire Alternative Country?

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Un paio di nuove ristampe della Wounded Bird. Il primo è il classico In Concert dei Blood Sweat and Tears uscito come doppio vinile per la Columbia nel 1976, con David Clayton Thomas rientrato in formazione è l’occasione per risentire il loro pop rock funky jazz esplosivo e una delle più belle voci della musica americana.

Phil Everly era il meno bravo degli Everly Brothers, o meglio, era quello che cantava meno parti soliste rispetto a Don. Questo Star Spangled Springler è uno dei suoi rari album solisti pubblicato in origine nel 1973, con la partecipazione di Warren Zevon, James Burton, Duane Eddy, Buddy Emmons e Victor Feldman. Curiosità nella curiosità o “non tutti sanno che”, contiene The Air That I Breathe che l’anno successivo sarebbe diventato un mega successo per gli Hollies in tutto il mondo. Questa di Phil Everly si pensa che fosse la prima versione del brano ma in effetti lo aveva già registrato nel 1972 il suo autore Albert Hammond quello di It Never Rains In Southern California che non era americano ma nativo di Londra e per continuare la serie degli intrecci è il babbo di Albert Hammond Jr. quello degli Strokes. Aggiungo altro? L’ingegnere del suono nella versione di The Air That I Breathe degli Hollies era Alan Parsons. Esagero? Albert Hammond e Mike Hazlewood appaiono anche come co-autori di Creep dei Radiohead in quanto fu riscontrato che il brano aveva più di un punto in contatto con la loro canzone.

Michael Martin Murphey è uno dei re delle Cowboy Songs ma questo Campfire Songs, sottotitolo Live And Alone ce lo propone in concerto e in solitaria alle prese con alcuni classici del suo repertorio. Varrebbe la pena solo perché canta Geronimo’s Cadillac, una delle più belle canzoni degli anni ’70. Etichetta Western Jubilee.

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Un trio di cantanti americani di quelli “giusti”. Kevn (senza la i, mi raccomando) Kinney è uno dei migliori rocker americani nonchè leader dei Drivin’n’Cryin’, e questo A Good Country Mile registrato con i Golden Palominos (che poi sarebbero la sigla che usa il batterista Anton Fier) è uno dei dischi di rock classico più belli che ho sentito in questi primi mesi del 2012 (ma per il download e distribuito sul suo sito e ai concerti circolava già dall’estate scorsa). Con chitarre fumanti, ritmi tirati e belle canzoni, tutti gli ingredienti immancabili per un disco di culto. Dimenticavo, e una bella voce, caratteristica. Prodotto autogestito, quindi auguri, però cercare perchè ne vale la pena, uno dei migliori della sua carriera solista e non.

Anche Tommy Womack è un country-rocker di culto spesso in coppia con Will Kimbrough. Ha registrato una manciata di album, questo Now What! dovrebbe essere il quinto. Non dimenticate che i suoi brani sono stati cantati da Jimmy Buffett, Todd Snider, Jason Ringenberg, Dan Baird, Scott Kempner, tutti spiriti affini. E poi uno che ha anche scritto un libro intitolato Cheese Story: The True Story Of A Rock’n’Roll Band You’ve Never Heard Of è bravo a prescindere. Etichetta Cedar Creek Music. Il video è geniale.

Di Damien Jurado avevo parlato su questo Blog in termini più che lusinghieri del precedente album damien-jurado-saint-bartlett.html, questo nuovo Maraqopa, sempre pubblicato dalla Secretly Canadian ha tutte le carte in regola per ripetere lo stesso successo di culto del precedente. Stesso produttore Richard Swift stesse atmosfere rarefatte e raffinate, se amate i cantautori questo fa per voi.

Direi che anche per oggi di carne al fuoco ne abbiamo messa parecchia. Alla prossima!

Bruno Conti

E I Chieftains Fanno “50” Con Un Gruppo Di Nuovi Amici – Voice Of Ages

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The Chieftains – Voice Of Ages – Hear Music/Concord CD o CD/DVD Usa 21/02/2012 Europa 23/04/2012

Perché quelle date diverse vi chiederete? Non so, chiedere alla Universal, mistero! Ma purtroppo è vero, in Europa uscirà 2 mesi dopo l’uscita americana. Come per Amnesty International, Bob Dylan e, più tardi nell’anno i Beatles, sono 50 anni di onorata carriera, 1962-2012 e quindi perché non festeggiarli con un nuovo gruppo di amici con un bell’album di duetti? Certo, eccolo qui: prodotto da Paddy Moloney e l’immancabile T-Bone Burnett arriva questo Voice Of Ages.

I Chieftains non sono nuovi a questo tipo di album; da quando nel 1988 hanno realizzato il bellissimo Irish Heartbeat con Van Morrison questa tradizione delle collaborazioni è stata coniugata in mille forme e con una infinità di artisti. Già, l’anno precedente, nel 1987 avevano realizzato un album con il flautista classico James Galway intitolato In Ireland e un altro, Celtic Wedding con un gruppo di musicisti bretoni, ma si trattava comunque di album strumentali con l’occasionale brano cantato, come era sempre stato nei primi 25 anni della loro carriera. Con irish heartbeat le cose cambiano, infatti nel 1991 arriverà The Bells Of Dublin con, tra gli altri, Costello, le sorelle McGarrigle, Nanci Griffith, Marianne Faithfull, Rickie Lee Jones e Jackson Browne. Nel 1992 Another Country, in trasferta in America con Willie Nelson, Emmylou Harris, la Nitty Gritty Dirt Band, Ricky Skaggs, Chet Atkins, Don Williams e altri, The Chieftains goes country. Sempre nel 1992 per il disco dal vivo An Irish Evening vengono invitati Roger Daltrey e di nuovo Nancy Griffith.

Nel 1995 con The Long Black Veil c’è l’apoteosi: Sting, Mick Jagger, Sinead O’Connor, Van Morrison, Mark Knopfler, Ry Cooder, Tom Jones e i Rolling Stones, cazzo! Se si può scrivere! Nel 1996 c’è Santiago il disco dell’incontro con la musica ispano-americana, tanto per non parlare solo dei dischi dei duetti e se volete risalire a risalire a ritroso nella loro discografia uno qualsiasi dei primi, numerati dall’1 al 7 e Bonaparte’s Retreat sono uno più bello dell’altro ma più per amanti e praticanti della musica celtica, mentre quelli con gli ospiti, per quanto sempre rigorosi nelle loro “radici musicali” sono più godibili anche dai novizi o dai fans degli ospiti. Long Journey Home un altro disco strepitoso vince il Grammy per miglior disco folk nel 1999 e vede tra gli ospiti Mary Black, Vince Gill, Liam O’Maonlai degli Hothouse Flowers e il ritorno di Elvis Costello e Van Morrison. Nel 1998 era uscito anche Fire In The Kitchen dove i Chieftains nel loro ecumenismo incontravano tutti musicisti canadesi.

E che dire di Tears Of Stone del 1999 un incontro tutto dedicato alle voci femminili? Una meraviglia, con Joni Mitchell, Natalie Merchant, Bonnie Raitt, Mary Chapin Carpenter, Joan Osborne, Loreena McKennitt, Corrs e molte altre.

Gli anni 2000 iniziano con Water From The Well che avrà anche una bella versione dal vivo su DVD. E il 2002 e il 2003 vedono l’uscita dei due dischi della trasferta a Nashville: Down The Old Plank Road e Further Down The Old Plank Road, con John Hiatt, Buddy & Julie Miller, Alison Krauss, Lyle Lovett, Patty Griffin, Gillian Welch e David Rawlings nel primo e John Prine, Joe Ely, Allison Moorer, Emmylou Harris, Carlene Carter, Patty Loveless, Rosanne Cash la Nitty Gritty e altri già presenti nel 1° volume. Uno più bello dell’altro!

Nel 2002 purtroppo muore Derek Bell, il loro leggendario arpista e tastierista, e quindi la loro produzione, anche per l’età (non dimentichiamo che Paddy Moloney è del 1938), si fa più rarefatta, ma un disco come San Patricio con Ry Cooder, uscito nel 2010 è un piccolo capolavoro e ha vinto molte poll di fine anno come miglior disco e non solo nella categoria folk-world music.

E alla fine arriviamo a questo Voice Of Ages che segna l’incontro dei Chieftains con un gruppo di “nuovi amici”, ovvero i rappresentanti di quel filone musicale neo folk-country-roots che si sta riaffermando proprio in questi ultimi anni.

Ad aprire le danze è la connazionale irlandese Imelda May, reginetta del neo rockabilly e della musica degli anni’50, una voce molto bella che ripropone Carolina Rua, cavallo di battaglia del repertorio di Mary Black e devo dire che pur facendo un ottimo lavoro non può competere con la voce pura e cristallina della Black. Molto brave anche le Pistol Annies, il trio americano country-roots reduce da un disco di esordio come Hell On Heels, tra le cose migliori sentite in quell’ambito musicale nel corso del 2011, propone una versione molto sentita (e ben cantata) di Come All Ye Fair And Tender Ladies, dove le voci di Miranda Lambert, Ashley Moore e Angaleena Presley si amalgano alla perfezione con il suono dei Chieftains. Ottima anche Pretty Little Girl dei Carolina Chocolate Drops e qui lo stile da string band si adatta alla perfezione al folk e il risultato finale ha anche screziature di old time music e cajun, ballabile e trascinante, ma suonando allo stesso tempo perfettamente Chieftains.

Bon Iver chiude un 2011 molto attivo con questa Down In The Willow Garden e anche Paddy Moloney ammette di essersi dovuto adattare al perfezionismo del musicista americano che ha preferito lavorare in proprio per mandare poi il suo lavoro ai musicisti irlandesi che scalpitavano in sala per completare il brano e l’album entro i tempi stabiliti. Altro gruppo (ma sono solo in due) assolutamente da scoprire se già non li conoscete sono i Civil Wars il cui debutto del 2011 Barton Hollow è tra gli esordi dell’anno più interessanti dell’anno appena finito. Tra country, folk e roots hanno scritto un brano appositamente per l’occasione, una Lily Love che ha tutte le caratteristiche di “un’aria irlandese” con le voci di Joy Williams e John Paul White che si intrecciano deliziosamente con flauti e flautini.

In Lark In The Clear Air il bluegrass dei Punch Brothers incontra l’antenato celtico e il risultato è tra i momenti più “tradizionali” e autentici dell’intero album. con i componenti del gruppo americano che potrebbero diventare Chieftains onorari tanto sono a loro agio in questa musica sia vocalmente che strumentalmente. Altra “aria celtica” struggente è quella cantata con passione e trasporto dalla bravissima Lisa Hannigan, la celeberrima My Lagan Love riceve un trattamento sontuoso in questa versione dove brillano le uillean pipes di Moloney. Finalmente, dopo 50 anni di carriera, la musica di Dylan e quella dei Chieftains si incontrano in una versione di When The Ship Comes In: a fare da tramite tra i due mondi i Decemberists che ancora una volta si confermano uno dei gruppi migliori attualmente in circolazione e con Colin Meloy che si trasforma nel Roger McGuinn della situazione per un brano che suona come un incrocio tra Band, Byrds e, naturalmente, Chieftains. 

Di pari livello è la partecipazione dei Low Anthem con una School Days Over introdotta da un coro di bambini e che poi si trasforma in una ulteriore “air” malinconica e di grande bellezza con la voce di Ben Knox Miller sostenuta da Joice Adams che trasforma l’indie folk del gruppo di Providence in perfetto folk irlandese. I Punch Brothers sono gli unici presenti con due brani: anche The Frost Is All Over con violini e flauti a duettare deliziosamente li conferma a perfetto agio con questa musica, con immagine non poetica ma efficace potrei dire che si trovano “come dei maiali a razzolare nel fango”. Le nuove regine dell’armonizzazione, ovvero le Secret Sisters (non a caso prodotte nel loro esordio da T-Bone Burnett) sono pressoché perfette nella dolce Peggy Gordon. Mentre mi ha sorpreso assai piacevolmente l’italo-scozzese Paolo Nutini  (peraltro i suoi dischi sono piacevoli e si ascoltano con gusto): Hard Times (Come Again No More) è uno dei brani migliori dell’intero progetto, cantato con voce maschia e sicura da Nutini è una bella ballata di stampo anglo-irlandese che non fa rimpiangere un Christy Moore della situazione.

Gli ultimi tre brani sono degli strumentali classici dei Chieftains, soprattutto il primo, la lunghissima (più di 11 minuti) The Chieftains Reunion rinnova i fasti dei loro anni migliori e, non accreditata (o meglio non lo so io perchè non ho il libretto del CD), appare anche una arpa celtica, se non mi sono sognato, oltre alle voci del gruppo (Kevin Conneff) e qualche ospite che armonizza nella parte centrale del brano caratterizzato da continui cambi di tempo e di atmosfere con violini, flauti, uillean pipes, arpa appunto e bodhran a duellare nella migliore tradizione del gruppo irlandese. E qui il piedino parte…Per concludere due curiosità: The Chieftains in Orbit è un brano registrato con la astronauta americana Cadie Coleman e il titolo dice tutto. L’ultimo brano rinnova l’incontro di cornamuse con il musicista spagnolo Carlos Nunez per una coinvolgente Lundu che conclude in gloria le danze.

Mi sa che anche questo entrerà nella lista dei migliori dell’anno. L’edizione Deluxe ha il video del brano con i Low Anthem e un making of.

Bruno Conti

P.s Il video di Lisa Hannigan che canta The Times They Are A-Changin’ accompagnata da Herbie Hancock e dai Chieftains è un omaggio ai 50 anni di carriera di Dylan e Chieftains, anche se non c’entra con il resto.

Quindi Ci Sono Ancora In Giro I Grandi Talenti? Michael Kiwanuka – Home Again

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 Michael Kiwanuka – Home Again – Polydor/Universal 13-03-2012

 Michael Kiwanuka viene presentato come una sorta di novello Bill Withers, il salvatore del nuovo soul, acustico e di gran classe, il vincitore del premio BBC Sound Of 2012 per i nuovi talenti, tra i suoi fan Ray Davies, i Black Keys e gran parte della stampa anglosassone. Il suo debutto Home Again è in uscita il 13 Marzo per la Polydor/Universal con tanto di Deluxe Edition doppia con 5 extra tracks tratte dalle sessions con Ethan Johns. Si sono fatti anche i nomi di Otis Redding, Sam Cooke e Pops Staples come termini di paragone. E volete sapere una cosa? Con le dovute precauzioni, ma è tutto vero! E Terry Callier dove lo vogliamo mettere?

Un viso giovane e fresco, una voce importante e una gran classe. Due EP e una iTunes Session già pubblicati bastano per capire che questo ragazzo è uno di quelli destinati a grandi cose (si spera)!

E comunque questi video autorizzano tutte le attese che si sono create. Sentire per credere.

Poi non vi so dire se in un mondo di Lane Del Rey e One Direction venderà anche, ma si può sempre sperare. Non dimentichiamo che un disco come Seasons of My Soul di Rumer ha venduto più di mezzo milione di copie solo sul mercato inglese (a proposito che fine ha fatto il disco di cover  Boys Don’t Cry che doveva uscire in questo periodo?). Pare a maggio (mi rispondo da solo).

Bruno Conti

Dischi Prossimi Venturi E Altre News. Cosa Accadrà Nei Prossimi Mesi Part One

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Il titolo del Post potrebbe far pensare che, improvvisamente, sia assurto a poteri divinatori, ma più prosaicamente si tratta della Rubrica delle Anticipazioni allargata ad un più ampio raggio temporale. Visto che lo fanno molte riviste (cartacee e virtuali) del settore musicale, ogni tanto mi cimento anch’io.

Partiamo con “l’oggetto” che mi ha dato lo spunto per questa carrellata. Il 28 febbraio, sempre per la indipendente Wanamaker Recording (nel senso che li fa proprio lui materialmente), torna l’eccellente Otis Gibbs con questo Harder Than Hammered Hell che fa seguito a Joe Hill’s Ashes che, per chi scrive, era stato uno dei migliori album del 2010 le-ceneri-di-joe-hill-otis-gbbs.html: per chi ama lo Springsteen acustico, Steve Earle, Greg Brown ma anche Dylan e Johnny Cash.

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Il nuovo Paul Weller, Sonic Kicks, è in uscita il 20 marzo p.v. per per la Island e la settimana successiva negli States su Yep Rock. Tra gli ospiti Noel Gallagher e Graham Coxon: non mancherà la solita edizione CD+DVD con libro rilegato allegato. Questo è uno dei brani nuovi…

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Sempre in ambito inglese l’ex leader dei Supergrass (che si sono sciolti) Gaz Coombes pubblicherà il suo esordio solista Here Comes The Bombs il 21 maggio per la Hot Fruit Recordings…

In un giorno e mese non precisati del 2012 tornano anche i P.I.L. di John Lydon. L’album è pronto da tempo ma, a detta di Lydon, a causa di X-Factor non riuscivano ad avere un contratto discografico. Il disco si chiamerà This Is Pil e qui potete ascoltare un brano in anteprima http://www.slicingupeyeballs.com/2012/02/13/public-image-ltd-one-drop-stream/

Il disco da solista di Jack White è annunciato in uscita il 24 aprile per la Third Man Records/Columbia negli Stati Uniti e per la XL Recordings in Europa, si chiamerà Blunderbluss.

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Il 3 Aprile tornano anche le Wilson Phillips (ma se ne sentiva la mancanza?) con un album intitolato Dedicated per la Sony Masterworks (l’etichetta di classica del gruppo giapponese), sarà perché contiene questi brani?...

1. California Dreamin’
2. Wouldn’t It Be Nice
3. Dedicated To The One I Love
4. Don’t Worry Baby
5. Twelve-Thirty
6. I Can Hear Music
7. Monday Monday
8. Do It Again
9. Got A Feelin’
10. Fun, Fun, Fun
11. God Only Knows
12. Good Vibrations

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Hanno fatto antologie dedicate a chiunque ma lui, Art Garfunkel, mancava all’appello. Il 3 aprile uscirà questo The Singer un doppio CD pubblicato dalla Columbia/Legacy con questo contenuto:

CD 1
1.Bridge Over Troubled Water (Simon and Garfunkel)
2.All I Know (with Jimmy Webb)
3.Perfect Moment (with Buddy Mondlock and Maia Sharp)
4.Scarborough Fair/Canticle (Simon and Garfunkel)
5.Cryin’ in the Rain (with James Taylor)
6.I Only Have Eyes For You (with Nicky Hopkins)
7.The Boxer (Simon and Garfunkel)
8.Cecilia (Bridge Over Troubled Water)
9.99 Miles From LA
10.Wednesday Morning 3 AM (Simon and Garfunkel)
11.(What A) Wonderful World (with James Taylor and Paul Simon)
12.Bright Eyes
13.Two Sleepy People
14.Skywriter
15.My Little Town (Simon and Garfunkel)
16.For Emily, Wherever I May Find Her (Simon and Garfunkel)
17.Some Enchanted Evening
18.Disney Girls (with Bruce Johnston and Toni Tennille)
19.The Thread (with Maia Sharp and Buddy Mondlock)
20.Barbara Allen

CD 2
1.Kathy’s Song (Simon and Garfunkel)
2.Scissors Cut
3.The Sound of Silence (Simon and Garfunkel)
4.Breakaway (with Graham Nash and David Crosby)
5.So Long, Frank Lloyd Wright (Simon and Garfunkel)
6.Waters of March (with Billy Payne)
7.Old Friends/Bookends (Simon and Garfunkel)
8.The Decree (with Amy Grant)
9.A Hazy Shade of Winter (Simon and Garfunkel)
10.El Condor Pasa (Simon and Garfunkel)
11.I Wonder Why (with Kenny Rankin)
12.The Promise (with Steve Gadd)
13.I’ve Grown Accustomed to Her Face
14.When A Man Loves A Woman (with Michael Brecker)
15.O Come All Ye Faithful (with Eric Weissberg)
16.April Come She Will (Simon and Garfunkel)
17.Mrs. Robinson (Simon and Garfunkel)
18.A Heart in New York (with Michael Brecker)
19.Song for the Asking (Simon and Garfunkel)
20.In Cars

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Il 10 aprile i Counting Crows pubblicheranno il loro primo album indipendente dopo la fine del contratto con la Geffen/Universal, si chiamerà Underwater Sunshine (or what we did on our summer vacation) e si tratterà di un disco tutto di cover, alcune già uscite come b-sides o bonus tracks di alcuni album del passato, ma pare che tutto sia stato registrato per l’occasione, questa la tracklist con a fianco gli artisti orginali:

1. “Untitled (Love Song)” by The Romany Rye
2. “Start Again” by Teenage Fanclub
3. “Hospital” by Coby Brown
4. “Mercy” by Tender Mercies
5. “Meet On The Ledge” by Fairport Convention
6. “Like Teenage Gravity” by Kasey Anderson & The Honkies
7. “Amie” by Pure Prairie League
8. “Coming Around” by Travis
9. “Ooh La La” by The Faces
10. “All My Failures” by Dawes
11. “Return of the Grievous Angel” by Gram Parsons
12. “Four White Stallions” by Tender Mercies
13. “Jumping Jesus” by Sordid Humor
14. “You Ain’t Going Nowhere” by Bob Dylan
15. “The Ballad of El Goodo” by Big Star

Un paio mi sono del tutto ignote, chi cazzo sono i Sordid Humor?

A dimostrazione che non è  uno scherzo, un paio di minuti di Now un brano che farà parte del nuovo album dei Dexy Midnight Runners One Day I’m Going To Soar, il primo da 27 anni a questa parte. Esce il 4 giugno (quindi fanno ancora in tempo a cambiare idea)!

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Il 3 aprile è in uscita il nuovo album di Dr.John Locked Down, il primo per la Nonesuch, prodotto da e con Dan Auerbach dei Black Keys.

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Questi sono i musicisti:

Dr. John, keyboards, lead vocals
Dan Auerbach, guitar, percussion, background vocals
Max Weissenfeldt, drums, percussion, background vocals
Leon Michels, keyboards, percussion, woodwinds, background vocals
Nick Movshon, electric and upright bass, percussion, background vocals
Brian Olive, guitar, percussion, woodwinds, background vocals
The McCrary Sisters (Regina, Ann & Alfreda), background vocals

E queste le canzoni:

1 Locked Down 4:59
2 Revolution 3:26
3 Big Shot 3:49
4 Ice Age 4:24
5 Getaway 4:35
6 Kingdom of Izzness 3:36
7 You Lie 4:45
8 Eleggua 2:51
9 My Children, My Angels 5:09
10 God’s So Good 4:58

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Non so se l’avete vista a Sanremo con Gigi D’Alessio (?!?) ma questo album Covered (ebbene sì, si tratta di cover) mi sembra meglio dell’avventura italiana, anche se le collaborazioni con Nicole Scherzinger e Mc Lyte se le poteva risparmiare. Come notizia promettente, la produzione è affidata a Hal Willner. Verrà edito il 27 marzo dalla 429 records e questa è la lista dei brani:

1. Here Comes The Rain Again (Eurythmics 1983)
2. Creep (Radiohead 1992)
3. You Want Them Nervous (skit featuring J.B. Smoove)
4. Smoke Two Joints (The Toyes 1983 / Sublime 1992)
5. La La La (Teaching The Kids) (featuring Layann Al Saud, Avery Albert, Happy Hinds, and Sienna Steiber)
6. Teenagers (My Chemical Romance 2006)
7. The Power Of Love (featuring Hugh Salk)
8. Nothing Else Matters (Metallica 1991)
9. Sail (Awolnation 2010)
10. I Try Is Cool And All, but…(skit featuring Nicole Scherzinger)
11. Maps (Yeah Yeah Yeahs 2003)
12. Lovelockdown/Buck (Kanye West 2008/Nina Simone 1967)
13. Mel Rap (featuring Mel Hinds)
14. Bubbly (featuring Idris Elba) (Colbie Caillat 2007)
15. Wake Up (Arcade Fire 2004)
16. Really? (skit featuring MC Lyte)

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Per oggi è tutto.

Bruno Conti

Uno Dei “Nostri”! Drew Nelson – Tilt-A-Whirl

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Drew Nelson – Tilt-A-Whirl – Red House Records – 2012

Esordio con buoni propositi per la gloriosa Red House Records di Drew Nelson, “ragazzone” americano dello stato del  Michigan, uno dei tanti nati sulla scia del Boss, di Mellencamp, Earle, McDermott, e in parte Will T.Massey. Questo di cui mi accingo a parlarvi è il quinto lavoro, in quanto il buon Drew non è proprio un novellino, avendo esordito nel lontano 2000 con l’EP Recovery Angels, cui hanno fatto seguito Immigrant Son (2005), Dusty Road To Beulah Land (2009), tutti per l’etichetta indipendente Waterburg. Ci sarebbe anche, di difficile reperibilità, un Live in the Highlands (2010), inciso al The Coffee House di Strathpeffer, sperduta cittadina della Scozia (e venduto solo ai concerti). Senza dimenticare la partecipazione a Dark River.

I musicisti che l’accompagnano in queste undici tracce, oltre al produttore Michael Crittenden che suona di tutto, organo, percussioni,  e pianoforte, sono Brian Morrill alla batteria, Brett Lucas chitarre elettriche, Mark R.Schrock basso e mandolino, e l’intrigante Jen Sygit al controcanto. Il “sound” è pulito e le canzoni sono ben costruite, classiche melodie americane da sentire mentre si guida per quelle autostrade a perdita d’occhio, bellissimi brani.

Apre (tanto per non smentirmi) una Promised Land dalla tonalità aperta, la somiglianza è evidente, quasi eccessiva, nel modo in cui Nelson ricalca vocalmente le stesse inflessioni di Springsteen. Danny and Mary ha un suono roots, molto ben giocata sulle note di una splendida steel guitar. Dust è un brano d’autore, inizio attendista, voce in primo piano e strumenti che escono lentamente, per una melodia che scorre. Con St. Jude si alza il livello del disco, una ballata vissuta, coinvolgente, con l’organo di Michael  che accompagna il cantato di Drew  e la calda voce di Jen al controcanto. Splendida. Lesson è una country-song di derivazione texana, con il mandolino in evidenza e Joe Ely nel cuore. 5Th Of September non sfugge alla regola, prima la voce e poi gli strumenti che fanno da cornice con parsimonia, per una melodia che non si dimentica. Here to Here attacco cantautorale, chitarra spagnoleggiante, atmosfera giusta e strumentazione fluida. What She Does è evocativa, tipica melodia d’autore che si sviluppa tramite la voce del protagonista, e una pedal-steel sognante. Copper è elettrica e pulsante, il gioco delle chitarre mi rammenta un disco che ho amato molto, l’esordio dei True Believers, la band dei grandi Alejandro Escovedo e John Dee Graham.  My Girl è un’altra ballata intimista, abbellita dall’uso delle chitarre. Si chiude con Hallelujah Morning forse la canzone meno in sintonia con il resto del lavoro, ma è un peccato veniale che gli perdoniamo, dopo aver ascoltato gli altri brani.

Grande musica da cantautore di razza, capace di muoversi nelle varie dimensioni con intensità e convinzione, in grado di saper coniugare nelle sue “songs” le matrici della musica “americana”. E’ difficile trovare oggi un personaggio semisconosciuto che riesce a fare musica con tanto sentimento e partecipazione, un “songwriter” che firma un’opera importante per chi ama il nuovo cantautorato a stelle e strisce. Se proprio vogliamo trovargli un difetto, e che alla fine siamo costretti di impulso a rimetterlo nel lettore. Buon ascolto..

 Tino Montanari

Ogni Occasione E’ Buona Per Festeggiare! Ma Comunque Due Buoni Dischi: Fairport Convention – Babbacombe Lee Live Again & By Popular Request

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Fairport Convention “Babbacombe Lee Live Again” –  “By Popular Request” (Matty Grooves CD)

Come vi ha anticipato Bruno qualche giorno fa, sono stato “incaricato” di parlare delle due nuove uscite contemporanee dei Fairport Convention, e lo faccio con immenso piacere in quanto stiamo parlando di una delle mie band preferite, e non solo in ambito folk. Per quei due o tre che ancora non lo sanno, i Fairport Convention sono IL gruppo per antonomasia per quanto riguarda il folk-rock inglese, direi gli inventori del genere, nel quale hanno militato vere e proprie leggende viventi (e non, purtroppo) della musica britannica quali Sandy Denny, Richard Thompson, Ashley Hutchings ed il violinista extraordinaire Dave Swarbrick. La loro storia è costellata di grandi canzoni e di splendidi dischi, soprattutto nel primo periodo, la cui punta di diamante è stato l’insuperato Liege & Leaf, album che non dovrebbe mancare in nessuna collezione che si rispetti. Senza i Fairport, band come gli Steeleye Span, la Albion Band, i Lindisfarne non dico che non sarebbero esistiti, ma forse avrebbero avuto uno sviluppo un po’ diverso. (Discorso a parte per i magnifici Pentangle di John Renbourn e Bert Jansch, altro grandissimo gruppo però più di nicchia e meno popolare dei Fairport, oltre ad aver avuto una vita molto più breve: il loro Basket Of Light è considerato quasi al pari di Liege & Lief, anche se io personalmente preferisco Cruel Sister).

Dopo la prima fase di splendore (fine anni sessanta) i Fairport, complici anche le defezioni dei loro membri più rappresentativi (Denny e Hutchings prima, Thompson dopo l’ottimo Full House) hanno via via perso appeal verso il grande pubblico, e non è bastata la rentrée in grande stile della Denny per l’album Rising For The Moon e susseguente tour: dopo altri tre album con Swarbrick in veste di leader (invero abbastanza mediocri), i nostri presero atto che, in piena era punk e new wave a nessuno interessava minimamente la loro musica e si sciolsero senza troppi rimpianti. La creatura venne risuscitata nel 1985 da Simon Nicol (unico membro fondatore, assente però nella prima metà degli anni settanta) con Dave Pegg (nel gruppo dal 1970), Dave Mattacks (batterista dell’epoca d’oro, sostituito nel 2000 da Gerry Conway), il violinista Ric Sanders (al posto di Swarbrick, costretto alla quasi immobilità ed afonia da una rara malattia) ed il polistrumentista Maartin Allcock (sostituito da Chris Leslie nel 1997), per il buon album Glady’s Leap: il quintetto è quindi giunto (con i cambi di cui vi ho detto poc’anzi) fino ai giorni nostri, con una serie di album sia in studio che dal vivo di buona, a volte ottima, qualità, forse non più fondamentali come quelli degli anni sessanta, a volte anche difficilmente distinguibili uno dall’altro, ma comunque sempre sinceri, spontanei e ben suonati.

Il titolo del post si riferisce al fatto che, negli ultimi vent’anni, i Fairport non hanno mai perso occasione per autocelebrarsi e, a partire dai 25 anni di attività, ogni lustro hanno sempre pubblicato qualcosa di commemorativo, molti album dal vivo e qualcuno anche in studio (XXXV appunto per i 35 anni, A Sense Of Occasion per i 40), ed ora mettono in commercio, per ora solo sul loro sito, ben due dischi in contemporanea: la versione dal vivo di Babbacombe Lee, uno dei loro album più popolari (che ha compiuto 40 anni lo scorso 2011) ed una selezione dei loro brani più noti, votati dai fans e reincisi in studio per l’occasione (per i loro 45 anni, compiuti nel 2012), intitolato By Popular Request.

Partiamo dal primo: Babbacombe Lee fu l’unico tributo dei Fairport alla moda all’epoca imperante dei concept albums, e narra la storia di John Lee, un ladruncolo vissuto nell’epoca vittoriana con qualche leggero precedente penale, che ebbe un breve periodo, il migliore della sua vita, nella Royal Navy, per poi tornare a lavorare per la sua ex datrice di lavoro, tale Emma Keyes. Un bel giorno, la Keyes venne trovata brutalmente assassinata in casa, e dell’omicidio venne accusato proprio John: pur non avendo praticamente prove per inchiodarlo, Lee venne processato e condannato a morte mediante impiccagione, e rinchiuso nel carcere di Babbacombe (da qui il suo primo soprannome, l’altro è The Man They Couldn’t Hang e vedremo subito perché). Il giorno dell’esecuzione, John (che si era sempre dichiarato innocente) sopravvisse a ben tre tentativi di impiccagione, a causa pare di un malfunzionamento della forca (ma c’è chi ipotizzò un intervento divino) e, siccome la legge all’epoca stabiliva che dopo tre tentativi a vuoto la condanna a morte veniva automaticamente annullata, John venne tradotto di nuovo in carcere per l’ergastolo, ma dopo qualche anno una revisione del processo riconobbe la sua innocenza e gli ridiede la libertà. Inutile dire che questa vicenda ispirò racconti, libri e film, ed anche i nostri bravi Fairport non si lasciarono sfuggire l’occasione di preparare un bel disco sulla vicenda. Ora esce, come già detto, questo Babbacombe Lee Live Again, registrato nel corso del tour invernale dello scorso anno, nel quale il quintetto ripropone con assoluta fedeltà all’originale la serie di canzoni, divisa in cinque parti (la gioventù di Lee, il suo periodo in marina, l’omicidio con i commenti della gente comune, il processo con condanna annessa, l’attesa per l’esecuzione con il sogno premonitore fatto la notte prima dell’impiccagione).

Le canzoni non sono state dilatate, l’album dura pressappoco come quello originale, ma l’affiatamento di Nicol e soci è tale che i brani ne escono arricchiti dal punto di vista sonoro: non dimentichiamo che queste canzoni non fanno parte del loro repertorio live abituale, ma la loro bravura è tale che sembra che non abbiano suonato altro negli ultimi 40 anni. Non sto a citare tutti i brani (se siete seguaci dei Fairport li conoscete già, se non lo siete vi consiglio comunque di procurarvi prima la versione originale del 1971), ma di sicuro un plauso lo merita la prima parte, la più rock, con buone versioni di Little Did I Think e le due parti di I Was Sixteen, la parte in marina, a mio parere la più trascinante, dove emerge la splendida Sailor’s Alphabet, una sontuosa e travolgente versione di una filastrocca tradizionale marinara, già superlativa nell’album originale e qui resa ancor più scintillante dagli interventi di Leslie e Sanders, le intense Trial Song e Cell Song, fino allo scatenato finale, puro folk-rock, di Wake Up John (Hanging Song), che descrive il cammino verso il patibolo e le sensazioni di Lee, lasciando in sospeso il lieto fine del mancato funzionamento del meccanismo. Un buon live quindi, un classico minore dei Fairport a cui è stata data una ventata di freschezza, oltretutto presentato in una confezione digipak accattivante.

Il secondo disco in esame oggi, By Popular Request, è invece il frutto di un sondaggio online (al quale ho partecipato anch’io…) indetto dai Fairport stessi, nel quale i fans dovevano votare le loro venti canzoni preferite della band inglese: i cinque hanno poi scelto le tredici canzoni più votate ed il risultato è ora nelle nostre mani. Perché solo tredici è un mistero, forse fra qualche mese uscirà un secondo volume, anche perché trovo inspiegabile l’assenza di capolavori come Sloth o Who Knows Where The Time Goes? (magari cantata da June Tabor…), ma anche di brani molto popolari come il famoso medley strumentale di Liege & Leaf o Rising For The Moon (il cui rifacimento è uscito però solo un anno fa su Festival Bell), in luogo di brani minori come Farewell, Farewell o Jewel In The Crown, due belle canzoni per carità, ma di secondaria importanza nella storia della band. Facezie a parte, il disco è a mio parere molto bello (anche se l’idea di base non è il massimo dell’originalità), suonato, cantato e prodotto alla perfezione, e ci mancherebbe dato che i cinque collaborano da una vita, per non dire della bellezza delle canzoni che è ormai assodata. Il disco è strutturato come un concerto, cioè parte con la vivace Walk Awhile, nella quale Nicol, Pegg e Leslie si alternano alle lead vocals, una resa molto trascinante, e si conclude con Meet On The Ledge, il brano di Richard Thompson che da sempre chiude i loro spettacoli, un brano “inno” che ormai abbiamo sentito in tutte le salse, sempre bella anche se non la mia preferita.

In mezzo, undici perle, tra le quali segnalerei senz’altro la grandissima Crazy Man Michael, una delle migliori canzoni uscite dalla collaborazione tra Thompson e Swarbrick, un brano originale che suona come uno splendido ed evocativo traditional, impreziosito qui da un assolo di whistle da parte di Leslie, ma anche il classico thompsoniano Genesis Hall o, unica rappresentanza della penna di Sandy Denny, l’intensa Fotheringay. Bellissime poi le due ballate donate ai Fairport dal folksinger Ralph McTell, ovvero The Hiring Fair (meglio dell’originale questa versione) ed il brano ispirato dalla guerra civile Red & Gold, entrambe cantate dalla bella voce calda di Nicol; e come non citare il capolavoro di Swarbrick Rosie, una ballata come oggi non se ne scrivono più, affidata alla voce angelica di Leslie. Non manca nemmeno Matty Groves, uno dei loro brani più coinvolgenti (ma non hanno messo Dirty Linen, mannaggia a loro!), oltre alla breve e scattante The Hexhamshire Lass, con Pegg alla voce solista. Come dite? Ne ho citate solo dodici? La tredicesima è Sir Patrick Spens, rifatta in versione discreta ma un po’ scolastica, forse la meno brillante del lotto.In definitiva comunque due ottime proposte: se Babbacombe Lee Live Again è da considerarsi un regalo ai fans, By Popular Request è ottimo sia per chi come me ha tutto dei Fairport, sia per i neofiti assoluti (sempre quei due o tre di prima), al quale dovranno poi obbligatoriamente aggiungere almeno Liege & Lief e una antologia a scelta (con qualche soldino in più consiglio l’imperdibile box multiplo della Free Reed, Fairport Unconventional, uscito qualche anno fa, composto interamente da versioni studio o live inedite dei loro brani migliori: per me, uno dei cinque cofanetti da isola deserta).

Buon ascolto.

Marco Verdi

Dall’Energia del Frutteto Alla Vendetta Del Marinaio – Bap Kennedy

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Bap Kennedy – The Sailor’s Revenge – Proper Records Limited Edition  (2 CD)

Martin Kennedy in arte Bap, classe 1962 nato a Belfast (una città che non ha mai goduto delle gioie e del verde dell’Irlanda), è stato la voce solista di una grande Folk-Rock Band come gli Energy Orchard, che erano stati una bella sorpresa al loro esordio, firmando un contratto per cinque dischi con la MCA con la raccomandazione di Steve Earle (quando l’altro leader del gruppo era ancora il bassista Joby Fox, autore del loro unico successo, Belfast), e l’omonimo Energy Orchard (1990, pubblicato per l’etichetta americana insieme al successivo Stop The Machine 1992)) e Shinola (1993), brillano ancora oggi per freschezza e innovazione, con un “sound” che richiama a radici celtiche, robuste dosi di rock’n’roll e Van Morrison nel cuore. Però i sogni di gloria finirono ben presto, il gruppo dopo qualche anno si sciolse, lasciando ai più (e al sottoscritto) il rimpianto di un percorso incompiuto.

Bap da allora si è inventato una brillante carriera di songwriter (probabilmente è il solo depositario dell’eredità degli Energy Orchard), iniziata con l’eccellente Domestic Blues (1998) prodotto da Steve Earle, il seguente Hillbilly Shakespeare (1999) dedicato in toto alla riscoperta delle canzoni di Hank Williams Sr., e Lonely Street (2000) manifestando ancora una volta la sua passione per la musica americana. Dopo una pausa di qualche anno, ritorna con Big Picture (2005) e Howl On (2009) lavori più che discreti, senza però suscitare le emozioni dei primi album.

Questo The Sailor’s Revenge (dal bellissimo titolo, La vendetta del marinaio), prodotto da Mark Knopfler (e si sente), è senza dubbio il migliore della sua carriera, e mai come in questo caso il CD suona fresco e pieno di vitalità, merito delle sue composizioni che devono molto comunque alla presenza in studio dell’ex Dire Straits. Il disco come nelle produzioni più serie, si avvale anche di ospiti di peso: Mark Knopfler stesso alle chitarre, Jerry Douglas Lap Steel e dobro, James Walbourne alle chitarre ritmiche, Guy Fletcher al piano e organo, Michael McGoldrick al flauto e Whistle, John McCusker al violino, Ian Thomas alla batteria, e la moglie Brenda Kennedy alle armonie vocali.

Tutti i brani sono composti da Bap, Shimnavale apre il disco e il dobro di Jerry Douglas segna subito la canzone con una melodia che l’autore canta con voce spedita e fluida. Not a Day Goes By richiama l’Irlanda per merito del whistle di McGoldrick, è tra i momenti migliori della raccolta.

Jimmy Sanchez è una composizione introspettiva, in cui l’arpeggio di Knopfler e il dobro di Douglas giocano un ruolo primario. Lonely No More è una deliziosa ballata d’atmosfera dove il violino punteggia dolci melodie. The Right Stuff sembra uscita da uno degli ultimi dischi di Earle, con il suono elettro-acustico, la melodia che esce lenta, tirandosi dietro gli strumenti, e la voce di Bap mostra una tonalità più americana. Maybe I Will rallenta i tempi, dolce ballata, canzone d’amore che mostra una finezza esecutiva ed una accorata ricerca melodica con il violino sempre in evidenza. Please Return To Jesus ha un suono “bluegrass”, tutta giocata sui vari strumenti a corda, e il nostro si adegua con voce distesa e melodia fluida. The Sailor’s Revenge ha il suono melodico di Knopfler con forti implicazioni folk, per una brano suggestivo e nostalgico, che richiama la nativa isola dello smeraldo. Working Man richiama in parte i vecchi Orchard, per una leggiadra ballad di struggente bellezza, deliziata dagli interventi di McGoldrick. The Beauty of You con la chitarra di Mark in sottofondo e la voce della moglie Brenda , per una brano che lascia scorrere la sua melodia pacificante. Chiude una Celtic Sea dove si respira a pieni polmoni ancora una volta l’aria dell’Irlanda.

Il bonus CD è una specie di Best Of della carriera di Bap Kennedy, che pesca tra i suoi album da solista (con dichiarata preferenza personale) con due inediti Be True To Your Heart con Peter O’Hanlon, e Into The Arms of Love da una session con Knopfler, e di particolare rilevanza due brani (già editi) On The Mighty Ocean Alcohol in duetto con lo “sdentato”  Shane MacGowan dei Pogues e Milky Way scritta a quattro mani con il suo “mentore” Van Morrison. Imperdibile.

Chi preferiva il Kennedy prima versione (quello folgorato e prodotto da Steve Earle) deve rassegnarsi ad un mutamento dettato da nuove inclinazioni musicali, che mirano alla fusione fra le emozioni dei  paesaggi Irlandesi ed un sottile gusto “americano”. Bap, figlio minore di una grande generazione di gruppi nord-britannici (dai Pogues ai Waterboys, per arrivare agli Hothouse Flowers e ai suoi Energy Orchard) non molla un colpo, continua imperterrito a seguire la sua strada, che parte dai pascoli verdi della sua terra per un album dall’impronta più Folk rispetto al passato, e che spero vivamente non passi inosservato. Altamente consigliato a chi viaggia di notte.

Tino Montanari

Novità Di Febbraio Parte II Bis. Otis Taylor, Audra Mae, Heartless Bastards, Neil Young, Howlin’ Rain, Rosie Thomas, Shearwater

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Seconda parte delle uscite del 14 febbraio.

Torna Otis Taylor con un nuovo lavoro di “gruppo” sempre per la Telarc. Il CD si chiama Otis Taylor’s Contraband e vede il barbuto Bluesman americano alle prese con un nutrito gruppo di musicisti. Oltre alla sua band abituale, con la figlia Cassie che si alterna con Todd Edmunds al basso, Larry Thomas alla batteria, Jon Paul Johnson alla chitarra e Brian Juan all’organo nonché lo stesso Taylor all’immancabile banjo (e alla chitarra), ci sono vari ospiti che conferiscono ulteriore spessore al suono che ogni tanto vira decisamente al rock, ma non manca la solita brillantezza fornita dalla cornetta di Ron Miles, dal violino di Annie Harris, le sonorità esotiche del djembe di Fara Tolno, dalla Guinea, la pedal steel guitar dell’eccellente Chuck Campbell e lo Sheryl Renee Choir per una patina gospel. A un primo ascolto mi sembra uno dei suoi migliori album.

Di Audra Mae vi avevo parlato in termini più che positivi che-storia-audra-mae-the-happiest-lamb.html, un paio di anni fa in occasione dell’uscita del precedente album. Appurato che è sempre la pronipote di Judy Garland, la nostra amica continua ad avere delle frequentazioni inconsuete: se nel passato aveva composto l’unico brano inedito nel 1° album di Susan Boyle, nel frattempo ha scritto anche una canzone per una cantante tedesca che partecipava all’Eurofestival del 2011. In questo nuovo Audra Mae And The Almighty Sound che esce sempre per la Side One Dummy, l’etichetta di Gaslight Anthem e Flogging Molly ma anche di Chuck Ragan, il suono ha connotazioni più rock vista la presenza di un nuovo gruppo fisso di musicisti oltre all’immancabile contrabassista Joe Ginsberg con lei da inizio carriera. Non mancano le belle ballate e il rock è diciamo “acustico” e roots. Voce particolare e interessante come sempre.

Gli Heartless Bastards sono un gruppo rock che ruota attorno alla personalità della cantante Erika Wennerstrom e dopo tre buoni album per la Fat Possum con questo nuovo Arrow approdano alla Partisan Records (quella dei Deer Tick e dei Middle Brother) e realizzano quello che è il loro miglior disco. Una sorta di incrocio tra Grace Potter, Aimee Mann e Chrissie Hynde come attitudine se non come voce, la Wennerstrom fa dell’ottimo rock classico con ampie spruzzate roots (quello sano e ruvido senza deviazioni tamarre) ed è proprio una di quelle brave. Se volete sentire del grande rock al femminile non cercate lontano, gli Heartless Bastards sono il vostro gruppo e anche nelle ballate e nei midtempo si difendono alla grande.

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Sempre per la serie “minori ma bravi” ecco il nuovo album degli Howlin Rain, The Russian Wilds, il quinto disco per la band rock californiana sotto contratto per la Columbia/American Recordings di Rick Rubin. Tra rock classico, rock blues e psichedelia, la band di Ethan Miller che milita anche nei Comets On Fire ha un tiro chitarristico tra i migliori delle “nuove” bands emergenti.

Rosie Thomas è una di quelle voci femminili che in mancanza di meglio definiremo indie-folk-rock; With Love è il suo sesto CD, il primo dopo una pausa di alcuni anni, prima per problemi di salute dovuti alla tiroide e poi per “problemi” d’amore (si è sposata). Una bella voce, magari non originalissima ma molto piacevole, indicata per chi ama le cantanti “classiche” anni ’70 con uso di piano (ma non solo).  La sua etichetta è la Sing-a-long Records 101 Distr. Non il massimo della reperibilità.

Esce anche il nuovo CD degli Shearwater uno dei gruppi storici dell’indie-rock americano. Arrivano dalla Matador Records e approdano alla Sub Pop per il loro ottavo album, Animal Joy, che mi sembra uno dei loro migliori in assoluto, tra canzoni raffinate e brani rock più ardenti. Se conoscete le due etichette sapete cosa aspettarvi con in più l’atout della voce molto espressiva di Jonathan Meiburg una delle più originali in circolazioni.

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Per finire le uscite di questa settimana la Left Field Media ci regala un altro dei loro Live di provenienza da Broadcasts radiofonici. Questa volta è il turno di Neil Young & Crazy Horse Cow Palace 1986 trasmesso in origine dalla KLOS FM di San Francisco il 21 novembre: un doppio CD con il concerto completo che, dopo una prima parte non esaltante degli anni ’80, segnalava con il Rusted Garage Crazy Horse Tour il ritorno del grande canadese ai suoi migliori livelli. Ovviamente era già uscito sottobanco come Bootleg ma questa nuova edizione è sicuramente di più facile reperibilità e ai collezionisti non si comanda!

Contenuto:

1. Introduction
2. Mr. Soul
3. When You Dance, I Can Really Love
4. Down by the River
5. Too Lonely
6. Neil s Mom Calls
7. Heart of Gold
8. After the Goldrush
9. Inca Queen
10. Drive Back
11. Opera Star
12. Sam Kinison Calls
13. Cortez the Killer
Disc: 2
1. Sample and Hold
2. Computer Age
3. Violent Side
4. Mideast Vacation
5. Long Walk Home
6. The Needle and the Damage Done
7. When Your Lonely Heart Breaks
8. Around the World
9. Powderfinger
10. Like a Hurricane
11. Hey Hey, My My
12. Prisoners of Rock n Roll

Anche per questa settimana è tutto.

Bruno Conti

Novità Di Febbraio Parte II. Anais Mitchell, Amos Lee, Punch Brothers, Simple Minds, Santana, Drew Nelson, Peter Hammill E… Purtroppo, Whitney Houston

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Anche questa settimana molte uscite discografiche ( o meglio la prossima), per cui senza indugio partiamo e anche questa volta il tutto diviso in due parti…

Esce il più volte annunciato e recensito nuovo album di Anais Mitchell, si chiama Young Man In America nei negozi da martedì prossimo 14 febbraio per la Wilderland Records/Audioglobe e se ne parla, appunto, un gran bene. Partecipano, tra gli altri, Todd Sickafoose che suona il contrabbasso e produce, Chris Thile al mandolino, Andrew Borger alla batteria e collaboratore di Norah Jones e Tom Waits, il chitarrista Adam Levy, anche lui collaboratore di Norah Jones e Tracy Chapman, Brandon Seabrook a banjo e chitarra, ma tra gli strumenti impiegati ci sono anche violino, fisarmonica, organo e fiati, quindi lo spettro sonoro è abbastanza ampio. Lei non ha una voce straordinaria ma molto espressiva ed è pure una grande autrice, ovvero scrive delle ottime canzoni. Vedremo se sarà bello come l’eccellente Hadestown.

As The Crow Flies di Amos Lee è un mini CD o EP se preferite, con sei brani realizzati per il precedente Mission Bell e non utilizzati. L’etichetta è sempre la Blue Note, produce Joey Burns dei Calexico e partecipa anche il batterista John Convertino dello stesso gruppo. Il disco dello scorso anno mi era piaciuto parecchio e quindi fido che anche questo sia il suo giusto compendio.

I Punch Brothers sono uno dei gruppi migliori del nuovo Bluegrass americano ( e sono, curiosamente, l’opening act del tour europeo di Amos Lee) e Who’s Feeling Young Now è il loro terzo album per la Nonesuch Records, produce Jacquire King reduce dalle collaborazioni, tra i tanti, con King Of Leon, Modest Mouse, Tom Waits e Josh Ritter. Il leader, ex Nickel Creek, è quel Chris Thile appena citato per l’album di Anais Mitchell.

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Si riparte alla grande con i cofanetti ( e a fine mese è atteso The Wall che conclude la trilogia delle ristampe dedicata ai Pink Floyd). Tra poco i Simple Minds partiranno con un tour dove riprodurranno integralmente i loro primi 5 album che però, come sapete, sono 6:

Disc 1: Life in a Day
Disc 2: Real to Real Cacophony
Disc 3: Empires and Dance
Disc 4: Sons and Fascination
Disc 5: Sister Feelings Call
Disc 6: New Gold Dream

La Virgin pubblica (una settimana prima che in Inghilterra) questo cofanetto sestuplo che si chiama X5 dove oltre agli album originali ci sono b-sides, extended versions, demos e brani dal vivo per rendere più gustoso il piatto.

La Cleopatra Records si sta costruendo una buona reputazione per una serie di novità e ripubblicazioni tra le quali spicca l’ottimo cofanetto quadruplo dei Quicksilver Messenger Service. I Box si chiamano sempre Anthology e anche questo dei Santana non sfugge alla regola ma poi non sono delle raccolte, si tratta di materiale molto raro e inedito (a parte i Bootleg). Questo nuovo album, sottotitolato 68-69 The Early San Francisco Years raccoglie materiale precedente al loro primo omonimo disco per la Columbia e contiene il seguente materiale:

DISC 1: LATIN GROOVES
1. Evil Ways (Live)
2. Soul Sacrifice
3. Jingo (Jin-Go-Lo-Ba)
4. Fried Neckbones And Some Homefries
5. Latin Tropical
6. El Corazon Manda
7. Acapulco Sunrise
8. Coconut Grove
9. Hot Tamales

DISC 2: SANTANA BLUES
1. With A Little Help From My Friends
2. Every Day I Have The Blues
3. Persuasion
4. As The Years Go By
5. Travelin Blues
6. Let’s Get Ourselves Together
7. Just Ain’t Good Enough (Live)
8. The Way You Do To Me (Live)
9. Rock Me (Live)

DISC 3: IMPROVISATIONAL JAMS
1. Santana Jam
2. Jam In G Minor
3. Jammin’ Home
4. Jam In E
5. Funky Piano (Live)
6. Santana Jam (Live)

Diciamo che i prodotti della etichetta americana non sono facilissimi da reperire in Italia, ma si trovano!

Dopo il doppio Piano, Guitar, Vox aggiungendo un Box al titolo, otteniamo un cofanetto di 7 CD con 84 brani sempre ad opera di Peter Hammill. Sempre registrato nel tour tra Giappone e Regno Unito ed edito dalla Fie Records la “fregatura” sta nel fatto che contiene anche i due dischi già editi a parte e che uscendo in una costosa e limitata tiratura di 2000 copie non sarà facile da recuperare.

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Ufficialmente escono entrambi martedì 14 febbraio per la Red House ma in effetti la IRD li ha già distribuiti in Italia negli scorsi giorni. Il primo è il nuovo disco di Drew Nelson, un cantauore del Michigan già in pista da alcuni anni e di cui bellamente ignoravo l’esistenza, ma non si può seguire tutto. Questo nuovo Tilt-A-Whirl, dopo la partecipazione a Dark River, lo proietta su tematiche roots tra Springsteen e Steve Earle. Il primo brano, addirittura, Promised Land, già dal titolo, ma anche musicalmente, mi è sembrata una outtake da The Wild, The Innocent and The E Street Shuffle. Ovviamente ci si ritorna, approfondendo, nei prossimi giorni.

Anche Little Blue Egg, con la sua bellissima copertina, esce in questi per la Red House, ma si tratta di materiale registrato ad inizio anni 2000 in quanto Dave Carter, uno dei due titolari del disco con Tracy Grammer, è in effetti scomparso nel 2002. Ma la sua “socia” sta gestendo il materiale d’archivio lasciato dal compagno di avventura e che tra il 1997 e il 2002 ha scritto brani eseguiti da Joan Baez, Mary Chapin Carpenter, Chris Smither e Lucy Kaplansky. Si tratta di musica acustica, di origine folk ma con elementi di Americana e un raro spessore qualitativo. La rivista specializzata americana Dirty Linen ha detto che “In ogni universo razionale, Carter and Grammer verrebbero citati negli stessi termini di John Lennon e Bob Dylan”. Forse è una iperbole, ma sono sicuramente bravi.

Per finire questa “puntata” vi ricordo il nuovo album dei Winterpills, si chiama All My Lovely Goners è il loro quinto (compreso un EP), edito dalla Signature Records. Tra indie-rock, rock classico e pop di squisita fattura, con intrecci vocali morbidi tra le voci di Philip Price e Flora Reed. Anche se sono di Northamptom, Massachussets il suono è quello tipico della California anni ’70 che sta tornando in grande auge di questi tempi.

A domani per le altre uscite.

Bruno Conti

P.S. Mentre scrivevo questo Post ho letto della morte di Whitney Houston e anche se musicalmente non è sulla lunghezza d’onda di questo Blog non posso negare che si sia trattato di un grande talento vocale, non per nulla era la figlia di Cissy Houston (quella delle Sweet Inspirations che cantavano con Ray Charles e Aretha Franklin, che era la sua madrina) e anche la cugina di Dionne e Dee Dee Warwick, quindi la musica scorreva nelle sue vene.

Purtroppo, negli ultimi anni, in quelle stesse vene erano scorse molte sostanze sospette e pericolose e anche se si era sottoposta a parecchie cure disintossicanti le circostanze della sua morte, avvenuta in un albergo di Beverly Hills, a poche ore dalla cerimonia dei Grammy a cui doveva partecipare, lasciano credere che evidentemente non era uscita dal tunnel. Aveva 48 anni e nella sua carriera aveva ottenuto 415 premi e aveva venduto più di 170 milioni di copie di dischi ed era nota in tutto il mondo per la sua partecipazione al film The Bodyguard, il cui singolo I Will Always Love You detiene tuttora il record di singolo più venduto nella storia da una artista femminile. Un altro record che le appartiene, curiosamente, è quello del disco gospel più di successo di tutti i tempi (con grande gioia della mamma), The Preacher’s Wife, che è anche il suo disco, forse, qualitativamente migliore, secondo chi scrive. Ma i gusti sono personali ed opinabili, quindi…

Riposa In Pace anche tu Whitney Elizabeth Houston, 9 agosto 1963 -11 febbraio 2012. Un vero peccato ancora una volta!

Sempre In Pista Nonostante Gli Anni Che Passano! Fairport Convention -Babbacombe Lee Live & By Popular Request

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Oggi una breve noticina veloce che è una sorta di anticipazione di prossime recensioni a venire. Questa mattina parlando con Marco Verdi si diceva della uscita di due nuovi CD dei Fairport Convention che vedete sopra, venduti solo sul loro sito e usciti dopo Festival Bell. Visto che su questo Blog si parla “obbligatoriamente” di tutto ciò che è Fairport, in qualita di Editore, Factotum e Dittatore  gli ho commissionato le due recensioni in questione che leggerete a breve (così impara a parlarne!). L’altro collaboratore del Blog, Tino Montanari, sta preparando quella del nuovo Bap Kennedy e chi scrive domani vi allieterà con la seconda serie di uscite di questo febbraio 2012 (tra cui un gustoso cofanetto dedicato ai Santana).

A domani.

Bruno Conti