Da Chicago, Mississippi Heat – Delta Bound

mississippi heat delta bound.jpg

 

 

 

 

 

 

Mississippi Heat – Delta Bound – Delmark 

Mi sono già occupato altre volte dei Mississippi Heat in passato, e non ovviamente con minacce mafiose come potrebbe far pensare l’incipit, ma in modo assolutamente benefico e positivo. Il gruppo ruota intorno alla figura di Pierre Lacocque, armonicista per eccellenza e giramondo per estrazione. Nato in Israele, ha vissuto anche in Belgio, poi a Chicago, in Canada e nuovamente a Chicago dove ha scoperto il Blues nella figura del grande armonicista Big Walter Horton. Come molti altri è arrivato alla musica professionale all’inizio degli anni ’90, dopo avere fatto il ricercatore in altri settori per parecchi anni: ma la passione per la musica era un istinto insopprimibile e da allora è diventata anche la sua uncia attività. Il gruppo festeggia quest’anno i venti anni di attività e questo è il loro decimo album. Quattro per la Van Der Linden Records negli anni ’90, un paio per la Crosscut e dal 2005 incidono per Delmark, una delle etichette storiche del Blues di Chicago.

Nel corso degli anni la formazione ha avuto vari cambiamenti prima di stabilizzarsi in quella attuale, ma proprio per questo Delta Bound che è una sorta di celebrazione del gruppo, sono tornati molti dei musicisti che si sono avvicendati lungo il percorso. E quindi abbiamo la possibilità di ri-ascoltare Deitra Farr, la cantante originale dei primi 3 CD e presente in tre brani in questo dischetto, in alternanza con l’attuale vocalist, Inetta Visor, entrambe sono in possesso di una voce potente ed espressiva, più matura, forse, quella della Farr, ma comunque tra il meglio che sia possibile ascoltare oggi come voci femminili nell’ambito Blues. Tornano anche Billy Flynn che era il primissimo chitarrista della formazione e Carl Weathersby, che ufficialmente non ha mai fatto parte del gruppo ma è presente come ospite in molti dischi. A proposito di ospiti, non si può fare a meno di notare anche la presenza di Chubby Carrier, grande fisarmonicista Zydeco che infiamma con la sua presenza, un tuffo nella Lousiana con una sgargiante e carnale New Orleans Man che permette di gustarne i pirotecnici virtuosismi, che si affiancano alla voce calda ed avvolgente della Visor. Voce che caratterizza il sound della band forse ancora più  dell’armonica di Lacocque, peraltro sempre presente e incisiva, come nell’iniziale Granny Mae dove duetta con la pungente chitarra di uno dei due solisti del gruppo, Billy Satterfield. Quando canta Deitra Farr, come nell’ottima Look-a-Here, Baby, forse aumenta ulteriormente la quota blues più tradizonale della formazione e c’è spazio anche per il pianino di Johnny Iguana (i nomi sono un programma), che si alterna alle tastiere con l’ottimo Chris “Hambone” Cameron.

Quando è il turno della chitarra di Billy Flynn di affiancare l’armonica di Pierre nel classico slow blues di My Mother’s Plea non si può non notare la coesione e la potenza del gruppo, uno dei migliori combo attualmente in attività nella Windy City. L’unica cover del disco è una grintosa versione del super classico Don’t Let Me Misunderstood, dove Inetta Visor rivaleggia con la potenza vocale di Eric Burdon e Carl Weathersby è ovunque con la sua solista tiratissima, senza dimenticare gli interventi misurati dell’armonica. Ma sono tutti molto bravi, anche la sezione ritmica di Joseph Velez al basso e Kenny Smith (l’altro componente “anziano” della band) ha un tiro poderoso. E sono anche in grado di essere felpati e misurati come nel blues after hours di Padlock Blues o nel train classico di What’s Happenin’ To Me, cantato ancora dalla Farr, con il pianino scatenato di Cameron in primo piano. In Goin’ To St. Louis, con il vibrafono dell’ospite Kenneth Hall in evidenza, si toccano anche sognanti atmosfere tra jazz e soul. Ma fondamentalmente, come dicono le parole di Sweet Ol’ Blues cantata dalla Farr, “Sono felice che tu sia mia amico. Sei il mio fidato compagno, ora – si, amico mio, e per sempre nel mio cuore”. E se non è una dichiarazione d’amore questa?  

Un album di Blues come ormai se ne fanno pochi, caldo, vibrante e ben suonato, tra i migliori della loro carriera.

Bruno Conti  

Da Chicago, Mississippi Heat – Delta Boundultima modifica: 2012-09-16T11:50:48+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo