Ecco Un Altro Che Di Dischi Ne Fa Pochini! Dale Watson – Under The Influence

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Dale Watson – Under The Influence – Red River CD

Dale Watson, countryman nato in Alabama ma texano al 100%, è sempre stato uno prolifico, ma ultimamente non si ferma più, in quanto si è ormai messo a viaggiare al ritmo di due dischi all’anno: lo avevamo da poco lasciato tra bingo ed escrementi di gallina nello strano live Chicken Shit Bingo http://discoclub.myblog.it/2016/10/24/cacca-gallina-vero-chitarre-dale-watson-his-lonestars-live-at-the-big-t-roadhouse/  che subito ci ritroviamo tra le mani questo Under The Influence, nel quale Dale, come suggerisce il titolo, paga il suo tributo ad artisti e canzoni importanti per la sua formazione musicale. Watson, nonostante la prolificità, è uno che raramente delude, magari non farà mai il capolavoro assoluto, ma quando si mette nel lettore uno dei suoi CD si può star certi di passare una quarantina di minuti in compagnia di ottimo country-rock texano, elettrico e pieno di ritmo, tra honky-tonk fulminanti, gustosi swing e ruspanti boogie e rockabilly, con il vocione del nostro a dominare ed il preciso accompagnamento dei fidi Lone Stars (Chris Crepps al basso, Mike Bernal alla batteria, l’ottimo Don Pawlak alla steel, vero strumento protagonista nell’economia del suono della band, oltre a Earl Poole Ball e T Jarod Bonta al piano).

Under The Influence è un disco decisamente più serio del live da poco pubblicato, e ci fa ritrovare il Watson che più apprezziamo, che, alle prese con un repertorio di grandi canzoni come quelle da lui scelte per questo progetto, non può che fare faville: in più, oltre ad indicare come da prassi i titoli dei brani ed i loro autori, Dale specifica anche a quale versione si è ispirato per la sua cover. Ed il risultato è, come potete intuire, decisamente riuscito. Lonely Blue Boy, un successo di Conway Twitty, ha un delizioso sapore retrò, con tanto di cori doo-wop, gran voce di Dale ed un piacevole alone nostalgico https://www.youtube.com/watch?v=6Dxe0gVPu6U ; You’re Humbuggin’ Me, resa nota da Lefty Frizzell, è puro rockabilly texano, fresco, ritmato e coinvolgente, con un ottimo uso del piano, mentre Lucille, il noto brano di Little Richard, è però riproposto basandosi sulla versione di Waylon Jennings, e Watson mantiene intatta l’atmosfera tipica dello scomparso outlaw, voce tonante, suono potente ed un’aria southern che non guasta. Made In Japan (Buck Owens) è country puro e scintillante, con una splendida steel, melodia classica e grande feeling, That’s What I Like About The South appartiene invece al repertorio di Bob Wills ed è, manco a dirlo, un guizzante western swing dal ritmo acceso ed assoli continui, un elemento in cui il nostro si trova particolarmente a suo agio, mentre Here In Frisco è il primo di due tributi a Merle Haggard, un bellissimo slow in puro Bakersfield style, con la voce di Dale che evoca quella del grande Hag.

Ancora country puro con Pretty Red Wine, di Mel Tillis, un brano saltellante, cadenzato e godibilissimo, con gustosi intrecci tra la chitarra di Watson e la steel di Pawlak; Pure Love è un pezzo scritto da Eddie Rabbitt ma reso popolare da Ronnie Milsap, un brano mosso, anch’esso caratterizzato da un motivo molto classico, ma non intriso di pop come ha spesso fatto il famoso cantante non vedente; I Don’t Wanna Go Home è un giusto omaggio a Doug Sahm con una languida ballata, non male ma io avrei preferito un bel tex-mex, o qualcosa che comunque identificasse meglio l’ex Texas Tornado. Il CD si chiude con il ritmato honky-tonk Most Wanted Woman (Roy Head), un tipo di canzone che Dale canta anche sotto la doccia, la ruspante e roccata If You Want To Be My Woman, ancora Haggard, e con il superclassico Long Black Veil, un brano che hanno rifatto in mille (ricordo splendide versioni di The Band, Joan Baez, Mick Jagger con i Chieftains ed anche di Nick Cave), ma Watson si ispira alla famosa rilettura di Johnny Cash, anche se il confronto con l’Uomo in Nero è assai arduo per chiunque.  Un’altra buona prova per Dale Watson: adesso speriamo che si prenda almeno sei mesi di pausa prima di un altro disco.

Marco Verdi

Ecco Un Altro Che Di Dischi Ne Fa Pochini! Dale Watson – Under The Influenceultima modifica: 2016-11-25T00:14:17+01:00da bruno_conti
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