La Joni Mitchell Australiana? Lucie Thorne – Bonfires in Silver City

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Lucie Thorne – Bonfires in Silver City – Vitamin Records/Smoked Recordings/IRD

Sempre alla ricerca di nomi nuovi ed interessanti da proporre ai lettori di questo Blog, qualche tempo fa mi sono imbattuto in questa Lucie Thorne, che come spesso capita non è una novellina che appare dal nulla, ma è una veterana della scena musicale australiana, dove ha già pubblicato (compreso questo Bonfires In Silver City, che Down Under è uscito ad Agosto del 2011, ma la strada da laggiù è lunga, ci vuole tempo per arrivare) ben 9 album, il primo nel lontano 1998, con una cadenza regolare, più o meno biennale. La Thorne è molto considerata dalla critica musicale australiana ed un giornale, il Sydney Morning Herald le ha assegnato il premio come miglior Roots Album del 2009, per il precedente disco Black Across The Field, in promozione del quale la nostra amica ha intrapreso una lunga tournée, che in due anni, attraverso Australia, Stati Uniti ed Europa, le ha permesso di far conoscere la propria musica in giro per il mondo, agli appassionati ovviamente, purtroppo non era una campagna per la “dominazione globale”, ma più un passaparola, lenta ma inesorabile la voce si sparge.

Questo nuovo album è stato concepito in questo periodo e poi affinato quando è ritornata nella sua piccola cittadina di Bimbaya (popolazione 4 abitanti), nella Emerald Bega Valley, profondo Sud Ovest dell’Australia, che deve essere un posto stupendo, in mezzo al nulla. Questa signora di circa 35 anni, nativa di Melbourne, con questo CD, registrato in 3 giorni, realizza il suo disco migliore: aiutata a livello musicale, di arrangiamenti e produzione da Hamish Stuart (che non è quello della Average White Band), un batterista e percussionista molto raffinato in grado di creare delle costruzioni sonore variegate ed affascinanti, realizzate ai Megaphon Studios di Sydney, che ben si sposano con il lavoro della chitarra della stessa Lucie e di Carl Dewhurst in tre brani, nonché delle tastiere di Chris Abrahams in due canzoni e della fisarmonica di Roy Payne nella conclusiva When I Get There. Poi c’è il duetto con la voce e la seconda chitarra acustica di Jo Jo Smith, che ha firmato il brano con la stessa Thorne, in Sweet Turnaround, un bel incontro di diverse vocalità, più espansiva quella della Smith, più laconica la brava Lucie.

Già, la voce: dal titolo del Post avrete intuito dove stiamo per andare a parare. La caratura vocale di Lucie Thorne direi che si va ad inserire vicino (molto vicino) al registro medio-basso di quella di Joni Mitchell (finalmente l’abbiamo detto!), con alcuni punti in comune anche con quella di Margo Timmins dei Cowboy Junkies. E anche musicalmente lo stile si colloca tra la Mitchell di Hejira, ed album seguenti, e la musicalità più narcotica ma ricca di “spazi” della band canadese. Anche se, come ho già detto, il cuore musicale è l’interscambio tra la Thorne ed il lavoro certosino di Hamish Stuart che con la sua batteria definisce spesso il sound del disco. Come nell’iniziale Falling, dove la somiglianza con la voce di Joni è impressionante, ancorché, penso più a livello di omaggio che di mera copiatura, l’interazione tra la chitarra di Lucie e il lavoro di spazzole, piatti, grancassa e quant’altro di Stuart è quasi telepatico e la voce sussurra le sue storie con l’abbandono della canadese nei gloriosi anni ’70. Sempre notevoli intuizioni percussionistiche anche nella successiva Till The Season, dove l’elettrica di Dewhurst aggiunge ulteriore colore al sound che si fa ancora più caldo, mantenendo quella rarefazione preziosa. In Can’t Sleep For Dreaming si aggiungono un organo e il basso elettrico ma il risultato musicale non cambia di molto, mentre nella lunga Great Wave, soprattutto nella bella coda strumentale, il gruppo di musicisti è libero di costruire una ambientazione musicale che ha in un lento crescendo quasi “psych(edelico)” anche alcuni punti di contatto con la musica dei Cowboy Junkies, comunque una canzone bellissima!

Diciamo che se Laura Marling è stata definita la “Nuova Joni Mitchell” (un parolone) ma non dimentica i suoi legami con il folk britannico vecchio (Jansch, Martyn, Drake) e nuovo (Mumford, Noah & The Whale, Johnny Flynn), i cantanti australiani, e la Thorne non è una eccezione, si rifanno più al continente americano, Canada incluso, non avendo l’Australia una propria tradizione popolare a cui attingere. Tornando a Bonfires…, il brano successivo, Correspondent è uno strumentale che partendo dalla coda strumentale del precedentem permette a Lucie di mettere in evidenza le sue capacità di creatrice di ambienti sonori, solo con la sua chitarra elettrica molto “lavorata”. Invece Already Gone con una chitarra acustica dalla accordatura aperta è un perfetto esempio della Mitchell del primo periodo, intensa ed appassionata nella sua semplicità. Del duetto di Sweet Turnaround abbiamo detto, rimangono Big News dove ritorna la chitarra di Dewhurst e il testo cita il titolo dell’album mentre la musica è più mossa, sempre mantenendo però quel feel leggermente jazzy e raffinato e la voce quasi sussurata. Noir, solo il piano di Abrahams e la chitarra, è quanto di più vicino ad una ballata propone questo album, mentre la conclusiva When I Get There, con i leggeri interventi percussivi di Hamish Stuart a sottolineare il delicato lavoro della chitarra della protagonista e di un quasi impercettibile button accordion sullo sfondo, conferma la qualità di questa proposta di Lucie Thorne, che forse, anzi sicuramente, non sarà una nuova Joni Mitchell, ma ne è una ottima discepola.

Ve la consiglio, assolutamente da scoprire, provare please, buona musica!

Bruno Conti 

Riletture Cinematografiche. Petra Haden Goes To The Movies

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Petra Haden – Petra Goes To The Movies – Anti/Self 2013

Vorrei evitare, in queste poche righe, qualsiasi dissertazione sul fenomeno dei figli d’arte, ma devo ammettere che l’uscita di questo CD di Petra Haden, figlia del grande bassista jazz Charlie Haden e sorella di Josh (leader degli Spain) è molto intrigante. Petra, vanta già un nutrito “curriculum” come violinista e vocalist, prima come membro dei That Dog, dei Decemberists e di Tito & The Tarantula e poi attiva con molte collaborazioni con artisti importanti, i più famosi Green Day, Foo Fighter e Beck, esordendo da solista nel 1999 con Imaginaryland, poi l’eponimo Petra Haden nel 2003, seguìto dal “remake” dell’album degli Who Sell Out (2005) rivisitato a cappella.

Accompagnata in alcuni brani dal pianista Brad Mehldau, dal chitarrista Bill Frisell (suo collaboratore nel disco d’esordio omonimo) e dal papà Charlie, la Haden (che da sempre fa uso di sovra incisioni nel suo repertorio), anche in questo lavoro usa questa tecnica vocale per rivisitare alcune (una quindicina) delle più note canzoni scritte per il cinema, passate e recenti, usufruendo di pochissime parti suonate.

Si parte dall’iniziale Rebel Without A Cause Main Tittle (tratta da Gioventù Bruciata), seguita da Hand Covers Bruise (The Social Network), passando per temi leggendari pescati da Bagdad Cafe, Psycho, Goldfinger, Superman, Taxi Driver, Tootsie. Non poteva mancare un riferimento alle nostre  pellicole con Nuovo Cinema Paradiso, Carlotta’s Galop da 8 1/2, e l’epica morriconiana A Fistful Of Dollars Theme da un Per Un Pugno di Dollari, per chiudere con This Is Not America scritta ed eseguita da David Bowie e Pat Metheny, per Il Giorno Del Falco.

Mi sembra opportuno precisare che Petra Goes To The Movies non è certamente un disco di facile ascolto (nonostante la brillante trasposizione dei brani), a meno che non si sia “fans” del vocalese o delle colonne sonore, ma è altrettanto indubbio che Petra sia un’artista di spessore e personalità, come certificato da tutti i componenti della famiglia Haden.

Tino Montanari

Il Concerto Dell’Anno? Love For Levon 3-10-2012 Izod Center East Rutherford, NJ Esce In CD DVD e Blu-Ray il 19 Marzo

 

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Love For Levon A Benefit To Save The Barn Time Life 19-3-2013

Probabilmente per la dimensione dell’evento, la validità dei suoi scopi, il nome dei partecipanti, quello che si è definito comunemente 12-12-12 Sandy Relief Concert è stato il “concerto dell’anno”, ma ufficialmente ormai non lo vedremo pubblicato, se non in quel formato ridotto in 2 CD (salvo futuri ripensamenti) ma la serata del 3 ottobre all’Izod Center di East Rutherford nel New Jersey in onore di Levon Helm e della sua musica, ha tutta l’aria di essere stato il “più bel concerto dell’anno”, a livello musicale. Come sapete il grande batterista e cantante della Band e in mille altre avventure musicali ci ha lasciati il 19 aprile dello scorso ma come dice il motto nel suo sito “Keep It Goin”, sua figlia, i suoi amici musicisti e un po’ tutti vorrebbero preservare The Barn Studios e il Midnight Ramble, quindi l’uscita di Love For Levon il 19 marzo p.v., servirà a raccogliere ulteriori fondi per queste benemerite attività.

La Time Life pubblicherà il tutto in 2DVD+2CD, 2Blu-Ray + 2CD, 2 DVD o 2 Blu-Ray, per una durata totale di 180 minuti (ma si dice che oltre al concerto, diviso in due parti, e della durata di oltre due ore dovrebbero esserci altre 2 ore di materiale bonus).

Nel corso della serata sono stati eseguiti 27 brani e dal trailer si desume che dovrebbero esserci tutti, e questa è la lista dei brani e dei musicisti ospiti:

Set One: The Shape I’m In (Warren Haynes), Long Black Veil (Haynes and Gregg Allman), Trouble In Mind (Jorma Kaukonen and Barry Mitterhoff), This Wheel’s On Fire (Levon Helm Band w/ Shawn Pelton), Little Birds (Levon Helm Band), Listening To Levon (Marc Cohn), Move Along Train (Mavis Staples), Life Is A Carnival (Allen Toussaint and Jaimoe), When I Paint My Masterpiece (John Prine & Garth Hudson), Anna Lee (Bruce Hornsby), Ain’t Got No Home (Jakob Dylan and Rami Jaffee of Wallflowers, spero anche in rappresentanza del babbo)), Whispering Pines (Lucinda Williams), Rag Mama Rag (Mike Gordon and John Hiatt)

Set Two: Don’t Do It (David Bromberg and Joan Osborne), I Shall Be Released (Grace Potter, Don Was and Matt Burr), Tears Of Rage (Ray LaMontagne and John Mayer), Rockin’ Chair (Dierks Bentley), Genetic Method (Garth Hudson) > Chest Fever (Dierks Bentley), A Train Robbery (Eric Church), Get Up Jake (Eric Church), Tennessee Jed (John Mayer), Up On Cripple Creek (Joe Walsh and Robert Randolph), Ophelia (My Morning Jacket), It Makes No Difference (My Morning Jacket), The Night They Drove Old Dixie Down (My Morning Jacket and Roger Waters), Wide River To Cross (Amy Helm and Roger Waters), The Weight (Everyone). Al di là del fatto che tutti hanno suonato e cantato bene di un paio di nomi mi sfugge la funzionalità all’evento, comunque tutti i brani venivano dal repertorio di Levon Helm solista o con la Band, ad eccezione della bellissima canzone dedicatagli da Marc Cohn (mancava Elton John a cantare Levon)!

La Levon Helm Band per l’occasione era formata da:  Larry Campbell (guitar), Jim Weider (guitar), Don Was (bass), Teresa Williams (vocals), Amy Helm (vocals), Brian Mitchell (keyboards), Rami Jaffee (keyboards), Kenny Aronoff (drums), Justin Guip (drums), Sean Pelton (drums, percussion), Byron Isaacs (bass), Erik Lawrence (saxophone), Howard Johnson (tuba), Steven Bernstein (trombone/trumpet), Jay Collins (trumpet) and Clark Gayton (trombone); siccome di batteristi giustamente ce n’erano “solo” 3, in alcuni brani si è aggiunto anche Steve Jordan e c’era anche qualcun altro non citato.

I video sono presi da YouTube ma il concerto è stato ripreso in HD e quindi la qualità sarà ben altra!

Bruno Conti

Non Si Finisce Mai Di Imparare. Da Milwaukee, Wisconsin Hayward Williams – Haymaker

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Hayward Williams – Haymaker – Continental Song City/IRD

Mi sono accorto che la locuzione “Non si finisce mai di imparare” appare abbastanza spesso nei miei Post ma non l’avevo mai utilizzata come titolo, quindi rimediamo subito. Hayward Williams è un cantautore americano originario del Wisconsin con tre album e un mini già nella sua discografia: lui cita tra le sue influenze, quelli che lo hanno convinto a prendere la chitarra e diventare un musicista, quattro album( e giustamente non vola basso), Astral Weeks di Van Morrison, Darkness On The Edge Of Town e Nebraska di Bruce Springsteen (ma poi nel suo secondo album Another Sailor’s Dream appare una cover di Thunder Road, non è una critica, bei gusti) e Heartbreaker di Ryan Adams.

E se dovessi fare una scelta direi che quello con cui trovo più punti di contatto (anche se poi ognuno ci vede e ci sente quello che vuole), almeno a giudicare da questo Haymaker, è proprio il nostro amico Ryan, se poi mi voglio spingere in ulteriori paragoni citerei anche Neil Young e i Jayhawks, soprattutto, ma non solo, per le due belle ballate elettriche, What’s Coming e All Too Willing, con quella struttura da lenta ed epica cavalcata e le due chitarre che si rispondono dai canali dello stereo, sferzanti ma dolci al tempo stesso, una quella di Williams stesso l’altra del suo amico, produttore ed alter ego da molti album, Dan McMahon, che suona anche molti altri strumenti nel disco. Il risultato, anche grazie alla bella voce, profonda e tenorile di Hayward, è molto coinvolgente e raffinato, le chitarre hanno la giusta grinta, un organo insinuante le aiuta, il drive sonoro potrebbe ricordare anche certi brani del Crosby elettrico o dei canadesi Blue Rodeo, ma con il timbro della voce che potrebbe avvicinarisi anche ad un Neil Diamond più rock.

Ma gli arpeggi delle due chitarre acustiche (termine che ricorre spesso in un altro “scriba” del Blog, vero Tino? stavolta me ne approprio) della iniziale Siren Sound mi ricordano molto le atmosfere sonore di un altro grande della musica d’autore, ovvero Bruce Cockburn, con cupe atmosfere sospese e maestose sottolineate dalle tastiere (synth o mellotron?) e da una una campana che nel finale di brano scandisce inesorabile lo scorrere del tempo. Ma Williams e soci sono in grado anche di fare del sano rock pettyano come nella tirata A Drop In The Delta, sempre se dimenticate la voce di Tom e pensate a una voce più spessa e scura. O alle derive Beatlesiane (white album meets americana) di Before The Storm dove Hayward Williams, di tanto in tanto sfoggia un falsetto intrigante, e le chitarre sono vagamente alla Harrison (forse in modo inconscio).

Molto bella anche High Horse, dove una seconda voce femminile e una steel ricorrente ci riportano proprio a quell’Heartbreaker di Ryan Adams, dove non avrebbe sfigurato. Vogliamo chiamarla Americana, Roots music o semplicemente bella musica, questo signore ha comunque del talento innegabile, come confermano le dolci melodie dell’avvolgente Winter Bird o i florilegi acustici di Dead Wood Calm che mi ricordano ancora l’altro Bruce, quello canadese. Bullet Report con la sua aria folk’n’roll nell’incrocio di elettriche ed acustiche e le atmosfere lente e vagamente psych aggiunge varietà ai temi sonori di questo Haymaker. Che si conclude dopo dieci brani e 37 minuti “pieni” di musica con Paper Chains un altro bel mid-tempo cantato a due voci (McMahon la seconda voce), con le tastiere ad interagire come di consueto con le chitarre con ottimi risultati, nel finale aperto ed arioso. Forse non un genio assoluto ma uno assolutamente da scoprire, anche lui “finanziato” dai fans attraverso Kickstarter, un modo per raccogliere fondi ed essere liberi di fare musica in questo ventunesimo secolo che incalza, nell’era di internet!

E la ricerca continua.

Bruno Conti

P.s Non essendoci molto materiale video recente mi sono arrangiato con quello che c’era.

Novità Di Gennaio Parte IV Bis. Carthy, Hardy, Farrell & Young, Hall Of Fame Vol. 2, Etta James, Kevin Coyne, Mary Wells, Lisa Loeb, Fiction Family, Mary Dillon, Ian McNabb

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Seconda parte delle novità in uscita martedì 29 gennaio.

Per iniziare un “piccolo” supergruppo (lo so che è un ossimoro, ma descrive bene la situazione) formato da quattro gentili donzelle del giro folk inglese, un poco a somiglianza di CSN&Y, anche loro iniziano con la C, Eliza Carthy, e poi Bella Hardy, Lucy Farrell e Kate Young, la Y e la scozzese del gruppo. Tutte e quattro cantano e il disco si chiama Laylam, che significa “coro” e quindi vai con le armonie vocali a quattro parti, ma suonano tutte anche il violino. Oliver Knight (sempre del giro famigliare Waterson/Carthy) ha aggunto alcune parti di chitarra e il repertorio è in parte tradizionale, in parte scritto per l’occasione e qualche “classico” come Walking After Midnight di Patsy Cline, ma tutto valorizzato dall’incrocio celestiale delle voci. Etichetta Hem Hem Records

Due titoli del giro ACE molto interessanti. Il primo Hall Of Fame Volume 2 ennesimo capitolo della saga delle registrazioni rare ed inedite effettuate ai famosi Fame Studios di Florence, Alabama casa dei Muscle Shoals. Quindi deep soul come piovesse, questo il contenuto del CD pubblicato dalla Kent:

1. Another Good Woman Gone Bad – Unknown Female
2. It Tears Me Up – James Barnett
3. Long Ago – Ben And Spence
4. Don’t Count Me Out – Unknown Male (Possibly Dan Greer)
5. Don’t Let It Be Said – June Conquest
6. Take Me Back – George Jackson
7. I Can’t Stop (No No No) – Big Ben Atkins
8. Have Pity On Me – Billy Young
9. I Smell A Rat – George Jackson
10. Don’t Tear Yourself Down -Ralph ‘Soul’ Jackson
11. Are You Teasing Me -Linda Carr
12. No One Left To Come Home To – Ben And Spence
13. Fool For A Woman – Prince Phillip
14. Got To Get Over – Unknown Male
15. Take It All Off – Clarence Carter
16. I’m Gonna Start Checking Up On My Man -Marjorie Ingram
17. How Much More Can A Poor Man Stand – Prince Phillip
18. My Dreams Don’t Ever Come True – Unknown Female
19. Midnight Affair – George Soule
20. That Kind Of Lovin’ – Otis Clay
21. They’re Gonna Find Us (At The Dark End Of The Street) – Clarence Carter
22. You Can’t Miss What You Can’t Measure – O B McClinton
23. Get In A Hurry – Joe Simon
24. Unfortunately – Jackie

La presenza di Unknown Male e Unknown Female segnala che stanno raschiando proprio il fondo del barile, ma la qualità, per il momento, rimane elevata.

Anche Etta Is Betta Than Evvah!, l’ultimo album inciso da Etta James per la Chess nel 1976, viene rieditato dalla Kent in edizione potenziata. Oltre all’album originale, mai uscito in CD, contiene anche 10 bonus tracks registrate sempre tra il 1973 e il 1976, tra le quali una bellissima versione di Lovin’ Arms, il brano più conosciuto di Tom Jans, cantautore americano che è un tesoro perduto della canzone d’autore di quel periodo e uno dei miei preferiti tra i “Beautiful Losers”.

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Altre tre interessanti ristampe che provengono da epoche diverse.

La prima è per Kevin Coyne che si potrebbe definire una controparte inglese di Tom Jans: cantautore sconosciuto ai più, ma di grande talento, con una voce abrasiva, uno dei preferiti di John Peel che gli pubblicò questo Case History per la proprio etichetta Dandelion nel 1972, prima di approdare alla Virgin, uno dei primi artisti a firmare per l’etichetta, con un doppio vinile incredibile Marjory Razorblade, uscito nel 1973 A dimostrazione di quanto poca fosse la promozione all’epoca, molti erano convinti che Kevin Coyne fosse un gruppo e Henry Cow, sempre della Virgin, un cantautore (appassionato di calze, aggiungo io, viste le copertine). Ad ogni buon conto l’album di Coyne viene ristampato dalla Turpentine con 9 bonus tracks tra cui una versione di quasi dieci minuti di My Message To the People, che appare anche nell’album nella versione originale più breve. I vari Mojo, Uncut e company stanno già giustamente esultando. Da scoprire (non solo questo album, quasi tutti quelli che ha fatto, se non conoscete).

Altra storia sfortunata è quella di Mary Wells, la prima superstar di casa Motown, quando le Supremes erano ancora un terzetto senza successo, Mary dominava le classifiche con Two Lovers, You Beat Me To The Punch, The One Who Really Loves You, e soprattutto My Guy. Questo Something New: Motown Lost And Found raccoglie in 2 CD e 47 brani brani pubblicati dalla Hip-o-Select/Universal praticamente tutto quello che ha registrato per la Motown, con moltissimo materiale inedito, inclusi tre duetti con Marvin Gaye e brani registrati per altre etichette in quegli anni. Dimenticavo di dire che in questo doppio non ci sono i successi ma solo il materiale raro tra cui 23 canzoni mai ascoltate prima e tutte in stereo.

Ian McNabb viene da Liverpool e negli anni ’80 è stato il leader degli Icicle Works uno dei gruppi di maggior successo di quel periodo, ma ha anche sempre avuto una insana passione per la musica americana e Neil Young con i Crazy Horse in particolare. Quando il boss della sua casa discografica dell’epoca, Andrew Lauder (uno degli inventori del pub-rock e fondatore della Demon con Elvis Costello), gli propose di andare a registrare il suo nuovo disco negli stati Uniti, siamo nel 1993-94, McNabb per tagliare corto disse che sarebbe andato solo se poteva suonare con i Crazy Horse. Un paio di telefonate e si trovò sul primo aereo per Los Angeles dove lo aspettavano Ralph Molina e Billy Talbot, ovvero la sezione ritmica dei Crazy Horse, che peraltro appare “solo” in quattro brani di questo Head Like A Rock, che rimane comunque uno dei dischi più belli di rock classico di quegli anni (tra quelli poco conosciuti ovviamente) e ora viene ristampato dalla Cherry Red in una versione Expanded doppia con nove brani extra. Le chitarre volavano, senti che roba…

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Altri tre dischetti inconsueti.

Il primo segna il “ritorno” di Lisa Loeb dopo una serie di dischi dedicati all’infanzia. Devo dire che questo No Fairy Tale che esce per 429 Records non è un gran disco, qualche eco di quella ballate e canzoncine piacevoli del repertorio anni ’90 della Loeb ma per la maggior parte si tratta di brani di rockettino orecchiabile e innocuo molto radiofonico ma anche un po’ irritante, anche se a sua discolpa poi da Conan O’Brien va a cantare Dirty Work degli Steely Dan, che non c’è nell’album.

Invece molto piacevole se amate le voci femminili del giro folk inglese è questo North di Mary Dillon. Se il nome vi dice lei è effettivamente la sorella maggiore di Cara Dillon (moglie di Sam Lakeman, e quindi cognata di Seth e Sean Lakeman, questo per chiarire le parentele, altro che Dallas o Dynasty), ma è stata negli anni ’90 la voce solista dei Deanta, ottimo gruppo folk di provenienza nord-irlandese, come le due sorelle. Bella voce e un bel disco di folk celtico tradizionale.

Per concludere, Fiction Family chi sono costoro? Un nuovo gruppo con Sean Watkins dei Nickel Creek e Jon Foreman degli Switchfoot che in questo Fiction Family Reunion edito dalla Rock Ridge Music mescolano country, folk, rock, jam grass e belle canzoni, ascoltate qui sotto.

That’all folks, adesso dovrei passare agli arretrati e alle altre uscite nei prossimi giorni.

Bruno Conti

Novità Di Gennaio Parte IV. Eric Burdon, Ben Harper & Charlie Musselwhite, Blue Sky Riders, Marianne Faithfull, Sam Dees, Deep Purple, Terri Clark, Delta Saints, Robert Vincent

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Ultimo appuntamento con le uscite settimanali per il mese di gennaio (prima parte), giorno 29. Confermo l’uscita dei Rock Candy Funk Party We Want Groove, ovvero Bonamassa sotto mentite spoglie e delle ristampe di Rumours dei Fleetwood Mac e di Texas Flood di Stevie Ray Vaughan, di cui, più in basso, trovate anche le tracking lists e direi che possiamo partire con tre titoli che usciranno martedì prossimo ma solo per il mercato americano: Burdon come detto uscirà in Europa il 2 aprile, Harper & Musselwhite il 5 febbraio e quello dei Blue Sky Riders non credo avrà una distribuzione europea almeno per il momento. Succede anche viceversa, per esempio il nuovo Mavericks In Time verrà pubblicato da noi il 5 febbraio e negli USA il 26.

Partiamo con il nuovo album di Eric Burdon ‘Til Your River Runs Dry, già annunciato in questo Blog la primavera-estate dello scorso anno e poi rinviato più volte per problemi di salute del grande cantante inglese. Se dovessi inserirlo in una rubrica, lo metterei in “Questo è proprio bello!”, in quanto si tratta del suo miglior album di studio da lunga pezza (anche se dal vivo, come dimostrato con la comparsata con Springsteen al South By Southwest dello scorso anno, è ancora uno dei numeri uno). Il disco è prodotto da Tony Branaugel, il famoso batterista (e non Tony Barnacle, chi è?, come erroneamente riportato da Amazon) e vede, tra gli altri, la partecipazione di una serie di musicisti fantastica: oltre a Braunagel, Lenny Castro, Jon Cleary alle tastiere, Mike Finnigan anche lui alle tastiere (il disco è stato registrato sia in California che a New Orleans), Teresa James come corista (e anche lei “cliente” di Braunagel), Reggie McBride al basso, Eric McFadden alle chitarre e mandolino, Jim Pugh (quello di Robert Cray), ancora alle tastiere, Jonny Lee Schell, anche lui chitarra e che come Finnigan, Braunagel e i “fiati” Sublett e Leonard viene dalla Phanthom Blues Band. Anche le canzoni sono ottime, quasi tutte scritte per l’occasione da Burdon con vari collaboratori diversi, a parte una cover di Medicine Man di Marc Cohn e Before You Accuse me di Bo Diddley. Quindi molto blues, ma anche la possibilità di ascoltare una delle più belle voci della storia del rock alle prese con molte ballate e brani rock di grande fascino. Etichetta ABKCO Records.

Dopo l’accoppiata, alcuni anni fa, con i Blind Boys Of Alabama, per l’occasione Ben Harper fa società con uno dei più grandi armonicisti bianchi viventi di Blues, Charlie Musselwhite, il disco si chiama Get Up, etichetta storica Stax/Universal, esce anche in una versione Deluxe doppia con DVD, che oltre al classico Making Of contiene alcune sessions filmate in occasione della registrazione del disco. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare sono tutti brani originali scritti per l’occasione da Harper, niente classici del blues e neppure altri ospiti di lusso, solo la sua band abituale, anche se uno ascolta attentamente All That Matters Now alla fine si trasforma in It Hurts Me Too e in I’m In I’m Out And I’M Gone si sente il riff di The Jean Genie di David Bowie. E qui e là, Musselwhite “cita” il suo maestro Little Walter e Paul Butterfield, altro grande armonicista bianco. I due, Harper e Musselwhite, si erano conosciuti nel 1997 ad una jam session con John Lee Hooker. Potremmo dire: un disco di blues con la inconfondibile voce di Ben Harper come bonus!

Altra voce inconfondibile, perché dalla faccia non lo avrei riconosciuto, è quella di Kenny Loggins, che ha unito le forze con tali Gary Burr (un cantante ed autore, molto popolare nel giro country) e Georgia Middleman (di cui ignoravo l’esistenza), per dare vita a questi Blue Sky Riders. Il disco si chiama Finally Home, esce in America per la 3Dream Records e viene etichettato come country, ma da quello che ho potuto ascoltare mi sembra quel classico rock americano alla Fleetwood Mac (la tipa assomiglia vagamente come stile vocale a Stevie Nicks) o alla Loggins & Messina (che in effetti degli elementi country li avevano). Sembra molto piacevole, anche se non memorabile, ma c’è in giro molto di peggio.

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Queste ristampe le avevo già annunciate la scorsa settimana ed escono entrambe il 29 gennaio. Nelle due versioni di Rumours, per una volta, è stata usata l’intelligenza. La versione tripla, disco originale, concerto dal vivo, inediti e rarità in studio, il terzo disco non è lo stesso della versione doppia Deluxe che era già uscita nel 2004 (che è il quarto disco della versione SuperDeluxe). Comunque queste sono le liste dei brani:

Fleetwood Mac, Rumours: 35th Anniversary Edition (Warner Bros./Rhino, 2013)

Disc 1: Original album (released as Warner Bros. BSK 3010, 1977) and B-side

  1. Second Hand News
  2. Dreams
  3. Never Going Back Again
  4. Don’t Stop
  5. Go Your Own Way
  6. Songbird
  7. The Chain
  8. You Make Loving Fun
  9. I Don’t Want to Know
  10. Oh Daddy
  11. Gold Dust Woman
  12. Silver Springs (originally released as B-side to “Go Your Own Way” – Warner Bros. WBS 8304, 1976)

Disc 2: Live 1977

  1. Intro
  2. Monday Morning
  3. Dreams
  4. Don’t Stop
  5. The Chain
  6. Oh Daddy
  7. Rhiannon
  8. Never Going Back Again
  9. Gold Dust Woman
  10. World Turning
  11. Go Your Own Way
  12. Songbird

Disc 3: Recording Sessions, Roughs & Outtakes

  1. Second Hand News (Early Take)
  2. Dreams (Take 2)
  3. Never Going Back Again (Acoustic Duet)
  4. Go Your Own Way (Early Take)
  5. Songbird (Demo)
  6. Songbird (Instrumental – Take 10)
  7. I Don’t Want to Know (Early Take)
  8. Keep Me There (Instrumental)
  9. The Chain (Demo)
  10. Keep Me There (with Vocal)
  11. Gold Dust Woman (Early Take)
  12. Oh Daddy (Early Take)
  13. Silver Springs (Early Take)
  14. Planets of the Universe (Demo)
  15. Doesn’t Anything Last (Acoustic Duet)
  16. Never Going Back Again (Instrumental)

Disc 4: More from the Recording Sessions (originally released as second disc of expanded edition – Warner Bros./Rhino R2 73822, 2004)

  1. Second Hand News (Outtake)
  2. Dreams (Outtake)
  3. Brushes (Never Going Back Again) (Outtake)
  4. Don’t Stop (Outtake)
  5. Go Your Own Way (Outtake)
  6. Songbird (Outtake)
  7. Silver Springs (Outtake)
  8. You Make Loving Fun (Outtake)
  9. Gold Dust Woman #1 (Outtake)
  10. Oh Daddy (Outtake)
  11. Think About It (Outtake)
  12. Never Going Back Again (Demo)
  13. Planets of the Universe (Demo)
  14. Butter Cookie (Keep Me There) (Demo)
  15. Gold Dust Woman (Demo)
  16. Doesn’t Anything Last (Demo)
  17. Mic the Screecher (Jam)
  18. For Duster (The Blues) (Jam)

Disc 5: DVD – The Rosebud Film

Original LP

Rumours 3CD

Fleetwood Mac, Rumours: New Expanded Ediition (Warner Bros./Rhino, 2012)

Contains Discs 1-3 of deluxe box set

Idem per Texas Flood di Stevie Ray Vaughan. Il brano “inedito” in studio nel primo CD è lo stesso contenuto nella ristampa singola del 1999, ma il concerto nel secondo CD non era mai uscito prima:

CD 1: Texas Flood

  1. Texas Flood
  2. Love Struck Baby
  3. Pride and Joy
  4. Texas Flood
  5. Tell Me
  6. Testify
  7. Rude Mood
  8. Mary Had A Little Lamb
  9. Dirty Pool
  10. I’m Cryin’
  11. Lenny
  12. Tin Pan Alley (aka Roughest Place In Town)

CD 2:  Live at Ripley’s Music Hall, Philadelphia, October 20, 1983

  1. Testify
  2. So Excited
  3. Voodoo Child (Slight Return)
  4. Pride and Joy
  5. Texas Flood
  6. Love Struck Baby
  7. Mary Had A Little Lamb
  8. Tin Pan Alley (aka Roughest Place In Town)
  9. Little Wing/Third Stone From The Sun

CD 1, Tracks 1-11 from Epic LP FE-38734, 1983
CD 1, Track 12 from Epic/Legacy CD EK 65870, 1999
CD 2, all tracks previously unreleased

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Un terzetto di ristampe interessanti.

La prima è la classica Deluxe Version doppia della Island/Universal di Broken English di Marianne Faithfull, il disco è del 1979 (dal sound si sente) e viene giustamente considerato il migliore della cantante inglese. Per l’occasione è stato recuperato il mixaggio originale dell’album che si considerava perduto e inserito nel secondo CD, in modo da poterlo confrontare con la versione pubblicata ai tempi, presente nel 1° CD. Cè anche una ulteriore versione ri-cantata di Sister Morphine che appariva solo nella antologia Perfect Strangers e quattro bonus con remix vari usciti ai tempi solo in vinile ( e di cui peraltro non sentivo la mancanza). Molto più interessante il materiale video inserito nel primo dischetto che è un “enhanced disc” da vedere con il PC e che contiene i tre video promozionali di Witches Song, The Ballad Of Lucy Jordan e Broken English, oltre a materiale video girato in Super-8 dal grande regista inglese Derek Jarman.

La Ear Music/Edel pubblica questo doppio Paris 1975 dei Deep Purple, che però era uscito praticamente identico nel 2004 per la Purple Records e, in parte, all’interno di Made In Europe e Mk. III The Final Concerts. Se ve lo siete perso negli altri giri (o perchè giurano che la qualità sonora è nettamente superiore, se vi fidate), vale la pena di averlo perché si tratta dell’ultima data di Ritchie Blackmore con la versione Mark III della band inglese, quella Coverdale/Hughes/Lord/Paice, oltre a Blackmore, che era già con i Rainbow mentre nel gruppo sarebbe entrato Tommy Bolin. Se volete confrontare

Disc 1

  1. Burn
  2. Stormbringer
  3. The Gypsy
  4. Lady Double Dealer
  5. Mistreated
  6. Smoke on the Water
  7. You Fool No One

Disc 2

  1. Space Truckin’
  2. Going Down
  3. Highway Star
  4. Interview (bonus track)

All tracks recorded at the Palais de Sports, Paris – 4/7/1975. Portions of this performance previously released on Made in Europe (Purple Records TPSA-7517 (U.K.)/Warner Bros. PR-2995 (U.S.), 1976) and Mk. III: The Final Concerts (Connoisseur Collection DPVSOP CD 230 (U.K.), 1996)

Alla fine dello scorso anno la Warner aveva pubblicato un bellissimo cofanetto dedicato alla musica soul classica Atlantic Soul Legends: 20 Original Albums che era interessante (oltre che per la musica strepitosa che conteneva e per una bella confezione, già FC) perchè per la prima volta in CD era disponibile un album molto raro (e bello) The Show Must Go On di Sam Dees, uno che rivaleggia nei lenti con Al Green (come potete verificare nel video).  Molti se lo sono comprato quasi solo per quello (e Donny Hathaway): ora, giustamente, come punizione divina, la Real Gone Records (che viene presentata come la “nuova” Rhino) pubblica l’album originale e per la gioia di tutti ci sono 6 bonus tracks che ai tempi erano uscite solo su singoli (che tempismo, 40 anni senza pubblicare nulla e poi vai con l’in…..ta). Comunque il disco è bellissimo.

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Per finire il giro odierno un altro terzetto di uscite interessanti, questa volta novità. Anche se rimangono altri dischi pubblicati o in via di pubblicazione in questi giorni che aggiornerò con un’ulteriore puntata della rubrica domani e con recensioni apposite nei prossimi giorni (molti nomi interessanti, Hayward Williams, Dan Bern, Gordie Tentrees, Matt Walker, Mighty Sam McClain, Firewater, Lucie Thorne, Eve Selis e molti altri, ma quando li farò? Spero di trovare il tempo, ce ne sono alcuni veramente notevoli, per non parlare di Black Sorrows, Jeff Black, eccetera, eccetera.

Ma torniamo a bomba. Terri Clark è una cantante country canadese con una lunga carriera alle spalle ed è una di quelle brave. Classic pubblicato dalla Baretrack (e dalla EMI Canada un paio di mesi fa) è il suo nono album di studio e si avvale di molte collaborazioni:

1. It Wasn’t God Who Made Honky Tonk Angels
2. Love Is A Rose
3. How Blue (feat. Reba)
4. Don’t Come Home A Drinkin’ (With Lovin’ On Your Mind)
5. Gentle On My Mind
6. Golden Ring (feat. Dierks Bentley)
7. Two More Bottles of Wine
8. Leavin’ On Your Mind (feat. Jann Arden)
9. Swinging Doors
10. Delta Dawn (feat. Tanya Tucker)
11. I’m Movin’ On (feat. Dean Brody)

Se volete provare!

Nuovo album (sarebbe il secondo, ma il primo, omonimo, era una raccolta di materiale uscito su mini ed EP’s) per i Delta Saints, buona band blues americana sotto contratto per la francese Dixiefrog. Il disco si chiama Death Letter Jubilee e mescola Delta music (come da nome), Chicago Blues e New Orleans con una robusta dose di rock. Mi sa che anche questo rientrerà nelle mie prossime recensioni, ho come un presentimento: comunque non è male, gli appassionati possono procedere.

In Inghilterra la rivista Q sta facendo una specie di campagna per lanciare questo Robert Vincent che viene presentato, di volta in volta, come il Bruce Springsteen scozzese, un Van Morrison del Mersey, un epigono di Johnny Cash e del rock’n’roll anni ’50. Tutti elementi presenti (in parte) in questo Life In Easy Steps che è il suo primo album ufficiale (preceduto da alcuni mini e da un paio di album, registrati e mai pubblicati per vari disguidi e sfortune che hanno costellato la sua carriera). Viene da Liverpool (e questo già è un buon viatico) e da quello che ho sentito il talento c’è, la voce pure, le canzoni anche (nella prima tiratura dell’album doppia, è presente un secondo CD con brani che erano presenti nei vecchi EP). L’etichetta è la Demon Blue, quindi non sarà facile da reperire. Se volete un consiglio, cercatelo, perché questo è uno di quelli bravi, un nome di cui si parlerà nei prossimi mesi e, per il momento (credo solo per una settimana) lo potete sentire interamente in streaming a questo indirizzo listen-to-stream-of-new-robert-vincent-album oppure andate sul suo sito http://robertvincentmusic.com/ e avrete una piacevole sorpresa.

La ricerca continua,ma per oggi è tutto!

Bruno Conti

Blue Oyster Cult – The Complete Columbia Albums Collection

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Blue Oyster Cult – The Columbia Albums Collection 16CD+1DVD Sony Music

Per il mercato americano era già uscito all’incirca tra novembre e dicembre dello scorso anno, ora verrà pubblicato anche per il mercato europeo in data 5 febbraio 2013 e visto che mi pare di non averne ancora parlato, ecco che cosa contiene. Si tratta della meritoria serie a prezzo speciale della Sony/Bmg dedicata alla ristampa delle discografie complete su Columbia degli artisti della casa nippo-americana.

Questa volta parliamo dei Blue Oyster Cult, band spesso malamente sottovalutata, che negli anni ’70 e ’80 ha regalato alla musica rock alcune delle sue pagine migliori. Il cofanetto contiene 16 CD e 1 DVD, vale a dire:

  • 1. Blue Oyster Cult (1972 – studio – with 2001 CD bonus tracks)
  • 2. Tyranny and Mutation (1973 – studio – with 2001 CD bonus tracks)
  • 3. Secret Treaties (1974 – studio – with 2001 CD bonus tracks)
  • 4. On Your Feet or on Your Knees (1975 – live) – 2012 Remaster
  • 5. Agents of Fortune (1976 – studio – with 2001 CD bonus tracks)
  • 6. Spectres (1977 – studio – with 2007 CD bonus tracks)
  • 7. Some Enchanted Evening CD (1978 – live – with 2007 CD bonus tracks)
  • 8. Some OTHER Enchanted Evening DVD (1978 – live)
  • 9. Mirrors (1979 – studio) – 2012 Remaster
  • 10. Cultosaurus Erectus (1980 – studio) – 2012 Remaster
  • 11. Fire of Unknown Origin (1981 – studio) – 2012 Remaster
  • 12. Extraterrestrial Live (1982 – live) – 2012 Remaster
  • 13. The Revolution By Night (1983 – studio) – 2012 Remaster
  • 14. Club Ninja (1985 – studio) – 2012 Remaster
  • 15. Imaginos (1988 – studio) – 2012 Remaster
  • 16. Rarities
  • 17. Radios Appear: The Best of the Broadcasts

Alcuni sono i remaster singoli con bonus usciti una decina di anni fa in CD, per altri si tratta di rimasterizzazioni apposite effettuate nel 2012 e, tra le chicche, c’è il DVD Some Other Enchanted Evening. relativo al live del 1978 e i due dischi finali di materiale raro ed inedito, che hanno il seguente contenuto:

Rarities:
1.Stairway To The Stars – live, 1975 Commack, Long Island
2. The Red and the Black – live
3. Buck’s Boogie – live
4. Cities On Flame – live
5. Workshop of the Telescopes – live (all from the Promo “Bootleg EP” – already available)
6. Dr. Music – live
7. The Vigil – live
8. The Great Sun Jester – live
9. In Thee – live
10 Mirrors – live (all 1979, Berkeley, CA)
11 Steppin’ Razor – rehearsal demo, 1975
12 Godzilla – live, mono version, 1977
13 Double Talk – demo
14 Rebel – demo
15 Summa Cum Laude – demo (these three were demos from 1984 for the “Teachers” soundtrack)
16 I’m On The Lamb But I Ain’t No Sheep – demo, 1969 (Soft White Underbelly demo)
17 John L. Sullivan – demo, 1969 (another SWU demo)
18 I Want You (She’s So Heavy) – live, 1980
19 Stephen King Spoken Intro – 1980 (from the Imaginos “Astronomy” promo)

Radios Appear:
1. Intro/Dr. Music
2. Lips In The Hills – both 1980, San Francisco, KSAN broadcast
3. Before The Kiss, A Redcap
4. 7 Screaming Diz-Busters
5. Workshop of the Telescopes – 1983, Pasadena, Captured Live broadcast
6. It’s Not Easy – 1980, SF, KSAN
7. Wings of Mercury – 1986, Santa Monica, King Biscuit broadcast
8. Arthur Comics
9. Black Blade – 1980, SF, KSAN
10 Joan Crawford – 1981, New York, A Night On The Road broadcast
11 5 Guitars (Golden Age of Leather) – 1980, SF, KSAN
12 Dancin’ In The Ruins
13 Take Me Away – 1986, Santa Monica, KBFH

Considerando che il tutto dovrebbe avere un prezzo che oscillerà intorno ai 100 euro, poco più, poco meno, a seconda dei paesi, mi sembra l’ennesima proposta interessante.

Bruno Conti

Ma Quanti Ne Fa? Un Cantautore Molto Prolifico! Bill Mallonee – Amber Waves

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Bill Mallonee – Amber Waves – Self Released 2012/2013 amber-waves

Secondo i calcoli del diretto interessato, Bill Mallonee (un musicista che non riesce proprio a stare fermo un secondo), questo Amber Waves sarebbe il 50° album della sua ventennale carriera, prima con la sua storica band i Vigilantes Of Love (di cui era l’indiscusso leader), poi come solista e partecipazioni varie (considerando gli 11 EP venduti in 4 anni tramite il Web). Premessa: i Vigilantes Of Love li adoravo, erano un gruppo in costante e inesorabile crescita, sin dall’album d’esordio Killing Floor (90), seguito da Welcome To Struggleville (94), lo splendido Blister Soul (95) per ricordare la “triade” iniziale, e Bill la vera mente della formazione, è cresciuto con la musica di Kinks, Who e simili che gli ronzava nelle orecchie, ed è straordinario che oggi come allora, le sue canzoni siano ricche di “riffs” secchi, chitarre brillanti, armonie pop, per brani pensati e arrangiati nella tipica chiave rock e che puntualmente si riscontrano anche in questo ultimo lavoro dopo The Power & The Glory dello scorso anno (che ho recensito su queste pagine virtuali bill+mallonee). Con Mallonee chitarra e armonica, suonano nel disco Bert Shoaff al basso in Break In The Clouds, Nathan Wall al piano elettrico e i suoi fidati compagni di merende, Jake Bradley e Kevin Heuer (la sezione ritmica dei V.O.L.), mentre Muriah Rose collabora nei testi e negli arrangiamenti.

Amber Waves si presenta subito con la title track che è un gran ballata tesa, e prosegue con To The Nines che sembra uscita dai solchi di Phychedelic Pill di Neil Young & Crazy Horse, e siamo solo all’inizio. One Kiss At A Time è più normale, mentre Faith (Comes Soaked in Gasoline) si muove su terreni cari ai riformati Jayhawks. Con Long Since Gone il tono si fa più intimistico, brano che si sviluppa su un tappeto di chitarre acustiche, e poi a seguire Pillow Of Stars un country-rock cadenzato dal ritornello orecchiabile, mentre It Was Always Autumn In My Heart è forse il brano più “normale”. Si riparte con l’ariosa Once Your Heart Gets Broken, che piacerebbe di sicuro a Tom Petty, cui fa seguito una folkeggiante Yeah, Yeah, Yeah, dall’andamento incalzante, mentre Break In The Clouds si snoda su un accompagnamento molto classico, chitarra, organo, basso e batteria pulsante. Si torna dalle parti di Young con What You Take & What You Leave e Walking Disaster, cui fa seguito una splendida Into God Knows What, una ballatona affascinante, dove chitarra e piano dispensano note di pura goduria. Si chiude con la riproposta di Yeah, Yeah, Yeah fatta in una versione alternata.  

Anche se i Vigilantes Of Love si sono sciolti nel 2001, Bill ha continuato a scrivere, cantare e suonare la sua musica, e molte delle sue canzoni sono concentrate sulla sua fede cristiana e la sua famiglia, e sarebbe un peccato non dare il giusto credito a questo autore, inserito dalla rivista musicale Paste nella loro Top 100 dei più grandi songwriters viventi, al 65° posto.

Tino Montanari

NDT: Si accettano scommesse sull’uscita entro l’anno del 51° album di Bill Mallonee !!!

Torna La Rubrica Delle Uscite Prossime (E) Venture 2013, 1a Puntata. Crosby, Nash & Young, Stills, Hendrix, Clapton, Bonamassa, Richard Thompson e Bowie.

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Torna la rubrica delle uscite dei prossimi mesi (ma anche dei prossimi giorni) per questo 2013 appena iniziato, quelle più interessanti a giudizio insindacabile di chi scrive.

Partiamo con il “magico” quartetto in una configurazione inconsueta. Il 26 marzo del 1972 sul palco del Winterland di San Francisco, salgono David Crosby e Graham Nash, che da lì a poco, ad aprile, pubblicheranno il loro primo omonimo album in coppia. Il concerto, presentato come The Sherriff’s Benefit Concert, e destinato a raccogliere fondi e conoscenza sulle condizioni dei carcerati, viene trasmesso dall’emittente radiofonica locale KSAN (negli anni più volte edito come bootleg) e ora divento questo The San Francisco Broadcast. La particolarità della serata è che alla fine del concerto, per gli ultimi quattro brani (tre tratti da Harvest, uscito da poco), la voce solista sia quella di Neil Young, salito sul palco dal quarto brano, dando vita ad un inedito terzetto. Il CD, esce, a seconda dei punti di vista e le informazioni, tra il 28 gennaio e il 12 febbraio, per la distribuzione, in Inghilterra, della Nova Sales & Distribution Ltd, per le etichette le più disparate, questa la tracklist:

1. Live 1972

 2. Wooden Ships

 3. I Used to Be King

 4. All Along the Lee Shore

 5. Southbound Train

 6. Almost Cut My Hair

 7. Page 43

 8. And So It Goes

 9. Immigration Man

 10. Teach Your Children

 11. Military Madness

 12. Chicago

 13. Harvest

 14. Only Love Can Break Your Heart

 15. Heart of Gold

 16. Needle and the Damage Done

Qualità sonora molto buona (un soundboard come si dice tecnicamente) e anche quella della serata, dove si esibirono anche gli Earth Rise (?), gli Stoneground e Elvin Bishop. Come i più attenti avranno notato, nessun segno di Stephen Still! Fasf forward di 40 e più anni nel futuro e, finalmente, è annunciato, per il 26 marzo su Rhino, come era stato per i Box di Crosby e Nash, il cofanetto quadruplo di Stills Carry On, di cui si parlava da anni, e veniva regolarmente riviato. Ma non è tutto perché ad Aprile dovrebbe uscire anche il nuovo disco della inedita coppia Stephen Stills – Kenny Wayne Sheperd. A proposito di coppie e duetti, nel box vede la luce anche una delle mitiche collaborazioni tra lo stesso Stills e Jimi Hendrix di cui si vociferava da decenni. Solo una ma meglio di niente. E’ uno dei vari inediti e rarità che appariranno nel cofanetto, questa la lista, si spera definitiva, dei brani, lustratevi gli occhi (e le orecchie):

Tracklisting:

Disc One
1. “Travelin’” – Stephen Stills*
2. “High Flyin’ Bird” – The Au Go Go Singers
3. “Sit Down I Think I Love You” – Buffalo Springfield
4. “Go And Say Goodbye” – Buffalo Springfield
5. “For What It’s Worth” – Buffalo Springfield
6. “Everydays” – Buffalo Springfield*
7. “Pretty Girl Why” – Buffalo Springfield
8. “Bluebird” – Buffalo Springfield
9. “Rock ’n’ Roll Woman” – Buffalo Springfield
10. “Special Care” – Buffalo Springfield
11. “Questions” – Buffalo Springfield
12. “Uno Mundo” – Buffalo Springfield
13. “Four Days Gone” – Buffalo Springfield
14. “Who Ran Away?” – Stephen Stills*
15. “Forty-Nine Reasons” – Stephen Stills*
16. “Helplessly Hoping” – Crosby, Stills & Nash
17. “You Don’t Have To Cry” – Crosby, Stills & Nash
18. “Suite: Judy Blue Eyes” – Crosby, Stills & Nash
19. “4+20” – Stephen Stills*
20. “So Begins The Task” – Stephen Stills*
21. “The Lee Shore” – Stephen Stills*
22. “Carry On/Questions” – Crosby, Stills, Nash & Young
23. “Woodstock” – Crosby, Stills, Nash & Young

Disc Two
1. “Love The One You’re With” – Stephen Stills
2. “Old Times Good Times” – Stephen Stills
3. “Black Queen” – Stephen Stills
4. “No-Name Jam” – Stephen Stills & Jimi Hendrix*
5. “Go Back Home” – Stephen Stills
6. “Marianne” – Stephen Stills
7. “My Love Is A Gentle Thing” – Stephen Stills
8. “Fishes And Scorpions” – Stephen Stills
9. “The Treasure” – Stephen Stills*
10. “To A Flame” – Stephen Stills*
11. “Cherokee” – Stephen Stills
12. “Song Of Love” – Stephen Stills
13. “Rock ’n’ Roll Crazies/Cuban Bluegrass” – Stephen Stills
14. “Jet Set (Sigh)” – Stephen Stills

15. “It Doesn’t Matter” – Stephen Stills
16. “Colorado” – Stephen Stills
17. “Johnny’s Garden” – Stephen Stills
18. “Change Partners” – Stephen Stills*
19. “Do For Others” – Stephen Stills and Steve Fromholz*
20. “Find The Cost Of Freedom” – Crosby, Stills, Nash & Young*
21. “Little Miss Bright Eyes” – Stephen Stills*
22. “Isn’t It About Time” – Stephen Stills

Disc Three
1. “Turn Back The Pages” – Stephen Stills
2. “First Things First” – Stephen Stills*
3. “My Angel” – Stephen Stills*
4. “Love Story” – Stephen Stills
5. “As I Come Of Age” – Stephen Stills
6. “Know You Got To Run” – Stephen Stills*
7. “Black Coral” – Crosby, Stills, Nash & Young*
8. “I Give You Give Blind” – Crosby, Stills & Nash
9. “Crossroads/You Can’t Catch Me” – Stephen Stills*
10. “See The Changes” – Crosby, Stills & Nash*
11. “Thoroughfare Gap” – Stephen Stills
12. “Lowdown” – Stephen Stills
13. “Cuba Al Fin” (edit) – Stephen Stills
14. “Dear Mr. Fantasy” – Stephen Stills & Graham Nash
15. “Spanish Suite” – Stephen Stills
16. “Feel Your Love” – Crosby, Stills & Nash
17. “Raise A Voice” – Crosby, Stills & Nash
18. “Daylight Again” – Crosby, Stills & Nash

Disc Four
1. “Southern Cross” – Crosby, Stills & Nash
2. “Dark Star” – Crosby, Stills & Nash
3. “Turn Your Back On Love” – Crosby, Stills & Nash
4. “War Games” – Crosby, Stills & Nash
5. “50/50” – Stephen Stills
6. “Welfare Blues” – Stephen Stills*
7. “Church (Part Of Someone)” – Stephen Stills*
8. “I Don’t Get It” – Stephen Stills
9. “Isn’t It So” – Stephen Stills
10. “Haven’t We Lost Enough?” – Crosby, Stills & Nash
11. “Ballad Of Hollis Brown” – Stephen Stills
12. “Treetop Flyer” – Stephen Stills
13. “Heart’s Gate” – Stephen Stills
14. “Girl From The North Country” – Crosby, Stills & Nash*
15. “Feed The People” – Stephen Stills
16. “Panama” – Crosby, Stills & Nash
17. “No Tears Left” – Crosby, Stills & Nash*
18. “Ole Man Trouble” – Crosby, Stills, Nash & Young*
19. “Ain’t It Always” – Stephen Stills

*previously unreleased

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Leggendo i nomi nel titolo del Post vi sarete chiesti due cose: erano già un tre o quattro mesi che Joe Bonamassa non pubblicava nulla di nuovo e l’altra, non vedo il suo nome sulla copertina (ma c’è sullo sticker, in piccolino, se ingrandite l’immagine della copertina). Rock Candy Funk Party è il nome del gruppo, We Want Groove il titolo del disco. Effettivamente un bel disco strumentale di jazz-funk-rock seventies style, nella sua discografia ci mancava. Con il secondo chitarrista Ron DeJesus (membro fondatore del gruppo), il batterista Tal Bergman (quello che ha coinvolto Bonamassa), il bassista Mike Merritt e il tastierista Renato Neto, ci si tuffa nel sound anni ’70 di Earth Wind & Fire, Weather Report, Stuff, Return To Forever, Parliament-Funkadelic e mille altri, con una giusta dose anche di rock e per il lato meno intellettuale e più “groovy” del genere. Non manca l’occasione per l’omaggio a Hendrix o anche ai Cream o ad Alphonze Mouzon che era il batterista dei poderosi Eleventh Hour di Larry Coryell senza dimenticare i ritmi più melliflui di George Benson. E non esce fra cinquant’anni, ma già la settimana prossima per la Mascot/Provogue.

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Non c’è la copertina ma il soggetto della notizia è piuttosto chiaro. Da “God” e “Slowhand” a “Vecchio Calzino” la strada è piuttosto lunga, ma il disco si chiamerà  proprio così Old Sock, e anche se non ha ancora una copertina, una track list e il nome dei musicisti che suoneranno, ha una data, il 12 marzo (il 14 parte il suo tour americano) e una nuova casa discografica, etichetta Bushbranch Records, quella di Eric Clapton, distribuzione non più Warner ma con l’indipendente californiana Surfdog Records, la stessa di Joss Stone, Dave Stewart, Rusty Anderson (e chi cacchio è? Uno dei due chitarristi della band di Paul McCartney, ah bene!), Butthole Surfers, Brian Setzer, Voivod (!) e molti altri di cui ignoro la provenienza. Anche l’ultimo Glenn Campbell è uscito per loro e pure la jam band dei Tea Leaf Green incide per l’etichetta californiana che è da vent’anni sul mercato. Un bel passo da Reprise-Warner (che alla fine dopo 30 anni che ci prova è riuscita a cacciarlo, o se ne sarà andato lui?) a Surfdog, ma magari dopo l’ultimo album omonimo di Blues e quello in coppia con Wynton Marsalis potremmo aspettarci un buon album di studio con brani nuovi? Vedremo, non si ancora nulla.

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Visto che se ne parlava in relazione al cofanetto di Stills, anche di Jimi Hendrix è in uscita l’ennesimo album “inedito” People, Hell & Angels, anche se l’uscita su Sony/BMG è slittata al 2 aprile in Europa e il 1° (ma non è uno scherzo) in Inghilterra, ma rimane al 5 marzo per gli Stati Uniti (chissà perché queste differenze, stessa cosa identica per il nuovo Eric Burdon che uscirà a fine mese negli States e ai primi di aprile in Europa, misteri?). Si tratta di una ulteriore proposta della famiglia Hendrix di registrazioni e versioni inedite, anche se qualche nome di canzone è effettivamente “nuovo”:

Mojo Man. [A Ghetto Fighters tune with overdubs by Jimi]
Hear My Train A-Comin’
Izabella
Earth Blues
Villanova Junction Blues
Somewhere [Stephen Stills on bass guitar] (un pezzo qui e uno sul cofanetto di Stills da quella session leggendaria)
Bleeding Heart
Inside Out
Let Me Love You [with Lonnie Youngblood]
Crash Landing
Easy Blues
Hey Gypsy Boy

Non è per fare polemica perché poi sarò il primo a comprarlo, solo una constatazione. Se riescono a pubblicare materiale fino al 2042 quando sarà il centenario della nascita, tanto di guadagnato per le future generazioni, meglio questi dischi inediti che le centinaia di ristampe in nuove confezioni, sempre degli stessi dischi, con la traccia aggiunta, la copertina cambiata, il nuovo missaggio, eccetera eccetera.

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Richard Thompson Electric uscirà il 5 febbraio ( o il 12?) per la Proper (e anche lì sarò in prima fila), e questo è un disco veramente tutto nuovo, anzi, come al solito per gli ultimi dischi di Thompson c’è anche la versione doppia Deluxe con 7 pezzi in più:

Disc: 1
1. Stony Ground
2. Salford Sunday
3. Sally B
4. Stuck On The Treadmill
5. My Enemy
6. Good Things Happen To Bad People
7. Where’s Home
8. Another Small Thing In Her Favour
9. Straight And Narrow
10. The Snow Goose
11. Saving The Good Stuff For You

Bonus Disc: 2
1. Will You Dance, Charlie Boy
2. I Found A Stray
3. The Rival
4. The Tic-Tac Man
5. Auldie Riggs
6. Auldie Riggs Dance
7. So Ben Mi Ch’a Bon Tempo

Tra le novità: il disco è stato registrato in quel di Nashville con la produzione di Buddy Miller e tra gli ospiti Alison Krauss in Snow Goose, Sioban Maher Kennedy dei River City People in parecchi brani come voce femminile e Stuart Duncan al violino. Non l’ho ancora sentito ma sarà sicuramente tra i migliori dell’anno (vado sulla fiducia)!

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I siti di vendita lo pubblicizzano con questa copertina (ma sarà quella definitiva, hum?!?). Quello che è certo è che, contro ogni previsione (sembrava che dopo i problemi di salute e dieci anni di assenza si fosse ritirato), il 12 marzo p.v. uscirà il nuovo album di David Bowie The Next Day, prodotto da Tony Visconti, come accade da più di 40 anni, con qualche pausa, e con molti dei suoi musicisti abituali e qualche new entry: i batteristi sono Zachary Alford e Sterling Campbell, i bassisti sono Gail Ann Dorsey e Tony Levin, alle chitarre Gerry Leonard (quello di Heathen e Reality), David Torn e Earl Slick, alle tastiere lo stesso Bowie, mentre l’assolo di sax in Dirty Boys e in generale il sax baritono nell’album è suonato da Steve Elson che suona nella band del Saturday Night Live. Anche in questo caso avremo la versione standard e una Deluxe (ma singola) su RCA, questa la lista dei brani:

Standard Version:
01. The Next Day 3:51
02. Dirty Boys 2:58
03. The Stars (Are Out Tonight) 3:56
04. Love Is Lost 3:57
05. Where Are We Now? 4:08
06. Valentine’s Day 3:01
07. If You Can See Me 3:16
08. I’d Rather Be High 3:53
09. Boss Of Me 4:09
10. Dancing Out In Space 3:24
11. How Does The Grass Grow 4:33
12. (You Will) Set The World On Fire 3:30
13. You Feel So Lonely You Could Die 4:41
14. Heat 4:25

Total (Approximately) 53:14

Deluxe Version
01. The Next Day 3:51
02. Dirty Boys 2:58
03. The Stars (Are Out Tonight) 3:56
04. Love Is Lost 3:57
05. Where Are We Now? 4:08
06. Valentine’s Day 3:01
07. If You Can See Me 3:16
08. I’d Rather Be High 3:53
09. Boss Of Me 4:09
10. Dancing Out In Space 3:24
11. How Does The Grass Grow 4:33
12. (You Will) Set The World On Fire 3:30
13. You Feel So Lonely You Could Die 4:41
14. Heat 4:25

Bonus tracks:
15. So She 2:31
16. I’ll Take You There 2:44
17. Plan 2:34

Total (Approximately): 61: 03

Fine della prima puntata, alle prossime, ogni tanto, quando ho qualche disco interessante di cui parlare, fermo restando l’appuntamento più o meno fisso settimanale con le uscite discografiche della settimana successiva!

Bruno Conti

Ancora “Sudisti”, Ma Di Quelli Bravi! Skinny Molly – Haywire Riot

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Skinny Molly – Haywire Riot – Ruf Records –

Le tedesca Ruf Records, un tempo dedita solo a Blues e Blues-rock, negli ultimi anni ha iniziato a costruirsi un piccolo “roster” di artisti che gravitano intorno all’area southern, i più recenti sono i Royal Southern Brotherhood e Devon Allman da solista. Questi, per esempio, hanno presentato recentemente dei buoni risultati per il filone, insieme a Dixie Tabernacle, Brothers Of The Southland, Blackberry Smoke e vari altri, tenendo alta la bandiera del genere. Quasi tutti questi gruppi vedono nelle loro fila dei veterani che provengono anche dalle vecchie band storiche che hanno dato lustro all’area sudista nel passato. Senza dimenticare che molti dei gruppi originali sono tuttora in pista: Outlaws, Blackfoot, Molly Hatchet, i capostipiti Lynyrd Skynyrd (che però con gli ultimi album in studio stanno deludendo fortemente).

Proprio dall’ultimo album valido in studio degli Skynyrd, l’unplugged Endangeres Species, viene il chitarrista e cantante Mike Estes, che in quell’unico disco aveva contribuito con alcuni brani nuovi da affiancare alla rivisitazione dei classici. Estes, dopo avere pubblicato un paio di album da solista nella seconda metà degli anni ’90, con l’inizio del nuovo secolo, ha fondato questa nuova formazione, gli Skinny Molly, inizialmente con Dave Hlubek che era la chitarra solista e il primo vocalist dei Molly Hatchet, fino all’arrivo di Danny Joe Brown. Questa prima versione degli Skinny Molly nasceva come band per un tour europeo nel 2004, ma non ha mai inciso nulla perché Hlubek venne richiamato nel suo gruppo originale lasciandosi un altro “Skinny” alle spalle. Il batterista Kurt Pietro e il bassista Luke Bradshaw sono rimasti la sezione ritmica del gruppo, mentre il nuovo chitarrista è Jay Johnson già con Southern Rock Allstars e Blackfoot, e qui il cerchio si chiude, ma bene. Perché il risultato, già anticipato dal buon Good Deed del 2008, è assolutamente all’altezza delle attese: dell’eccellente southern rock, con tutti gli elementi al loro posto, doppia chitarra solista, una bella voce potente nella  tradizione dei grandi del genere (Ronnie e Danny Joe, in primis), ma soprattutto buone canzoni e niente derive hard commerciali, come nell’ultimo Lynyrd Skynyrd.

Si capisce sin dall’iniziale If You Don’t Care che siamo sulle coordinate giuste, le chitarre ruggiscono di gusto dai canali dallo stereo, Mike Estes (che scrive tutti i brani di questo Haywire Riot) canta con una convinzione e una varietà di toni che i suoi vecchi compagni di avventura non sembrano più avere. La versione di Devil In The Bottle che Estes aveva firmato con Dale Krantz, Gary Rossington e Johnny Van Zant, ha il gusto sapido dei migliori episodi del gruppo madre, con l’organo Hammond B-3 di Josh Foster ad aggiungere autenticità al suono degli Skinny Molly che non è solo una mera ripetizione degli stilemi del genere, e se lo è, prende solo il meglio dal passato. Come dimostra l’ottima Two Good Wheels che aggiunge la giusta quota di country (elemento fondante e imprescindibile, “sparito” dagli ultimi Lynyrd Skynyrd) con il mandolino e l’acustica di Estes che sovrappongono quella patina “campagnola” che è sempre stato uno degli ingredienti immancabili del southern, una bella ballatona con le palle, come il genere esige. Ma quando c’è da picchiare come fabbri e fare fischiare le chitarre come in Too Bad To Be True, si esegue con classe ed energia, senza mai cadere nel cattivo gusto, la band è in assoluto controllo del suono, rock ma se “sudista” deve essere, facciamolo bene.

Anche in quelle saghe senza tempo del vecchio West, come in Judge Parker, l’intreccio tra acustiche ed elettriche rende assolutamente l’atmosfera cercata, subito pronti all’assolo ma senza mai esagerare (nessun brano supera i 4 minuti), le cavalcate chitarristiche le riservano per i concerti dal vivo. Bitin’ The Dog, molto riffata e tirata e Lie To Me, un lento scandito dalla voce e dall’acustica di Estes illustrano bene le due anime del gruppo. Shut Up And Rock e ancora di più, After You, che ad un inizio attendista e country con il vocione minaccioso di Mike, fa seguire una bella parte centrale e finale dove alla slide del leader e alla chitarra di Johnson si aggiunge anche una terza chitarra solista, Derek Parnell, sono perfetti esempi di buon southern rock, sentito mille volte, ma sempre gradito, se è così ben eseguito. None Of Me No More forse è un po’ ripetitiva (Ok, più delle altre!) ma Dodgin’ Bullets, di nuovo con una modalità elettroacustica e le classiche improvvise accelerazioni chitarristiche, che sono il pane degli appassionati del genere, confermano il valore di questa formazione, gli Skinny Molly, attualmente una delle migliori in circolazione.               

Bruno Conti