Piovono Chitarristi 3. Anteprima Popa Chubby – Universal Breakdown Blues

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Popa Chubby – Universal Breakdown Blues – Mascot/Provogue 23-04-2013

Continua il ritorno di Popa Chubby! O meglio, non è che Ted Horowitz se ne fosse mai andato, ma i suoi ultimi dischi non erano sempre il massimo, fino al precedente Back To New York City che già mostrava la voglia del buon Popa di tornare al suo credo: Blues, ancora blues (rock), un po’ di Jimi e tanta chitarra. Il passaggio ad una nuova casa discografica indubbiamente ha giovato, ma questo Universal Breakdown Blues lo ribadisce e ci presenta un musicista decisamente provato dai problemi familiari che lo hanno interessato di recente, ma che proprio attraverso la musica esorcizza i suoi dispiaceri e li sublima in una serie di brani che lo riavvicinano agli standard qualitativi di inizio carriera, ai tempi di Booty And The Beast per intenderci. Suonato e cantato con grande partecipazione, questo nuovo album si avvale di una serie di brani che, senza cedimenti, ci riportano al chitarrista che abbiamo conosciuto ed amato ai primi tempi (e che comunque ha sempre saputo tenere fede alla sua fama, sia pure con qualche cedimento anche evidente qui e là).

Un brano emblematico di questo ritorno alla miglior forma è la cover di Somewhere Over The Rainbow, una versione che se la batte con quella di Jeff Beck come migliore ripresa strumentale del classico del Mago di Oz, vibrante e giocata su un lavoro di fino di toni e volumi dimostra la tecnica raffinata allo strumento di questo signore, che mette sul piatto anche una grinta e una carica poderose in questa esibizione registrata, presumo, dal vivo (non so dove e quando, perché non ho le note del CD, ma ad un certo punto si sentono degli applausi di puro entusiasmo, nel finale del pezzo). E non è che la versione di Beck scherzasse come intensità. Ma già dall’apertura con una I Don’t Want Nobody, bluesatissima in puro stile SRV, si capisce che questa volta non si fanno prigionieri o si concedono tregue, la voce e la chitarra sono quelle delle grandi occasioni (musicali), la ritmica è vivace e pimpante, l’organo Hammond sullo sfondo è perfetto nelle sue coloriture, grande partenza. I Ain’t Giving Up è una dichiarazione di intenti di fronte alle difficoltà della vita di tutti i giorni, una ballata tra soul e blues con la solista di Horowitz che inchioda un breve assolo tra i più sentiti della sua carriera, fluido e lirico, come poche altre volte, mentre la parte cantata, con delle belle armonie vocali in puro stile soul, è tra le più convincenti. Universal Breakdown Blues è un rock-blues hendrixiano, con pedale wah-wah a manetta, sentito mille volte ma quando è ben suonato ti prende sempre e qui Popa Chubby è nel suo elemento, come pure nella cover di Rock Me Baby, altro tour de force costruito sulla versione del mancino di Seattle, con qualche deviazione verso i territori cari allo Stevie Ray texano, altro praticante della setta degli adoratori dell’Hendrix più blues.

A proposito di blues, slow blues per favore, ce n’è uno straordinario, come The Peoples Blues, in questo nuovo album, otto minuti e un torrente di note che ti colpisce in piena faccia come un treno lanciato verso la sua meta,ma che non dimentica la lezione di BB King, tante note ma non troppe. Anche in brani più rilassati come 69 Dollars, la musica e la chitarra scorrono fluide come raramente si ascolta nel genere, grande controllo e gran classe. I Need A Lil’ Mojo è un piacevole funky-rock vagamente New Orleans style, mentre Danger Man è un altro breve episodio ad alta concentrazione wah-wah, a dimostrazione che anche i brani “meno riusciti” sono comunque di buona qualità e la chitarra è in ogni caso all’altezza delle aspettative. Take Me Back To Amsterdam (Reefer Smokin’ Man) con slide d’ordinanza in evidenza è un altro omaggio alle radici blues della nostra “personcina”, che ha anche rinunciato alla parte di Shrek in un musical di Broadway per dedicarsi alla musica che ama di più. Al limite la può infarcire con qualche ulteriore influenza, riff tra Stones, R&R e ZZ Top, come in The Finger Bangin’ Boogie o nuovamente “selvaggio” come nella tirata conclusione di Mindbender. Per chi ama il genere una boccata di aria fresca, quel tipo di disco dove i vari elementi, già sentiti e risentiti, si incastrano alla perfezione e alla fine ti ritrovi con quella espressione un po’ da pirla di quando ascolti qualcosa che non pensavi potesse piacerti ancora una volta, però, non è male…

Bruno Conti

Piovono Chitarristi 3. Anteprima Popa Chubby – Universal Breakdown Bluesultima modifica: 2013-04-19T11:23:29+02:00da bruno_conti
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