Ho Come L’Impressione Che Mitt Romney Non Gli Piaccia (E Neanche Al Suo Cane)! Ry Cooder – Election Special

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Ry Cooder – Election Special – Nonesuch/Warner 21-08-2012

Questo Election Special è solo il suo 16° disco da solista, in una carriera iniziata nel lontano 1970, senza contare le innumerevoli collaborazioni e le colonne sonore, ma dal 2005, prima con Chavez Ravine e poi con la trilogia My Name Is Buddy, I, Flathead e Pull Up Some Dust And Sit Down, per non dire della notevole collaborazione con i Chieftains in San Patricio, la sua discografia ha ripreso vigore e qualità, oltre a un ritorno ai primi amori del blues e del folk, dopo gli anni della musica etnica e cubana e delle colonne sonore.

Cooder è sempre stato un grande musicista, riconosciuto come il più grande chitarrista slide bianco (anche se forse, per la potenza, Johnny Winter gli si avvicinava, con uno stile diverso, e negli anni a seguire ha(nno) creato molti discepoli) e uno dei più grandi ricercatori della musica popolare (e rock) americana. Ma nella sua scrittura è sempre stata presente anche una vena sarcastica, alla Randy Newman per intenderci, che negli ultimi anni si è trasformata in impegno politico, senza mai perdere di vista la forza della musica che in Cooder, come già ricordato, prende linfa soprattutto dal Blues in tutte le sue forme e generi. 

Un paio di settimane fa ha dato una bella intervista al quotidiano inglese The Guardian, che se volete potete leggere qui ry-cooder-mitt-romney-dangerous-cruel?newsfeed=true , (sempre citare la fonte), dove definisce il candidato presidenziale americano, il rivale di Obama, Mitt Romney “un uomo pericoloso, un uomo crudele”! E sarà anche per questo, visto attraverso gli occhi del suo setter e delle sue disavventure, raccontate dalla stampa americana e reiterate più volte da Letterman nel suo show, che gli ha dedicato un Mutt Romney Blues. Lui e il figlio Joachim alle percussioni, costruiscono un quadretto blues acustico degno delle migliori canzoni di Boomer’s Story o di Paradise And Lunch. Non entro nel merito del Cooder “politico” perché non sono in grado di giudicare (anche se Romney, oltre che al suo cane e al buon Ryland non ispira molta fiducia neppure al sottoscritto), se volete approfondire, l’intervista citata è molto esplicita.

Brother Is Gone, un delicato brano di impostazione folk guidato dal mandolino ma arricchito da una strumentazione avvolgente curata anche dalle percussioni del figlio, racconta la storia dei fratelli miliardari David e Charles Koch. Mentre in The Wall Street Part Of Town dedicata agli occupanti di Zuccotti Park comincia ad affilare la sua slide con un riff stonesiano, “tanto di cappello dinnanzi a Ry Cooder”, come ebbe a dire Keith Richards nella sua autobiografia Life. (pag.229)

Anche Guantamano ha quel drive tra soul, blues e rock che fa parte del Cooder che più amo, etnomusicologo e polemista, ma caspita se suona, il riff non è uno sconosciuto nel suo DNA, se Richards è il numero due tra i “riffmeisters” (naturalmente Chuck Berry è il capostipite), Ry è lì nella Top Ten. Un nervoso e inquieto Obama che si aggira nottetempo per la Casa Bianca è il soggetto di un fantastico slow blues cadenzato come Cold Cold Feeling, degno delle sue pagine migliori. Prego notare che in questo disco Ry Cooder sembra avere ritrovato anche una grinta e una capacità vocale che si credeva perduta dopo anni di musica strumentale. Il country-folk campagnolo da string band di Going To Tampa è un’altra delle molte sfaccettature della musica presente in questo album.

Se la rivista Uncut ha eletto questo Election Special “Disco del mese” una ragione ci sarà, oltre al fatto che il recensore Bud Scoppa è un compatriota di Cooder ed ha sempre amato l’opera del musicista californiano. Kool-Aid è un blues elettrico futuristico che per certi versi mi ha ricordato alcune cose dei sottovalutati Little Village, il gruppo dove Cooder militava con John Hiatt e Nick Lowe, e la slide qui viaggia alla grande! Nel centenario di Woody Guthrie, Cooder ha composto anche un brano antimilitarista come The 90 and The 9, degno erede delle parabole guthriane, coro singalong compreso. Anche la conclusiva Take Your Hands Off It difende la Costituzione e la carta dei diritti, ma lo fa al tempo di un rock-blues che rispolvera i ritmi e la “cattiveria” di Bop Til You Drop o di Slide Area.

Qualcuno ha detto che questo Election Special è meno vario musicalmente del precedente Pull Up Some Dust…, troppo “blues monocorde” ma per me è, ancora una volta, un esempio del miglior Ry Cooder. Sarà pure un “instant record” per i contenuti ma averne di dischi così!

Bruno Conti

P.S. Complimenti a tale Biamaku, che ha realizzato i tre video non ufficiali postati su YouTube, notevoli!

Ho Come L’Impressione Che Mitt Romney Non Gli Piaccia (E Neanche Al Suo Cane)! Ry Cooder – Election Specialultima modifica: 2012-08-20T12:05:00+02:00da bruno_conti
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