Epigoni Canadesi. Matt Mays – Coyote

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Matt Mays – Coyote – Sonic Records/Warner Canada

Matt Mays è un onesto e vibrante cantautore e rocker canadese, questo Coyote è il suo quinto album, nel nativo Canada è già uscito da alcuni mesi e nella primavera Mays è andato negli States a promuoverlo, come opening act per i Gaslight Anthem. Forse, anzi sicuramente, non è uno di quelli di prima fascia, ma dalle canzoni di Coyote si percepisce una capacità di scrittura quasi innata, un amore per il rock classico e per la musica della sua terra, Neil Young in primis, quando le chitarre sono lasciate libere di viaggiare. Anche le influenze della musica californiana, West Coast e rock sono presenti, come è stato per altri suoi compatrioti che lo hanno preceduto.

Il disco è stato concepito e realizzato tra Canada, Stati Uniti (New York) e Messico e si lascia ascoltare con grande piacere. Accompagnato da una piccola pattuglia di musicisti che lo seguono fedelmente da alcuni anni, Matt Mays si destreggia con uguale abilità tra pezzi rock come l’iniziale Indio che ha quel sound tipicamente 70’s del rock californiano più classico, tornato di moda con Jonathan Wilson, i Dawes e molti altri gruppi della Bay Area, chitarre spiegate, ritmi serrati, belle armonie vocali, tastiere appena accennate, un pizzico di psichedelia morbida e qualche tocco di latin rock che lo avvicina più a Stills che a Young, ma le coordinate sonore sono quelle. Airstrike è un breve intermezzo psicofunky tra chitarre e percussioni che introduce la sinuosa Ain’t That The Truth dove acustiche e organo cercano di farsi largo tra le elettriche e il cantato riverberato di Mays che ha un che di epico nel suo svilupparsi. Take It On Faith, altro singolo potenziale come la precedente, è tipicamente alla Neil Young, fino alle pieghe più recondite dell’assolo di chitarra, che viene dai dischi del canadese con i Crazy Horse, la classe è minore ma la grinta non manca. Come nel caso di Jonathan Wilson anche Matt Mays deve avere una passione nascosta per i Pink Floyd più acustici, l’inizio sembra preso da Wish You Were Here, ma anche il country-rock cosmico, ben rappresentato dalla pedal steel avvolgente, ha un suo perché in Loveless, bella ballata dolente.

Dull Knife ha di nuovo il groove tipico dei brani di Young, questa volta quelli mid-tempo e scanditi tipici del Neil di metà anni ’70, On the beach e Zuma, e anche se la voce è diversa, ricca di echi e “doppiata”, ci sono punti in comune, piccolo tocco di genio nel solo in punta di wah-wah, molto suggestivo. Drop The Bombs, fin dal titolo, ha quel pizzico di rock sound alla U2, ma non convince troppo, Rochambo è un altro di quei brevi intermezzi sperimentali che Mays semina nel disco, ma non ha molto senso, spezza solo il ritmo. Slow Burning Luck è viceversa un altro bel brano rock, ricco di grinta e di belle armonie, mi ha ricordato i brani dei primi BoDeans o del T-Bone Burnett cosmico dell’Alpha band, altri hanno intravisto qualcosa dei Blue Rodeo, non male comunque, anche se una bella coda chitarristica ci sarebbe stata bene, magari dal vivo.

Nuovamente un breve intermezzo, questa volta alla Beatles dell’album Bianco, meno di due minuti per una “strana” Madre e Padre che precede un’altra bella canzone come Zita , rock solare alla Fleetwood Mac targati Buckingham. Fresca e divertente anche Stoned, tipicamente da highway, questa sì, per il sottoscritto, tra Blue Rodeo e il Tom Petty solo, con un breve break di armonica molto pertinente. Armonica che rimane anche per la successiva Queen Of Portland Street,un brano acustico cantato molto bene da Mays che non sempre mi persuade nelle sue evoluzioni vocali, ma in questo brano ha la giusta convinzione e il tono più appropriato, che dire, bella! Chase The Light, nuovamente con una chitarra acustica appena accennata, una pedal steel di supporto e poco altro, è una folk ballad semplice semplice ma di grande fascino e conclude degnamente un album che gli amanti del buon rock apprezzeranno.

Bruno Conti       

Epigoni Canadesi. Matt Mays – Coyoteultima modifica: 2013-05-17T10:45:56+02:00da bruno_conti
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