Un “Supergruppo”? Più O Meno. Diamond Rugs – Cosmetics

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Diamond Rugs – Cosmetics – Sycamore Records/Thirty Tigers

Cosa otteniamo unendo due musicisti dei Deer Tick, un ex dei Black Lips, un Dead Confederate, un Six Fingers Satellites e Steve Berlin, del giro Los Lobos e Blasters? Un supergruppo? Più o meno, anche se dovendo pensare ad un supergruppo mi vengono in mente i Blind Faith di Clapton, Baker e Winwood, o in tempi più recenti i Traveling Wilburys con Dylan, Harrison, Orbison, Petty e Lynne, però in questo caso,  con tutto il rispetto per i nomi dei musicisti coinvolti, parlerei più di un progetto collaterale o di una collaborazione, per quanto riuscita. Infatti questo Cosmetics è già il secondo album che i Diamond Rugs pubblicano, dopo l’omonimo esordio del 2012: e se proprio vogliamo indagare fino in fondo, non sono neppure coinvolti solo i sei musicisti principali, ma ce ne sono altri quattro di contorno, due ulteriori fiati, che uniti al sax di Berlin (impegnato anche a tastiere varie) danno alle procedure, ove occorra, un suono più caldo e diretto, già accentuato dal fatto di avere registrato il tutto su un vecchio otto piste nel Playground Sound Studio di Nashville, in una decina di giorni nell’agosto del 2013. Se aggiungiamo ancora Adam Landry, chitarrista e pianista, nonché produttore dell’album (di recente all’opera con Lilly Hiatt) insieme a Justin Collins, pure lui alla chitarra, otteniamo una formazione dove il classico formato, chitarre (ben tre), basso, batteria è arricchito appunto da una sezione di fiati e da molte tastiere.

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Secondo alcuni il risultato è la somma delle parti dei vari musicisti coinvolti, secondo altri ognuno porta il suono del proprio gruppo, ma il mondo è bello anche perché alla fine ognuno ha la propria opinione, comunque rispettabile. Oltre a tutto John McAuley, perché non abbiamo detto che dietro al tutto, in un certo senso, c’è lui, in quanto il precedente album doveva essere il suo esordio solista, il “vizio” della collaborazione ce l’ha nel sangue, visto che, al di fuori dei Deer Tick, c’era già stato il progetto Middle Brother, altro “supergruppo” con Taylor Goldsmith dei Dawes e Matthew Vasquez dei Delta Spirit, sia pure con attitudini più roots-rock, mentre per questi Diamond Rugs si è parlato di indie rock, e qui dobbiamo ancora metterci d’accordo su cosa si intenda esattamente: è un genere musicale o il fatto che i frequentatori vengono da un background indipendente dalle majors discografiche? Boh! Comunque si ondeggia tra il R&R rauco e fiatistico di Voodoo Doll, dove si oscilla tra un classico rock alla Los Lobos e Blasters e derive più funky-wave, tipo i Talking Heads della parte centrale di carriera, tra synth e sax che si contendono gli spazi sonori del brano con le chitarre https://www.youtube.com/watch?v=IdBv7Q9EDiE . Thunk, con i suoi fiati all’unisono appoggiati ai riff delle chitarre ha un suono più classico, sempre divertente e ben scandito, insomma l’energia sembra non mancare https://www.youtube.com/watch?v=2ij76Ntnb8o . Couldn’t Help It addirittura potrebbe essere un bel garage rock and roll melodico (si può dire?) che avrebbe fatto la sua bella figura su Negativity dei Deer Tick, ma anche in un disco dei citati Travelin’ Wilburys https://www.youtube.com/watch?v=8faDZtRh_n0  e pure Meant To Be ha un bel groove d’assieme, scandito e più rallentato rispetto ai precedenti brani, ancorché più chitarristico https://www.youtube.com/watch?v=vIRa61opst4 .

Non guasta che nei vari brani i componenti del gruppo si alternino alla voce solista, garantendo al disco una discreta varietà di temi sonori, senza per questi essere troppo dispersivo. Live And Shout ha un bel drive alla Bo Diddley o alla Buddy Holly, se fossero vissuti nel 21° secolo https://www.youtube.com/watch?v=-DYdJi4CEsE , ma la passione per le chitarre se la fossero portata dietro dai loro tempi, magari con un pizzico di ghigno alla Tom Petty. La brevissima So What non rimarrà negli annali della pop music, mentre Ain’t Religion, per il ritmo della batteria e la costruzione del brano, potrebbe apparire come una (quasi) riuscita fusione tra un mid-tempo pettyano e un brano alla Creedence https://www.youtube.com/watch?v=SSYW4OKqHO4  e Killin’ Time, con un organetto molto vintage e il riff ripetuto delle chitarre elettriche, spolverato dalle acustiche, ha un sapore vagamente sixties, di nuovo piacevole ma non non memorabile, anche le se chitarre qui roccano in modo più energico. Blame forse ha dei tratti tipo i Wall Of Voodoo meno minacciosi e più leggerini, interessanti spunti strumentali, spesso irrisolti e anche Clean, unisce suono garage e sixties, l’attacco sembra Wild Thing dei Troggs e lo svolgimento è un po’ scolastico https://www.youtube.com/watch?v=bdWfjBEQTZQ , come si usa dire. Meglio la botta di energia della conclusiva Motel Room, dove chitarre, fiati e tastiere tornano tutti insieme appassionatamente per un bel finale a base di spastico funky & roll https://www.youtube.com/watch?v=wd0MmIsgCoE .

Bruno Conti     

Un “Supergruppo”? Più O Meno. Diamond Rugs – Cosmeticsultima modifica: 2015-04-15T10:32:12+02:00da bruno_conti
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