I Classici Non Mancano Neppure Nel Secondo Capitolo! Richard Thompson – Acoustic Classics II

richard thompson acoustic classics II

Richard Thompson – Acoustic Classics II – Beeswing/Proper

Nel primo volume, uscito circa tre anni fa nel luglio 2014, Richard Thompson aveva rivisitato una nutrita serie di “classici” del proprio repertorio in versione acustica: brani già eseguiti moltissime volte in modalità voce e chitarra, ma tratti solo da esibizioni live, mentre per il disco si era scelto proprio di inciderli ex novo, con un arrangiamento ad hoc e con la tecnologia di studio a disposizione, nonché spesso con l’esperienza e la visione differente maturate in quasi 50 anni di carriera. Il bacino da cui pescare non mancava di sicuro, in quanto il musicista di Notting Hill Gate ha scritto una serie impressionante di bellissime canzoni e quindi c’era solo l’imbarazzo della scelta: e quindi nel CD del 2014, che forse allora non era ancora previsto fosse il primo di una serie, troviamo brani splendidi come I Want To See The Bright Lights, Wall The Death, Walking On A Wire, 1952 Vincent Black Lightning, Shoot Out The Lights, tanto per citarne alcune, comunque potete leggere dei contenuti completi qui http://discoclub.myblog.it/2014/07/21/electric-quasi-inevitabilmente-richard-thompson-acoustic-classics/ . Per il nuovo capitolo Thompson ha deciso di andare ancora più a fondo nel proprio songbook, riprendendo anche alcuni dei pezzi scritti per i Fairport Convention, oltre ad alcune canzoni tratte dal repertorio solista, quello più ampio ed altre ancora incise anche da altri cantanti. Il risultato è come sempre di grande fascino, sia per gli amanti di Richard Thompson, sia per chi lo avvicina per la prima volta, per quanto il sottoscritto, come si desume dai numerosi post che gli ho dedicato sul Blog e anche da parecchie recensioni scritte per il Buscadero, lo predilige in versione elettrica, o forse, meglio in ancora, in una combinazione delle due modalità.

L’apertura è affidata a She Twists The Knife Again, un brano tratto da Across A Crowded Room del 1985, il secondo album del post Richard & Linda Thompson (ma in mezzo c’era stato Small Town Romance, un album acustico dal vivo, uno dei tanti della sua discografia), una delle sue canzoni più accorate, ricca di rabbia e disperazione, sulla dissoluzione di un rapporto, forse un “classico” minore ma che comunque ad oltre trenta anni dalla sua composizione, e anche in versione acustica, non ha perso la rabbia e l’urgenza della versione originale, forse temperate dalla distanza temporale ma ancora brucianti, con la chitarra acustica a disegnare le solite traiettorie incredibili. The Ghost Of You Walks era su You? Me? Us?, il doppio album uscito nel 1996, tra i più controversi a livello critico di Thompson, secondo il sottoscritto comunque un piccolo capolavoro, e con questa canzone dove si apprezzava il lavoro dell’altro grande Thompson, Danny, un brano intimista e malinconico. Genesis Hall, uno dei primi capolavori scritti per i Fairport Convention, appariva su Unhallbricking del 1969 ed era in origine cantata da Sandy Denny, Richard ci regala una splendida versione aggiornata per questo Acoustic Classics, Jet Plane In A Rocking Chair era su Poor Down Like Silver, il disco del 1975 inciso insieme a Linda, un alto “classico minore”, ma ci sarebbe gente pronta a uccidere per scrivere delle canzoni così belle, e Thompson la canta con la sua voce unica e particolare che a 68 anni non mostra cenni di cedimento, ancora fresca e vivace, oggi come ieri.

A Heart Needs A Home è una delle sue ballate più belle (ma ne ha scritte di brutte?), struggente e delicata, è un’altra delle canzoni incise con Linda, ma che poi ritorna periodicamente nei suoi dischi, sempre unica e diversa. Pharaoh non è notissima, secondo alcuni è una delle sue composizioni più affascinanti, per altri addirittura la più bella, in origine era su Amnesia del 1988, il secondo disco prodotto da Mitchell Froom; io non mi spingerei così a fondo nell’entusiasmo, per quanto il brano sia intenso ed avvolgente, riservando le mie lodi per Gethsemane, una delle sue perle nascoste, apparsa su The Old Kit Bag, il disco del 2003 che andrebbe ripescato tra i suoi lavori migliori: in questa versione doppia chitarra acustica, una che tiene il ritmo e l’altra che disegna fregi sonori di classe sopraffina. Devonside ammetto che non la ricordavo neppure io, si trova su Hand Of Kindness, il primo disco del post Richard & Linda, un’altra storia di una relazione finita tragicamente, ma in questo caso non legata direttamente alla propria vicenda; non sarà nota ma è pur sempre un ascolto avvincente; così come quello della successiva Meet On The Ledge, a tutt’oggi la signature song dei Fairport, scritta quanto aveva 19 anni, ed interpretata insieme alla Denny su What We Did On Our Holidays, una sorta di variazione sul tema dell’amore eterno che anche oggi, in questa versione della maturità, non ha perso un briciolo del suo fascino, con Richard che ancora una volta si sdoppia alla chitarra acustica per questa splendida canzone.

Keep Your Distance viene da Rumor And Sigh, uno degli album degli anni ’90, per chi scrive uno dei migliori della maturità, lo stesso disco di 1952 Vincent Black Lightning e I Misunderstood presenti nel precedente Acoustic Classics, un’altra delle tipiche composizioni del nostro, con la rara presenza di una seconda voce ad armonizzare la melodia avvolgente e calda. Bathsheba Smiles viene da Mock Tudor, l’ultimo disco degli anni ’90, siamo nel 1999, e forse anche il più bello complessivamente, con brani che magari non si ricordano singolarmente, ma sono sempre di grande pregio, come questo, sempre ammaliante anche in dimensione acustica (ma se vi viene voglia di ascoltarli in versione elettrica sono ancora più brillanti). Crazy Man Michael, scritta sempre a 19 anni, insieme a Dave Swarbrick, per il capolavoro assoluto dei Fairport Convention e del folk-rock, Liege And Lief, anche questa affidata alla splendida voce di Sandy Denny ed ora riletta di nuovo alla voce del suo autore per una versione di rara intensità e bellezza, arricchita da un fingerpicking  chitarristico di grande tecnica e feeling. Il brano più recente contenuto in questo secondo capitolo della saga acustica è Guns Are The Tongues, che proviene da Sweet Warrior del 2007, uno degli ennesimi capolavori degli anni della maturità, un brano dove appare anche un mandolino per rendere la tragicità di questa devastante storia di un ragazzo allenato per diventare una macchina da guerra, cantata, a tratti, nuovamente con doppia voce, con una partecipazione ed una intensità una volta ancora quasi palpabili. E ancora da Rumor And Sigh, uno degli album più saccheggiati troviamo Why Must I Plead? un’altra delle sue canzoni d’amore, supplice e struggente, magnifica anche in questa “nuova” dimensione acustica.

Richard Thompson colpisce ancora!

Bruno Conti

 

I Classici Non Mancano Neppure Nel Secondo Capitolo! Richard Thompson – Acoustic Classics IIultima modifica: 2017-08-19T12:05:24+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo