Signore E Signori: La Storia Della Musica! Bob Dylan – The Complete Album Collection Vol. One – Prima Puntata

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*NDB. Come annunciato, da oggi e per tre domeniche, come nei vecchi supplementi festivi dei quotidiani, vi propongo, scritto da Marco Verdi, il resoconto sul contenuto relativo all’opera omnia di Bob Dylan, in uscita il prossimo 5 novembre. Siamo in anticipo di parecchio, ma ci portiamo avanti con il lavoro, la prima puntata arriva fino a Before The Flood, buona lettura!

Bruno Conti (il Blogger)

Bob Dylan – The Complete Album Collection Vol. One – Sony Box Set 47 CD

Questo cofanetto, già annunciato per lo scorso anno e poi rimandato, ha creato nei forum online dedicati al grande Bob Dylan più di una lamentela, dato che paragonarlo al box di  Johnny Cash, uscito nel 2012, non è corretto, dal momento che gran parte dei dischi del Man in Black non erano mai apparsi prima su CD, mentre per quanto riguarda Dylan è tutto in catalogo (tranne un caso), e quindi spendere una bella cifra per ricomprare ancora gli stessi dischi, seppur in una confezione di lusso, solo per avere la tanto strombazzata doppia compilation di rarità non è il massimo (considerando la presenza sul mercato, ed anche nelle case di molti appassionati, del box di SACD e di quello dei primi dischi in Mono).

Io faccio poco testo in quanto dylaniano incallito, ma mi sento di non condannare questa operazione per più di un motivo, tipo appunto la confezione con tutti i CD in versione simil-LP, un libretto con foto inedite e liner notes curate dal noto biografo Clinton Heylin, i 14 CD rimasterizzati per la prima volta (o quasi), l’album Dylan del 1973 mai uscito in CD in America, oltre al già citato Sidetracks, doppio CD di rarità assortite (per la verità assai deludente, come vedremo). Per non parlare del fatto che molti dylaniani della prima ora (e pure della seconda e della terza) possiedono i dischi in vinile e solo alcuni di essi anche in CD (me compreso).

Senza contare, come ho scritto nel titolo, che qui siamo di fronte alla storia della musica contemporanea: non sto qua certo a spiegarvi l’importanza di Dylan nel panorama musicale (e non solo) del secolo scorso, ma vorrei cercare, proprio perché è lui, di riassumere in poche righe gli episodi della sua discografia contenuti in questo box, sperando di non tediarvi.

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Bob Dylan (1962): il disco con cui tutto ha inizio, un album di un artista ancora acerbo, con covers di traditionals e di brani folk e blues un po’ a sorpresa (nel senso che non facevano parte del suo abituale repertorio dal vivo nelle coffee houses di New York) e due soli pezzi autografi, Talkin’ New York e Song To Woody. La sua versione di House Of The Risin’ Sun (con l’arrangiamento rubato a Dave Van Ronk), vale comunque il prezzo.

 

The Freewheelin’ Bob Dylan (1963): qui inizia la leggenda: un album che contiene Blowin’ In The Wind, Masters Of War, A Hard Rain’s A-Gonna Fall, Don’t Think Twice e Girl From The North Country non ha bisogno di commenti. Molti artisti cinque brani così non li scrivono in una carriera intera: lui li ha messi su un disco solo.

 

The Times They Are A-Changin’ (1964): il disco più arrabbiato e più legato a brani di protesta specifiche (come la title track, Only A Pawn In Their Games , The Lonesome Death Of Hattie Carroll e la grandissima With God On Our Side) e per questo forse il più datato. Comunque avercene di canzoni così.

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Another Side Of Bob Dylan (1964): l’ultimo album completamente acustico (fino al 1992), nel quale Bob introduce elementi più personali ed autobiografici, ma anche i testi visionari per cui diventerà famoso. Un disco migliore del precedente, con capolavori come My Back Pages, Chimes Of Freedom, To Ramona e It Ain’t Me, Babe. 

 

Bringing It All Back Home (1965): Dylan attacca la spina, diventa elettrico e crea uno sconquasso. Brani come Subterrenean Homesick Blues, Maggie’s Farm o la splendida Love Minus Zero/No Limit sono dei classici ancora oggi, anche se la parte finale acustica, con in sequenza Mr. Tambourine Man, Gates Of Eden, It’s Alright Ma e It’s All Over Now, Baby Blue, è uno dei migliori lati B (parlo dei vecchi LP) di sempre. Qualcuno dice che gli anni sessanta, anche se siamo già a metà, iniziano con questo disco.

 

Highway 61 Revisited (1965): per il sottoscritto questo è il miglior disco mai inciso, non da Dylan ma in assoluto: dall’iniziale Like A Rolling Stone alla conclusiva Desolation Row, circa 50 minuti di pura poesia rock-blues, ispirata, densa, anfetaminica, coinvolgente. Chiunque si voglia avvicinare al mondo della musica che conta deve cominciare da qui.

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Blonde On Blonde (1966): inciso a Nashville, suonato e prodotto alla grande, questo è forse il doppio album più importante di sempre, per molti superiore anche al precedente. Di certo un altro capolavoro assoluto, con brani come Just Like A Woman, I Want You, Visions Of Johanna, Sad Eyed Lady Of The Lowlands, Absolutely Sweet Marie (ma potrei citarle tutte) a testimoniarlo. Dylan è al top, anche Beatles e Stones lo guardano dal basso.

 

John Wesley Harding (1967): Dylan si ritira in campagna dopo l’incidente in moto del 1966 e, nell’anno della psichedelia, incide un disco di folk rurale assieme a tre musicisti in croce e con strumenti acustici, ma i testi tra il visionario ed il biblico e la presenza di canzoni come All Along The Watchtower (rivoltata in seguito come un calzino da Jimi Hendrix), Dear Landlord e la title track ne fanno un disco da avere. Ed il finalino country di I’ll Be Your Baby Tonight lascia presagire le svolte future.

 

Nashville Skyline (1969): Bob torna a Nashville e spiazza tutti incidendo un disco di puro country, con una inedita voce baritonal/nasale: se canzoni come Lay, Lady, Lay, I Threw It All Away, Girl From The North Country in duetto con Johnny Cash e Tonight I’ll Be Standing Here With You sono molto belle, Peggy Day e Country Pie facevano già ridere nel 1969. Qualcuno comincia a chiedersi dove sia finito il vero Dylan.

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Self Portrait (1970): rivalutato di recente dall’ultimo Bootleg Series, questo è il disco più criticato di Dylan, anche se risentito oggi e con un’opportuna rimasterizzazione non è così malvagio, con dentro anche cose buone (ebbene sì, compresa anche la vituperata All The Tired Horses). Forse se anziché doppio fosse stato singolo avrebbe avuto meno stroncature. Di sicuro gli anni settanta di Bob non iniziano alla grande.

 

New Morning (1970): pubblicato solo quattro mesi dopo Self Portrait per placare gli animi, questo è un disco senza particolari guizzi (tranne forse If Not For You, ma la versione dello stesso anno ad opera di George Harrison è molto meglio), ma solido e compatto, che ci restituisce un Dylan abbastanza in forma, anche se lontano dai capolavori degli anni sessanta.

 

Pat Garrett & Billy The Kid (1973): colonna sonora dell’omonimo film di Sam Peckinpah, giunge ben tre anni dopo New Morning. Una collezione di strumentali di buon livello e sufficientemente evocativi, con quattro brani cantati: tre diverse versioni di Billy e, soprattutto, l’immortale Knockin’ On Heaven’s Door, ad oggi il brano più coverizzato di Dylan, anche se per una volta l’originale resta insuperato.

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Dylan (1973): pubblicato dalla Columbia come rappresaglia verso Bob, che aveva firmato per la Asylum di David Geffen, è una collezione di scarti di Self Portrait e New Morning, anche se il risultato finale non è  poi così schifoso come la casa discografica vorrebbe (Lily Of The West e Mr. Bojangles, di Jerry Jeff Walker, sono addirittura ottime). Dylan stesso lo rinnega apertamente. Appare per la prima volta in CD in questo box per il mercato americano, ma anche nel resto del mondo è praticamente introvabile (tranne che a prezzi folli su Ebay).

 

Planet Waves (1974): primo ed unico album di studio inciso con The Band (i Basement Tapes hanno infatti una genesi diversa), un buon disco, anche se ci si poteva aspettare di più. E’ comunque il migliore da Blonde On Blonde, contiene un classico come Forever Young e belle canzoni come You Angel You, Hazel e On A Night Like This.

 

Before The Flood (1974): il primo live ufficiale di Bob, testimonianza della tournée del 1974 con The Band (che propone anche un mini-set di brani suoi), con classici suonati uno dopo l’altro con estrema sintesi (forse troppa), anche se All Along The Watchtower, Ballad Of A Thin Man, Blowin’ In The Wind ed il set acustico fanno la differenza.

Marco Verdi

segue…

Signore E Signori: La Storia Della Musica! Bob Dylan – The Complete Album Collection Vol. One – Prima Puntataultima modifica: 2013-09-29T11:14:04+02:00da bruno_conti
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