“One Man Band” – Tim “Too Slim” Langford – Broken Halo

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Tim “Too Slim” Langford – Broken Halo – Underworld Records

Non sono mai stato un grande fan dei dischi “acustici” fatti dai gruppi rock (se hanno sempre suonato boogie, blues o comunque musica elettrica una ragione ci sarà!) o delle prove in solitaria dei leaders dei suddetti gruppi, ma devo ammettere che questo disco di Tim Langford, più noto per essere la carismatica voce solista e chitarrista dei Too Slim & The Taildraggers (too%20slim%20and%20the%20taildraggers), un suo certo fascino ce l’ha.

E’ già la seconda volta che il nostro amico si cimenta in questo formato, lo aveva già fatto nel 1999 con un disco intitolato Pint Store Blues e ora si ripete con questo Broken Halo, anche se onestamente, ripeto, lo preferisco quando si cimenta con il boogie-southern-blues-rock del suo gruppo, questo disco non è affatto malvagio: registrato solo con l’ausilio di chitarra acustica, slide, dobro e ukulele (quest’ultimo uno strumento che negli ultimi anni sta vivendo una nuova giovinezza), si passa dal blues acustico di un brano come You Hide It Well che potrebbe provenire dalle Plantation sessions pre-elettriche del grande Muddy attraverso brani strumentali come l’iniziale La Llorona, con un dobro o una slide, che è parente non alla lontana del Cooder autore di musica da film o ancora Princeville Serenade un delizioso duetto tra dobro e ukulele che ha un fascino senza tempo. Three Chords come dice il titolo è un semplice e delicato country-blues quasi sussurrato da Langford che con i pochi strumenti di cui si è circondato per questo disco costruisce un brano molto accattivante, per poi ripetersi, nella più grintosa Shaking A Cup, che pur nei limiti imposti dal suono spartano si avvale anche di un’armonica e di alcune piccole percussioni.

Forty Watt Blues utilizza addirittura una drum machine che non risulta fastidiosa com’è spesso caratteristica di questi marchingegni e anche il linguaggio volutamente crudo del testo lo avvicina agli stilemi classici del genere. In Broken Halo, oltre alla batteria elettronica si sente anche un basso elettrico che accentua questo effetto da one man band, ma devo ripetere che a questo punto l’avrei preferito con un gruppo vero? Non devo! Il trucchetto viene ripetuto per North Dakota Blues con risultati più soddisfacenti per chi scrive e presumo anche per chi ascolta, visto che Tim Langford è comunque un chitarrista più che adeguato anche quando suona una chitarra acustica e soffia nella sua armonica. Per Dollar Girl, il terzo e ultimo brano ad avvalersi dei ritmi programmati, Langford ne scova uno più movimentato che regala una maggiore vivacità alle procedure sonore. Long Tail Black Cat ci riporta al suono acustico con un walkin’ blues arcano ben eseguito sulla slide risonante del buon Tim, mentre la conclusiva Gracie è una delicata e sentita ballata che racconta la scomparsa della nonna e gli effetti degli eventi sul nonno e sulla famiglia vista con gli occhi disincantati di un bambino, e risulta uno dei brani più belli dell’album. Come ci si potrebbe aspettare da uno che suona Reverend Guitars il disco è forse troppo “canonico” ma piacevole, se preso a piccole dosi.

Bruno Conti

“One Man Band” – Tim “Too Slim” Langford – Broken Haloultima modifica: 2012-07-21T09:07:00+02:00da bruno_conti
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