Speriamo Che Ci Ripensi! Eric Clapton – Slowhand At 70: Live At The Royal Albert Hall

eric clapton slowhand at 70 live at royal albert hall

Slowhand At 70: Live At The Royal Albert Hall – Eagle Rock/ 2CD/DVD – 3LP/DVD – DVD – BluRay – Deluxe 2CD/2DVD

Nel corso della sua lunga carriera Eric Clapton non ci ha mai fatto mancare incisioni dal vivo, sotto forma, a seconda dei momenti di LP, CD o DVD, e con almeno due di essi assolutamente imperdibili (l’elettrico Just One Night del 1980, del quale ancora attendo una ristampa come si deve, ed il famoso e pluripremiato Unplugged del 1992) (*NDB E il cofanetto quadruplo Crossroads 2 tutto con materiale dal vivo anni ’70 dove lo mettiamo?), ma questo Slowhand At 70 ha un’importanza particolare, in quanto testimonia il meglio delle serate conclusive (lo scorso mese di Maggio) del suo ultimo tour, in quanto il nostro al compimento dei 70 anni ha deciso di appendere la chitarra al chiodo, almeno come live performer. Non è un caso che questo doppio CD (o DVD/BluRay se vi interessa anche la parte video) sia stato registrato nella splendida cornice della Royal Albert Hall, in quanto il famoso teatro londinese è sempre stato un po’ la sua seconda casa, avendoci suonato la bellezza di 178 volte come solista e 205 se aggiungiamo anche le esibizioni con i vari Yardbirds, Cream, Delaney & Bonnie e partecipazioni varie a spettacoli benefici insieme ad altri artisti. Alcune di queste apparizioni fanno peraltro parte del DVD aggiuntivo della versione Deluxe (comprese alcune con i Cream e, purtroppo, anche una con Zucchero), che per una volta mi sento di consigliare dato il costo stranamente contenuto e la bella confezione a libro con stupende foto in alta definizione.

Ma veniamo al concerto documentato su questo doppio CD, che è manco a dirlo, bellissimo (direbbe il Mollicone nazionale, come lo chiama Bruno *Altro NDB Anche Vince Breadcrump per gli anglofili!)): Clapton sapeva che erano le ultime volte che calcava un palco, e quindi ha dato tutto sé stesso, sia come chitarrista che come cantante, seguito dalla sua abituale band, un combo dal suono assolutamente potente e con una serie di fuoriclasse assoluti al suo interno (il grande Chris Stainton al pianoforte, l’altrettanto bravo Paul Carrack all’organo e voce, la possente sezione ritmica formata da quei due maestri di Nathan East al basso e Steve Gadd alla batteria, oltre alle coriste Michelle John e Sharon White), un gruppo che fornisce l’alveo perfetto per le canzoni del nostro, un suono potente e robusto, dove ovviamente domina la chitarra di Manolenta, ma anche piano ed organo dicono la loro; dulcis in fundo, il disco è registrato in maniera magnifica, l’ho ascoltato a volume adeguato e mi sembrava di avere Eric davanti che suonava per me.

eric clapton live at rah

L’album inizia con un dovuto e sentito omaggio all’amico e fonte d’ispirazione JJ Cale, con una versione robusta della poco nota Somebody’s Knockin’ On My Door, che serve per scaldare l’ambiente a dovere; l’amore principale di Clapton, si sa, è il blues, ed in questo concerto ce n’è parecchio, a partire da una strepitosa Key To The Highway, trascinante come non mai, con il nostro che arrota come sa e la band che lo segue a ruota (e Stainton inizia a fare i numeri sulla tastiera). Tell The Truth è uno dei brani di punta di Layla And Other Assorted Love Songs, e qui la troviamo in una roboante versione che potrei definire quella definitiva, con assolo finale formidabile (altro che mano lenta…); Pretending sul disco Journeyman non mi piaceva molto a causa dei suoi synth e di un suono un po’ gonfio, ma qui gli strumenti sono veri ed il brano aumenta notevolmente il suo appeal, mentre il classico di Willie Dixon (o Muddy Waters) Hoochie Coochie Man è blues deluxe, classe e potenza che si fondono insieme per una rilettura tutta da godere (un plauso anche alle due ottime coriste). You Are So Beautiful è un pezzo di Billy Preston che Eric fa cantare a Carrack, che è bravo ma in un concerto di Clapton io vorrei sentire solo Clapton, ancora di più quando il classico dei Blind Faith Can’t Find My Way Home è ceduto a Nathan East, grande bassista ma come cantante non proprio (ma non si poteva coinvolgere Steve Winwood anche se solo per una canzone?).

Per fortuna Manolenta si riprende la scena con una fluida e possente I Shot The Sheriff: io non amo il reggae, ma se Eric è in serata riuscirebbe a farmi digerire anche l’hip hop, e poi questa volta il classico di Bob Marley ha un arrangiamento decisamente più rock (e che chitarra!); è quindi il momento della parte acustica, con quattro pezzi: due classici blues, Driftin’ Blues e Nobody Knows You When You’re Down And Out, nei quali Eric ci dà un saggio della sua immensa classe (e la seconda è davvero splendida), la sempre toccante Tears In Heaven, dedicata al figlioletto tragicamente scomparso, alla quale uno strano arrangiamento questa volta sì reggae toglie un po’ di pathos, ed una Layla eseguita in puro unplugged style, sempre bella ma per le serate finali di una carriera avrei preferito la versione elettrica. La band riattacca la spina per una vibrante e maestosa Let It Rain, seguita dalla famosissima Wonderful Tonight, una ballad che non ho mai amato moltissimo (e secondo me neppure George Harrison…scusa George per la battuta squallida ma anche tu da lassù so che apprezzi l’ironia), ma non potevo certo pretendere che Eric non la facesse.

Poteva mancare Robert Johnson? Assolutamente no, e quindi ecco una solida Crossroads ed una scintillante Little Queen Of Spades, ancora con un formidabile Stainton; chiude la serata Cocaine (ancora Cale, come all’inizio), una scelta forse scontata ma sempre una grande canzone. L’unico bis, al quale partecipa anche Andy Fairweather-Low, è in tono secondo me minore: non è che High Time We Went di Joe Cocker sia brutta (a proposito, il buon Fornaciari deve aver ascoltato una o due volte questa canzone, per usare un eufemismo, prima di “comporre” la sua Diavolo In Me), ma perché come gran finale avrei preferito ascoltare una White Room o una Sunshine Of Your Love, anche perché, a parte Crossroads che è comunque una cover, i Cream sono stati incredibilmente ignorati. Ma alla fine sono quisquilie: Slowhand At 70 è un signor album dal vivo (se consideriamo il superbox dei Grateful Dead una ristampa potrebbe essere anche il live dell’anno), che mi fa sperare che, come dico nel titolo del post, Eric Clapton ritorni sulle sue decisioni e si faccia ancora vedere su qualche palcoscenico ogni tanto.

Marco Verdi

Ultime Uscite 2016, Parte I. Rush, Enya, Jethro Tull, Neal Casal, Ethan Johns, Carly Simon

rush r40 live

Come promesso, dopo i cofanetti, vediamo le ultime uscite interessanti dell’anno, alcune già uscite, altre imminenti e un paio previste per metà dicembre. Partiamo da alcuni titoli già pubblicati, in particolare il Live dei Rush che vedete qui sopra, annunciato erroneamente per il 4 dicembre (però in effetti in alcuni paesi, per esempio Regno Unito, uscirà in quella data), ma in effetti già in circolazione dal 20 novembre, nella solita pletora di edizioni, 5 per la precisione: triplo CD, 3 CD + DVD, 3 CD + Blu-Ray, DVD o Blu-Ray. R40 Live contiene la registrazione del meglio delle due date di Toronto del 17 e 19 giugno 2015 e li vede ripercorrere a ritroso, dai più recenti e poi andando indietro nel tempo, il meglio della loro produzione: sono 31 brani nella versione in triplo CD e 29 nelle versioni video (perchè? boh…).

CD

Disc One
1. “The World is … The World is …”
2. “The Anarchist”
3. “Headlong Flight”
4. “Far Cry”
5. “The Main Monkey Business”
6. “How It Is”
7. “Animate”
8. “Roll the Bones”
9. “Between the Wheels”
10. “Losing It” (with Ben Mink)
11. “Subdivisions”

Disc Two
1. “Tom Sawyer”
2. “YYZ”
3. “The Spirit of Radio”
4. “Natural Science”
5. “Jacob’s Ladder”
6. “Hemispheres: Prelude”
7. “Cygnus X-1/The Story So Far” (drum solo)
8. “Closer to the Heart”
9. “Xanadu”
10. “2112”

Disc Three
1. “Mel’s Rockpile” (with Eugene Levy)
2. “Lakeside Park/Anthem”
3. “What You’re Doing/Working Man”

Bonus
4. “One Little Victory”
5. “Distant Early Warning”
6. “Red Barchetta”
7. “Clockwork Angels”
8. “The Wreckers”
9. “The Camera Eye”
10. “Losing It” (with Peter Dinklage)

DVD/Blu-ray
Set One
1. “The World is .. The World is … ”
2. “The Anarchist”
3. “Headlong Flight”
4. “Far Cry”
5. “The Main Monkey Business”
6. “How It Is”
7. “Animate”
8. “Roll the Bones”
9. “Between the Wheels”
10. “Losing It” (with Ben Mink)
11. “Subdivisions”

Set Two
1. “No Country for Old Hens”
2. “Tom Sawyer”
3. “YYZ”
4. “The Spirit of Radio”
5. “Natural Science”
6. “Jacob’s Ladder”
7. “Hemispheres: Prelude”
8. “Cygnus X-1/The Story So Far” (drum solo)
9. “Closer to the Heart”
10. “Xanadu”
11. “2112”

Encore
1. “Mel’s Rockpile” (with Eugene Levy)
2. “Lakeside Park/Anthem”
3. “What You’re Doing/Working Man”
4. “Exit Stage Left”

Bonus
1. “One Little Victory”
2. “Distant Early Warning”
3. “Red Barchetta”

Ammetto che non seguo più il trio canadese da qualche anno, ma nel periodo anni ’70, primi anni ’80 erano una delle migliori band rock in circolazione, soprattutto a livello strumentale: peccato che non vedo nella lista La Villa Strangiato che era un brano che mi piaceva moltissimo. Questo live li vede tornare sotto l’egida Universal, con etichetta Zoe/Rounder Records.

enya dark sky island

Un’altra che non seguo più da parecchi anni ( e comunque non mi hai entusiasmato, anche se i primi dischi avevano una loro freschezza e vivacità, si fa per dire) è Eithne Patricia Ní Bhraonáin, in arte Enya, sorella della ben più brava Maire Moya Brennan, cantante e in precedenza voce solista dei Clannad. Non per nulla Eithne nel gruppo irlandese era solo tastierista e voce di supporto, poi grazie all’aiuto del manager e produttore Nick Ryan, ha sviluppato quel suo particolare stile a cavallo tra musica celtica, new age e pop che grazie all’utilizzo della tecnologia ha permesso di creare “muri vocali” dove la voce di Enya veniva riprodotta una infinità di volte per ottenere quell’effetto sognante e particolare che ne ha fatto la fortuna. In giro c’è molto (anzi moltissimo) di peggio per cui non mi permetto di andare più in là con le critiche, però questo tipo di “folk” ultimamente non mi fa più impazzire. Comunque tornando al nuovo disco si intitola Dark Sky Island, è solo il nono in una carriera quasi trentennale (anzi ottavo se contiamo il primo Enya e la sua riedizione The Celts come un album unico): è uscito anche questo lo scorso 20 novembre, etichetta Aigle/Warner, naturalmente c’è la versione Deluxe con tre tracce in più, e il lavoro è frutto del solito team di Roma Ryan che ha scritto tutti i testi, Enya che suona tutte le tastiere, compone la musica e canta e Nick Ryan che ha curato la produzione. Per la precisione in Even The Shadows c’è Eddie Lee al contrabbasso. Ecco un assaggio, nulla è cambiato https://www.youtube.com/watch?v=FOP_PPavoLA …

jethro tull too oldjethro tull too old box

 

In effetti questa ristampa di Too Old To Rock And Roll: Too Young To Die! dei Jethro Tull avrei potuto anche inserirla nel post dedicato ai Box, ma visto che c’è anche la versione singola con il solo album rimasterizzato ne parliamo qui. Un buon album anche se non tra i più memorabili della band di Ian Anderson (molto meglio il successivo Songs From The Wood che sarà il prossimo a venire ristampato) esce anche nella solita versione quadrupla curata da Steven Wilson dei Porcupine Tree: due CD e due DVD (principalmente audio, però ci sono anche dei filmati apparsi in uno speciale della televisione inglese di metà anni ’70, credo sia questo https://www.youtube.com/watch?v=TFYWy-Pwymc). Questo è il contenuto completo:

[CD1]
1. Prelude (Steven Wilson Stereo Mix)
2. Quiz Kid (Steven Wilson Stereo Mix)
3. Crazed Institution (Steven Wilson Stereo Mix)
4. Salamander (Steven Wilson Stereo Mix)
5. Taxi Grab (Steven Wilson Stereo Mix)
6. From A Dead Beat To An Old Greaser (Steven Wilson Stereo Mix)
7. Bad-Eyed And Loveless (Steven Wilson Stereo Mix)
8. Big Dipper (Steven Wilson Stereo Mix)
9. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die! (Steven Wilson Stereo Mix)
10. Pied Piper (Steven Wilson Stereo Mix)
11. The Chequered Flag (Dead Or Alive) [Steven Wilson Stereo Mix]
12. From A Dead Beat To An Old Greaser (Steven Wilson Stereo Remix) [Monte Carlo January 1976]
13. Bad-Eyed And Loveless (Steven Wilson Stereo Remix) [Monte Carlo January 1976]
14. Big Dipper (Steven Wilson Stereo Remix) [Monte Carlo January 1976]
15. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die! (Steven Wilson Stereo Remix) [Brussels November 1975]
16. The Chequered Flag (Dead Or Alive) [Steven Wilson Stereo Remix] [Brussels November 1975]
17. Quiz Kid (Version 1) [Steven Wilson Stereo Mix]

[CD2]
1. Salamander’s Rag Time (Steven Wilson Mix)
2. Commercial Traveller (Steven Wilson Mix)
3. Salamander (Steven Wilson Mix) [Instrumental]
4. A Small Cigar (Steven Wilson Mix) [Acoustic Version]
5. Strip Cartoon (Steven Wilson Mix)
6. One Brown Mouse (Early Version) [Original Master Mix]
7. A Small Cigar (Orchestrated Version) [Original Rough Mix]
8. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die! (Demo) [Steven Wilson Mix]
9. Prelude
10. Quiz Kid
11. Crazed Institution
12. Salamander
13. Taxi Grab
14. From A Dead Beat To An Old Greaser
15. Bad-Eyed And Loveless
16. Big Dipper
17. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die!
18. Pied Piper
19. The Chequered Flag (Dead Or Alive)

[DVD1]
1. Prelude (Steven Wilson Stereo Mix)
2. Quiz Kid (Steven Wilson Stereo Mix)
3. Crazed Institution (Steven Wilson Stereo Mix)
4. Salamander (Steven Wilson Stereo Mix)
5. Taxi Grab (Steven Wilson Stereo Mix)
6. From A Dead Beat To An Old Greaser (Steven Wilson Stereo Mix)
7. Bad-Eyed And Loveless (Steven Wilson Stereo Mix)
8. Big Dipper (Steven Wilson Stereo Mix)
9. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die! (Steven Wilson Stereo Mix)
10. Pied Piper (Steven Wilson Stereo Mix)
11. The Chequered Flag (Dead Or Alive) [Steven Wilson Stereo Mix]
12. Prelude (Steven Wilson Stereo Mix)
13. Quiz Kid (Steven Wilson Stereo Mix)
14. Crazed Institution (Steven Wilson Stereo Mix)
15. Salamander (Steven Wilson Stereo Mix)
16. Taxi Grab (Steven Wilson Stereo Mix)
17. From A Dead Beat To An Old Greaser (Steven Wilson Stereo Mix)
18. Bad-Eyed And Loveless (Steven Wilson Stereo Mix)
19. Big Dipper (Steven Wilson Stereo Mix)
20. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die! (Steven Wilson Stereo Mix)
21. Pied Piper (Steven Wilson Stereo Mix)
22. The Chequered Flag (Dead Or Alive) [Steven Wilson Stereo Mix]
23. Prelude (Steven Wilson Stereo Mix)
24. Quiz Kid (Steven Wilson Stereo Mix)
25. Crazed Institution (Steven Wilson Stereo Mix)
26. Salamander (Steven Wilson Stereo Mix)
27. Taxi Grab (Steven Wilson Stereo Mix)
28. From A Dead Beat To An Old Greaser (Steven Wilson Stereo Mix)
29. Bad-Eyed And Loveless (Steven Wilson Stereo Mix)
30. Big Dipper (Steven Wilson Stereo Mix)
31. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die! (Steven Wilson Stereo Mix)
32. Pied Piper (Steven Wilson Stereo Mix)
33. The Chequered Flag (Dead Or Alive) [Steven Wilson Stereo Mix]
34. Prelude (Steven Wilson Stereo Mix)
35. Quiz Kid (Steven Wilson Stereo Mix)
36. Crazed Institution (Steven Wilson Stereo Mix)
37. Salamander (Steven Wilson Stereo Mix)
38. Taxi Grab (Steven Wilson Stereo Mix)
39. From A Dead Beat To An Old Greaser (Steven Wilson Stereo Mix)
40. Bad-Eyed And Loveless (Steven Wilson Stereo Mix)
41. Big Dipper (Steven Wilson Stereo Mix)
42. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die! (Steven Wilson Stereo Mix)
43. Pied Piper (Steven Wilson Stereo Mix)
44. The Chequered Flag (Dead Or Alive) [Steven Wilson Stereo Mix]
45. From A Dead Beat To An Old Greaser (Monte Carlo January 1976)
46. Bad-Eyed And Loveless (Monte Carlo January 1976)
47. Big Dipper (Monte Carlo January 1976)
48. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die! (Brussels November 1975)
49. The Chequered Flag (Dead Or Alive) [Brussels November 1975]
50. From A Dead Beat To An Old Greaser (Monte Carlo January 1976)
51. Bad-Eyed And Loveless (Monte Carlo January 1976)
52. Big Dipper (Monte Carlo January 1976)
53. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die! (Brussels November 1975)
54. The Chequered Flag (Dead Or Alive) [Brussels November 1975]

[DVD2]
1. Salamander’s Rag Time (Steven Wilson Mix)
2. Commercial Traveller (Steven Wilson Mix)
3. A Small Cigar (Steven Wilson Mix) [Acoustic Version]
4. Strip Cartoon (Steven Wilson Mix)
5. Salamander’s Rag Time (Steven Wilson Mix)
6. Commercial Traveller (Steven Wilson Mix)
7. A Small Cigar (Steven Wilson Mix) [Acoustic Version]
8. Strip Cartoon (Steven Wilson Mix)
9. Quiz Kid (Version 1)
10. One Brown Mouse (Early Version) [Original Master Mix]
11. Salamander (Steven Wilson Mix) [Instrumental]
12. Strip Cartoon
13. A Small Cigar (Orchestrated Version) [Original Rough Mix]
14. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die! (Demo) [Steven Wilson Mix]
15. Prelude
16. Quiz Kid
17. Crazed Institution
18. Salamander
19. Taxi Grab
20. From A Dead Beat To An Old Greaser
21. Bad-Eyed And Loveless
22. Big Dipper
23. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die!
24. Pied Piper
25. The Chequered Flag (Dead Or Alive)
26. Prelude
27. Quiz Kid
28. Crazed Institution
29. Salamander
30. Taxi Grab
31. From A Dead Beat To An Old Greaser
32. Bad-Eyed And Loveless
33. Big Dipper
34. Too Old To Rock ‘N’ Roll: Too Young To Die!
35. Pied Piper
36. The Chequered Flag (Dead Or Alive)

Ovviamente i brani sembrano metà di mille perché gli stessi brani appaiono più volte in diverse versioni. Eichetta Chrysalis/Parlophone/Warner già uscito pure questo, ma lo scorso venerdì 27 novembre.

neal casal interludes

Sempre lo scorso 27 è uscito questo strano doppio, attribuito a tali Circles Around The Sun e intitolato Interludes For The Dead. Etichetta Warner per questo album che in effetti è opera di Neal Casal con la sua band (tutti lo ricordiamo sia per la sua carriera solista che per essere stato a lungo il solista nei Cardinals di Ryan Adams e ultimamente suona sia nei Chris Robinson Brotherhood, quanto negli Hard Working Americans): evidentemente questa estate aveva dei giorni liberi e, casualmente, nei giorni in cui i Grateful Dead registravano il loro Fare Thee Well Tour, Casal si esibiva nelle pause delle esibizioni dei Dead, da lì il titolo del CD, in lunghe improvvisazioni acide e psichedeliche, 10 in tutto, tra i 5 e i 25 minuti, che ora sono state raccolte in questo doppio album.. Niente male, tra l’altro: per avere una idea….

Track Listing
Disc One
1. “Hallucinate A Solution”
2. “Gilbert’s Groove”
3. “Kasey’s Bones”
4. “Space Wheel”
Disc Two
1. “Ginger Says”
2. “Farewell Franklins”
3. “Saturday’s Children”
4. “Scarlotta’s Magnolias”
5. “Hat And Cane”
6. “Mountains Of The Moon”

I titoli ovviamente prendono spunto dalla musica dei Grateful Dead.

ethan johns silver liner

Altro nome a lungo legato a Ryan Adams per averne prodotto alcuni degli album migliori (in particolare Heartbreaker Gold, oltre a decine di altri ottimi album, gli ultimi due quelli di Tom Jones e anche il nuovo degli australiani Boy & Bear, di cui sarà il caso parlare) è quello di Ethan Johns, musicista e produttore inglese, ma dal suono decisamente americano: con un paio di album alle spalle, buoni anche se non eccelsi, uno proprio prodotto da Adams, il secondo, che mi piaceva parecchio, ora realizza questo Silver Liner, su etichetta Three Crows Records, ma distribuita da Caroline/Universal, sempre disponibile dal 27 novembre. Accompagnato dai Black Eyed Dog, ovvero Jeremy Stacey alla batteria, Nick Pini al basso e dal grande musicista BJ Cole alla pedal steel guitar, Johns realizza veramente un gran bel disco. Tra ballate, pezzi rock, elementi country e west coast (bellissimi i cori di Gillian Welch Bernie Leadon in Juanita), sarà il caso di dedicare il giusto spazio a questo disco. Per il momento sentite che bella la title-track, sembra qualche pezzo perduto di Neil Young.

carly simon songs from the trees

E per finire, una bella antologia doppia, l’ennesima, dedicata a Carly Simon: pubblicata in contemporanea alla sua autobiografia  si intitotola Songs From The Trees: A Musical Memoir Collection, Elektra/Rhino l’etichetta, 20 novembre la data di uscita e ripercorre tutta la carriera della ex moglie di James Taylor, dagli inizi con le sorelle, nel raro brano Winken’, Blinkin’ And Nod a nome Simon Sisters, fino a due brani inediti, posti in chiusura del secondo disco. Il tutto ha una nuova rimasterizzazione 2015 e suona veramente bene.

Ovviamente You’re So Vain è presente https://www.youtube.com/watch?v=iWi6NQNQ7OQ; insieme ad 30 altri brani che rivelano una cantautrice molto sottovalutata rispetto al suo vero valore:

[CD1]
1. Boys In The Trees (2015 Remastered)
2. Winken’, Blinkin’ And Nod – The Simon Sisters
3. Orpheus (2015 Remastered)
4. Older Sister (2015 Remastered)
5. It Was So Easy (2015 Remastered)
6. Embrace Me, You Child (2015 Remastered)
7. Hello Big Man (2015 Remastered)
8. Two Hot Girls (On A Hot Summer Night)
9. It Happens Everyday (2015 Remastered)
10. His Friends Are More Than Fond Of Robin (2015 Remastered)
11. I’m All It Takes To Make You Happy (2015 Remastered)
12. That’s The Way I’ve Always Heard It Should Be (2015 Remastered)
13. I’ve Got To Have You (2015 Remastered)
14. Anticipation (2015 Remastered)
15. Legend In Your Own Time (2015 Remastered)
16. Three Days (2015 Remastered)

[CD2]
1. Julie Through The Glass (2015 Remastered)
2. We Have No Secrets (2015 Remastered)
3. You’re So Vain (2015 Remastered)
4. Mind On My Man (2015 Remastered)
5. Mockingbird (2015 Remastered)
6. After The Storm (2015 Remastered)
7. Haunting (2015 Remastered)
8. In Times When My Head (2015 Remastered)
9. You Belong To Me (2015 Remastered)
10. We’re So 2015 Remastered)
11. From The Heart (2015 Remastered)
12. Come Upstairs (2015 Remastered)
13. The Right Thing To Do (2015 Remastered)
Previously Unissued Bonus Selections:
14. Showdown
15. I Can’t Thank You Enough

Anche per oggi è tutto, alla prossima, domani tocca al nuovo Eric Clapton Live alla Royal Albert Hall.

Bruno Conti

Le Ultime Uscite Di Box Pre-Natalizie. Allman Brothers, Fleetwood Mac, Simple Minds, Roy Orbison (Con Aggiunta)!

allman brothers idlewild south

Il Natale è ormai alle porte, siamo a meno di un mese dalla data fatidica, ma le case discografiche indefesse procedono con le ultime pubblicazioni di cofanetti discografici particolarmente interessanti. Il 4 dicembre, proprio in zona Cesarini, usciranno i quattro di cui vado a parlarvi tra un attimo, poi dalla settimana successiva sarà tempo per le classifiche di fine anno sui migliori dischi del 2015.

allman brothers idlewild south 2 cd

Annunciato da parecchi mesi ecco il box quadruplo Super Deluxe della Universal dedicato a Idlewild South, il secondo disco della Allman Brothers Band, pubblicato in origine nel settembre del 1970. Sono 3 CD e un Blu-Ray Audio (?!?): l’album originale rimasterizzato con 5 bonus tracks, la ristampa, sempre remastered di Live At Ludlow Garage, il concerto del 20 aprile del 1970, che era già uscito in doppio CD nel 1990 e nel quale in questa versione potenziata viene inserita per la prima volta la versione di In Memory Of Elizabeth Reed. Il quarto dischetto contiene in versione 5.1 Surrond, solo audio, i primi 11 brani dell’album originale + 4 bonus. Comunque questa è la lista completa:

CD1 – Album Remastered & Bonus Tracks
1. 00:04:03 Revival
2. Do not Keep Me wonderin ’00:03:29
3. Midnight Rider – Album Version 00:03:00
4. In Memory Of Elizabeth Reed 00:06:54
May. Hoochie Coochie Man – Album Version 00:04:54
6. Please Call Home 00:03:58
7. Leave My Blues At Home 00:04:16
8.. Statesboro Blues – Session Outtake 00:04:07
9. In Memory Of Elizabeth Reed – Alternate Take 00:08:17
10. One More Ride – Session Outtake 00:03:38
11. Midnight Rider – Alternate Mix 00:03:40
12. Revival (Love Is Everywhere) – Single Version 00:02:40

CD2 – Live At Ludlow Garage
1. Dreams – Live / Ludlow Garage 1970 00:10:29
2. Statesboro Blues – Live / Ludlow Garage 1970 00:08:38
3. Touble No More – Live / Ludlow Garage 1970 00:04:52
4. Dimples – Live / Ludlow Garage 1970 00:05:47
5. Every Hungry Woman – Live / Ludlow Garage 1970 00:04:22
6. I’m Gonna Move To The Outskirts Of Town – Live / 1970 00:09:20
7. Hoochie Coochie Man – Live At Ludlow Garage / 1970 00:05:25

CD3 – Live At Ludlow Garage
1. In Memory Of Elizabeth Reed – Live / Ludlow Garage 1970 00:15:03
2. Mountain Jam – Live / Ludlow Garage 00:45:13

Blu-Ray – Remixed in 5.1 Surround Sound
1. 00:04:03 Revival
2. Do not Keep Me wonderin ’00:03:29
3. Midnight Rider – Album Version 00:03:00
4. In Memory Of Elizabeth Reed 00:06:54
5. Hoochie Coochie Man – Album Version 00:04:54
6. Please Call Home 00:03:58
7. Leave My Blues At Home 00:04:16
8. Statesboro Blues – Session Outtake 00:04:07
9. In Memory Of Elizabeth Reed – Alternate Take 00: 08: 17
10. One More Ride – Session Outtake 00:03:38
11. Midnight Rider – Alternate Mix 00:03:40

La versione doppia, Deluxe, oltre al primo disco in studio, con 3 bonus delle 5 della versione quadrupla, contiene però il concerto completo, bonus inclusa: se toglievano la single version di Revival ci stava tutto in un doppio, quindi vedete voi, in base alle vostre finanze!

fleetwood mac tusk

Altro cofanetto a sopresa è la ristampa di Tusk, il doppio vinile del 1979 dei Fleetwood Mac, poi uscito in singolo CD nel 1990, con la versione di Sara abbreviata di un paio di minuti (stranamente perché l’album dura 74 minuti) e poi nel 2004 in versione Deluxe doppia con l’album ripristinato nella versione originale nel primo dischetto e con un secondo dischetto con 21 tracce bonus, tra demos, outtakes e versioni alternative.

Ora il disco, che molti considerano quasi alla pari, se non meglio, di Rumours, (quello che documenta un periodo dove il loro mondo personale stava cadendo a pezzi, ma a livello musicale tutto era stupendo) esce nuovamente in due versioni: una tripla e una da otto dischi. Molti degli inediti e delle rarità sono ovviamente diverse da quelle del 2004, anche se il cofanetto Super Deluxe, dove si trovano i 2 CD dal vivo, prevede anche l’acquisto di un doppio vinile e del solito “inutile” DVD audio.

Questa la tracklist:

[CD1: Original Album Remastered]
1. Over & Over
2. The Ledge
3. Think About Me
4. Save Me A Place
5. Sara
6. What Makes You Think You’re The One
7. Storms
8. That’s All For Everyone
9. Not That Funny
10. Sisters Of The Moon
11. Angel
12. That’s Enough For Me
13. Brown Eyes
14. Never Make Me Cry
15. I Know I’m Not Wrong
16. Honey Hi
17. Beautiful Child
18. Walk A Thin Line
19. Tusk
20. Never Forget

[CD2: Singles, Outtakes, Sessions]
1. Think About Me – Single Version
2. That’s All For Everyone – Remix
3. Sisters Of The Moon – Remix
4. Not That Funny – Remix
5. Sara – Single Version
6. Walk A Thin Line – Song #3
7. Honey Hi – Alternate Version
8. Storms – Alternate Version
9. Save Me A Place *
10. Never Make Me Cry
11. Out On The Road (aka That’s Enough For Me) – Alternate Version *
12. I Know I’m Not Wrong – Lindsey’s Song #1 (Demo)
13. I Know I’m Not Wrong *
14. I Know I’m Not Wrong *
15. I Know I’m Not Wrong *
16. I Know I’m Not Wrong *
17. I Know I’m Not Wrong *
18. Tusk – Demo *
19. Tusk – Stage Riff (Demo) *
20. Tusk Outtake Track *
21. Tusk Outtake Mix *
22. Tusk – USC Version *

[CD3: The Alternate Tusk]
1. Over & Over *
2. The Ledge
3. Think About Me *
4. Save Me A Place *
5. Sara
6. What Makes You Think You’re The One *
7. Storms *
8. That’s All For Everyone *
9. Not That Funny *
10. Sisters Of The Moon
11. Angel *
12. That’s Enough For Me *
13. Brown Eyes *
14. Never Make Me Cry *
15. I Know I’m Not Wrong *
16. Honey Hi *
17. Beautiful Child *
18. Walk A Thin Line *
19. Tusk *
20. Never Forget *

[CD4: Tusk Tour Live 1]
1. Intro *
2. Say You Love Me *
3. The Chain *
4. Don’t Stop *
5. Dreams *
6. Oh Well *
7. Rhiannon *
8. Over And Over *
9. That’s Enough For Me *
10. Sara *
11. Not That Funny *
12. Tusk *

[CD5: Tusk Tour Live 2]
1. Save Me A Place *
2. Landslide *
3. What Makes You Think You’re The One *
4. Angel *
5. You Make Loving Fun *
6. I’m So Afraid *
7. World Turning *
8. Go Your Own Way *
9. Sisters Of The Moon *
10. Songbird *

* Previously Unreleased

Aggiungo che i brani dal vivo non vengono da un unico concerto ma da tre diverse date del tour 1979 a Londra, Tucson e St. Louis. Esce il 4 dicembre su Warner/Rhino.

simple minds once upon a time box

Forse l’album più bello dei Simple Minds è New Gold Dream e quello che piace di più al sottoscritto (anche se non mi hanno mai fatto impazzire) è Street Fighting Years, ma non c’è dubbio che anche Once Upon A Time rientra nella ristretta cerchia dei più famosi e poi sono passati 30 anni dalla uscita originaria nel 1985, ma un box da 5 CD + 1 DVD (audio e video) per questo album mi sembra eccessivo, comunque la Virgin/Universal lo ha messo nelle liste di uscita del 4 dicembre e quindi è troppo tardi per pentirsi e cambiare idea. Era il disco che usciva dopo il mega successo globale di Don’t You) Forget About Me e dopo Sparkle In The Rain, un altro dei loro dischi migliori e nella nuova edizione ampliata ha questo contenuto:

[CD1]
1. Once Upon A Time
2. All The Things She Said
3. Ghost Dancing
4. Alive And Kicking
5. Oh Jungleland
6. I Wish You Were Here
7. Sanctify Yourself
8. Come A Long Way

[CD2: Single Mixes, B-Sides, Alternates]
1. Don’t You (Forget About Me)
2. A Brass Band In Africa
3. Don’t You (Forget About Me) (Extended Version)
4. A Brass Band In African Chimes
5. Alive And Kicking (Edit)
6. Alive And Kicking (Instrumental)
7. Up On The Catwalk (Live) (Barrowland, Glasgow: 5th January 1985)
8. Alive And Kicking (7” Remix Edit) – Previously Unreleased
9. Alive And Kicking (12” Remix) – Previously Unreleased
10. Alive And Kicking (Kervorkian 12” Remix) – Previously Unreleased
11. Sanctify Yourself (Edit)
12. Sanctify Yourself (Instrumental)
13. Sanctify Yourself (Alternative Edit) – Previously Unreleased

[CD3: Single Mixes, B-Sides, Alternates]
1. Street Hassle (Live) (Ahoy, Rotterdam: 3rd December 1985)
2. Love Song (Live) (Ahoy, Rotterdam: 3rd December 1985)
3. Sanctify Yourself (Extended Mix)
4. Sanctify Yourself (Dub)
5. All The Things She Said (Edit)
6. Promised You A Miracle (US Remix)
7. All The Things She Said (Extended Version)
8. Don’t You (Forget About Me) (Live) (Ahoy, Rotterdam: 3rd December 1985)
9. Ghost Dancing (Special Extended 12” Remix)
10. Ghost Dancing (Instrumental)
11. Oh Jungleland (Special Extended 12” Remix)
12. Oh Jungleland (Instrumental)

[CD4: Live In The City Of Light]
1. Ghost Dancing
2. Big Sleep
3. Waterfront
4. Promised You A Miracle
5. Someone Somewhere In Summertime
6. Oh Jungleland
7. Alive And Kicking

[CD5: Live In The City Of Light]
1. Don’t You Forget About Me
2. Once Upon A Time
3. Book Of Brilliant Things
4. East At Easter
5. Sanctify Yourself
6. Love Song – Sun City – Dance To The Music
7. New Gold Dream

[DVD]
Once Upon A Time 5.1 Mix:
1. Once Upon A Time
2. All The Things She Said
3. Ghost Dancing
4. Alive And Kicking
5. Oh Jungleland
6. I Wish You Were Here
7. Sanctify Yourself
8. Come A Long Way
Once Upon A Time Stereo Mix:
9. Once Upon A Time
10. All The Things She Said
11. Ghost Dancing
12. Alive And Kicking
13. Oh Jungleland
14. I Wish You Were Here
15. Sanctify Yourself
16. Come A Long Way
Promo Videos:
17. Don’t You (Forget About Me)
18. Alive And Kicking
19. Sanctify Yourself
20. All The Things She Said
21. Ghost Dancing

Il suono è quello tipico anni ’80, “grandi batterie” e “grandi tastiere”, ma nel loro caso meno peggio di tantissimi altri.

E’ stato inserito anche Live In The City Of Light, il doppio dal vivo registrato nell’agosto del 1986 allo Zenith di Parigi e pubblicato l’anno successivo, che in questi tempi bui scalderà qualche cuore.

Ci sarà anche una versione doppia Deluxe che conterrà solo i primi due dischetti del box. In Italia l’uscita è prevista una settimana dopo l’11 dicembre.

roy orbison mgm yearsroy orbison one of the lonely ones

Sempre il 4 dicembre (ma la settimana dopo è prevista anche l’uscita dei singoli album sciolti) verrà pubblicato questo bellissimo cofanetto dedicato a Roy Orbison The MGM Years, quindi periodo 1965-1973, mancano i super classici ma non la buona musica, e sono comunque un bel 13 CD editi sempre dalla Universal a un prezzo non particolarmente vantaggioso, ben oltre i 100 euro, direi che si veleggia più intorno ai 150.

Lo stesso giorno uscirà anche un album inedito del “Big O” One Of The Lonely Ones, registrato nel 1969 e mai pubblicato prima. Ecco il contenuto di entrambi, prima il box e poi il disco inedito:

[CD1]
1. Ride Away
2. You Fool You
3. Two of a Kind
4. This is Your Song
5. I’m in a Blue, Blue Mood
6. If You Can’t Say Something Nice
7. Claudette
8. Afraid to Sleep
9. Sugar and Honey
10. Summer Love
11. Big as I Can Dream
12. Wondering

[CD2]
1. Crawling Back
2. It Ain’t No Big Thing (With the Candy Men)
3. Time Changed Everything (With the Candy Men)
4. This Is My Land
5. The Loner
6. Maybe (With the Candy Men)
7. Breakin’ Up is Breakin’ My Heart
8. Go Away (With the Candy Men)
9. A New Star
10. Never (With the Candy Men)
11. It Wasn’t Very Long Ago
12. Why Hurt the One Who Loves You

[CD3]
1. You’ll Never Be Sixteen Again
2. Pantomime
3. Twinkle Toes
4. Losing You
5. City Life
6. Wait
7. Growing Up
8. Where Is Tomorrow
9. (No) I’ll Never Get Over You
10. Going Back to Gloria
11. Just Another Name for Rock and Roll
12. Never Love Again

[CD4]
1. (I’d Be) A Legend in My Time
2. (Yes) I’m Hurting
3. The Same Street
4. Far Far Away
5. Big Hearted Me
6. Sweet Dreams
7. Oh, Such A Stranger
8. Blue, Blue, Day
9. What About Me
10. Give Myself A Party
11. Too Soon to Know
12. Lonesome Number One

[CD5]
1. Whirlwind
2. Medicine Man
3. River
4. The Fastest Guitar Alive
5. Rollin’ On
6. Pistolero
7. Good Time Party
8. Heading South
9. Best Friend
10. There Won’t Be Many Coming Home

[CD6]
1. She
2. Communication Breakdown
3. Cry Softly Lonely One
4. Girl Like Mine
5. It Takes One (To Know One)
6. Just Let Me Make Believe
7. Here Comes the Rain Baby
8. That’s A No No
9. Memories
10. Time to Cry
11. Only Alive

[CD7]
1. Truly, Truly True
2. Unchained Melody
3. I Recommend Her
4. More
5. Heartache
6. Amy
7. Good Morning, Dear
8. What Now, My Love
9. Walk On
10. Yesterday’s Child
11. Try to Remember

[CD8]
1. Kaw-Liga
2. Hey, Good Lookin’
3. Jambalaya
4. (Last Night) I Heard You Crying in Your Sleep
5. You Win Again
6. Your Cheatin’ Heart
7. Cold, Cold Heart
8. A Mansion on the Hill
9. I Can’t Help It (If I’m Still in Love with You)
10. There’ll Be No Teardrops Tonight
11. I’m So Lonesome I Could Cry

[CD9]
1. Break My Mind
2. Help Me Rhonda
3. Only You
4. Down the Line
5. Money
6. When I Stop Dreaming
7. Loving Touch
8. Land of 1,000 Dances
9. Scarlet Ribbons
10. She Won’t Hang Her Love Out (On the Line)
11. Casting My Spell On You
12. Penny Arcade

[CD10]
1. God Love You
2. Beaujolais
3. If Only for Awhile
4. Rings of Gold
5. Help Me
6. Plain Jane Country (Come to Town)
7. Harlem Woman
8. Cheyenne
9. Changes
10. It Takes All Kinds of People
11. Remember The Good

[CD11]
1. Memphis, Tennessee
2. Why A Woman Cries
3. Run, Baby, Run (Back into My Arms)
4. Take Care of Your Woman
5. I’m The Man On Susie’s Mind
6. I Can’t Stop Loving You
7. Run The Engines Up High
8. It Ain’t No Big Thing
9. I Fought the Law
10. The Three Bells
11. Danny Boy

[CD12]
1. I Wanna Live
2. You Don’t Know Me
3. California Sunshine Girl
4. Words
5. Blue Rain (Coming Down)
6. Drift Away
7. You Lay So Easy On My Mind
8. The World You Live In
9. Sweet Caroline
10. I’ve Been Loving You Too Long (To Stop Now)
11. The Morning After

[CD13]
1. So Good
2. Born to Be Loved by You
3. Shy Away
4. Flowers
5. Sugar Man
6. My Friend
7. Southbound Jericho Parkway
8. Tennessee Owns My Soul
9. She Cheats On Me
10. How Do You Start Over
11. So Young
12. If I Had a Woman Like You
13. (Love Me Like You Did It) Last Night
14. Close Again
15. I Can Read Between the Lines
16. Sooner or Later

Per i fans di Roy Orbison è contenuta anche la colonna sonora di The Fastest Guitar Alive, uno dei suoi dischi più rari, e una collection di singoli e B-Sides che non erano riportati nei dischi originali; quindi i dischi sciolti saranno dodici. Ecco il contenuto di One Of The Lonely Ones:

1. You’ll Never Walk Alone
2. Say No More
3. Leaving Makes The Rain Come Down
4. Sweet Memories
5. Laurie
6. One Of The Lonely Ones
7. Child Woman, Woman Child
8. Give Up
9. The Defector
10. Little Girl (In The Big City)
11. After Tonight
12. I Will Always

E qui è con Bruce (e qualche altro amico)!

Per non parlare di quest’altro che è leggendario!

Direi che per i box ormai i giochi sono fatti, mentre non escludo ancora un post con alcune uscite interessanti dell’ultima ora del mese di dicembre (per esempio uno Zappa doppio inedito postumo 200 Motels The Suites in uscita sempre l’11 dicembre e il nuovo Rush, in data 4 dicembre, oltre a un nuovo Shawn Phillips, sempre doppio e altro, ma mi fermo se no vi dico tutto), oltre naturalmente a tutte le singole recensioni giornaliere (ultimamente anche più di una al giorno, di tanto in tanto, dipende dal tempo a disposizione).

Alla prossima.

Bruno Conti

Visto Il Nome, Si Parla Di Veterani Di Una Sorta Di Folk-Rock In “Salsa” Celtica! Gaelic Storm – Matching Sweaters

gaelic storm matching sweaters

Gaelic Storm – Matching Sweaters – Lost Again Records

I Gaelic Storm sono un band attiva ormai da diversi anni (direi una carriera quasi ventennale), giunti con questo ultimo lavoro Matching Sweaters al loro decimo album in studio. La formazione nasce e si forma nei “beach bars”, sulle spiagge californiane di Santa Monica (suonando a volte per pochi intimi), uscendo poi dall’anonimato grazie alla partecipazione al pluridecorato film Titanic, dove la band interpretava il gruppo musicale imbarcato sul celebre transatlantico per allietare il soggiorno degli ospiti https://www.youtube.com/watch?v=oSciEyzJSsM . Naturalmente i Gaelic Storm non hanno ottenuto una particolare fama da quella scrittura, ma è stata la rampa di lancio per esordire con l’omonimo Gaelic Sorm (98), e i successivi Herding Cats (99) e Tree (01). Con How Are We Getting Home (04) il gruppo mantiene una “line-up” stabile di sei musicisti, con una proposta musicale più vicina a quella degli indimenticati (e ancora attivi) The Men They Couldn’t Hang, piuttosto che a quella dello “sdentato” Shane MacGowan e i suoi Pogues, certificata dai successivi Bring Yer Wellies (06), What’s The Rumpus? (08), Cabbage (10), l’ottimo Chicken Boxer (12), e l’ultimo lavoro in studio The Boathouse (13), passato inosservato dalle nostre parti, tutti con tematiche di matrice celtica che riflettono l’origine irlandese del fondatore Patrick Murphy (mentre gli altri componenti sono inglesi, canadesi e americani). La formazione attuale è composta oltre che dal leader Murphy, fisarmonica, armonica e voce, dallo storico chitarrista Steve Twigger, anche al  bouzouki e mandolino, Ryan Lacey alle percussioni, il bravo polistrumentista Peter Purvis, e la nuova arrivata Katia Weber al violino e mandolino (che ha sostituito al meglio la veterana Jessie Burns), per un nuovo lavoro composto da dieci pezzi originali e due brani strumentali.

Tra essi spiccano Another Stupid Drinking Song, il brano d’apertura dalla netta impronta irlandese, a cui fanno seguito una pimpante Girl’s Night In Galway, una Whiskeyed Up And Womaned Out dal suono delizioso, condotto da fisarmonica e banjo, il primo brano strumentale The Narwhaling Cheesehead (da ballare sui tavoli dei Pub), la trascinante aria festaiola di Paddy’s Rubber Arm, e una nostalgica e lenta canzone d’atmosferacome Six Of One, con il violino di Kiana in evidenza. L’anima irlandese si manifesta ancora nella convincente The Rustling Gost Gang, mentre Dancing In The Rain parte piano, per poi svilupparsi attraverso un ritornello subito orecchiabile, seguita dal secondo strumentale in versione “giga”, The Teachers’ Snow Day, il delizioso violino che dà il ritmo ad una danzante What A Way To Go, passando ancora per le note più acustiche di Son Of A Poacher, con il violino, la fisarmonica e il mandolino a disegnare il tappeto sonoro, andando poi a chiudere con l’intrigante If You’ve Got Time, dove spuntano inaspettati fiati e la tenue “vocina” della Weber.

La loro proposta musicale non è certo originale, ma senza alcun dubbio è molto energica e a tratti coinvolgente, infatti i Gaelic Storm suonano una musica caratterizzata da una ritmica molto sostenuta, con gli inserimenti degli strumenti classici dell’isola di smeraldo (i famosi bodhràn, whistles e pipes), quindi etichettabile in un folk-rock di stampo irlandese, suonato e cantato al meglio. Matching Sweaters è un disco che si ascolta tutto d’un fiato, con la velocità di certe esecuzioni accompagnate da un suono a tratti eccitante che vi terrà incollati al lettore sino alla fine. Per chi scrive, è giunta l’ora di dargli finalmente l’attenzione che si meritano. Per chi ama il genere, indispensabile!

Tino Montanari

Tornano Gli “Amici” Di Johnny Winter. Jay Willie Blues Band – Johnny’s Juke Joint

jay willie blues band johnny's juke joint

Jay Willie Blues Band – Johnny’s Juke Joint – Zoho Music 

Tornano Jay Willie e soci per una nuova cavalcata nei territori musicali che furono cari al grande Johnny Winter. Come ricorderete nella band milita anche Bobby T Torello, il vecchio batterista di Winter http://discoclub.myblog.it/2014/11/28/discepoli-winteriani-jay-willie-blues-band-rumblin-and-slidin/ , e come ricordano loro stessi nelle note avevano pensato di fare un album dedicato alla memoria del musicista texano, ma poi rendendosi conto che in fondo i loro dischi sono sempre stati degli omaggi al sound del vecchio Johnny, solo il titolo del CD e il brano I Love Everybody, che appariva su Second Winter del 1969, lo omaggiano direttamente. Il nucleo della band, oltre a Willie e Torello, comprende anche Bob Callahan, l’altro chitarrista e cantante, Steve Clarke al basso e Teddy Yakush al sax, ma anche l’armonicista Jason Ricci, che ormai è un membro onorario, come pure l’ottima vocalist Malorie Leogrande, una nuova cantante dalla voce pimpante ed espressiva che si gusta sin dall’iniziale piacevolissima rilettura del super classico di Sam The Sham & The Pharaohs Wooly Bully, in una versione molto bluesata dove si apprezza subito il talento di Ricci, un vero virtuoso dello strumento che, come ho ricordato in altre occasioni, ha un suono potente ed elettrico che ricorda quello di John Popper dei Blues Traveler.

You Got Me Dizzy una cover di Jimmy Reed, sempre con Leogrande e Ricci sugli scudi è blues classico https://www.youtube.com/watch?v=sRvAEZmVVXU , come pure One More Mile, un vecchio brano di James Cotton, ma scritto da Muddy Waters, che riceve un trattamento funky e gode nuovamente dell’eccellente lavoro all’armonica di Ricci https://www.youtube.com/watch?v=OD2HvP5EsDg , mentre Upside On The Ground è uno dei pezzi originali a firma Jay Willie, uno slow blues di grande intensità, cantato ancora con passione da Malorie che divide i meriti del brano con la solista del leader. Barefootin’ è proprio il vecchio classico R&B di Robert Parker, famoso anche nella versione di Wilson Pickett, esecuzione nella norma, senza infamia e senza lode, per quanto energica. Molto buono Hold To Watcha Got, un originale di Willie con uso di slide e wah-wah che ricorda assai lo stile winteriano e onesta la rilettura di un altro classico del soul, quella People Get Ready di Curtis Mayfield, che comunque lo giri rimane sempre un gran brano (di recente era anche nell’ultimo Leslie West).

Eccellente il pezzo di Winter ricordato prima, una I Love Everybody dove Malorie Leogrande fornisce la sua migliore prova vocale e il lavoro della slide di Jay Willie è degno del Maestro, grinta ed energia ben dosate. Non male anche I Got A Stomach Ache, una canzone di Buddy Guy & Junior Wells, cantata da Bobby Torello che la eseguì dal vivo con il duo al Checkerboard Lounge di Chicago, ancora una volta molto Winteriana, come è giusto che sia, visti i trascorsi del nostro, che lavora anche di fino alla batteria https://www.youtube.com/watch?v=uDfD7AtTneE . Nobdoy But You era un oscuro pezzo di Lil’ Bob and The Lollipops, un divertente funky soul con fiati anni ’60, cantato con brio dalla brava Malorie Leogrande e Succotash, altro brano minore dei tempi che furono era spesso l’occasione per una jam che apriva i concerti del trio Winter-Paris-Torello e qui il blues, venato di R&R, è il vero protagonista di questo strumentale dal forte impatto sonoro https://www.youtube.com/watch?v=2Un17FljDBo , Johnny Winter era un’altra cosa ma i nostri amici fanno di tutto per non farlo rimpiangere e il disco è molto buono nel complesso. Si chiude con un classico assoluto come Me And The Devil di Robert Johnson, solo Jay Willie, voce e chitarra, discreto e Jason Ricci, vero protagonista all’armonica.

Bruno Conti  

E Dopo Darlene Love, Ecco La Più Famosa Delle “Spector Girls”! Ronnie Spector – The Very Best Of Ronnie Spector

ronnie spector the very best of

Ronnie Spector – The Very Best Of Ronnie Spector – Sony Legacy CD

A dire il vero lei è la più “Spector Girl” di tutte, in quanto il buon Phil se lo era pure sposato…

Solitamente in questo blog non vengono trattate le antologie, cofanetti a parte, ma, siccome di recente ho parlato del nuovo, e pure bello, album di Darlene Love, mi è parso doveroso citare questa retrospettiva uscita da poco che si occupa dell’altra punta di diamante della Phillies Records negli anni sessanta, cioè Veronica Yvette Bennett in arte Ronnie Spector, primo perché è ben fatta (è la ristampa potenziata e migliorata di una raccolta uscita lo scorso anno per la collana economica Playlist) e secondo perché anche di Ronnie, come della Love, oggi non si parla quasi più. La cantante afro-cherokee ha avuto nei sixties una bella serie di successi a 45 giri come leader delle Ronettes, uno dei vocal groups più in voga all’epoca, mentre ha parecchio diradato la sua produzione nei decenni successivi: negli anni settanta (oltre alla separazione con il celebre marito) solo qualche singolo, mentre come LP dobbiamo attendere il 1980 (Siren), seguito fino ad oggi soltanto da altri tre full-length, dei quali l’ultimo, Last Of The Rock Stars, risale ormai al 2006. The Very Best Of Ronnie Spector è quindi il disco giusto per scoprire (o ri-scoprire) il talento di quella che per il suo comportamento non proprio irreprensibile è stata definita la “prima bad girl del rock’n’roll”: diciannove canzoni che ripercorrono tutta la carriera della cantante, tra le quali non mancano chicche e rarità.

I primi nove brani sono tutti appannaggio delle Ronettes, e se Be My Baby è splendida anche la millesima volta che la si ascolta, anche You Baby, Baby I Love You e la bellissima versione di I Can Hear Music sono delle pop songs coi fiocchi, ma qui abbiamo anche la rara Paradise (incisa negli anni sessanta ma rimasta nei cassetti per dieci anni), una squisita ballata scritta da Phil Spector con Harry Nilsson, e la fresca e godibile Lover, Lover, un singolo inciso da Ronnie nel 1975 con una nuova configurazione delle Ronettes. Nel mezzo c’è anche il singolo del 1973 scritto e prodotto da George Harrison Try Some, Buy Some, un brano tipico dell’ex Beatle https://www.youtube.com/watch?v=R0xHx-6WmNg , ma che preferisco nella versione incisa dal suo autore per Living In The Material World; You Mean So Much To Me è invece una trascinante versione dal vivo (introvabile) da parte di Southside Johnny And The Asbury Jukes, dove Johnny duetta alla grande con Ronnie in questo brano ricco di groove https://www.youtube.com/watch?v=WZD-9mIfrIg , scritto appositamente da Bruce Springsteen (*NDB In effetti si trova nel Best di Southside Johnny). A proposito del Boss, a seguire troviamo lati A e B di un singolo del 1977 accreditato a Ronnie Spector & The E Street Band (Bruce compreso, ed è l’unico caso in cui il nome del suo gruppo compare su un disco di qualcun altro), con lo slow scritto da Little Steven Baby Please Don’t Go (ed il suono degli E Streeters è riconoscibilissimo) e soprattutto la splendida cover di Say Goodbye To Hollywood di Billy Joel (meglio dell’originale), che il pianista di Brooklyn aveva scritto proprio con Ronnie in mente https://www.youtube.com/watch?v=yascVLup7FI . Gli ultimi cinque pezzi sono storia più recente: Love On A Rooftop, un successo minore del 1987 scritto dalla coppia di hitmakers Desmond Child e Diane Warren, una buona canzone ma con un suono troppo eighties, il gradevole power pop Something’s Gonna Happen, scritto da Marshall Crenshaw, due brani presi da Last Of The Rock Stars, cioè l’emozionante cover di Johnny Thunders You Can’t Put Your Arms Around A Memory (con Joey Ramone ai cori in una delle sue ultime incisioni) e la deliziosa All I Want, con Keith Richards alla solista; al termine, un pezzo tratto da Tycoon, un oscuro musical del 1992, intitolato Farewell To A Sex Symbol, che però è la meno interessante della raccolta.

Il CD esce in una pratica confezione in digipak, con esaurienti note brano per brano: un dischetto perfetto da regalare (o regalarsi) a Natale.

Marco Verdi

Fabrizio Poggi – Il Soffio Della Libertà. Concerto Allo Spazio Teatro 89 Di Milano il 27 Novembre E Replay Della Recensione Dell’Album!

fabrizio poggi Il-soffio-della-libertà-Cover

La scorsa estate vi avevo presentato (in netto anticipo sulla sua uscita ufficiale) questo album di Fabrizio Poggi Il Soffio Della Libertà, e subito dopo questa breve introduzione vi potete leggere di nuovo la recensione se l’avevate persa. Comunque Fabrizio durante l’estate e poi anche in questo scorcio di fine autunno ha proseguito la sua attività concertistica che lo ho portato recentemente ad esibirsi in un breve tour inglese al Bulls Head e alla Yvi House dove c’erano anche Dave Peabody Rod Davis, che suonava nei Quarrymen la famosa band pre-Beatles-. Inoltre il nostro amico è candidato tra i primi 5 armonicisti dell’anno ai Jimi Awards che sono gli Oscar di Blues411 ed è ospite di Joey Williams, il chitarrista dei Blind Boys Of Alabama nel singolo Merry Christmas. Nel frattempo, per non farsi mancare nulla, ha registrato in Texas un nuovo album che dovrebbe uscire l’anno prossimo, verso la fine, e che vedrà la presenza di prestigiosi artisti di cui però al momento non conosco l’identità, ma ci sarà tempo per parlarne. Recentemente ha anche partecipato all’ultimo album di Guy Davis Kokomo Kidd e dopo la serata di venerdì 27 novembre allo Spazio Teatro 89 di Milano, dalla prossima settimana sarà in tour con Eric Bibb.

Al concerto di venerdì, presentazione ufficiale dell’album, con Fabrizio Poggi, voce, armonica e voce narrante e Enrico Polverari, chitarra acustica, prima della esibizione ci sarà una breve prefazione di  Roberto Caselli (Radio Popolare) che  presenterà il suo ultimo libro “La storia del blues”, edito da Hoepli con la prefazione di John Hammond e la postfazione di Eugenio Finardi. Quindi se siete appassionati di Blues e diritti civili vi aspetta una bella serata.

Ed ecco la recensione originale del disco, postata a fine luglio:

Fabrizio Poggi – Il Soffio Della Libertà – Appaloosa/IRD

Un po’ a sorpresa, visto che non è neppure passato un anno dall’uscita dell’ultimo, eccellente, album di Fabrizio Poggi con i suoi Chicken Mambo http://discoclub.myblog.it/2014/11/03/quindi-abbiamo-inventato-anche-il-blues-fabrizio-poggi-chicken-mambo-spaghetti-juke-joint/, ecco già pronto un nuovo progetto: Il Soffio Della Libertà, che nel suo sottotitolo recita “Il Blues E I Diritti Civili – Una Marcia Sonora Da Selma Ai Giorni Nostri”, unendo le due anime di Fabrizio, quella del musicista e quella del divulgatore. Tra l’altro, anche se nel sottotitolo campeggia la parola Blues, in questo caso (come in altri dischi a firma Fabrizio Poggi) non possiamo parlare di solo blues, ma anche dei suoi cugini, zii, parenti, antenati, dal folk alla canzone d’autore, il soul, il gospel, lo spiritual e altri generi affini.

fabrizio poggi

Il tutto in un disco che è allo stesso tempo una antologia e un disco nuovo.: diciamo una “antologia alternativa”, con brani inediti, versioni inedite o versioni alternative, pezzi tratti dalla discografia recente di Fabrizio Poggi con i Chicken Mambo, da Spirit Of Mercy, che già era una antologia, Spirit And Freedom (due temi ricorrenti) e Mercy. Tra le mille attività recenti, testimoniata dalla foto che vedete sopra, c’è stata anche la partecipazione alla trasmissione di Rai5 Ghiaccio Bollente, con relativa intervista di Carlo Massarini e una esibizione Live in Studio nella MusicRoom dei Chicken Mambo (si tratta dell’ultima puntata della stagione 2014-15, comunque ogni tanto la replicano, oppure andate sul sito Rai e la cercate, è la puntata con Ligabue http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/page/Page-01a63ccc-3363-4ee6-ba6b-11c74022b3f4.html).

Tornando al disco “nuovo” contiene 14 brani che raccontano la storia della conquista dei diritti civili degli afroamericani, attraverso alcune canzoni che ne hanno segnato il percorso. Con precise e puntuali note di Fabrizio e alcune fote che testimoniano dei passaggi importanti di questa storia. Si parte con We Shall Overcome, brano attribuito a Pete Seeger (con Frank Hamilton Guy Carawan), anche se in anni recenti è stato simbolicamente deciso che la canzone è un adattamento del brano If My Jesus Wills, scritto da Louise Shropshire, e lo stesso Seeger confermò l’attendibilità della fonte. Poi naturalmente la canzone è stata eseguita da migliaia di interpreti, la versione più famosa quella di Joan Baez, e tra la più recenti quella di Springsteen. La versione di Poggi è uno dei due inediti del disco, breve ma intensa, solo voce, chitarra acustica e armonica poi sfocia in I Shall Be Released, uno dei brani più belli in assoluto di Dylan, già apparsa su Spirit And Freedom del 2010 e qui presentata in una versione alternativa, bellissima. Needed Time è uno spiritual vecchissimo, apparso in origine su Mercy, l’album del 2008, con il grande Ponty Bone alla fisarmonica, stessa interpretazione, difficile migliorarla. Deep In My Heart è un brano che porta la firma di Fabrizio, classico blues acustico, appariva in origine sul Live in Texas, spesso presente nelle sue esibizioni in concerto, qui in versione alternativa.

Come pure I’m On My Way, “disperato” gospel impreziosito dalle voci dei Blind Boys Of Alabama e dall’armonica di Charlie Musselwhite, sul disco è riportato “versione alternativa”, mi fido, non sono andato a controllare, grande brano comunque, era quello che cantavano i manifestanti nella tragica giornata a Selma. Si trovava su Spirit And Freedom, come pure la successiva I Heard The Angels Singin’ , un brano a firma del RevGary Davis, nobilitato dalla presenza di Eric Bibb alla voce e alla slide e di Garth Hudson, che con il suo tocco inconfondile e unico all’organo lo rende un brano memorabile, “alternata”? Oh Freedom, è l’altro inedito, brevissimo,  che poi sfocia in una alternate di Stayed On Freedom sempre tratta da Spirit And Freedom, con Augie Meyers Guy Davis.You Gotta Move, sempre del Reverendo Davis, è proprio quella che facevano anche gli Stones, era su Mercy del 2008, un folk blues solo voce, chitarra acustica e armonica. We Shall Not Be Moved è il brano che racconta la vicenda di Rosa Parks (a cui i Neville Brothers hanno dedicato una bellissima Sister Rosa, sul loro album migliore, Yellow Moon), sempre tratta dall’album del 2010, altro grande brano, se avete già il disco conoscete, oppure è l’occasione per apprezzarla per la prima volta. Come pure la successiva, splendida I Want Jesus To Walk With Me, nuovamente tratta da Mercy, con Garth Hudson alla fisarmonica e la moglie Maud alle armone vocali.

Ci avviamo alla conclusione. Jesus On The Mainline moltissimi la conoscono nella versione di Ry Cooder, quella di Fabrizio Poggi viene sempre dall’ottimo Mercy ed è anche questa targata come “alternativa”, comunque la giri rimane sempre un grande gospel-blues. Stessa provenienza anche per Precious Lord, ancora dall’album del 2008, brano scritto dal Reverendo Thomas Dorsey, si tratta di un altro intenso spiritual proveniente dalla immensa tradizione afroamericana, nuovamente solo voce, acustica e armonica a bocca, come nel disco originale. A concludere Amazing Grace, uno degli spiritual più celebri della musica americana, che come riporta la foto nel libretto del CD, Fabrizio è riuscito a suonare di fronte alla tomba di Martin Luther King ad Atlanta in Georgia https://www.youtube.com/watch?v=-6v1L_8K0AI .

Something new, something old, something borrowed, per parafrasare un celebre detto: la musica è valida, una occasione per conoscere Fabrizio Poggi e la sua musica se siete dei novizi https://www.youtube.com/watch?v=gZiD-VCGgaA , un ripasso con sorprese per gli altri.

Bruno Conti

Un Ripasso Più Che Doveroso! Lou Reed – The Sire Years: Complete Albums Set

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Lou Reed – The Sire Years: Complete Albums Set – Sire/Warner 10CD

Due anni fa, ad Ottobre, moriva prematuramente Lou Reed, uno dei grandi, anzi secondo me uno dei più grandi di tutti i tempi (e celebrato scandalosamente in sordina dalla stampa “che conta”, ma si sa che tra Lou ed i media l’amore non era mai sbocciato), e non è che da allora il mercato discografico sia stato inondato di iniziative a lui dedicate (anzi): è quindi con piacere che accolgo la pubblicazione di questo The Sire Years, che si occupa dell’ultima parte della carriera del rocker newyorkese, live compresi (mancano gli ultimi due album, cioè Berlin Live ed il CD in collaborazione coi Metallica Lulu, in quanto usciti per altre etichette…ed evito di citare il disco ambient Hudson River Meditations ed il live rumoristico The Creation Of The Universe preferendo consegnarli ad un giusto oblio). L’opinione comune è che il miglior periodo di Reed sia quello con la RCA/Arista, durante il quale il nostro ha prodotto capolavori assoluti come Transformer e Berlin e grandi album come Coney Island Baby, Street Hassle, The Bells e The Blue Mask, oltre a quello che per me è il più bel disco dal vivo di sempre dopo il Fillmore East degli Allman Brothers Band, cioè il formidabile Rock’n’Roll Animal: ebbene, questo boxettino smentisce in parte questa teoria, perché se è vero che Lou dopo il 1986 ha diradato di parecchio la sua produzione, è anche indubbio che ha sempre mantenuto un livello di qualità molto alto. Questo cofanetto è quindi indispensabile per chiunque voglia approfondire il discorso musicale dell’ex Velvet Underground, favorito anche dal costo per una volta contenuto (la confezione è di quelle spartane, niente note e bonus tracks, né rimasterizzazione, ma i dischi di Lou hanno sempre suonato benissimo): è dunque opportuno un breve ripasso dei dieci dischetti contenuti nella confezione.

lou reed complete sire warrner

New York (1989): Lou inizia col botto la sua nuova avventura discografica, cioè con quello che è il suo disco da me preferito dopo Transformer. New York è, come da titolo, un concept dedicato alla sua città, che descrive con toni talvolta pieni d’amore, altre volte duri e critici, non mandandole a dire come da suo costume e facendo nomi e cognomi (Rudy Giuliani, allora non ancora sindaco, Jesse Jackson, George Bush Sr., ma anche Mike Tyson e Papa Wojtyla) e preferendo parlare più del degrado urbano e dei bassifondi che dei lati positivi. Musicalmente il disco è molto rock e diretto, e vede il nostro in grande forma, accompagnato da una solida ed essenziale band e con ospiti come Maureen Tucker e Dion. Le grandi canzoni sono più d’una, dalle roccate Romeo Had Juliet, Busload Of Faith, There Is No Time e la potente Strawman, ma anche ispirate ballad come Halloween Parade, Endless Cycle o la vivace Sick Of You. Ma la punta di diamante è senza dubbio Dirty Blvd., un instant classic che dal quel momento nei concerti assumerà la stessa importanza di Walk On The Wild Side e Sweet Jane.

Songs For Drella (1990): accreditato a Lou insieme all’ex compagno dei Velvet John Cale, Songs For Drella è un affettuoso e poetico ma anche ironico omaggio al loro ex mentore Andy Warhol scomparso da poco (Drella era un suo soprannome, un incrocio tra Dracula e Cinderella, usato per descrivere il suo carattere, un misto di crudeltà e dolcezza). Suonano tutto Lou e John, il primo la chitarra ed il secondo piano e viola, ma le interpretazioni sono talmente intense che non ci si accorge dell’assenza di una band: data l’unitarietà del lavoro ha poco senso citare un brano piuttosto di un altro, ma se proprio devo dico la bella Open House, la deliziosa Nobody But You e la commovente Hello It’s Me, in assoluto una delle più toccanti interpretazioni di Lou.

Magic And Loss (1992): un altro grande disco, anche se molto diverso da New York: Magic And Loss è un album cupo e permeato da testi che parlano della morte (è infatti ispirato alla scomparsa di due cari amici di Lou, uno dei quali è il noto songwriter Doc Pomus), un tema trattato con molta meno leggerezza che su Songs For Drella, ma con un valore poetico tra i più alti mai raggiunti dal nostro. Da segnalare la diretta What’s Good (il singolo dell’epoca), la cupa ma intensa Magician, la splendida Sword Of Damocles, una delle canzoni più emozionanti di Lou, o la scorrevole Warrior King. E se non vi viene la pelle d’oca ascoltando Cremation e Harry’s Circumcision vuol dire che siete dei duri di cuore.

Set The Twilight Reeling (1996): a quattro anni da Magic And Loss (ma nel mezzo c’è stata la reunion con i Velvet Underground) Lou torna con un buon disco, anche se inferiore ai precedenti (il classico tre stelle e mezza). Ispirato in parte ancora da New York, Set The Twilight Reeling ci consegna un Reed comunque in buona forma, e si fa ricordare per l’accattivante HookyWooky, la dura Egg Cream, la controversa Sex With Your Parents ma anche per cose più rilassate come NYC Man, che sembra un rifacimento di Walk On The Wild Side, o la title track, una ballata coi fiocchi, una delle più belle di Lou, che da sola vale l’acquisto del CD.

Perfect Night: Live In London (1998): dopo l’inarrivabile Rock’n’Roll Animal, questo è il live di Lou che preferisco. Registrato in modalità elettroacustica (ma full band) al Meltdown Festival di Londra nel 1997, e con un suono davvero spettacolare, Perfect Night vede il nostro in forma strepitosa presentare una bella serie di classici del suo repertorio. La sequenza iniziale formata da I’ll Be Your Mirror, Perfect Day, The Kids, Vicious (molto diversa da quella conosciuta), Busload Of Faith e Kicks è semplicemente da urlo, ma poi abbiamo anche una stupenda Coney Island Baby, una convincente New Sensations, fino al finale a tutto rock’n’roll di Dirty Blvd. Imperdibile.

Ecstasy (2000): l’ultimo grande disco di studio di Lou (infatti a distanza di quattro anni dalla sua uscita non ho ancora deciso se Lulu è un mezzo capolavoro o un mattone indigeribile), Ecstasy è un ottimo lavoro di classico rock alla maniera del nostro che, ad eccezione della pesantissima ed inascoltabile Like A Possum (diciotto minuti quasi rumoristici), contiene diverse canzoni di livello medio-alto, come la quasi rollingstoniana Paranoia Key Of E, la grintosa Future Farmers Of America, la superba ballad Turning Time Around o la conclusiva e trascinante Big Sky. Però la copertina che ritrae Lou con un’espressione orgasmica ce la potevano risparmiare.

The Raven (2003): uno dei progetti più ambiziosi del nostro, cioè la riscrittura e messa in musica delle opere del grande Edgar Allan Poe, per un disco in parte deludente. Nonostante i molti ospiti di nome (David Bowie, Ornette Coleman, la moglie Laurie Anderson, Kate & Anna McGarrigle, The Blind Boys Of Alabama, oltre purtroppo al solito Antony che rovina coi suoi gorgheggi, o sarebbe meglio dire gargarismi sotto acido, un rifacimento della splendida Perfect Day) l’album soffre una certa pesantezza di fondo, ed i continui intermezzi narrati non contribuiscono di certo a rendere più fruibile il tutto (esiste anche una versione singola senza le parti parlate). In più, dal punto di vista compositivo il lavoro suona involuto e cerebrale, ed i brani che salvano la baracca sono quelli (pochi) dove Lou lascia fuoriuscire maggiormente la sua vena più classica: Edgar Allan Poe, un furioso ed adrenalinico rock’n’roll, Call On Me, uno slow di grande impatto emotivo, e soprattutto la maestosa Who Am I?, che farebbe la sua bella figura su qualsiasi disco del nostro.

Animal Serenade (2004): un altro live, doppio (registrato al Wiltern di Los Angeles), con un Lou Reed insolitamente loquace e spiritoso, ma quando suona fa sul serio eccome: la band è un macigno (fatta eccezione per l’ingombrante presenza di Antony Hegarty ed i suoi insopportabili vocalizzi), ed il disco ha un’atmosfera piuttosto cupa. Ci sono diversi classici dei Velvet, tra cui una toccante Sunday Morning (raramente proposta dal vivo) ed una magnifica Venus In Furs, mai così cruda ed agghiacciante; ottime anche Tell It To Your Heart, The Day John Kennedy Died ed una Street Hassle che fa il paio con Venus In Furs in quanto a drammaticità.

Considerazione finale: nel riascoltare questi dieci dischetti mi è venuta voglia di ripassare anche gli album precedenti di Lou Reed. Potenza della (grande) musica.

Marco Verdi

Se Sono Bravi Li Troviamo Sempre! D.L. Duncan – D.L. Duncan

d.l. duncan

D.L. Duncan – D.L. Duncan – 15 South Records

Dave Duncan, per l’occasione D.L. Duncan, è uno dei tanti “piccoli segreti” che costellano la scena musicale americana, con una carriera lunga più di 35 anni (o così riportano le sue biografie), anche se discograficamente è attivo solo dagli anni duemila, con un paio di album a nome proprio e uno come Duncan Street, in coppia con l’armonicista Stan Street, uno stile che partendo dal blues incorpora anche alcuni elementi country (in fondo vive e opera a Nashville) e di Americana music, oltre a sapori soul e R&B, presi da Lafayette, Louisiana, l’altra città in cui è stato registrato questo album. Duncan si è sempre circondato di musicisti di pregio, e se nei dischi precedenti apparivano Jack Pearson, del giro Allman, Reese Wynans e Jonell Mosser, oltre a Kevin McKendree e il suo datore di lavoro Delbert McClinton, in questo nuovo lavoro, in aggiunta agli ultimi due citati, appaiono anche Sonny Landreth, David Hood. Lynn Williams e le McCrary Sisters, oltre ad una pattuglia di agguerriti musicisti locali; produce lo stesso D.L. Duncan, con l’aiuto dell’ingegnere del suono Tony Daigle, più volte vincitore di Grammy Awards, recente produttore anche dell’ultimo disco di Landreth.

Il suono è quello classico che ci piace, molto blues e country (poco tradizionale) molto got soul, ma anche rock chitarristico e non mancano neppure vivaci ballate tra New Orleans e il Randy Newman più elettrico, il tutto condito dalla voce laconica ma efficace di Duncan, che è pure ottimo chitarrista. Si passa dal ciondolante e divertente groove dell’iniziale I Ain’t The Sharpest Marble, con il piano di McKendree e l’armonica di McClinton a dare man forte alla solista efficace e variegata di Duncan, al poderoso e tirato rock-blues di Dickerson Road, dove la chitarra del nostro si colloca tra il Santana più bluesy e Mark Knopfler dei primi Dire Straits, con continui lancinanti rilanci e un efficace lavoro di raccordo di McKendree, oltre a Hood che pompa di gusto sul suo basso. You Just Never Know è puro Chicago blues elettrico, di nuovo con McClinton all’armonica e McKendree che passa al piano, oltre alle McCrary Sisters che aggiungono la giusta dose di negritudine, il resto del lavoro lo fa una slide tagliente. Che torna, presumo nella mani di Landreth, per una vigorosa Your Own Best Friend, dove tutta la band conferma ancora una volta il suo valore, Duncan e le McCrary cantano con grande impegno, la ritmica e le tastiere lavorano di fino e il pezzo si ascolta tutto di un fiato https://www.youtube.com/watch?v=P_NDU1bA68M . I Know A Good Thing, scritta con Curtis Salgado (il resto dell’album è quasi tutto firmato dallo stesso Duncan) è un altro minaccioso blues d’atmosfera, costruito intorno a un giro di basso di David Hood che ti arriva fino alle budella, sempre con ottimo lavoro alla bottleneck del nostro amico, che pure lui non scherza come slideman.

Sending Me Angels è una bellissima ballata country-blues, scritta da Frankie Miller (altro grandissimo pallino di chi vi scrive) e cantata in passato anche da McClinton, eccellente il lavoro al dobro di Duncan e di McKendree all’organo con le McCrary che aggiungono una quota gospel con le loro deliziose armonie vocali, una sorta di Romeo & Juliet in quel di Nashville https://www.youtube.com/watch?v=xE3LGA7jyNY . Orange Beach Blues, una specie di autobiografia in musica, è comunque grande musica sudista, profumo di blues, di Texas e Louisiana, quella anche delle canzoni di Randy Newman a cui Duncan assomiglia moltissimo nel cantato di questo brano, che poi è un quadretto sonoro che rasenta la perfezione, e con un finale chitarristico di grande fascino. St. Valentine’s Day Blues è la slow ballad avvolgente e malinconica alla B.B. King che non può mancare in un disco come questo, sempre con la chitarra di Duncan in grande evidenza. Sweet Magnolia Love sembra un pezzo di Ry Cooder da Bop Till You Drop o quelli con la coppia di compari Bobby King e Terry Evans, qui sostituiti dalle voci delle bravissime sorelle McCrary, e la chitarra viaggia sempre che è un piacere https://www.youtube.com/watch?v=QEkp3aAcGOc . E a chiudere il tutto All I Have To Offer You Is Love, una bella ballata di stampo knopfleriano scritta da Craig Wiseman, noto autore di brani country in quel di Nashville, di nuovo eccellente il lavoro di Duncan, qui ancora a dobro e mandolino e con il prezioso contributo di David Pinkston alla pedal steel https://www.youtube.com/watch?v=wnx9YqRyATI . Sarà pure piccolo, ma rimane un gioiellino di disco, non facile da recuperare ma la vale la pena cercarlo!

Bruno Conti    

Ancora Più Che Gagliardo Dal Vivo! Charlie Daniels Band – Live At Billy Bob’s Texas

charlie daniels band live at billy bob's texas

Charlie Daniels Band – Live At Billy Bob’s Texas – Smith Music Group 

Credo che, jam band, Allman e Grateful Dead esclusi, Charlie Daniels e la sua band siano uno dei gruppi che abbia realizzato il maggior numero di album dal vivo nella storia del rock (e del country): solo le Volunteer Jam costituiscono un bel gruzzolo (40° Anniversario quest’anno), ma poi tra CD e DVD ne sono usciti veramente tanti, per esempio questo http://discoclub.myblog.it/2012/04/17/vecchi-sudisti-charlie-daniels-band-live-at-rockpalast/, e compreso uno in Iraq (!?!) https://www.youtube.com/watch?v=skPd-8dmkfQ , nel 2007, senza contare anche un paio di broadcasts anni ’70-’80 usciti nel 2015. Eppure mancava un concerto registrato al famoso locale di Forth Worth, il Billy Bob’s Texas, in questa famosa serie che raccoglie soprattutto artisti country e Red Dirt ma ogni tanto si concede anche al (southern) rock. Se ne sentiva la mancanza? Forse no, ma il concerto è molto piacevole e coinvolgente, quindi se siete dei fans di Charlie Daniels è da aggiungere alla vostra collezione, se siete dei novizi potrebbe essere un buon inizio per fare la conoscenza dell’artista di Wilmington, North Carolina, che dall’alto delle sue 78 primavere (anzi 79 nel frattempo) è una delle icone nel suo genere. Senza fare per la ennesima volta la sua storia, diciamo che il buon Charlie ha iniziato come sessionman nella seconda metà anni ’’60 (ma il suo primo singolo è del 1961), tra i tanti, come bassista per Dylan nel periodo 1969-70, poi, tornato ai suoi strumenti, chitarra e violino, ha iniziato la sua carriera solista, partecipando però come ospite anche a cinque album della Marshall Tucker Band, e volendo sintetizzare al massimo si può dire che è il più country degli artisti southern rock, ma anche, viceversa, uno dei più rock tra quelli country.

Quindi espletate le formalità, la seconda domanda che interessa a chi legge è ovviamente, si tratta di un buon album? Direi che la risposta è più che affermativa, 14 brani, circa 80 minuti, eventualmente disponibile anche in versione DVD, accompagnato dalla sua band, dove fa un certo effetto non leggere dopo tanti anni il nome del tastierista “Taz” DiGregorio, scomparso in un incidente nel 2011, quindi già assente nell’ottimo Off The Grid, il disco dove reinterpretava Dylan ( http://discoclub.myblog.it/2014/04/04/cover-cover-charlie-daniels-band-off-the-grid-doin-it-dylan/), comunque Shannon Wickline, il suo sostituto è più che adeguato, e la formazione a tre chitarre è ancora in grado di sfornare del southern rock da antologia in alcuni momenti del concerto. Si parte subito a velocità forsennata con Southern Boy, Charlie Daniels è in gran forma vocale (avete mai fatto caso alle similitudini vocali con Joe Ely?), gli assolo si susseguono copiosi e la band tira, come testimonia la successiva Drinkin’ My Baby Goodbye, country music Doc, poi è il turno del primo omaggio a Dylan, una intensa versione di Tangled Up In Blue, leggermente accelerata e “countryzzata”, con violino e slide in evidenza, e ancora, via via, ottime versioni di The Legend Of Wooley Swamp, southern rock tiratissimo, El Toreador, uno dei classici, l’ironica, ma non troppo (What The World Needs Is) A Few More Rednecks, e ancora, In America, seguita da una versione monstre, oltre quindici minuti, dello strumentale Black Ice, un turbinio di soli, compreso uno lunghissimo di batteria di cui forse non si sentiva la mancanza, ma ci può stare.

Altro classico, Long Haired Country Boy, una country ballad molto bluesata con uso di slide, ed ecco l’altra cover dylaniana, I’ll Be Your Baby Tonight, sotto forma di valzerone country con armonica aggiunta, in onore dell’autore. Folsom Prison Blues di Johnny Cash è entrata di recente nel repertorio della band, bella versione, semiacustica e molto raffinata, ed eccellente anche il gospel tradizionale di How Great Thou Art, molto alla Willie Nelson, a parte il vocione, solo chitarra acustica e un organo da funzione religiosa, prima del finale con tutta la band. Potevano mancare The South’s Gonna Do It (Again) e The Devil Went Down To Georgia? Domanda pleonastica, certo che no! E infatti ci sono, in versioni pimpanti e scintillanti, come del resto tutto l’album che si rivela uno dei migliori Live della sua carriera!

Bruno Conti