Da Qui In Poi Il Mondo Del Rock Non E’ Stato Più Lo Stesso! Bob Dylan – The Bootleg Series Vol. 12 – 1965/1966: The Cutting Edge Parte I

bob dylan the cutting edge bootleg series vol.12

Bob Dylan – The Bootleg Series Vol. 12 – 1965/1966: The Cutting Edge Columbia/Sony 2CD – 3LP – Deluxe 6CD – Super Deluxe 18CD + 9 45rpm

 *NDB In qualità di titolare del blog, una brevissima introduzione, poi mi tolgo di mezzo e lascio spazio a Marco che con sprezzo del pericolo (e del portafoglio) si è acquistato e poi sentito la versione da 18 CD. Questo è il resoconto: data la lunghezza abbiamo deciso di dividerlo in due parti. Questa è la prima…

Lo scorso anno, proprio su questo blog http://discoclub.myblog.it/2014/11/13/unaltra-abbondante-razione-bob-il-santo-graal-del-rock-bob-dylan-the-band-the-bootleg-series-vol-11-the-basement-tapes-complete-take-1/ , avevo definito l’undicesimo volume delle Bootleg Series di Bob Dylan, dedicato ai Basement Tapes, la ristampa del secolo, in quanto finalmente veniva pubblicato nella sua interezza quello che veniva definito senza mezzi termini il Santo Graal della musica rock. Era difficile pensare che i cervelloni della Columbia potessero superarsi per la scelta dell’argomento del volume numero dodici, pur non mancando negli archivi dylaniani gli episodi di grande interesse (le sessions di Blood On The Tracks, a quanto pare più volte rimandate, oppure quelle del periodo “cristiano”, od ancora le outtakes di Infidels, o perché no un bel box multiplo con il meglio di 27 anni di Neverending Tour), ma nessuno poteva immaginare che un giorno ci avrebbero portato indietro nel tempo aprendoci le porte dello studio di registrazione proprio quando Dylan incise i tre capolavori che avrebbero letteralmente terremotato il mondo della musica, cioè Bringing It All Back Home, Highway 61 Revisited (a mio giudizio il miglior disco di tutti i tempi, ma non di Dylan, di chiunque) e Blonde On Blonde.

Non serve ricordare l’importanza di quei tre dischi nella carriera di Bob e nel rock in generale, montagne di libri e saggi sono stati scritti a proposito: è con questi album che Dylan, da grande cantautore che già era, è diventato una leggenda del rock, spazzando via in un colpo solo tutto il folk revival ed il movimento di protesta ed alzando l’asticella ad un livello mai più raggiunto da nessuno. Certo, ci sono stati nella storia della musica altri periodi di grande ispirazione (i Beatles dal 1966 al 1969, gli Stones dal 1968 al 1972, il Van Morrison del biennio 1969-1970, o The Band 1968-1969, solo per citarne alcuni) – *NDB E Jimi Hendrix dal 1967 al 1970, tutta una vita del più grande chitarrista, e non solo, di tutti i tempi in tre anni? – ma mai a questi livelli di grandezza e di innovazione, e mai con una tale intensità (i tre album in questione sono stati incisi in appena 14 mesi, nei quali Bob ha avuto anche il tempo di fare tre tournée e di esibirsi a Newport nella serata della storica svolta elettrica).

bob dylan the cutting edge bootleg series vol.12 18 cd

Oggi con The Cutting Edge (che in gergo significa all’avanguardia, o anche la punta di diamante) abbiamo quindi la possibilità di godere di queste fondamentali sessions, e se la versione in doppio CD (o triplo LP) è a mio parere insufficiente a dare un’idea reale, quella con sei dischetti dovrebbe raggiungere lo scopo, ma poi la Sony ha pensato di osare l’inosabile, cioè di rendere disponibile, solo sul sito ufficiale di Dylan ed in tiratura di sole 5000 copie (e ad un costo parecchio elevato, più o meno una pensione minima) un’edizione monstre di ben 18 CD, con all’interno ogni singola nota incisa in quelle sessions da Bob e dai vari musicisti in studio con lui. Un’operazione incredibile (somigliante per certi versi alle varie copyright extensions pubblicate gli anni scorsi, dalla Sony e da altre etichette, in versione ancor più limitata, per aggirare le norme dei diritti d’autore riguardo alle annate dal 1962 al 1964) che non ha mancato di attirare critiche, non tanto per il costo (dopotutto c’è anche la versione sestupla per chi non vuole spendere così tanto), ma quanto per il fatto che, a detta di alcuni, non è giusto rendere disponibile tutto ciò che riguarda quei tre dischi leggendari, compresi gli errori, le false partenze, i battibecchi del nostro con i produttori (Tom Wilson prima, Bob Johnston poi), dato che così facendo si sarebbe tolto l’alone di leggenda che da sempre aveva contraddistinto quelle incisioni. E’ una visione comprensibile e per certi versi condivisibile, ma, dopo aver ascoltato i 18 CD uno in fila all’altro, devo dire che il solo fatto di trovarmi idealmente nello studio con Dylan e vivere da vicino la creazione di tre capolavori ha avuto su di me una fascinazione difficile da descrivere. In più, la confezione è uno spettacolo, con ben due libri a copertina dura ricchi di foto mai viste, commenti e note brano per brano, due saggi a cura del dylanologo Sean Wilentz e del “mitico” Bill Flanagan,  oltre a ben nove 45 giri usciti in quei due anni e riprodotti con le copertine originali: quasi quasi arrivo anche a giustificare il prezzo finale.

(NDM: a quanto pare in tanti la pensano come me, dato che al momento di scrivere queste righe le copie ancora disponibili sono poco più di mille).

Il fatto poi di trovarmi di fronte a volte anche a dieci takes consecutive della stessa canzone poteva  intimorirmi, ma Bob  Dylan all’epoca era talmente un vulcano di idee che riusciva a cambiare anche due-tre arrangiamenti per brano, rendendo così l’ascolto assolutamente piacevole e mai noioso (anche se, per esempio, quattro Sad Eyed Lady Of The Lowlands consecutive non sono per tutti): chiaramente cercherò di citare solo le takes che reputo davvero imperdibili, se no dovrei scrivere un’enciclopedia (e già così mi sa che andrò lungo), raggruppandole in tre macroparagrafi che poi non sono altro che i tre album in questione (con una appendice finale riguardante il diciottesimo CD, che prende in esame incisioni molto particolari ed esclusive del megabox) ed evitando di citare chiaramente le versioni già pubblicate in passato (nei tre dischi originali, in Biograph e nel primo e settimo volume delle Bootleg Series), che sono comunque presenti nel cofanetto.

CD 1-2 – Bringing It All Back Home: il disco di transizione (e che transizione) tra il Dylan acustico e la rockstar, un album inciso in un tempo incredibilmente breve (tre giorni!), le cui sessions iniziano con Bob che prova le canzoni in acustico o con al massimo un secondo chitarrista (Bruce Langhorne), nello stile dei quattro brani che sarebbero poi finiti sul vecchio lato B dell’LP: la canzoni non perdono un’oncia della loro bellezza, con una particolare menzione per Love Minus Zero/No Limit, uno splendore in qualsiasi modo la si faccia (e la take 3 non è inferiore a quella pubblicata). Poi c’è la versione di She Belongs To Me che apre il secondo CD, ancora più fluida e scorrevole di quella conosciuta, ed anche due inediti assoluti (anche se il primo lo si può trovare sulla colonna sonora di NCIS), California, un blues piuttosto canonico eseguito al piano, e You Don’t Have To Do That, un brano che si interrompe dopo una sola strofa e non verrà più ripreso, peccato perché sembrava interessante. Tra le chicche assolute del box, abbiamo un doppio tentativo di Mr. Tambourine Man con due chitarre e batteria, subito abortito in favore della versione acustica, ma l’idea poteva anche essere sviluppata di più, anche se Bob non sembrava essere troppo convinto a riguardo.

Fine parte I, segue…

Marco Verdi

Da Qui In Poi Il Mondo Del Rock Non E’ Stato Più Lo Stesso! Bob Dylan – The Bootleg Series Vol. 12 – 1965/1966: The Cutting Edge Parte Iultima modifica: 2015-11-18T19:39:43+01:00da bruno_conti
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