Un Gradito Ritorno Alle Loro Atmosfere Più Consone. Zac Brown Band – Welcome Home

zac brown band welcome home

Zac Brown Band – Welcome Home – Southern Ground/Elektra CD

L’ultimo album della Zac Brown Band, Jekyll + Hyde (2015), pur avendo venduto molto, ha rappresentato una grande delusione per parecchi fans della prima ora del gruppo, in quanto, accanto alla consueta miscela di rock, country e musica del Sud, trovavano spazio anche i generi più disparati come pop, hard rock (con la presenza anche di Chris Cornell, a proposito R.I.P. Chris, non eri la mia “cup of tea”, ma la tua scomparsa non mi ha lasciato indifferente), reggae ed addirittura musica dance elettronica: un pasticcio stilistico che aveva fatto temere ai più che, in nome della fama e delle vendite, avessimo perso per strada un altro musicista di talento. Zac deve però essersi ravveduto, in quanto questo suo nuovo disco, dal rassicurante titolo di Welcome Home (ed anche la copertina fa pensare al meglio) è un vero e proprio ritorno alle sonorità grazie alle quali il nostro si è creato un nome, un country-rock dal sapore sudista, con accenni di soul e gospel, e che ci aveva portato dischi molto belli come The Foundation, You Get What You Give ed il live Pass The Jar, oltre alla raccolta di successi http://discoclub.myblog.it/2014/12/14/country-zac-brown-band-greatest-hits-so-far/

Intanto alla produzione troviamo l’uomo del momento, cioè Dave Cobb, uno che sta facendo passare come un fannullone anche Joe Bonamassa, che riporta Brown e soci nel giusto alveo, con sonorità magari un filo più “rotonde” e radio friendly, ma senza l’uso di computer, sintetizzatori, drum machines e diavolerie varie, e dando un sapore leggermente più country del solito, anche se stiamo parlando di un country robusto e suonato con il piglio da rock band da Zac e compagni, gli inseparabili Coy Bowles, Clay Cook, Daniel De Los Reyes, Matt Mangano, Jimmy De Martini, Chris Fryar e John Driskell Hopkins, che creano un vero e proprio muro del suono perfetto per le canzoni del leader, che in questo disco tornano ad essere ai livelli dei dischi citati sopra, e superiori quindi anche a quelle del discreto, ma non imprescindibile, Uncaged. Già l’iniziale Roots promette bene: introdotta da uno splendido pianoforte, vede poi l’entrata prepotente della sezione ritmica subito seguita dalla voce di Zac che intona un motivo molto interessante, con un crescendo elettrico e potente che trasforma il brano in una luccicante e tonica rock ballad. Real Thing è un’ottima rock song corale e dalla strumentazione molto ricca ma non ridondante (Cobb sa il fatto suo), con uno spirito soul che aleggia qua e là, spirito che si fa più concreto nella fluida Long Haul, altra canzone piena di suoni “giusti”, cantata benissimo e con una melodia decisamente vincente, un’altra conferma del fatto che la vera Zac Brown Band è tornata tra noi.

La tenue Two Places At One Time è più country, quasi bucolica, un brano vibrante che cresce ascolto dopo ascolto fino a diventare uno dei migliori, Family Table è sudista al 100%, sembra un incrocio tra la Charile Daniels Band e la Marshall Tucker Band più country, un pezzo terso e godibile, mentre My Old Man è un delicato e toccante bozzetto acustico che Zac ha dedicato a suo padre. Start Over è diversa, almeno per lo stile dei nostri, in quanto è una vera e propria Mexican song con un tocco anni sessanta, un brano molto carino che però ricorda più i Mavericks che la ZBB; la bella Your Majesty è caratterizzata da un’altra melodia diretta e vincente, un potenziale singolo, mentre Trying To Drive, ancora molto southern e suonata alla grande (e con la seconda voce femminile di Aslyn Mitchell, che è anche co-autrice del pezzo), va messa anch’essa tra le più riuscite, ed è perfetta per essere rifatta dal vivo (ed infatti era già presente su Pass The Jar, ma la versione in studio mancava all’appello). Il CD si conclude con l’unica cover, All The Best, uno splendido brano di John Prine (era sul bellissimo The Missing Years del 1991, uno dei migliori album del baffuto cantautore), riletto in maniera rispettosa ma personale allo stesso tempo, con l’aiuto della doppia voce di Kacey Musgraves.

Un bel disco, che ci fa ritrovare un gruppo che, personalmente, avevo dato in grave crisi creativa, se non proprio per perso.

Marco Verdi

Un Gradito Ritorno Alle Loro Atmosfere Più Consone. Zac Brown Band – Welcome Homeultima modifica: 2017-05-21T19:01:55+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo