Per Ricordare Uno dei Grandissimi: Un Fine Settimana Con Lou Reed The RCA & Arista Album Collection, Parte III

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Lou Reed – The RCA & Arista Album Collection – Sony Box Set 17CD

Parte 2

The Bells (1979): critica e fans si sono sempre divisi su questo disco, chi lo considera un mezzo capolavoro, chi un mezzo passo falso. La verità come spesso accade sta nel mezzo: The Bells è un lavoro complesso, talvolta ostico, un po’ discontinuo ma con qualche zampata d’autore. Lou per la prima volta collabora con altri artisti alla stesura dei brani (tra cui Nils Lofgren e Don Cherry), e scopre il sintetizzatore, usato in maniera piuttosto massiccia. Il disco si apre con la frenetica Stupid Man e prosegue con la curiosa e direi parodistica, conoscendo Lou, Disco Mystic, dalla ritmica dance ed un “testo” che ripete all’infinito le due parole del titolo. I Want To Boogie With You sconta l’influenza musicale di Dion, uno degli eroi di gioventù per Reed, Looking For Love è un rock’n’roll urbano dominato dal sax di Fogel, mentre City Lights, dedicata a Charlie Chaplin, è un affascinante talkin’, incentrato sulla voce del nostro, qui più calda e confidenziale del solito. Come finale, la delirante title track, un brano pieno di dissonanze e sonorità complesse, quasi tra free jazz e rock d’avanguardia, più di nove minuti poco digeribili.

Growing  Up In Public (1980): un disco poco noto di Lou, a me personalmente non dispiace, le composizioni sono di livello medio-alto, e dal punto di vista del suono troviamo brani rock abbastanza standard, lineari e fruibili, niente di ostico, con arrangiamenti costruiti intorno a chitarra e piano, come la vibrante My Old Man o la potente, ma orecchiabile, Keep Away, l’incalzante Standing On Cerimony (una piccola grande canzone), la quasi solare The Power Of Positive Drinking, con il tempo vagamente reggae-caraibico, la roboante Smiles, con lo splendido piano di Michael Fonfara, suonato alla maniera di Roy Bittan.

The Blue Mask (1982): l’ultimo grande disco di Lou prima di New York (che però è nel box della Sire), con il nostro che elimina i synth e si presenta a capo di una formazione ridotta all’osso (quattro elementi, con al basso il suo futuro collaboratore fisso Fernando Saunders). Un album ispirato e con canzoni non sempre facili, come My House, ballata complessa ma di rara intensità, o la raffinata Women, o la scintillante rock ballad Underneath The Bottle, o ancora l’adrenalinica Waves Of Fear, per non parlare della splendida The Day John Kennedy Died, una delle migliori composizioni del nostro, uno slow che regala momenti di pura poesia. Finale con la grandiosa Heavenly Arms, nella quale Lou canta bene come non aveva mai fatto prima.

Legendary Hearts (1983): un buon disco “minore” di Lou, che alterna belle canzoni ad altre più ripetitive: tra gli highlights troviamo l’accattivante title track, una delle sue migliori rock ballad del periodo, lo slow chitarristico The Last Shot, la mossa e godibile Pow Wow, che forse sarebbe stata un singolo migliore di Don’t Talk To Me About Work, la bella Betrayed, una tersa ballata dal retrogusto addirittura country, e l’orecchiabile Bottoming Out, con un ritornello di quelli che restano in testa.

New Sensations (1984): un album simile al precedente, ma più fresco e con una media di canzoni superiore (ed un suono magnifico, nonostante il ritorno dei sintetizzatori), che ha più successo degli ultimi dischi grazie anche all’ottima I Love You Suzanne, un singolo decisamente accattivante, ma anche Endlessly Jealous, ancora dal ritmo sostenuto, non è da meno, e ci presenta un Reed insolitamente attento ai suoni radio friendly (My Red Joystick è quasi danzereccia). Turn To Me sarebbe bella su qualsiasi album del nostro, con il suo splendido lavoro chitarristico ed il coro tendente al gospel, ed anche la title track è un brano che unisce fruibilità a buona scrittura. Per finire con le ottime My Friend George, High In The City e Down At The Arcade, tre rock songs di presa istantanea.

Mistrial (1985): non all’altezza delle migliori prove di Lou, e tra l’altro con un marcato sound anni ottanta, Mistrial è comunque un discreto disco di rock chitarristico (la title track e Mama’s Got A Lover sono indicative in questo senso), che entra in classifica grazie all’ottimo successo del singolo No Money Down (accompagnato da un divertente videoclip). L’album comunque contiene almeno altri tre pezzi sopra la media: la trascinante Video Violence, la funkeggiante The Original Wrapper, e la splendida Tell It To Your Heart, tra le ballate più belle scritte da Lou Reed.

In definitiva, un box che vale un sacrificio economico, dato che contiene una marea di grande musica da parte di un artista molto spesso dimenticato quando si parla di capostipiti del genere, e vi darà la possibilità di riscoprire dischi e canzoni che magari non ricordavate (o che non conoscevate). E poi c’è la qualità sonora, un vero spettacolo nello spettacolo.

Marco Verdi

Per Ricordare Uno dei Grandissimi: Un Fine Settimana Con Lou Reed The RCA & Arista Album Collection, Parte IIIultima modifica: 2016-10-16T09:11:13+02:00da bruno_conti
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