L’Ultima Prova Dell'”Uomo Di Ferro”. Michael Burks – Show Of Strength

michael burks show of strength.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Michael Burks – Show Of Strength – Alligator/Ird

Michael Burks era soprannominato “Iron Man”, pare per la sua resistenza fisica che lo portava a regalare lunghissimi concerti si suoi fan e a chi aveva la fortuna di assistere a un suo spettacolo che spesso rivaleggiava come durata con quelli di Springsteen. Ma la sua reputazione nell’ambito musicale e in particolare nel campo Blues era legata anche ad una manciata di album, di cui gli ultimi quattro (compreso questo) per la Alligator, che lo avevano portato ad essere uno dei nomi in costante evoluzione e miglioramento nell’ultima decade. Come molti avranno letto, Burks è scomparso per un attacco di cuore il 6 maggio di quest’anno all’aeroporto di Atlanta, di ritorno da un tour europeo, ma questo nuovo album, Show Of Strength, era già stato registrato ed era pronto, dopo la sua approvazione, ad essere pubblicato alla fine di agosto. Il musicista di Milwaukee non ha avuto occasione di sentirlo, ma Bruce Iglauer, il boss della Alligator, ha deciso comunque di procedere con il disco come era stato programmato, non pubblicato come un tributo postumo, ma in quanto ultimo lavoro di Michael.

La sua carriera discografica, nonostante i 54 anni, non è stata lunga e ricca di dischi, in quanto Burks, ad inizio anni ’80 e fino quasi alla fine dei ’90, aveva abbandonato la musica per dedicarsi alla famiglia. Poi la passione è tornata più forte di prima e pur senza essere uno dei nomi imprescindibili del blues (rock) dell’ultima decade ne è stato uno dei migliori alfieri. Un omone in possesso di una bella voce, a cavallo tra le finezze di un Robert Cray e la potenza di Joe Louis Walker o di Buddy Guy, il suo stile chitarristico è sempre stato attento anche agli stilemi del rock, Clapton e Free tra i suoi punti di riferimento, oltre agli immancabili Albert King e Hendrix, tanto per citare qualche nome. Nel precedente Iron Man, c’è una versione fantastica di Fire And Water, che riporta il suono dei Free alle radici del Blues. Ma da sempre Burks ha fatto da ponte tra i due stili, la ruvidezza del rock e un blues energico ma mai troppo sguaiato, ricco di tonalità soul. Il timbro della sua chitarra è quello bello “grasso” e corposo dei solisti esuberanti, i neri delle ultime generazioni che hanno inglobato nelle proprie sonorità, oltre al Chicago sound, anche le derive hendrixiane e quelle del trio dei King. 

Nel brano di partenza, la poderosa e claptoniana Count On You, innesta subito un wah-wah avvolgente che ci riporta al miglior “manolenta” o ai suoi recenti epigoni come Tommy Castro e, soprattutto, Tinsley Ellis. Linee di chitarra solista sinuose e ricche di inventiva che si intrecciano con le calde sonorità dell’organo del suo collaboratore storico Wayne Sharp e con una sezione ritmica agile e al contempo potente, con il basso di Terrence Grayson che pompa alla grande e la batteria di Chuck Louden che ancora il suono. Nella successiva Take A Chance On Me, Baby non posso fare a meno di vedere delle similitudini con il miglior Robert Cray, quello a cavallo tra blues e soul, la voce assume delle coloriture alla Solomon Burke e la chitarra, questa strana Kauer usata da Burks, rilascia una serie di assoli di grande spessore. Storm Warning scrittta da Jon Tiven e Jimmy Vivino era la title-track di uno dei dischi migliori di quel Tinsley Ellis citato prima, un funky-rock di grande impatto, mentre l’errebì coinvolgente di Can You Read Between The Lines con il controcanto accattivante dei componenti della band è un altro esempio delle qualità migliori di Burks, con una linea di basso ancora una volta funky e avvolgente. 

Cross Eyed Woman è un brano rock-blues molto anni ’70, tra Hendrix e i Free, con in più una slide guitar feroce di grande efficacia, a riprova dell’eccellente varietà di timbri, sonorità e stili che confluiscono in questo Show Of Strength. Little Juke Joint, con l’aggiunta dell’armonica di Scott Dirks è puro Chicago Blues, elettrico ma allo stesso tempo molto canonico. 24 Hour Blues è il classico slow blues che non può mancare in un disco come questo, con l’organo di Roosevelt Purifoy che si aggiunge alle tastiere di Sharp per un tuffo ulteriore nelle radici della musica nera, e la chitarra di Burks pennella una serie di assoli dedicati agli amanti dello strumento. Valley Of Tears e Since I Been Loving You (non quella degli Zeppelin per quanto sia sempre un bel lentone tirato) confermano quanto detto sinora, come pure I Want To Get You Back, sempre a cavallo tra blues e rock. What Does It Take To Please You è uno shuffle degno del repertorio del miglior BB King, con Michael Burks che estrae dalla sua chitarra anche la perfezione del suono del grande BB, e canta pure alla grande. E la conclusione è fantastica, una cover da manuale del classico di Charlie Rich, Feel Like Going Home, un brano che si adatta alla perfezione alla rilettura in chiave gospel che ne viene fatta, il piano di Sharp introduce il tema, la voce di Burks se ne impossessa con una interpretazione vocale da brividi, poi entra l’organo che ci conduce per mano fino al lirico assolo di chitarra nella parte centrale e poi reiterato nel finale, che ci permette di salutare con questo spirito malinconico ma elegiaco la musica di questo “piccolo grande uomo” che ci ha lasciato qualche mese fa. Bella musica, per amanti della chitarra e del Blues, ma non solo, non un capolavoro ma un disco solido ed onestro, tra i migliori dell’anno nel genere.

Bruno Conti

L’Ultima Prova Dell'”Uomo Di Ferro”. Michael Burks – Show Of Strengthultima modifica: 2012-09-01T15:06:01+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo