Come Direbbe Lui: “Thank You Dave”! Boo Boo Davis – Oldskool

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Boo Boo Davis – Oldskool – Black & Tan/Ird

Questo signore viene da Drew, Mississippi, dal cuore della zona del Delta, una delle zone più ricche per la coltivazione del cotone nel Sud degli Stati Uniti e, ovviamente, una delle patrie del Blues: il nostro James Davis (ma per tutti Boo Boo) è nato lì nel settembre del 1943, ed è considerato uno degli ultimi personaggi che hanno imparato a suonare e cantare mentre lavorava nelle piantagioni, per distrarsi dal durissimo lavoro. Ma non ha imparato a leggere e scrivere, o così narrano le leggende (non ho contatti di prima mano per verificare, ma così dicono le sue biografie e anche le note del dischetto), comunque in qualità di figlio di Sylvester, che anche lui coltivava il cotone, ma era appassionato di blues, Davis sin da bambino ricorda di aver visto passare nella sua casa gente come John Lee Hooker, Elmore James e Robert Pete Williams. E a quella età suonava già l’armonica e aveva sviluppato una voce potente, sia per essere sentito nei campi, quanto per cantare in chiesa. Negli anni ’60 e ‘70 Boo Boo e i suoi fratelli se ne andarono a nord verso St Louis e come Davis Brothers Blues Band per 18 anni accompagnarono nei club i musicisti che gravitavano intorno a quell’area, anche gente importante come Chuck Berry, Albert King, Ike Turner e molti altri.

Come parecchi bluesmen è stato un “late starter”, i primi dischi a nome proprio escono negli anni 2000, e da allora ne ha pubblicati una decina, nove per la precisione, tutti per la olandese Black & Tan (un paio con titoli che fanno riferimento alla sua biografia, East St. Louis e Drew, Mississippi), caratterizzati da uno stile molto semplice ma efficace, spesso basati sulla formula classica della tradizione, come è anche per questo nuovo album, fin dal titolo, Oldskool. Nuovo album che potrebbe essere il suo migliore in assoluto, undici pezzi registrati dal vivo in studio, in una unica sessione di registrazione, cinque ore e tutte le canzoni della serie buona la prima, anche perché la seconda non ci sarà. Una delle cose che mi ha incuriosito (e penso anche a voi, so lo ascolterete, cosa che vi consiglio) è cercare di capire chi sia questo Dave che viene ringraziato a piena voce al termine di quasi tutti i brani, considerando che i musicisti che suonano con lui sono John Gerritse alla batteria e Jan Mittendorp alla chitarra, produttori, visto l’approccio minimale, non ce ne sono, e quindi? E quindi “Dave” è una sorta di spirito guida benevolo, un alter ego di Davis, che riceve i ringraziamenti del nostro per l’ispirazione che gli ha fornito in ogni brano.

E l’ispirazione, la freschezza, la semplicità assoluta dei suoni sono l’asset vincente di questo Oldskool, che partendo dalle radici di Charley Patton e dei primi grandi bluesmen, approda a un suono comunque elettrico e vibrante, perché i tre ci danno dentro alla grande, Boo Boo Davis con il suo vocione potente e la sua armonica lineare, gli altri due con un approccio che a tratti potrebbe ricordare quello degli Houserockers di Hound Dog Taylor, per esempio nel boogie scatenato di Call Me A Clown, che parte a tutta velocità e poi accelera ulteriormente, riproducendo il sound del grande musicista di Chicago (che però era nato anche lui a Natchez, una piccola cittadina lungo il Mississippi), con una armonica a sostituire la seconda chitarra, ma lo spirito è quello, niente basso, solo tanta grinta e divertimento https://www.youtube.com/watch?v=C9PRpFLPluI . Anche Elmore James riceve un omaggio nella cavalcata slide della tiratissima Lucky Man, ma non manca il classico groove del blues urbano elettrico di Chicago nell’iniziale Hold Your Head Up, dal sound primigenio alla John Lee Hooker (con “Dave” come di consueto ringraziato profusamente a fine brano) https://www.youtube.com/watch?v=ZO0ho2R-c8E .

Poderosi esempi di blues elettrico sono anche la divertente Boo Boo Fool e Got My Love, con Davis che all’inizio dice agli altri musicisti “Sapete cosa fare!”, e i tre eseguono, suonando un blues ruvido e senza pietà che non prende ostaggi, voce catturata dallo stesso microfono che amplifica l’armonica, quindi un filo lontana e leggermente e volutamente distorta e grezza, ogni tanto un minimo di eco, il tutto per catturare lo spirito del momento. Oldskool, la canzone, con i ritmi dello slow blues, mentre Where We Gonna Go è più ritmata e ipnotica, ma lo spirito è quello sciamanico e ripetitivo del John Lee Hooker citato o dei predecessori che suonavano il blues acustico nei Juke Joints lungo il Mississippi. In fondo i titoli non sono importanti, perché come si può immaginare i testi sono semplici e ridotti al minimo, ma lo spirito e il suono che escono da queste registrazioni, tutto groove e feeling, sono quelli di uno degli ultimi grandi praticanti del blues classico. Come direbbe Boo Boo “Thank You Dave”!

Bruno Conti

Come Direbbe Lui: “Thank You Dave”! Boo Boo Davis – Oldskoolultima modifica: 2015-11-04T08:18:08+01:00da bruno_conti
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