Finalmente! Ma Quando Dorme? Joe Bonamassa – Driving Towards The Daylight

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Joe Bonamassa – Driving Towards The Daylight – Mascot/Provogue 22-05-2012

Finalmente! C’è anche dell’ironia in questa esclamazione, ma non solo. Con questo CD, nell’annata 2012, tra live, DVD, ripubblicazioni e quant’altro, siamo a quota quattro, senza contare tutte le innumerevoli partecipazioni a dischi di altri. Ma quando dorme? Nello stesso tempo questo nuovo Driving Towards The Daylight segna un ritorno al Blues: o meglio al Blues according to Joe Bonamassa.  Come ha detto lui stesso in alcune interviste, e secondo il suo parere insindacabile, le parole per definire i precedenti album erano: “swampy” per The Ballad Of John Henry, “worldly” per Black Rock, “Americana” per Dust Bowl e aggiungerei io, “hard” (senza connotati negativi) per i due dischi dei Black Country Communion. La parola magica per questo nuovo disco è “blues”; registrato allo Studio In The Palms di Las Vegas con la produzione di Kevin Shirley in due sedute tra l’agosto del 2011 e febbraio del 2012 questo album è un ritorno alle sue radici musicali, quel British Blues fine anni ’60 poi trasformatosi nel guitar power trio del rock-blues di gruppi come i Led Zeppelin o il Jeff Beck Group mediato dalla riscoperta dello stesso Joe delle “vere” radici di questa musica, ovvero, prima il blues di Robert Johnson e poi quello di Chicago con i suoi grandi autori ed interpreti.

Ospite fisso nella formazione è Brad Whitford, il secondo chitarrista degli Aerosmith (già clienti di Shirley) mentre sono con Bonamassa (almeno credo) Anton Fig alla batteria e Carmine Rojas al basso (anche se nel sito ufficiale il nuovo batterista nel tour degli States è Tal Bergman), alle tastiere l’australiano Arlan Schierbaum. Di solito tutti i brani di Bonamassa partono da un riff di chitarra e poi si assestano su un groove particolare, nel senso che la canzone ruota intorno all’assolo che è la parte importante del pezzo, mentre di solito si fa il contrario ossia scrivi il brano e poi l’assolo è una conseguenza e non sempre è presente, ma questo è un mio assunto, una mia presunzione e vale, secondo me, per tutti i virtuosi della chitarra rock e il buon Joe ne è uno dei migliori rappresentanti.

Prendete l’iniziale Dislocated Boy, uno dei cinque brani che porta la sua firma, riff iniziale poderoso, entrata dell’organo, una “figura” ricorrente di chitarra che ricorda il sound del “vecchio” Peter Green e poi una serie di assoli con la sezione ritmica molto impegnata a sostenere quel groove particolare. Quello di Stones In My Passway è molto zeppeliniano, anche se il brano è un Robert Johnson minore, diciamo meno conosciuto, Bonamassa è impegnato alla slide su una Gibson con il doppio manico e il risultato finale avrebbe fatto il suo figurone su Presence, il tocco del piano aggiunge quel “sentire” blues all’insieme. Driving Towards The Daylight è una ballatona scritta con Danny Kortchmar parecchi anni fa e tirata fuori dal cassetto per l’occasione, illustra gli aspetti più rootsy della musica del nostro amico. Preceduto da un breve sample del dialogo tra Howlin’ Wolf e il batterista Aynsley Dunbar, mentre il “lupo” cerca di spiegargli cosa vuole da lui per questo brano, Who’s Been Talking è contemporaneamente un classico del genere e la genesi di Whole Lotta Love. Come saprete il brano dei Led Zeppelin era un costrutto di più canzoni, la parte centrale e finale era You Need Love della coppia Dixon/Waters ma il celeberrimo riff iniziale era tratto da questo brano di Howlin’ Wolf e la gagliarda versione di Bonamassa lo dimostra ampiamente, bellissimo brano, breve e conciso.

I Got What You Need era un altro brano di Willie Dixon, nel repertorio di Koko Taylor, e per l’occasione Bonamassa sfodera una interpretazione degna dei migliori Bluesbreakers di Mayall, quelli con Clapton e Green, notevole come sempre il lavoro della solista, lui è proprio bravo! A Place In my Heart è un bellissimo slow blues scritto da Bernie Marsden dei Whitesnake ma sembra un tributo all’arte di Gary Moore con un superbo Joe. Lonely Town Street è un vecchio brano di Bill Withers ma viene fatto alla Deep Purple, funky ma con un bell’interscambio tra organo e chitarra. Secondo Bonamassa Heavenly Soul è un omaggio a Mellencamp, una sorta di Paper On Fire come avrebbe potuto suonarla Knopfler in stile british, e ha anche ragione, quasi quasi mi ritiro, tanto ci pensa lui. New Coat Of Paint è una bella rilettura bluesata di un brano di Tom Waits, mentre Somewhere Trouble Don’t Go è un ottimo brano di Buddy Miller che viene rivisto à la Bonamassa, boogie, ritmo e chitarre. Too Much Ain’t Enough era uno dei cavalli di battaglia di Jimmy Barnes dei Cold Chisel (a proposito, sono tornati insieme e hanno fatto un nuovo disco) e per l’occasione ritorna a cantarla in una versione che dà dei punti all’originale, che voce e che chitarra. Bel disco, dopo quello con Beth Hart!                

Bruno Conti

Finalmente! Ma Quando Dorme? Joe Bonamassa – Driving Towards The Daylightultima modifica: 2012-05-09T09:17:19+02:00da bruno_conti
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