“Finalmente”, L’Inevitabile Omaggio Di Joe Bonamassa A Due Grandi Del Blues! Muddy Wolf At Red Rocks

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Joe Bonamassa – Muddy Wolf At Red Rocks – 2 CD/ 2 DVD/ Blu-Ray – J&R Adventures/Mascot/Provogue – 24-03-2015

Il Blues non è certo una materia ignota nel vocabolario musicale di Joe Bonamassa, alla fonte delle proprio canzoni, innervato da rock, jazz, funky, soul e da mille altre sfumature, ma sempre presente nella discografia del chitarrista di New York. Come ha dichiarato lo stesso Joe in varie interviste il suo incontro con le 12 battute è nato dall’ascolto dei “British Guys”, citando come dischi fondamentali il primo Bluesbreakers di John Mayall con Eric Clapton, Irish Tour di Rory Gallagher e Goodbye dei Cream, come influenze primarie e anche Texas Flood di Stevie Ray Vaughan, negli anni della sua gioventù. E tra i grandi chitarristi sono soprattutto quelli inglesi i più amati, oltre a Clapton, Peter Green, Paul Kossoff, Jimmy Page, Jeff Beck, Gary Moore, oltre naturalmente a Jimi Hendrix, mentre i grandi bluesmen neri, T-Bone Walker, Muddy Waters, Robert Johnson, B.B. King e molti altri, sono venuti solo in un secondo tempo, quando Bonamassa ha iniziato ad approfondire le radici della musica che più amava. Brani del songbook classico del Blues appaiono più o meno in quasi tutti i dischi in studio e dal vivo del nostro Joe, ma, fino ad oggi, l’unico album che era andato direttamente ad esplorare questo repertorio era stato Blues Deluxe del 2003, dove accanto a tre brani originali spiccavano nove cover pescate in quel serbatoio, forse non tra le più celebri, e con una, la title-track, firmata da Jeff Beck e Rod Stewart.

Però, stranamente, in quel disco, non c’era neppure un brano di Muddy Waters o Howlin’ Wolf. Questo nuovo Live, Muddy Wolf At Red Rocks (che esce a “ben” sei mesi dall’ultima ottima prova di studio del nostro prolifico, in mancanza di un termine migliore, amico http://discoclub.myblog.it/2014/09/10/ebbene-si-eccolo-joe-bonamassa-different-shades-of-blues/) è il resoconto di un concerto tenuto lo scorso anno, il 31 agosto per un evento “one night only”, organizzato nella suggestiva location del famoso anfiteatro naturale nei pressi di Denver; Colorado, ai piedi delle Montagne Rocciose. La particolarità è quella che, come ricorda il titolo, i brani sono un tributo all’opera di due dei più grandi bluesmen elettrici, entrambi su etichetta Chess, prodotti dalla scena musicale america, Muddy Waters e Howlin’ Wolf, con l’aggiunta di sei brani scelti tra i migliori della produzione di Joe Bonamassa, anche quella più recente. La formazione è quella classica degli ultimi dischi, quindi allargata ad una sezione fiati, e con l’aggiunta di Mike Henderson all’armonica e Kirk Fletcher alla seconda chitarra. Gli altri sono i soliti: Anton Fig (batteria), Michael Rhodes (basso), Reese Wynans (piano, organo Hammond ), Lee Thornburg (tromba e arrangiamenti della sezione fiati), Ron Dziubla (sax), Nick Lane (trombone).

Questi i contenuti del doppio CD:

Mississippi Heartbeat (Intro)
Muddy Waters
Tiger In Your Tank
I Can’t Be Satisfied
You Shook Me
Stuff You Gotta Watch
Double Trouble
Real Love
My Home Is On The Delta
All Aboard
Howlin’ Wolf
How Many More Years
Shake For Me
Hidden Charms
Band Introductions
Spoonful
Killing Floor
Evil (Is Going On)

All Night Boogie (All Night Long)
Hey Baby (New Rising Sun)
Oh Beautiful!
Love Ain’t A Love Song
Sloe Gin
Ballad of John Henry

Nella versione DVD e Blu-Ray, negli extra, circa 90 minuti, troviamo filmati girati nel dietro le quinte, uno spazio chiamato “The Originals” con materiale di archivio di Waters e Howlin’ Wolf e un “…To Crossroads”, che racconta il viaggio di Bonamassa e del produttore Kevin Shirley verso il famoso incrocio https://www.youtube.com/watch?v=oKNC8creUCw .

A giudicare dai due filmati già postati in rete e che vedete sopra mi sembra che Bonamassa abbia ancora una volta centrato l’obiettivo. Ovviamente, dopo l’uscita dell’album, prevista per il 24 marzo p.v., ci sarà l’occasione di parlarne più diffusamente.

Bruno Conti

“Vecchi Amici” Ritornano! David Zollo And The Body Electric – For Hire

david zollo for hire

David Zollo And The Body Electric – For Hire –  Old Man’s Creek Music Self Released

L’innamoramento (musicale) per David Zollo risale a tempi lontani, quando, alla guida degli High And Lonesome (un gruppo nello stile dei mai dimenticati Uncle Tupelo), esordiva con Alackday (90),proseguiva con il successivo Livefromgabes (93), e chiudeva la breve esperienza con For Sale Or Rent (96), tre eccellenti lavori per una delle band più misconosciute del panorama musicale americano, ma non nel piccolo stato dello Iowa dove furono una piccola leggenda. Cognome italiano (suo padre è stato uno scrittore e giornalista), Zollo ha fatto parte in pianta stabile del circuito artistico dell’Iowa, uno stato che annovera songwriters e musicisti di grande valore (vengono da quella terra sia Greg Brown che Bo Ramsey), e proprio Ramsey produce l’esordio solista di David, Recognize Me (95), (disco uscito con questo titolo in Europa per la Taxim, ma che è stato ristampato a Settembre dello scorso anno con il titolo originale di The Morning Is A Long Way From Home, come era uscito negli States l’anno prima per la Trailer Records), titolo bissato dai successivi Uneasy Street (98) e The Big Night (02), lavori apprezzati dalla critica, diventando proprio uno degli artisti di punta della locale etichetta, la Trailer Records, (che lui stesso ha tra l’altro contribuito a fondare). Dopo una lunga pausa (causa un intervento chirurgico alla gola) il cantante, compositore, pianista, direttore d’orchestra e, negli ultimi anni, soprattutto produttore,  David Zollo, torna, quasi in incognito, in sala d’incisione per incidere questo For Hire, dove ha spinto il suo “songwriting” (lui che è nato essenzialmente come pianista), per scrivere nove belle canzoni dove mescola rock’n’roll, blues, soul e gospel, con l’apporto della nuova band, The Body Electric, composta oltre che da David voce e tastiere, da Brian Cooper alla batteria, dal bravo Stephen Howard al basso e chitarra elettrica e da Randall Davis alle chitarre acustiche e lap-steel, sotto la produzione del suo partner di lunga data Howard (membro dei Mississippi Heat e con Otis Rush, tra gli altri).

david zollo the morning

Il CD si apre con un trittico di brani che sembrano il diretto proseguo dell’ultimo album in studio The Big Night, con le note funky-soul di Ain’t No God But God, la title track For Hire che sembra suonata in un piano-bar di New Orleans https://www.youtube.com/watch?v=pxqwd-F0_-c  (con il piano di David a distribuire feeling e classe), e una ballata bluesy di atmosfera come Out Of The Cradle (Endlessly Rocking). Con If I Had The Wings Of A Dove emerge il lato più country dell’autore, a cui fa seguito un’altra ballata lenta e crepuscolare come Unrequited Love https://www.youtube.com/watch?v=MsjsLYHf3-A ,  e il piacevole  “boogie” di Please Don’t Leave Me Alone. Si alza il livello con il blues pianistico di Like You Want Me To, impreziosito sul finale dal suono di una tromba, passando poi alle note guidate dal pianoforte nella struggente melodia di This Is All We Are, andando a chiudere con una meravigliosa The Hour Of Our Need https://www.youtube.com/watch?v=OI7F_XGRWe4 , una rock-ballad con chitarre ricche di nerbo, una sezione ritmica dura, e la voce di Zollo che scivola sulla melodia, con tutta la band che dimostra di saper suonare all’unisono. Grandi!

david zollo live david zollo 1

Questo disco ha visto la luce (come tanti altri ultimamente) grazie alla campagna “Kickstarter”, e fortunatamente questo ha permesso di riscoprire il talento” silenzioso” di David Zollo, un songwriter accomunabile a personaggi come il primo Todd Snider, esponenti di un rock delle radici dal suono ruspante, con canzoni che strascicano un lento blues, altre con chitarre elettriche e acustiche su ballate dolenti con un ritmo non troppo evidente, e un piano ammaliante, che è molto diverso dallo strimpellare eccitante ed esagitato di un Jerry Lee Lewis. Se qualcuno, dopo queste righe, volesse conoscere questo artista incorruttibile alle mode del momento e spontaneo come pochi, lo trova in tour nel nostro paese con lo storico batterista Brian Cooper e i musicisti italiani italiano Andrea “Lupo” Lupi e Alex Corsi.

david zollo band italia

NDT: Per le date del breve tour italiano (che sta finendo), basta consultare il sito ufficiale http://davezollo.com/ , questa sera per esempio sono di scena al Bar Dell’Orso in quel di Monteriggioni (Siena). Ne vale la pena!

Tino Montanari

Novità Di Febbraio Parte IB. J. Geils Band, Girl Guns & Glory, Steve Gunn + Black Twig Pickers, Box Tops, Phosphorescent, Pat Travers

j.geils band house party live in germany

Seconda parte delle uscite discografiche più interessanti di questo scorcio finale di Febbraio. Dalla benemerita serie televisiva Rockpalast ecco la registrazione di un concerto della J. Geils Band, che non appartiene però alla serie dei CD+DVD editi dalla Repertoire come Live At Rockpalast. Il luogo dei concerti è lo stesso, ma questo House Party Live In Germany viene pubblicato dalla Eagle Rock/Edel. Si tratta di un concerto registrato il 21 aprile del 1979 alla Grugahalle di Essen nel corso del tour promozionale per l’album Sanctuary. I brani sono gli stessi sia nel CD come DVD: 1) Jus Can t Stop Me 2) I Could Hurt You 3) Sanctuary 4) One Last Kiss 5) Teresa 6) Nightmares 7) Wild Man 8) Looking For A Love 9) Give It To Me 10) Whammer Jammer 11) Ain t Nothing But A House Party 12) Where Did Our Love Go 13) Pack Fair And Square 14) First I Look At The Purse. Tutti gli altri dettagli nella recensione completa. Per il momento vi anticipo che il concerto mi pare ottimo e la band è sempre grande, una delle migliori nel rock americano anni ’70!

girls guns and glory tribute to hank williams live

Girls Guns & Glory – A Tribute To Hank Williams Live – MRI

Se volete saperne di più sulla band, come al solito basta seguire il link http://discoclub.myblog.it/2014/02/13/il-nome-del-gruppo-fa-schifoma-cacchio-se-suonano-girls-guns-glory/ e trovate tutte le informazioni, oltre alla recensione del precedente disco di studio della band, Good Luck. Esattamente ad un anno dal precedente ora esce questo nuovo CD del gruppo, dal vivo, registrato nel giorno di Capodanno a Cambridge, Massachusetts, come pare sia una tradizione della band bostoniana ogni anno: il soggetto dei concerti è sempre Hank Williams, è questo è il quinto anno che viene tenuto l’evento, in due concerti, il 31 dicembre e il 1° gennaio. Loro sono molto bravi e il disco è divertente e rispettoso della tradizione, con un bel suono roots.

steve gunn black twig pickers seasona hire

Steve Gunn è un eccellente chitarrista e cantante americano di cui avete già letto nel Blog in relazione ai migliori dischi del 2014: quello di Gunn, Way Out Weather, era al sesto posto nella classifica di Mojo. Ora ha unito le forze con i Black Twig Pickers, quartetto old-time bluegrass che in passato ha già collaborato con Charlie Parr e con lo scomparso Jack Rose; il disco si chiama Seasonal Hire, esce per la Thrill Jockey, ed è una riuscita (e non di facilissimo ascolto) fusione di bluegrass-country progressivo, american primitive music e sonorità orientali, che raggiungono l’apice negli oltre sedici minuti dell’affascinante title-track. Le parti cantate rispetto ai dischi dei Black Twig Pickers sono nettamente ridotte a favore dell’improvvisazione strumentale, come potete verificare https://www.youtube.com/watch?v=972QCEahPNg

box tops original albums 1967-1969

Anche di questo doppio della australiana Raven nei prossimi giorni (comunque appena trovo il tempo) recensione completa. Per il momento ve lo segnalo, si chiama The Original Albums 1967-1969 e in due CD riporta tutti i 5 album ufficiali registrati dai Box Tops, la band di enorme successo sul finire degli anni ’60, in cui militò un giovanissimo Alex Chilton, pensate che quando il gruppo si sciolse non aveva ancora 19 anni. Ma che voce, ragazzi!

phosphorescent live at the music hall

Gli ultimi quattro album dei Phosphorescent  (lo pseudonimo con cui lavora il musicista nativo dell’Alabama poi residente ad Athens, Georgia ed ora a Brooklyn, Matthew Houck), da Muchacho del 2013 andando a ritroso fino a Pride del 2007 e passando per Here’s To Taking It Easy del 2010 e il tributo a Willie Nelson, To Willie, del 2010, sono tutti molto belli e spesso sono rientrati negli Year’s Best degli scorsi anni. Ora esce questo ottimo Live At The Music Hall, in doppio CD o limitato triplo vinile, che è un po’ la summa della sua carriera. L’etichetta è la Dead Oceans, quella che pubblica abitualmente i suoi album: accompagnato da una ottima band Houck dimostra perché è considerato uno dei migliori musicisti nell’attuale panorama musicale “alternativo”, e non solo,  americano.

pat travers feelin' right

Altro cofanetto multiplo, questa volta da parte di una major, la Polydor/Universal, che ristampa in un quadruplo CD Box gli album di Pat Travers del periodo 1976-1984 (anche se il titolo sulla copertina riporta 1975 come anno di partenza, ma il primo omonimo disco uscì nel 1976, essendo stato registrato nell’aprile di quell’anno): comunque si chiama Feelin’ Right The Polydor Albums 1975-1984 e comprende otto dischi del chitarrista canadese, per motivi misteriosi non c’è Crash And Burn che fu quello di maggior successo, uscito nel 1980 e entrato nei top 20 delle classifiche americane. Power rock-blues trio (e anche in quartetto e quintetto) di grande potenza. Anche di questo, as soon as possible, recensione completa. Per il momento https://www.youtube.com/watch?v=VwfxXWefyCA, proprio tratta dall’album mancante.

That’s all.

Bruno Conti

Novità Di Febbraio Parte IA. Rhiannon Giddens, Chicago, Pops Staples, Mavericks, Amy Speace E Duke Garwood

rhiannon giddens tomorrow is my turn

A fine mese consueto riepilogo delle novità più interessanti del mese che non hanno avuto, o avranno, una loro recensione o segnalazione specifica. Nei giorni passati sono uscite anche le varie edizioni di Physical Graffiti dei Led Zeppelin, Ol’ Glory di JJ Grey & Mofro, Ooh Yea di Mahalia Barnes. Terraplane di Steve Earle, il nuovo Blackberry Smoke e diversi altri titoli di cui si è parlato più o meno diffusamente sul Blog. In attesa di altri Post completi, tra oggi e domani o dopo, vi segnalo alcune uscite che mi paiono degne di nota, e potrebbero comunque poi venire approfondite. Partiamo con l’album effigiato ad inizio post.

Si tratta dell’esordio solista di Rhiannon Giddens Tomorrow Is My Turn, il primo disco solo (a parte un paio di produzioni indipendenti di assai difficile reperibilità) per la cantante e polistrumentista dei Carolina Chocolate Drops. Il CD, pubblicato dalla Nonesuch, anche grazie alla produzione del “solito” T-Bone Burnett, si discosta abbastanza dalla musica più acustica e tradizionale dei progetti con il gruppo: oltre a country, blues e old-time music, in questo album si ascoltano anche folk, sia americano che celtico, ma puree soul e persino rock. Una cover in inglese di un brano di Charles Azanvour, Tomorrow Is My Turn https://www.youtube.com/watch?v=xhUP9RyxLKg , fatta però alla Nina Simone, O Love Is Teasin, presa da Jean Ritchie ma con accenti celtici, il folk-blues di Shake Sugaree da Elizabeth Cotten https://www.youtube.com/watch?v=FqwRro2G-qA  e Waterboy di Odetta, sempre nell’ambito voci femminili, il pre-R&R e gospel di Up Above My Head, un classico di Sister Rosetta Tharpe, ma anche una ballata assai piacevole, e con il violino della Giddens in evidenza, come Don’t Let It Trouble Your Mind, scritta da Dolly Parton o il valzerone country-soul She’s Got You scritto dal grande Hank Cochran ma legato a Patsy Cline https://www.youtube.com/watch?v=yqqdihSClis . Aiuta il tutto il fatto che nel disco suoni gente come Colin Linden, Jay Bellerose, Keefus Ciancia, Dennis Crouch, Darrell Leonard, Gabe Witcher e molti altri musicisti del giro abituale di T-Bone Burnett.

chicago live in '75

Questo doppio CD dei Chicago Live in ’75, era già uscito a fine 2010 per la Rhino Handmade, quindi a tiratura limitata e piuttosto costoso, come Chicago XXXIV, ma non va confuso con il Live In Japan sempre doppio, pubblicato ai tempi nel 1975, ma registrato in Giappone nel 1972. Al di là della confusione delle date, questo concerto, che riporta il meglio di due serate al Capital Centre di Largo, Maryland tra il 24 e il 26 giugno appunto del ’75, ci presenta la band americana ancora al meglio dello sue notevoli possibilità, prima della scomparsa del chitarrista Terry Kath e della svolta verso un suono più blando e commerciale, e lo fa ad un prezzo abbastanza contenuto. Questo la tracklist dei 2 CD, con tutti i classici dell’epoca in vibranti e tirate esecuzioni:

CD1:
1. Introduction
2. Anyway You Want
3. Beginnings
4. Does Anybody Really Know what Time It Is?
5. Call On Me
6. Make Me Smile
7. So Much To Say, So Much To Give
8. Anxiety’s Moment
9. West Virginia Fantasies
10. Colour My World
11. To Be Free
12. Now More Than Ever
13. Ain’t It Blue?
14. Just You ‘N’ Me
15. (I’ve Been) Searchin’ So Long
16. Mongonucleosis
17. Old Days
18. 25 Or 6 To 4

CD2:
1. Got To Get You Into My Life
2. Free
3. I’m A Man
4. Dialogue https://www.youtube.com/watch?v=hlPaI6Jg6eU
5. Wishing You Were Here
6. Feelin’ Stronger Every Day

pops staples don't lose this

La figlia Mavis ha gelosamente conservato per molti anni i nastri di questo disco registrato dal babbo Pops Staples nel 2000, poco prima della sua morte, anche se il padre, nell’affidarglielo, l’aveva pregata di pubblicarlo subito. Ora a distanza di quasi 15 anni si è finalmente decisa e Don’t Look This è finalmente uscito per la Anti Records, con l’aiuto di Jeff Tweedy (ormai grande amico e collaboratore di Mavis) che lo ha completato, aggiungendo le voci delle sorelle Staples e la batteria del figlio (di Jeff) Spencer, più qualche tocco personale https://www.youtube.com/watch?v=VzMC6UEUNI8 . Il risultato è un gran bel disco e anche se Roebuck “Pops” non era la star della famiglia, era comunque un ottimo musicista che nella sua carriera aveva pubblicato solo 3 album come solista, oltre alla notevole produzione come “capo” dei Staples Singers, di cui questo disco potrebbe essere considerato l’ultimo capitolo https://www.youtube.com/watch?v=U2Vdoghm8Sw , visto che nel frattempo, nel 2013, è morta anche la sorella più anziana, Cleotha Staples.

mavericks mono

Secondo disco per i Mavericks dopo la reunion del 2013 culminata con l’album In Time, questo Mono sembra riportarli agli splendori dei primi tempi: nel frattempo il bassista originale della formazione Robert Reynolds (ex marito di Trisha Yearwood) è stato licenziato a ottobre 2014 dalla formazione, in quanto la sua assuefazione agli oppiacei era andata fuori controllo (sembra che chiedesse anche soldi ai fans sotto false premesse per pagarsi la sua dipendenza): comunque a parte questa triste situazione personale, parlando di musica, Raul Malo, Paul Deakin, Eddie Perez e Jerry Dale McFadden, gli altri membri originali, sembrano in gran forma, e il disco, nella sua consueta miscela di country, rock, musica cubana e messicana (con grande uso di fisarmonica), è assai piacevole e convincente. Eichetta Valory negli USa e Decca/Universal in Europa.

amy speace that kind of girl

Di Amy Speace vi abbiamo segnalato varie volte gli album sul Blog, l’ultima volta nel 2013 http://discoclub.myblog.it/2013/07/19/due-signorine-da-sposare-musicalmente-kim-richey-thorn-in-my/: ora, sempre per la Continental Song City distribuzione Ird, esce il nuovo album That Kind Of Girl (ufficialmente il 3 marzo, ma è già in circolazione): se vi piacciono le belle voci femminili, come potete leggere nella recensione del precedente album, la Speace fa centro ancora una volta con questo CD, finanziato dai fans attraverso il crowfunding della Pledge Music, e prodotto come di consueto da Neilson Hubbard, con la partecipazione di Carl Broemel dei My Morning Jacket e Will Kimbrough alle chitarre, oltre a Tim Easton, Garrison Starr, Rod Picott e Ben Glover, a livello vocale.

duke garwood heavy love

Duke Garwood chitarrista, multistrumentista e cantante inglese ha già pubblicato quattro album a proprio nome, ma un pizzico di fama e riconoscimento gli è venuta soprattutto dalla collaborazione con Mark Lanegan, per l’album Black Pudding del 2013. In possesso di una voce profonda, ma quasi sussurrata, il sound è comunque incentrato principalmente su atmosfere cupe ed intense, ballate dark di una sorta di blues futuribile, che lo presentano come personaggio interessante e diverso da gran parte di quello che circola al momento. Questo Heavy Love, esce, come il precedente, per la Heavenly e se amate un certo rock soffuso e sperimentale (ma non troppo alternativo) potrebbe valere la pena di dargli un ascolto https://www.youtube.com/watch?v=FrcCGjIX6Zo

Il seguito alla prossima.

Bruno Conti

Heartland Rock, Ma In Quel Di Nashville ! Drew Holcomb And The Neighbors – Medicine

drew holcomb medicine

Drew Holcomb And The Neighbors – Medicine – Magnolia Music

Dignitosi dischi di roots-music ne stanno uscendo tanti, majors e indipendenti sembrano fare a gara nel proporre nomi e personaggi nuovi sull’onda di quello che è stato giustamente definito una sorta di “new roots revival”. Pertanto questa musica sembra stia vivendo un momento di notevole fermento e popolarità presso il grande pubblico (e questo non può che far piacere a chi l’ha sempre seguita con molto interesse, come il sottoscritto). Bene, tutto questo preambolo per parlarvi di tale Drew Holcomb e dei suoi Neightbors che vengono da Memphis, ma dal 2006 vivono ed operano nella vicina Nashville, dove hanno inciso una serie di album (se non sbaglio questo è il nono), in una scena musicale certamente non facile, competitiva ed assai affollata, e dove spesso la musica vive di tradizione. Tralasciando i primi introvabili lavori, l’esordio con Washed In Blue (05) l’autoprodotto Live From Memphis (07), e il disco natalizio A Neighborly Christmas (07), la vera carriera inizia con Passenger Seat (08), a cui fanno seguito A Million Miles Away (09), Chasing Someday (12), Through The Night: Live In Studio (12), l’ottimo Good Light (13) https://www.youtube.com/watch?v=0LlbjlwXMGo , per finire con questo Medicine che conferma pienamente la costante crescita del gruppo. L’attuale line-up dei Neighbors, vede oltre a Drew, voce e chitarra, il suo “pard” Nathan Dugger alle chitarre e tastiere, Rich Brinsfield al basso, Ian Fitchuk alla batteria, l’esperto multi strumentista nonchè produttore, Joe Pisapia, (collaboratore in tempi recenti di K.d. Lang) e la moglie Hellie Holcomb al piano, autrice anche di un album solista, As Sure As The Sun, uscito nel 2014 https://www.youtube.com/watch?v=VuGmcCK7T_c .

drewholcomb ellie holcomb

Dodici brani di classico rock americano, dodici pillole se preferite, visto il titolo: si inizia con una dolce ninna-nanna acustica American Beauty https://www.youtube.com/watch?v=IJAdBBvuUv8 , per poi alzare il volume con il folk-rock di Tightrope e Here We Go https://www.youtube.com/watch?v=qMRvvhPqlIc , il “sound” ricco e corposo di Shine Like Lightning https://www.youtube.com/watch?v=5jVnvlV5muk , e le nostalgiche atmosfere di Avalanche e Heartbreak (con il piano di Hellie in evidenza). Si prosegue con un delicato brano dedicato alla moglie (sempre presente al piano) You Will Always Be My Girl, passando poi al brano più rock del lavoro, una Sisters Brothers che sembra uscita dai solchi di un vecchio disco dei Black Keys, alla travolgente e pianistica Last Thing We Do, per poi tornare alla ballata acustica Ain’t Nobody Got It Easy (cantata alla grande da Drew) https://www.youtube.com/watch?v=YGayFK3N8hg , l’inizio fischiettante di una gioiosa I’ve Got You in duetto con Ellie, e terminare la “cura” con un’altra strepitosa ballata folk When It’s All Said And Done, che nel percorso del brano si apre in tono melodico, per poi finire in crescendo con pedal-steel e chitarre in grande evidenza, con Drew e tutta la band che si esprimono al meglio.

drew holcomb the neighbors 1 drewholcomb the neighbors

Dopo dieci anni di “gavetta” Drew Holcomb e i suoi Neighbors, con questo disco Medicine, hanno guadagnato il diritto ad avere “un posto al sole” dalle parti di Nashville e dintorni, richiamando anche certi suoni californiani anni ’70 (con largo uso di pianoforte e chitarre) con un sound personale che viene valorizzato dalla bella voce del “leader”, un pugno di canzoni che si fanno ascoltare ripetutamente e sono suonate alla grande. Se amate il “Classic Rock”, questa è sicuramente la vostra “Band” !

Tino Montanari

Disco Bellissimo, Peccato In Teoria Non “Esista”! NMO/ Anders Osborne + North Mississippi AllStars – Freedom And Dreams

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NMO – Anderson Osborne & North Mississippi Allstars – Freedom And Dreams solo download

Come sapete chi scrive (e gli altri collaboratori del Blog), sono fedeli seguaci del disco fisico e contrari per principio al download digitale degli album, ma quando i dischi sono così belli come questo Freedom And Dreams dei North Mississippi Osborne, NMO per abbreviare, l’eccezione conferma la regola, e quindi mi sono affrettato a scaricare questa collaborazione tra alcuni dei migliori musicisti che attualmente graziano il panorama americano della buona musica: vogliamo definirlo un disco roots and blues, con la voce splendida di Anders Osborne, grande vocalist (e chitarrista) di origine svedese, ma da anni cittadino di New Orleans, Lousiana, dove ai Dockside Studios, nel cuore dello stato del Sud, e sotto la produzione di Mark Howard, è stato registrato questo meraviglioso disco. Un disco dove si respira grande musica, sembra a tratti un disco di quelli belli del Ry Cooder degli anni ’70, a momenti sembra di ascoltare la Band (tanto per volare bassi), ma perlopiù si tratta di questa riuscitissima fusione tra il soul-blues di Osborne e il groove e la musica folk-rock-blues dei NMA, ovvero i fratelli Luther e Cody Dickinson. Non so dirvi se ci siano altri musicisti coinvolti (si sentono qui e là piccoli interventi di tastiere, fisarmonica e qualche strumento acustico) e anche se dalla foto qui sotto pare esserci un quarto elemento nella line-up, non avendo trovato note nel download non posso confermarlo.

North-Mississippi-Allstars-Anders Osborne

Comunque la musica parla da sola, dai primi ripetuti ascolti mi sembra una delle cose migliori mai fatte dai musicisti coinvolti (e dischi belli sia Anders Osborne, quanto i fratelli Dickinson, nelle loro varie personificazioni, ne hanno fatti parecchi in passato): ma in questo caso deve essere scattato quel quid che si accende quando si incontrano spiriti eletti. Registrato in quattro giorni di sessions non-stop ai citati Dockside Studios l’album (mi suona strano definirlo così, ma il futuro, speriamo lontano, sembra essere questo) nasce da una serie di brani di Osborne costruiti con questo spirito collaborativo, da jam session, dove l’improvvisazione ha ovviamente una sua parte, ma le canzoni hanno pure una loro solida costruzione ed una notevole varietà di temi sonori. Il disco si apre con il blues puro di Away Way Too Long che sembra quasi un brano di Blues Jam At Chess dei Fleetwood Mac, dove maestri stregoni delle 12 battute ed apprendisti si scambiano impressioni a colpi di slide e voce, ma in modo molto rispettoso della tradizione. Back Together è la prima di una serie di blues soul ballads, marinate nell’aria della Lousiana e caratterizzate dalla bellissima voce di Osborne, con le chitarre che pigramente intessono un finissimo lavoro di cesello ed interscambio degno dei “sudisti” più raffinati degli anni ’70, un piccolo gioiello di equilibri sonori, grazie anche all’eccellente groove impostato dall’inconsueto drumming di Cody Dickinson, e Lonely Love con le soliste di Luther e Anders che navigano a vista di conserva https://www.youtube.com/watch?v=wLdE0TUHlBc , potrebbe essere una traccia perduta di qualche vecchio vinile dei Free di Paul Kossoff (magari, come atmosfera, Molten Gold, tratta dal suo primo disco solista https://www.youtube.com/watch?v=WmKPNaV2HX0), tra improvvisazione e leggera psichedelia.

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Molto bella anche Dyin’ Days, altro pregevole esempio della grande capacità di Osborne di riappropriarsi della tradizione sonora del Sud degli States, grazie ancora una volta al preciso lavoro, molto minimale, ma direi essenziale dei fratelli Dickinson raramente così ispirati https://www.youtube.com/watch?v=tXMvz24WU0Y ; Shining (Spacedust), viceversa, altra ballata sontuosa, potrebbe avvicinarsi al Ry Cooder legato alle radici blues e soul dei suoi dischi migliori della decade fine anni ’70, primi anni anni ’80,  addirittura con qualche retrogusto dylaniano e messicano che avevano canzoni di frontiera come Across The Borderline (che porta anche la firma di Jim Dickinson, il babbo) https://www.youtube.com/watch?v=wzWuTxNfLQI . Brush Up Against You è il brano più lungo del disco e qui la slide viaggia, perentoria e minacciosa, appaiata alla voce distorta e incattivita di Anders, per creare un groove che viene dalle colline del Mississippi, da quei juke joints dove si praticava un blues elettrico primevo e malandrino, egregio nuovamente il lavoro delle chitarre, sempre in grande spolvero e libere di improvvisare, come il gruppo nel suo insieme https://www.youtube.com/watch?v=OAwhFBC7EbI . Annabel è pura southern music della più bell’acqua, una bella voce, una melodia delicata, un liquido piano elettrico che si aggiunge alle chitarre https://www.youtube.com/watch?v=MwChOeTUVes  e il risultato ricorda la Band più legata al sound del Sud, che qui viene replicato in un brano che vuole essere un ricordo di un avvenimento mai dimenticato dagli abitanti di New Orleans, Katrina, una delicata ballata pianistica cantata con grande trasporto e partecipazione da Osborne, che si conferma vocalist dal feeling innato, prima di lasciare spazio all’essenziale lavoro della solista slide che imbastisce un lavoro di breve ma intenso raccordo con il piano.

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Kings And Peasants si incentra su un elegante groove ritmico, un brano quasi cantautorale, dove le chitarre lavorano ancora una volta di fino, in un sottile lavoro dove toni e volumi sono impiegati con precisione e classe squisita https://www.youtube.com/watch?v=iDweTJxIeLw . Ancora due brani prima della conclusione, Many Wise Men ricorda le migliori ballate mainstream scritte da Anders Osborne per i suoi dischi solisti https://www.youtube.com/watch?v=RptHWExz2Oo , quelle canzoni dove lo spirito di Jackson Browne sembra aleggiare benevolo su queste morbide ed aggraziate atmosfere, tra folk e canzone d’autore, mentre Junco Parda è un’ultima scarica di blues cooderiano, semplice, raffinato ed estremamente coinvolgente, come peraltro tutto il disco. Veramente niente male per un disco che “non esiste”.

Bruno Conti

Ma E’ Ancora Vivo! Van Morrison – Duets: Re-Working The Catalogue

van morrison duets

Van Morrison – Duets: Re-Working The Catalogue – Yada/Yasca – RCA/Sony – 24-03-2015

Ormai avevo quasi perso le speranze, le grandi case discografiche le aveva girate tutte (litingando con chiunque) e invece all’appello mancava ancora la Rca del gruppo Sony e quindi, dopo tre anni di silenzio (pensavo di più), torna anche il grande Van Morrison, uno dei miei preferiti in assoluto, con un disco di duetti dove rivisita il vecchio catalogo. Oddio, alcuni dei protagonisti di queste accoppiate non li avrei scelti, a favore di altri, ma se persino Michael Bublé risulta sopportabile, speriamo in bene.

Comunque, questa è la lista completa dei brani e degli artisti coinvolti (vi sorprenderà Clare Teal https://www.youtube.com/watch?v=wKE04wbOcYc):

1. Some Peace Of Mind – Van Morrison & Bobby Womack
2. If I Ever Needed Someone – Van Morrison & Mavis Staples
3. Higher Than The World – Van Morrison & George Benson
4. Wild Honey – Van Morrison & Joss Stone
5. Whatever Happened To P.J. Proby – Van Morrison & P.J. Proby
6. Carrying A Torch – Van Morrison & Clare Teal
7. The Eternal Kansas City – Van Morrison & Gregory Porter
8. Streets Of Arklow – Van Morrison & Mick Hucknall
9. These Are The Days – Van Morrison & Natalie Cole
10. Get On With The Show – Van Morrison & Georgie Fame
11. Rough God Goes Riding – Van Morrison & Shana Morrison
12. Fire In The Belly – Van Morrison & Steve Winwood
13. Born To Sing – Van Morrison & Chris Farlowe
14. Irish Heartbeat – Van Morrison & Mark Knopfler
15. Real Real Gone – Van Morrison & Michael Bublé
16. How Can A Poor Boy? – Van Morrison & Taj Mahal

Sembra in forma il grande Van The Man https://www.youtube.com/watch?v=AjhSr4pqLGo , anche lui compie 70 anni nel 2015 https://www.youtube.com/watch?v=NIIAip9F-ws . Manca solo un mese all’uscita.

Bruno Conti

Grande Attore, Ma Anche Musicista Coi Fiocchi ! Jeff Bridges & The Abiders – Live

jeff bridges abiders live

Jeff Bridges & The Abiders – Live – Mailboat Records

Mi viene da pensare che senza il film Crazy Heart, oggi il sottoscritto non avrebbe nel lettore questo live di Jeff Bridges & The Abiders. Jeff Bridges, noto attore americano ha sempre avuto una grande passione per la musica, e nel lontano 2000 aveva persino fatto un disco a suo nome Be Here Soon (sofisticate riletture di brani rock, country e soul, con l’aiuto di Michael McDonald e David Crosby), poi la colonna sonora di Crazy Heart lo ha definitivamente consacrato: nel film (che gli ha fruttato l’Oscar come miglior attore protagonista) Jeff canta molto bene canzoni come Hold On To You, Somebody Else, Fallin’ & Flyn’, I Don’t Know e Brand New Angel, e T-Bone Burnett (che musicalmente non è secondo a nessuno), ha capito le potenzialità di Bridges, gli ha trovato la band perfetta, poi insieme hanno trovato le canzoni, e il risultato è stato l’ottimo album omonimo Jeff Bridges (11). E siccome come dice un famoso detto “l’appetito vien mangiando”, arriva al mio ascolto anche questo Live (che non è proprio recentissimo, essendo uscito il 30 Settembre dello scorso anno), registrato durante un caldo concerto estivo al Red Rock Casino di Las Vegas, un totale di quattordici brani, in buona parte pescati dal disco d’esordio e dal film, più alcune cover scelte dal repertorio dei Byrds, Tom Waits, Townes Van Zandt, Creedence Clearwater Revival, e autori più recenti come Stephen Bruton e Greg Brown, CD pubblicato dalla Mailboat Records, l’etichetta di Jimmy Buffett.

Jeff Bridges & the Abiders Perform At The El Rey Theatre jeff-bridges-abiders

Jeff (capelli e barba bianca d’ordinanza) https://www.youtube.com/watch?v=_ct5tYkHrqY  voce, chitarra e tastiere, sale sul palco con i suoi Abiders che sono Chris Pelonis chitarra e tastiere, Bill Flores pedal steel e chitarra, Randy Tico al basso e Tom Lackner alla batteria e percussioni, iniziando con il blues incalzante di Blue Car (che arriva dalla penna di Greg Brown) cantato alla perfezione, seguito dalle atmosfere di frontiera di I Don’t Know, una ballata tra rock e country come What A Little Bit Of Love Can Do https://www.youtube.com/watch?v=oQ1lJFftyyo , la romantica Maybe I Missed The Point e la dolcissima serenata texana Exception To The Rule (del suo amico cantautore John Goodwin)  https://www.youtube.com/watch?v=nRt3Oh2fhlU , la lunga She Lay Her Whip Down con un bel lavoro della chitarra“slide”, andando a chiudere la prima parte omaggiando John Fogerty, con una pimpante e gioiosa Lookin’ Out My Back Door. Dopo una pausa e una bella bevuta di birra, si ritorna sul palco con Jeff che declama nuovamente una bellissima What A Little Bit Of Love Can Do, sorretta da batteria, pedal steel e un crescendo di chitarre, chitarre che “galoppano” anche nella successiva Van Gogh In Hollywood, per poi passare ad una delicata cover di Townes Van Zandt To Live Is To Fly (era in High, Low And In Beetwenhttps://www.youtube.com/watch?v=9J-yQuCbPjI , ad una campestre Fallin’ & Flyin’ recuperata dalla colonna sonora di Crazy Heart https://www.youtube.com/watch?v=TGJm72H31do , una inaspettata Never Let Go di Tom Waits (con Jeff al piano), per una ballata che profuma d’Irlanda (che è sempre nel mio cuore), rispolverando pure la famosissima So You Want To Be A Rock’n’Roll Star dei Byrds https://www.youtube.com/watch?v=3vT1ZsE7B6k  , chiudendo omaggiando un autore bravissimo ma poco conosciuto come il compianto Stephen Bruton (da sempre nel cuore di Jeff), con il ruspante blues di Somebody Else. Applausi!

JeffBridgesandtheAbiders jeff bridges live

Dopo il grande successo di Crazy Heart e il disco in studio prodotto da T-Bone Burnett, l’attore-cantante Jeff Bridges fa il disco che ha sempre sognato, un Live ruspante dove interpreta con il supporto di bravi musicisti, una sontuosa “setlist” di ballate, country e rock songs, cantate con una bella voce pastosa, per un CD che non ha scalato le classifiche, ma che potrebbe fare centro nel cuore degli amanti della buona musica. Sentire per credere!

Tino Montanari

P.S. Temo che stasera non vincerà nuovamente l’Oscar per il fim Il Settimo Figlio (che per fortuna non è neppure candidato), ma neanche il recente progetto, ambient e parlato, Sleeping Tapes, entrerà negli annali della musica, al di là dei suoi meriti filantropici!

Prossimamente Concerto E Nuovo Disco Live! Paolo Bonfanti Band – Back Home Alive

ManifestinoBHA

Come vedete dal manifesto riproposto qui sopra, sabato 28 febbraio in quel di Casale Monferrato al Teatro Municipale ci sarà un concerto della Paolo Bonfanti Band, questa è la notizia: quella buona è che la serata verrà registrata e diventerà un CD dal vivo, Back Home Alive, il primo dal lontano 1995 (cos’ mi ha detto Paolo, ma a me pareva fosse del 1996) quando uscì Tryn’to keep the whole thing rockin’ per la Club De Musique, l’ultimo Live dell’artista genovese (prima ce ne era stato uno con i Big Fat Mama e, per essere precisi, The Chosen Few del 2006 conteneva un DVD dal vivo con 5 brani). La notizia meno buona (di certo non “cattiva” per loro) è che il concerto è sold out, quindi non credo valga la pena di sobbarcarsi un viaggio fin laggiù o lassù, con il rischio molto concreto di rimanere fuori, ma se volete provare…

In nome del rapporto di amicizia epistolare via mail instaurato con Paolo mi permetto di segnalarvi la notizia anche in virtù del fatto che poi uscirà questo Live che, già a prescindere, si presume sarà ottimo, soprattutto dopo gli eccellenti risultati qualitativi degli ultimi due dischi di Bonfanti: Exile On Backstreets di fine 2013 http://discoclub.myblog.it/2013/10/16/italiani-per-caso-da-genova-paolo-5731139/ e quello acustico con Martino Coppo Friend Of A friend http://discoclub.myblog.it/2014/06/27/italiani-paolo-bonfanti-martino-coppo-friend-of-friend/, che vi ricordo nel caso ve li siate persi, visto che trattasi di ottimi dischi, schiacciate i link qui sopra e leggete perché!

Naturalmente quando verrà pubblicato l’album sarà mia cura tenervi informati e recensirlo con il giusto spazio che merita questo artista, italiano di nascita, ma internazionale per estrazione musicale. D’altronde anche il Concerto di Capodanno da Vienna viene pubblicizzato discograficamente già da prima che venga registrato, quindi perché non farlo anche in questa occasione: con Paolo Bonfanti, chitarra e voce saranno sul palco Roberto Bongianino (fisarmonica  e chitarra), Nicola Bruno (basso) e Alessandro Pelle (batteria) e non si escludono ospiti a sorpresa, annuncia il comunicato stampa. In ogni caso sarà un’otttima serata di rock e blues, garantisco! Intanto godetevi i tre video preparativi dell’evento che trovate sopra.

Bruno Conti

Tipi Tosti E Senza Fronzoli, Altro Gran Disco! JJ Grey & Mofro – Ol’ Glory

jj grey & mofro ol' glory

JJ Grey & Mofro – Ol’ Glory – Mascot/Provogue – 24-02-2015

JJ Grey e i suoi Mofro per molti anni, in virtù del fatto di essere sotto contratto per la Alligator, venivano spesso catalogati come un gruppo di Blues ( genere che è comunque presente in quantità rilevante nella loro musica): ma sarebbe come dire che gente come John Hiatt, Willy DeVille, Boz Scaggs, Delbert McClinton, i primi che mi vengono in mente, in qualità di “spiriti affini” a Grey,  siano semplicemente dei cantanti blues, tout court. Quindi unendo gli elementi blues, miscelati con la canzone d’autore, funky, soul, rock ovviamente, e volendo aggiungiamo pure R&B, gospel e southern music in generale, otteniamo questo stile meticciato a cui ascrivere un personaggio come JJ Grey. In possesso di una voce “nera”, potente, ma al tempo stesso suadente e ricercata, leader di una band che, nel corso di sei album in studio e lo strepitoso live Brighter Days  http://discoclub.myblog.it/2011/10/02/ragazzi-che-grinta-jj-grey-and-mofro-brighter-days/ , ha saputo regalarci piccole pepite di buona musica, una fusione di di Florida e Georgia, i due poli di provenienza, shakerata, in un cocktail ad alta gradazione, con elementi aggiunti di soul e R&B da Memphis, il vigore del miglior roots-rock americano, senza dimenticare, per carità, il blues, più volte evocato https://www.youtube.com/watch?v=rojN_3s88RA .

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Il cambio di etichetta non mi pare abbia portato nessuna variazione nel loro stile, Grey canta in questo Ol’ Glory https://www.youtube.com/watch?v=j0xlugIvxcE sempre con una passione ed un abbandono incredibili, i suoi pard lo spalleggiano come meglio non si potrebbe e quando serve i vecchi amici Luther Dickinson e Derek Trucks forniscono i loro servizi al dobro e alla slide in alcuni brani. I Mofro sono una band dal tiro rispettabile, con le chitarre di Andrew Trube e dello stesso JJ (che si disimpegna con classe anche a tastiere ed armonica a bocca) sempre taglienti, ma capaci, a tratti, di dolcezza, la sezione fiati con Edmaiston e Marion, aggiunge un sapore speziato alle procedure, ben coadiuvata dalle tastiere di Anthony Farrell e da una sezione ritmica con il basso fondante di Todd Smallie e le variegate evoluzioni di Anthony Cole alla batteria, anche, come tutti gli altri componenti della band, ottimo vocalist di supporto. Prendiamo l’iniziale Everything Is A Song, sembra qualche perduto brano del repertorio di Ben E. King con i Drifters, un brillante R&B d’annata, innervato dai fiati e dalle armonie vocali di gruppo, con la bella melodia intonata da JJ che attinge agli stilemi della musica nera, con la voce che subito cattura l’attenzione dell’ascoltatore. The Island è anche meglio, uno slow gospel-blues dall’atmosfera rarefatta e sognante, con il dobro e la slide (probabilmente Dickinson, non ho le note sottomano), che disegnano traiettorie di grande pathos, lui canta come meglio non si potrebbe e la canzone, in un leggero crescendo, dove man mano si aggiungono i vari strumenti, è un piccolo capolavoro di equilibri sonori. Molto bella anche Every Minute, con la slide elettrica di Derek Trucks (questa lo so) aggiunta, un rock-blues sudista di grande impatto, arricchito da un pacchetto di pimpanti voci femminili, con il solito crescendo tipico della band, gli strumenti che si aggiungono gradatamente, ma con precisione quasi matematica, per creare uno sfondo perfetto per le evoluzioni vocali di Grey e, nel finale, della slide di Trucks, ancora grande musica https://www.youtube.com/watch?v=tKJVA37aEl0 .

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A Night To Remember è un altro brano sincopato, tra blues e R&B, dove la voce nerissima del nostro si fa strada tra slide e chitarra solista, il basso macina note e i fiati che lo fronteggiano mettono in luce la sua grinta incredibile. In questa alternanza di storie musicali sudiste, Light A Candle è una deep soul ballad di quelle sanguigne e coinvolgenti, mentre Turn Loose è un funky-rock della categoria “cattivi e pericolosi”, con la band che trovato un groove non lo molla più, siamo a cavallo tra New Orleans e Sly & Family Stone, con la chitarrina wah-wah che titilla la voce del leader, mentre i fiati si fanno largo nel suono d’assieme. Anche Brave Lil’ Fighter esplora territori musicali che stanno a metà tra R&R e musica nera, sempre con una carica incredibile nel reparto vocale, poi addolcita, in questa alternanza di soluzioni sonore, da un altro soul-blues come Home In The Sky, dove la slide è nuovamente protagonista del contrappunto alla voce ispirata di JJ Grey. Hold On Tight, viceversa, con una violentissima chitarra wah-wah suonata probabilmente dallo stesso JJ, vive su un call and response tra Grey e la seconda voce di Cole, in questa esplorazione delle radici “bianco-nere” della loro musica e Tic Tac Toe è uno slow blues con fiati, dagli immancabili crescendi e ripartenze, tipico della musica dei Mofro;  Ol’ Glory, la title-track è un ennesimo trascinante R&B, ritmato ed incontenibile, con voce, fiati, chitarra wah-wah ed il gruppo tutto, che si sfidano in una orgia di suoni devastante. The Hurricane, posta in chiusura, nonostante il titolo, è una ballata di impronta acustica che chiude in dolcezza questo album che conferma ancora una volta il talento di JJ Grey e dei Mofro. Esce martedì 24 febbraio.

Bruno Conti