Se Ne Sentiva La Mancanza. “Finalmente” Il 13 Ottobre Esce The Who Tommy Live At The Royal Albert Hall

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The Who – Tommy Live At The Royal Albert Hall – 2 CD – DVD – Blu-ray – 3 LP Eagle Rock/Eagle Vision/Universal 13-10-2017

Ormai il numero delle esibizioni di Tommy Live si perde nella notte dei tempi, si risale al lontano 1969 quando uscì la prima edizione discografica dell’album. Poi, nel corso dei decenni, da Woodstock al Live At Leeds, passando ancora per la versione orchestrale al Rainbow Theatre di Londra nel 1972, ed innumerevoli altre volte da allora, soprattutto nei tour del 1989 e 2002, molte anche pubblicate su LP, CD o DVD. L’ultima è questa, registrata nel mese di aprile alla Royal Albert Hall, nell’ambito del Teenage Cancer Trust, per la benemerita organizzazione che raccoglie fondi per gli adolescenti malati di tumore, e il cui concerto era il 100° della serie. Quindi la causa è nobile, in più Pete Townhsend ci dice che è la prima volta che Tommy viene eseguito completo dal vivo, in tutte le altre esibizioni era sempre stata tralasciata qualche traccia dell’opera rock. Come si dice, facciamo a fidarci, e diamo per buona la notizia: il concerto esce in vari formati e oltre a Townshend e Roger Daltrey (che è il curatore del progetto), sul palco troviamo Simon Townshend (chitarra e voce); Zak Starkey (batteria); Jon Button (basso); Frank Simes (tastiere); Loren Gold (tastiere); John Corey (tastiere), forse fin troppi tastieristi per i miei gusti. Oltre a tutto per una serata che avrebbe dovuto presentare una versione acustica della celebre storia del bimbo cieco mago del flipper, ma poi per problemi di tempo nell’adattamento alla nuova versione si è preferito andare per il classico, anche con il rischio di ulteriori danni all’udito di Townshend, minato dal tinnito, soprattutto in quella location, la Royal Albert Hall, dove il volume dell’audio si amplifica a volumi quasi intollerabili per il chitarrista degli Who.

Tra le chicche delle serata un maxischermo dove venivano proiettati disegni animati per illustrare le fasi della storia e una speciale coreografia di luci. Nella seconda parte del concerto sono stati eseguiti anche altri sette brani tra i più celebri della band. E negli extra delle edizioni in video, oltre al backstage del concerto, ci sono anche due speciali videoclip a cartoni animati con le musiche di The Acid Queen e Pinball Wizard. Comunque ecco la tracklist completa.

1. Overture
2. It’s A Boy
3. 1921
4. Medley: Amazing Journey / Overture
5. Sparks
6. Eyesight To The Blind (The Hawker)
7. Christmas
8. Cousin Kevin
9. The Acid Queen
10. Do You Think It’s Alright?
11. Fiddle About
12. Pinball Wizard
13. There’s A Doctor
14. Go To The Mirror
15. Tommy Can You Hear Me?
16. Smash The Mirror
17. Underture
18. I’m Free
19. Miracle Cure
20. Sensation
21. Sally Simpson
22. Welcome
23. Tommy’s Holiday Camp
24. We’re Not Gonna Take It
25. I Can’t Explain
26. Join Together
27. I Can See For Miles
28. Who Are You
29. Love, Reign O’er Me
30. Baba O’Riley
31. Won’t Get Fooled Again

DVD/Blu-ray Bonus Features
– Behind The Scenes
– The Acid Queen
– Pinball Wizard

Esce il 13 ottobre p.v.

Bruno Conti

Il Blues Secondo Van Morrison, Classico E Raffinato. Roll With The Punches E’ Il Nuovo Album

van morrison roll with the punches

Van Morrison – Roll With The Punches – Exile/Caroline/Universal

Per il mese di settembre, in un primo tempo, era stata annunciata la ristampa potenziata, in versione triplo CD, di The Healing Game, l’album di Van Morrison che quest’anno avrebbe festeggiato il 20° Anniversario dall’uscita: il disco ora ha una nuova data di uscita prevista per il 15 febbraio 2018, quindi il ventennale va a farsi benedire, ma si sa che queste date sono spesso solo degli optional per le case discografiche, specie se l’artista, come il rosso irlandese, ha due contratti con diverse etichette, la Caroline, e quindi il gruppo Universal, per i dischi nuovi (ed è già il secondo di seguito che esce con loro, un record per il Van degli ultimi anni, che sarà ribadito a breve), e la Sony Legacy per le ristampe del vecchio catalogo. Comunque verso l’inizio dell’estate è stata annunciata l’uscita di un nuovo album, Roll With The Punches, a cui, nel corso delle procedure, è stata anche cambiata la foto di copertina, in quanto nella prima versione era obiettivamente piuttosto pacchiana. Cosa che invece non è il contenuto del disco, classico e raffinato come dico nel titolo, dedicato al Blues, inteso nel senso più ampio del termine, quindi anche R&B, soul, R&R e un filo di gospel, il tutto attraverso l’ottica unica di Morrison, che per l’occasione scrive anche cinque nuovi brani, sintonizzati su questa lunghezza di onda sonora, con un chiaro omaggio ai suoi ascolti giovanili, agli artisti e alle canzoni che lo hanno influenzato nella parte iniziale della sua carriera, e che ancora oggi spesso sono l’oggetto delle sue ricerche sonore. Come è abbastanza noto i dischi del nostro amico, per definizione, appartengono al “genere Van Morrison”, o se proprio vogliamo affibbiargli una etichetta, diciamo celtic soul:music, quindi, secondo i detrattori, “purtroppo” tutti uguali tra loro, e per gli ammiratori, “per fortuna” tutti uguali tra loro. Ovviamente sto estremizzando parecchio, ma il succo è un po’ quello, infatti parlando dei suoi CD, non si parla di un album bello, ma di un Van Morrison bello, e quello dello scorso anno http://discoclub.myblog.it/2016/10/02/male-esordiente-irlandese-van-morrison-keep-me-singing/, era molto bello, uno dei suoi migliori da parecchio tempo a questa parte, forse proprio dai tempi di The Healing Game.

Come sapete il sottoscritto è un grande estimatore dell’opera di Van The Man, ma credo anche di essere obiettivo, e quindi direi che questo Roll With The Punches è “solo” un bel disco, non un grande disco, con alcune canzoni decisamente sopra la media, e cantato come sempre da una delle più belle voci dell’orbe terracqueo, a 72 anni ancora limpida e potente come se il tempo per lui non passasse (anche se come sapete, secondo una mia teoria già esposta in passato, da bambino Van Morrison ha ingoiato un microfono, e quindi è avvantaggiato rispetto ai suoi concorrenti). Facezie a parte, il disco è anche suonato in modo impeccabile, e questa volta il nostro amico utilizza, oltre alla sua band attuale, anche parecchi ospiti (in modo in parte diverso rispetto all’album dei duetti http://discoclub.myblog.it/2015/03/21/vivo-van-morrison-duets-re-working-the-catalogue-la-recensione/ , dove ogni tanto i partner scelti non erano alla sua altezza). Il nome più importante è sicuramente quello di Jeff Beck, un vecchio amico con cui ha suonato in parecchie jam, e componente della “santa trinità” dei chitarristi rock inglesi, con Clapton e Page, che appare in cinque brani. Nel disco, come ospiti ci sono altre tre “vecchie glorie” del british blues, Chris Farlowe, Georgie Fame Paul Jones, oltre al più giovane (nasceva più o meno quando l’irlandese iniziava la sua attività musicale) Jason Rebello, pianista di impronta jazz, sempre inglese. Mentre nella band abituale di Van Morrison troviamo Paul Moran all’organo, Stuart McIlroy al piano, Dave Keary alla chitarra, Laurence Cottie al basso, Mez Clough alla batteria, oltre alle due eccellenti coriste Dana Masters Sumudu Jayatilaka, e qualche altro strumentista che appare saltuariamente, ma questa volta, salvo due o tre eccezioni, niente fiati. Dieci cover e cinque brani nuovi di impronta prevalentemente blues, ma grazie alla verve vocale di questo signore comunque nettamente superiori alla produzione media nell’ambito delle 12 battute.

Prendiamo la prima canzone, la title track Roll With The Punches, uno dei brani nuovi, una vibrante blues song, un Chicago Blues potente e sanguigno, con Keary molto efficace alla slide e  il duo McIlroy e Moran alla tastiere che sottolinea il cantato intenso di Morrison: Transformation all’inizio mi pareva identica a People Get Ready di Curtis Mayfield (orrore, un quasi plagio), ma è un attimo e poi diventa un’altra classica soul ballad tipica dell’irlandese, serena e fluida, con le due voci femminili e Chris Farlowe che danno una mano nell’arrangiamento, mentre un misuratissimo Jeff Beck, lavora di finezza per l’occasione, trattenendo i suoi istinti più “esagerati”. Un bel uno-due di apertura, seguìto dalla prima cover dell’album, I Can Tell, un pezzo dal repertorio di Bo Diddley, ma che nella scansione sonora ricorda pure lo stile di un altro dei “maestri” di Van Morrison, il grande John Lee Hooker, con il suo riff insistito e ripetuto, che sta a mezza strada tra R&R e R&B anni ’50, sempre con piano e organo che si dividono con le chitarre gli spazi, fino a che arriva Jeff Beck e mette d’accordo tutti, mentre Farlowe e le coriste sono sempre in moto sullo sfondo in modalità call and response e anche Morrison mette in azione la sua armonica. Due canzoni celeberrime sono poi proposte in un medley di grande intensità, Stormy Monday di T-Bone Walker, con la voce duettante di Chris Farlowe, questa volta alla pari con Van, e Lonely Avenue, un pezzo di Doc Pomus, che cantava Ray Charles, una delle grandi passioni di Morrison, ancora con un Jeff Beck in grande spolvero, nell’inconsueta veste più misurata utilizzata in questo album (ma se suona sempre), e anche il nostro amico si scatena nuovamente all’armonica. Goin’ To Chicago, scritta da Count Basie & Jimmy Rushing è più jazzata, eseguita in quartetto, con Georgie Fame, seconda voce e organo hammond, lo stesso Van armonica e chitarra elettrica, Chris Hill al contrabbasso e James Powell alla batteria, per un brano più notturno e felpato, che potrebbe essere il preludio del nuovo disco di Van. Un altro direte voi? Ebbene sì, a dicembre dovrebbe uscire un altro disco nuovo di Morrison, dedicato agli standards jazz, che dovrebbe chiamarsi Versatileve lo anticipo qui, poi ve lo confermerò più avanti, ma dovrebbe essere quasi certo.

Tornando al disco, Fame (omaggio a Georgie?), è un altro pezzo originale, per l’occasione in duetto con Paul Jones (Manfred Mann Blues Band), all’armonica, oltre che voce duettante, un altro blues duro e puro molto classico; e pure Too Much Trouble, ancora proveniente dalla penna dell’irlandese, e che lo vede impiegato anche al sax, è Morrison tipico, con Moran alla tromba e Cottie al trombone, nell’unico brano fiatistico che si inserisce nel filone swingante à la Moondance. con un ottimo Rebello al piano. Uno dei pezzi forti dell’album è sicuramente la rilettura intensa e sentita del capolavoro di Sam Cooke, Bring It On Home To Me, una delle più belle canzoni della storia della musica nera (e non solo), veicolo ideale per la magnifica voce senza tempo di Van, che già ne aveva incisa una versione splendida nell’indimenticabile doppio dal vivo del 1974 It’s Too Late To Stop Now, superiore a quella attuale per me, che però si avvale di uno strepitoso Jeff Beck alla solista che quasi pareggia quella dell’epoca, grande musica in entrambi i casi (quindi doppio video). Ordinary People è l’ultimo degli originali firmato da Van, un altro buon blues, se mi passate il termine, molto hookeriano, dall’andatura falsamente pigra ed ondeggiante, con Keary Beck che si stuzzicano alle chitarre, mentre Farlowe fa lo stesso con il “capo”, e McIlroy fa scorrere le dita veloci sulla tastiera e alla fine chi gode è l’ascoltatore, come dice il famoso detto adattato per l’occasione “sarà solo blues ma ci piace”! How Far From The God di Sister Rosetta Tharpe, con il piano barrelhouse di Mcilroy in evidenza, ha un empito quasi R&R, con piccoli sussulti gospeli, nel suo dipanarsi e Morrison scurisce la sua voce ulteriormente, per Teardrops From My Eyes, un brano che facevano Louis Jordan, Louis Prima e Ray Charles, molto più felpata e dal sound errebì vecchia scuola, con Georgie Fame di nuovo all’organo e il buon Van che sfodera un ficcante assolo di sax, mentre le coriste si agitano sempre sullo sfondo. Automobile di Sam “Lightnin’ Hopkins è un intenso blues lento elettrico, con armonica, chitarra (lo stesso Morrison) e piano, a guidare le danze. Benediction è uno dei classici brani di Mose Allison, altro grande pallino ed amico dell’irlandese, con Rebello eccellente al piano e Moran all’organo e ancora il sax del nostro, che impiega Keary e Clough come voci “basse” di supporto, insieme alle due ragazze, per un brano dalla struttura squisita. Mean Old World era un celebre brano dell’armonicista Little Walter, un altro slow blues in cui Morrison non può esimersi dal soffiare nello strumento. e in chiusura rimane la divertente e mossa Ride On Josephine, l’altro pezzo dal repertorio di Bo Diddley, con drive e riff che erano quelli tipici di Ellas McDaniel.

Una ennesima buona prova quindi di Van Morrison, che ne conferma la ritrovata vena, insieme alla sua immancabile e proverbiale verve vocale. E’ uscito oggi, venerdì 22 settembre.

Bruno Conti  

Un Vero Cantastorie Della Musica “Americana”. Tom Russell – Folk Hotel

tom russell folk hotel

Tom Russell – Folk Hotel – Frontera Records/Proper Deluxe Edition

Tom Russell, nella sua lunga carriera, ha sfornato diversi “concept album” di sicuro interesse, uno dedicato alle “western songs” Indians Cowboys Horses Dogs (04), e soprattutto la bellissima, e in parte innovativa, “trilogia” iniziata con The Man From God Knows Where (una saga familiare che narra la storia della famiglia Russell (99), proseguita con Hotwalker (un viaggio a ritroso nella memoria e nella storia dell’America (05), e conclusa (per ora) con l’affascinante The Rose Of Roscrae (una saga popolare che parte dall’Irlanda e raggiunge il Canada (15) http://discoclub.myblog.it/2015/04/29/epica-saga-del-west-lunga-quarantanni-tom-russell-the-rose-of-roscrae-ballad-of-the-west/ . Alcuni puntualmente recensiti su queste pagine: fino ora ad arrivare a questo nuovo lavoro Folk Hotel, un intrigante album, ricco di argomenti su personaggi e storie della provincia americana, raccontate al Chelsea Hotel di New York (raffigurato sulla cover del disco, dipinta dallo stesso Russell), tanto caro al grandissimo Leonard Cohen (di cui sentiamo la mancanza), e ad altri artisti di quel periodo. Folk Hotel come consuetudine è stato registrato ad Austin in Texas presso lo studio Congress House, e il buon Tom (che suona anche parte degli strumenti), è aiutato dalla presenza di illustri musicisti della scena “roots” americana, come il mitico e amico fisarmonicista Joel Guzman (Joe Ely e Los Lobos fra i tanti suoi “clienti”), Mark Hallman alle percussioni e bouzouki, Redd Volkaert alle chitarre, Augie Meyers al pianoforte e voce, Hansruedi Jordi alla tromba, e come graditi ospiti i nostri Max De Bernardi e Veronica Sbergia rispettivamente alla chitarra e washboard e armonie vocali, nonché con Joe Ely e la brava Eliza Gilkyson a duettare con lui, il tutto prodotto dallo stesso Russell con Mark Hallman.

La canzone d’apertura Up In The Old Hotel (si riferisce al famoso libro di Joseph Mitchell) è una dolce ballata con l’intro della tromba di Jordi e dove si sente subito l’impronta di Guzman, per poi passare subito alle atmosfere “messicane” di una spumeggiante Leaving El Paso, cantata in duetto con Eliza Gilkyson,  a seguire le trame acustiche di una accorata e soave I’ll Never Leave These Old Horses (dedicata al leggendario Ian Tyson), e poi ancora un duetto con la Gilkyson nell’elegia musicale The Sparrow Of Swansea (scritta con Katy Moffatt e dedicata al poeta inglese Dylan Thomas), con una bella melodia che ricorda vagamente Streets Of London di Ralph McTell.  Le narrazioni “antiche” di Tom continuano con l’intro recitativo di All On A Belfast Morning (da una poesia del poeta di Belfast James Cousins), a cui fanno seguito il moderno bluegrass” di una “agreste” Rise Again, Handsome Johnny, dove fa una bella figura il duo italiano Max De Bernardi e Veronica Sbergia. Ci inchiniamo davanti alla bellezza di Harlan Clancy, dettata dalle note del pianoforte di Augie Meyers e dell’armonica di Tom, mentre The Last Time I Saw Hank è la classica ballata texana, che tanti presunti nuovi “fenomeni” probabilmente non saranno mai in grado di scrivere. Con The Light Beyond The Coyote Fence e The Dram House Down In Gutter Lane, Russell propone la parte più acustica del lavoro (brani perfetti da suonare sotto le stelle del Texas), a cui fa seguito il secondo recitativo di un’altra poesia totale come The Day They Dredged The Liftey / The Banks Of Montauk / The Road To Santa Fe-O, per poi volare col cuore in Danimarca per una struggente e triste The Rooftops Of Copenhagen (dedicata al navigatore danese Ove Joensen).

L’edizione deluxe è ampliata da una riscrittura di Just Like Tom Thumb’s Blues (del premio Nobel Bob Dylan  *NDB Nella stessa pagina del Blog oggi trovate anche l’anticipazione del nuovo cofanetto di Bob, il vol. 13 delle Bootleg Series Trouble No More, un fil rouge perfetto), che Tom canta in duetto con Joe Ely, accompagnati  entrambi dalla magica fisarmonica di Guzman, e dal blues acustico di Scars On His Ankles, un commovente incontro immaginario tra lo scrittore Grover Lewis e il grande cantante e chitarrista blues Lightnin’ Hopkins, due canzoni piuttosto lunghe, una di sei e una di nove minuti, quindi non dei riempitivi, anzi. Come nei dischi citati inizialmente, questo ultimo Folk Hotel come sempre è un gesto di grande affetto verso storie e personaggi che Tom Russell (romanziere, criminologo, oltre che artista e cantautore) ha certamente amato, dando vita a questa bella raccolta di canzoni, che ci confermano un cantautore ancora in piena forma (e anche prolifico visto il recente omaggio con Play One More: The Songs Of Ian & Sylvia http://discoclub.myblog.it/2017/05/29/un-sentito-omaggio-da-parte-di-un-grande-musicista-ad-un-grande-duo-tom-russell-play-one-more-the-songs-of-ian-sylvia/ ), ed in grado di emozionare con ballate dirette che hanno la forza e la capacità di raccontare la sua America, ma soprattutto di scavare nella nostalgia della gente.

Tino Montanari

E Volevate Che Anche Quest’Anno Non Uscisse Il Classico Cofanetto Di Bob Dylan? Certo Che No. Trouble No More – The Bootleg Series Vol.13 Il 3 Novembre 2017

bob dylan bootleg series 13 trouble no more

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Bob Dylan – Trouble No More – The Bootleg Series vol. 13 1979-1981 – Columbia/Legacy Deluxe 8CD + 1 DVD – 2 CD – 4 LP 03-11-2017

Ovviamente la domanda del titolo del Post è retorica. Dopo il periodo Sinatrologo e il megacofanetto dello scorso anno The 1966 Live Recordings, quest’anno a novembre ritornano i classici volumi delle Bootleg Series, giunti al capitolo n°13. Annunciato da tempo, si era parlato come titolo di The Gospel Years, ma alla fine il titolo ufficiale sarà Trouble No More 1979-1981, e copre il periodo dei tre album della “svolta religiosa” di Bob Dylan, ovvero Slow Train Coming, Saved Shot Of Love, dischi magari non amatissimi da alcuni dei fan, ma ricchi anche di belle canzoni e con svariati eccellenti musicisti utilizzati nelle sessioni di studio, tenute anche, per i primi album, ai Muscle Shoals Studios.

Ci saranno due versioni differenti, la SuperDeluxe Edition da 8 CD e 1 DVD, con 100 registrazioni mai pubblicate prima, in studio e dal vivo, di cui 14 canzoni inedite. Nel DVD, Intitolato Trouble No More: A Musical Film, ci sarà anche materiale dal vivo estratto dal “leggendario” (lo dice la nota informativa della Sony) tour del 1980. Quindi tutto fantastico, purtroppo pare anche il prezzo, che indicativamente dovrebbe oscillare tra i 150 e i 200 euro, anche in virtù della presenza del solito “librone” fotografico da 120 pagine che vedete effigiato sopra. Per i più poveri, al solito, ci sarà una versione standard in doppio CD.

Ecco i contenuti contenuti completi delle due edizioni.

Deluxe Edition

[CD1: Live]
1. Slow Train (Nov. 16, 1979)
2. Gotta Serve Somebody (Nov. 15, 1979)
3. I Believe in You (May 16, 1980)
4. When You Gonna Wake Up? (July 9, 1981)
5. When He Returns (Dec. 5, 1979)
6. Man Gave Names to All the Animals (Jan. 16, 1980)
7. Precious Angel (Nov. 16, 1979)
8. Covenant Woman (Nov. 20, 1979)
9. Gonna Change My Way of Thinking (Jan. 31, 1980)
10. Do Right to Me Baby (Do Unto Others) (Jan. 28, 1980)
11. Solid Rock (Nov. 27, 1979)
12. What Can I Do for You? (Nov. 27, 1979)
13. Saved (Jan. 12, 1980)
14. In the Garden (Jan. 27, 1980)

[CD2: Live]
1. Slow Train (June 29, 1981)
2. Ain’t Gonna Go to Hell for Anybody (Unreleased song – Apr. 24, 1980)
3. Gotta Serve Somebody (July 15, 1981)
4. Ain’t No Man Righteous, No Not One (Unreleased song – Nov. 16, 1979)
5. Saving Grace (Nov. 6, 1979)
6. Blessed Is the Name (Unreleased song – Nov. 20, 1979)
7. Solid Rock (Oct. 23, 1981)
8. Are You Ready? (Apr. 30, 1980)
9. Pressing On (Nov. 6, 1979)
10. Shot of Love (July 25, 1981)
11. Dead Man, Dead Man (June 21, 1981)
12. Watered-Down Love (June 12, 1981)
13. In the Summertime (Oct. 21, 1981)
14. The Groom’s Still Waiting at the Altar (Nov. 13, 1980)
15. Caribbean Wind (Nov. 12, 1980)
16. Every Grain of Sand (Nov. 21, 1981)

[CD3: Rare and Unreleased]
1. Slow Train (Soundcheck – Oct. 5, 1978)
2. Do Right to Me Baby (Do Unto Others) (Soundcheck – Dec. 7, 1978)
3. Help Me Understand (Unreleased song – Oct. 5, 1978)
4. Gonna Change My Way of Thinking (Rehearsal – Oct. 2, 1979)
5. Gotta Serve Somebody (Outtake – May 4, 1979)
6. When He Returns (Outtake – May 4, 1979)
7. Ain’t No Man Righteous, No Not One (Unreleased song – May 1, 1979)
8. Trouble in Mind (Outtake – April 30, 1979)
9. Ye Shall Be Changed (Outtake – May 2, 1979)
10. Covenant Woman (Outtake –February 11, 1980)
11. Stand by Faith (Unreleased song – Sept. 26, 1979)
12. I Will Love Him (Unreleased song – Apr. 19, 1980)
13. Jesus Is the One (Unreleased song – Jul. 17, 1981)
14. City of Gold (Unreleased song – Nov. 22, 1980)
15. Thief on the Cross (Unreleased song – Nov. 10, 1981)
16. Pressing On (Outtake – Feb. 13, 1980)

[CD4: Rare and Unreleased]
1. Slow Train (Rehearsal – Oct. 2, 1979)
2. Gotta Serve Somebody (Rehearsal – Oct. 9, 1979)
3. Making a Liar Out of Me (Unreleased song – Sept. 26, 1980)
4. Yonder Comes Sin (Unreleased song – Oct. 1, 1980)
5. Radio Spot January 1980, Portland, OR show
6. Cover Down, Pray Through (Unreleased song – May 1, 1980)
7. Rise Again (Unreleased song – Oct. 16, 1980)
8. Ain’t Gonna Go to Hell for Anybody (Unreleased song – Dec. 2, 1980)
9. The Groom’s Still Waiting at the Altar (Outtake – May 1, 1981)
10. Caribbean Wind (Rehearsal – Sept. 23, 1980)
11. You Changed My Life (Outtake – April 23, 1981)
12. Shot of Love (Outtake – March 25, 1981)
13. Watered-Down Love (Outtake – May 15, 1981)
14. Dead Man, Dead Man (Outtake – April 24, 1981)
15. Every Grain of Sand (Rehearsal – Sept. 26, 1980)

[CD5: Live in Toronto 1980]
1. Gotta Serve Somebody (April 18, 1980)
2. I Believe In You (April 18, 1980)
3. Covenant Woman (April 19, 1980)
4. When You Gonna Wake Up? (April 18, 1980)
5. When He Returns (April 20, 1980)
6. Ain’t Gonna Go To Hell For Anybody (Unreleased song – April 18, 1980)
7. Cover Down, Pray Through (Unreleased song – April 19, 1980)
8. Man Gave Names To All The Animals (April 19, 1980)
9. Precious Angel (April 19, 1980)

[CD6: Live in Toronto 1980]
1. Slow Train (April 18, 1980)
2. Do Right To Me Baby (Do Unto Others) (April 20, 1980)
3. Solid Rock (April 20, 1980)
4. Saving Grace (April 18, 1980)
5. What Can I Do For You? (April 19, 1980)
6. In The Garden (April 20, 1980)
7. Band Introductions (April 19, 1980)
8. Are You Ready? (April 19, 1980)
9. Pressing On (April 18, 1980)

[CD7: Live in Earl’s Court, London – June 27, 1981]
1. Gotta Serve Somebody
2. I Believe In You
3. Like A Rolling Stone
4. Man Gave Names To All The Animals
5. Maggie’s Farm
6. I Don’t Believe You
7. Dead Man, Dead Man
8. Girl From The North Country
9. Ballad Of A Thin Man

[CD8: Live in Earl’s Court, London – June 27, 1981]
1. Slow Train
2. Let’s Begin
3. Lenny Bruce
4. Mr. Tambourine Man
5. Solid Rock
6. Just Like A Woman
7. Watered-Down Love
8. Forever Young
9. When You Gonna Wake Up
10. In The Garden
11. Band Introductions
12. Blowin’ In The Wind
13. It’s All Over Now, Baby Blue
14. Knockin’ On Heaven’s Door

[DVD]
Trouble No More – A Musical Film
Extras:
Shot of Love
Cover Down, Pray Through
Jesus Met the Woman at the Well (Alternate version)
Ain’t Gonna Go to Hell for Anybody (Complete version)
Precious Angel (Complete version)
Slow Train (Complete version)

 Standard Edition

[CD1]
1. Slow Train (Nov. 16, 1979)
2. Gotta Serve Somebody (Nov. 15, 1979)
3. I Believe in You (May 16, 1980)
4. When You Gonna Wake Up? (July 9, 1981)
5. When He Returns (Dec. 5, 1979)
6. Man Gave Names to All the Animals (Jan. 16, 1980)
7. Precious Angel (Nov. 16, 1979)
8. Covenant Woman (Nov. 20, 1979)
9. Gonna Change My Way of Thinking (Jan. 31, 1980)
10. Do Right to Me Baby (Do Unto Others) (Jan. 28, 1980)
11. Solid Rock (Nov. 27, 1979)
12. What Can I Do for You? (Nov. 27, 1979)
13. Saved (Jan. 12, 1980)
14. In the Garden (Jan. 27, 1980)

[CD2]
1. Slow Train (June 29, 1981)
2. Ain’t Gonna Go to Hell for Anybody (Unreleased song – Apr. 24, 1980)
3. Gotta Serve Somebody (July 15, 1981)
4. Ain’t No Man Righteous, No Not One (Unreleased song – Nov. 16, 1979)
5. Saving Grace (Nov. 6, 1979)
6. Blessed Is the Name (Unreleased song – Nov. 20, 1979)
7. Solid Rock (Oct. 23, 1981)
8. Are You Ready? (Apr. 30, 1980)
9. Pressing On (Nov. 6, 1979)
10. Shot of Love (July 25, 1981)
11. Dead Man, Dead Man (June 21, 1981)
12. Watered-Down Love (June 12, 1981)
13. In the Summertime (Oct. 21, 1981)
14. The Groom’s Still Waiting at the Altar (Nov. 13, 1980)
15. Caribbean Wind (Nov. 12, 1980)
16. Every Grain of Sand (Nov. 21, 1981)

Per questa volta ho “usurpato” le funzioni di dylanologo del Blog di Marco Verdi, che non era disponibile in quanto dall’altra parte del mondo, ma a novembre in occasione dell’uscita del cofanetto tornerà nella sua veste di “recensore ufficiale”. Aggiungo per i meno avvezzi a Bob Dylan che come concerti dal vivo siamo più o meno nell’epoca di Bob Dylan At Budokan, ma molti concerti dell’epoca sono nettamente superiori alla data giapponese!

Bruno Conti

P.S. Dal Lontano Oriente, nei territori di Sandokan, mi si dice che prenotando la Deluxe Edition direttamente dal sito https://bob-dylan-eu.myshopify.com/products/trouble-no-more-the-bootleg-series-vol-13-1979-1981-deluxe-8cd-dvd, e fino ad esaurimento del quantitativo disponibile, si riceverà in omaggio il doppio CD con il concerto completo a San Diego del 1979. Il costo, comprensivo delle spese di spedizione, è circa 200 euro.

Ma E’ Veramente Così Brutto Come Dicono (Quasi) Tutti? Waterboys – Out Of All This Blue

waterboys out of all this blue

Waterboys – Out Of All This Blue – BMG Rights Management – 2 CD – 3 CD Deluxe

Purtroppo, anche se in questo sito i Waterboys sono sempre stati molto amati e portati in palmo di mano, devo dire che la risposta è un bel sì: diciamo quasi. O se preferite, come recita il titolo del quarto brano, If The Answer Is Yeah, direi comunque “Yeah”! A volere essere generosi, prendendo in esame la versione Deluxe tripla che riporta ben 34 brani, a fatica, se ne salvano dieci. A malapena. E il motivo di tutto ciò? Pare sia l’amore: dopo l’uscita di Modern Blues nel 2015, Mike Scott si è innamorato dell’artista giapponese Megumi Igarashi, meglio conosciuta come Rokudenashiko, o ancora “l’artista della vagina” (giuro!), la coppia ha avuto anche un figlio e Scott ha deciso di scrivere queste canzoni sull’amore romantico e la felicità, intitolando l’album Out Of All This Blue, “Fuori da tutta questa tristezza”!. E fin qui non ci sarebbe nulla di male, anzi. Ma il problema nasce del fatto che ha voluto accoppiarle con un sound ispirato dall’hip-hop, dalla musica elettronica (con ampio uso di batteria sintetica) e dalla vecchia disco music, rivelando anche questo suo nuovo amore riguardo a queste forme musicali,  o musica funky, come pare l’abbia definita, che però francamente, anche per gli estimatori del genere, pare non siano molto innovative, quindi musica “bruttarella” e pure vecchia. Per l’amor di Dio, la voce è la solita, qualche guizzo di classe c’è, ma, dispiace dirlo, il suono è bolso e ripetitivo, le canzoni sono molto simili tra loro e anche l’uso di chitarre elettriche, acustiche, violino e delle tastiere è infestato comunque da quei ritmi fastidiosi. Pure in passato i Waterboys (e Mike Scott come solista) avevano pubblicato dei dischi non impeccabili, tipo A Rock In The Weary Land, il disco del 2000 dal suono AOR americano e pure Book Of Lightning non era un capolavoro, ma poi negli ultimi anni, in occasione anche delle celebrazioni per Fisherman’s Blues, sembravano avere ritrovato una buona vena musicale.

Stranamente a qualcuno il disco è anche piaciuto: Q magazine e l’Indipendent gli hanno dato 8, Uncut 7, ma Mojo o il Buscadero in Italia, un tre stellette, penso di stima. D’altronde prendiamo la sequenza iniziale, i primi quattro brani (fatico a sentire tutto il disco in una volta, devo prenderlo a rate): Do We Choose Who We Love ha la costruzione sonora di un classico brano dei Waterboys, quella Big Music “inventata” negli anni ’80, una bella melodia, impreziosita da coretti di stampo soul, peraltro non memorabili ma diversi dal “solito” MIke Scott, l’uso di chitarre e tastiere che quasi fanno dimenticare l’uso della drum machine, quasi. Ma già If I Was Your Boyfriend ricorda quel “nu soul” radiofonico e sempliciotto, che imperversa nell’etere americano, tutte canzoni uguali fra loro. Santa Fe potrebbe essere anche una bella canzone, anzi lo è, ma l’arrangiamento “bass heavy” dopo un poco diventa seccante, per non parlare della disco music di seconda mano di If The Answer is Yeah. Love Walks In sarebbe anche una bella ballata, avvolgente e con uso di piano e pure una bella melodia e un bell’arrangiamento, ma il suono metronomico della batteria elettronica dopo un po’ diventa irritante. Ci sono vari brani lunghi nell’album; New York I Love You sfiora gli otto minuti, un pezzo rock che però si perde nelle solite sonorità banalotte. The Connemara Fox. con il violino presumo di Wickham, e citazioni di Kris Kristofferson, è disco-folk. The Girl In The Window Chair invece è una delle rare ballate acustiche, solo voce,  piano, dei tocchi di tastiera e chitarra, intensa ed intima, un’oasi nell’orgia elettronica, che viene nuovamente interrotta da un bel pezzo rock come Morning Came Too Soon, per oltre otto minuti dove quella che pare una batteria vera detta i ritmi incalzanti di una canzone che confrontata con il resto del disco pare un capolavoro. Ma è un attimo perché il primo CD si conclude con Hiphopstrumental 4 (Scatman) il cui titolo dice tutto.

Vediamo velocemente il resto: The Hammerhead Bar, sempre con le solite liriche visionarie e complesse di Scott (quelle non mancano nell’album), grazie al violino folleggiante di Wichkam e a un ritmo rock ancora coinvolgente, è un altro dei brani apprezzabili. Mister Charisma ha quasi velleità jazzistiche, ma dura troppo poco, a differenza dell’ottima Nashville; Tennessee, che sembra registrata dal vivo, ma non lo è, e che è uno dei brani epici di celtic-soul-rock per cui amiamo Mike Scott. Ma con Man What A Woman torniamo al suono parzialmente sintetico che caratterizza l’album, anche se la canzone non è male; Girl In A Kayak è un breve sketch strumentale per violino e batteria elettronica, Monument è nuovamente penosa disco music anni ’80, Kinky’s History Lesson, ispirata dal cantante Kinky Friedman è una leggiadra, ironica e sarcastica traccia, quasi a tempo di valzerone country, non mi dispiace. Skyclad Lady è un breve frammento che fa da prologo a Rokudenashiko, una delicata canzone d’amore dedicata alla nuova campagna. Ma poi si scade nel vaudeville disco-rock della sconcertante Didn’t We Walk On Water e pure la gotica e recitata The Elegant Companion diciamo che non è memorabile nel suo elettronico dipanarsi. Yamaben in compenso è decisamente peggio, disco rock di seconda mano, e pure su Payo Payo Chin che chiude il secondo CD, stenderei un velo pietoso. Il terzo CD, quello bonus, contiene alcune versioni alternate, strumentali e remix che vorrei sorvolare, ma purtroppo ci sono; si salvano, a fatica, la breve Epiphany On Mott Street, per sola voce e piano e un altra versione country, questa volta davvero dal vivo di Nashville, Tennessee. Va bene che in pratica il terzo CD te lo regalano, visto che la confezione costa come un doppio, ma insomma.

Quindi, salvata quella decina scarsa di canzoni che possiamo, direi di concludere con un Provaci Ancora Mike.

Bruno Conti

Cofanetti Per L’Autunno 4. R.E.M. – Automatic For The People Super Deluxe Edition 10 Novembre 2017

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R.E.M. – Automatic For The People – 3CD/Blu-Ray – 2 CD – 1 LP – Craft/Concord/Universal 10-11-2017

Il 10 novembre è prevista l’uscita, nella serie delle ristampe Deluxe del catalogo dei R.E.M., di questa versione molto curata (e costosa) di Automatic For The People, forse il loro album più bello, almeno per il sottoscritto, ma credo non solo per me. Quindi dopo Out Of Time, che rimane il loro disco più celebre, e comunque uno dei migliori, tocca anche all’album del 1992 ricevere questo trattamento di lusso, in occasione del 25° Anniversario dall’uscita. Sul sito della band, oltre alle versioni sopra riportate, ce ne sono diverse altre prenotabili solo lì, di solito con una T-Shirt aggiunta, una piccola borsa e un paio di altri gadgets, comunque al doppio del prezzo della edizione quadrupla normale, che in ogni caso dovrebbe costare oltre i 90 euro.

Ecco i contenuti completi del cofanetto che sicuramente ha un prezzo molto alto anche in virtù del libro rilegato da 60 pagine. La versione in 2 CD conterrà i primi due dischetti della versione quadrupla. In pratica i 20 demos inediti sono solo sul, mentre il concerto del 1992 a Athens, Georgia è riportato anche nella versione doppia. E il Blu-ray oltre alle versioni audio in surround dei brani dell’album, conterrà anche i video realizzati per le varie canzoni.

CD1: The Album]
1. Drive
2. Try Not To Breathe
3. The Sidewinder Sleeps Tonite
4. Everybody Hurts
5. New Orleans Instrumental No. 1
6. Sweetness Follows
7. Monty Got A Raw Deal
8. Ignoreland
9. Star Me Kitten
10. Man On The Moon
11. Nightswimming
12. Find The River

[CD2: 40 Watt Club, Athens, GA, 19 November 1992]
1. Drive
2. Monty Got A Raw Deal
3. Everybody Hurts
4. Man On The Moon
5. Losing My Religion
6. Country Feedback
7. Begin The Begin
8. Fall On Me
9. Me In Honey
10. Finest Worksong
11. Love Is All Around
12. Funtime
13. Radio Free Europe

[CD3: Automatic Demos]
1. Drive (Demo)
2. Wake Her Up (Demo) (The Sidewinder Sleeps Tonite)
3. Mike’s Pop Song (Demo)
4. C To D Slide 13 (Demo) (Man On The Moon)
5. Cello Scud (Demo) (Sweetness Follows)
6. 10K Minimal (Demo) (Find The River)
7. Peter’s New Song (Demo)
8. Eastern 93111 (Demo)
9. Bill’s Acoustic (Demo)
10. Arabic Feedback (Demo) (Fruity Organ)
11. Howler Monkey’ (Demo) (Ignoreland)
12. Pakiderm (Demo)
13. Afterthought (Demo)
14. Bazouki Song (Demo) (Try Not To Breathe)
15. Photograph (Demo)
16. Michael’s Organ (Demo) (Everybody Hurts)
17. Pete’s Acoustic Idea (Demo)
18. 6-8 Passion & Voc (Demo) (Monty Got A Raw Deal)
19. Hey Love (Mike Voc / Demo) (Star Me Kitten)
20. Devil Rides Backwards (Demo) (Big Talk)

[Blu-ray: Surround Mix & Videos]
1. Drive (Dolby Atmos Mix)
2. Try Not To Breathe (Dolby Atmos Mix)
3. The Sidewinder Sleeps Tonite (Dolby Atmos Mix)
4. Everybody Hurts (Dolby Atmos Mix)
5. New Orleans Instrumental No. 1 (Dolby Atmos Mix)
6. Sweetness Follows (Dolby Atmos Mix)
7. Monty Got A Raw Deal (Dolby Atmos Mix)
8. Ignoreland (Dolby Atmos Mix)
9. Star Me Kitten (Dolby Atmos Mix)
10. Man On The Moon (Dolby Atmos Mix)
11. Nightswimming (Dolby Atmos Mix)
12. Find The River (Dolby Atmos Mix)
13. Photograph (Dolby Atmos Mix)
Videos:
Drive
The Sidewinder Sleeps Tonite
Everybody Hurts
Man On The Moon
Nightswimming (British Version)
Find The River
Nightswimming (R Version)
Automatic For The People Press Kit

Alla prossima.

Bruno Conti

Con Babbo, Fratello, Zia e Cugine “Acquisite” Al Seguito, Non Male. Lukas Nelson And Promise Of The Real

lukas nelson & promise of the real

Lukas Nelson & Promise Of The Real – Lukas Nelson & Promise Of The Real –Fantasy/Concord//Universal

Lukas Nelson, non ce lo possiamo nascondere, è il figlio di Willie Nelson, uno dei sette, insieme all fratello Micah, il più giovane della discendenza. Il suo primo disco, sempre omonimo, era uscito nel 2010, a livello indipendente, poi ne hanno fatti uno per la Warner e un altro indie, e questo quindi è il quarto album: in mezzo i Promise Of The Real sono diventati la band di Neil Young, prima per il discreto (per il sottoscritto, http://discoclub.myblog.it/2015/06/24/ogm-grande-musica-neil-young-promise-of-the-real-the-monsanto-years/ a Marco era piaciuto) The Monsanto Years e poi per lo “strano” Live Earth http://discoclub.myblog.it/2016/06/26/nuovo-tipo-musica-ambient-neil-young-promise-of-the-real-earth/ .Si parlava anche di un ennesimo disco in coppia con il canadese (e infatti era uscito il video per un brano nuovo Children Of Destiny,  ma per ora non se ne è fatto nulla https://www.youtube.com/watch?v=4RKBUG9VLFU ), ma a sorpresa esce questo nuovo CD,: il fratello Micah Nelson è stato retrocesso ad ospite, al piano e banjo in un brano, mentre il resto della famiglia è presente tutta, babbo Willie con chitarra Trigger al seguito in Just Outside Of Austin, dove appare anche al piano la zia Bobbie Nelson. Volendo, come ospiti, ci sarebbero anche le “cuginette” acquisite Lucius (sentite nel recente disco di Roger Waters), presenti in cinque brani, e la “lontana cugina italiana” Lady Gaga, in due brani, dove non fa disastri, in uno indistinguibile, potrebbe cantare chiunque, anche Janis Joplin risorta, nell’altro Find Yourself, uno dei pezzi migliori del disco, persino brava.

La formazione è diventata un sestetto, aggiungendo un tastierista e un secondo chitarrista, alla steel: il genere? Bella domanda, direi che più che country, che è comunque presente, si potrebbe definire Americana, roots music, spesso con una propensione per il rock: se avete letto da qualche parte che ascoltando Lukas sembra di sentire il padre, non credeteci, per me è una balla colossale, sì, Lukas ha una voce piacevole, direi persino “adeguata”, ma non è un grande cantante come Willie. Ci sono almeno un paio di categorie di cantanti, quelli che hanno una bella voce e quelli con una voce “particolare”, come Bob Dylan o Lou Reed, ma questi scrivono canzoni sensazionali. Forse ce ne sarebbe anche una terza, quelli con voce normale e canzoni memorabili, direi che Lukas Nelson non rientra in nessuna delle tre: questo non vuol dire che non sia bravo o che l’album sia brutto, tutt’altro, il disco è buono e si ascolta con piacere, con qualche pezzo sopra la media. Citando alla rinfusa, la conclusiva If I Started Over, una sorta di valzerone country pianistico con uso di pedal steel, dove effettivamente all’inizio la voce di Lukas assomiglia in modo impressionante a quella del babbo, ma poi quando sale di tonalità la similitudine si spegne, anche se la canzone rimane bella e malinconica, come certe composizioni di Willie. L’aria di famiglia si respira anche nella citata Just Outside Of Austin, che parte come una sorta di Everybody’s Talkin’ Part II, o un pezzo della Nitty Gritty più dolce e melanconica, e poi nella seconda parte quando il ritmo si anima maggiormente, si respira aria di morbido country texano, ma anche di qualche perduto brano di Glen Campbell, con la chitarra di Willie a sostituire il vecchio amico.

L’iniziale Set Me Down On A Cloud è un cadenzato pezzo rock dove si apprezza l’ottimo lavoro della solista, e anche di tutta la band, con una nota di merito per le armonie quasi gospel delle Lucius, che danno un aria rock got soul alla canzone, provvista pure di una bella coda strumentale un po’ alla Young; Die Alone è un robusto ‘70’s rock, di nuovo con le Lucius in spolvero, organo e chitarra in vivaci call and response, ben cantato ed energico il giusto, mentre Fool Me Once è un ondeggiante honky-tonk, dalle parti di Jimmy Buffett, solare e molto piacevole, sempre con Jess Wolf e Holly Laessig (le Lucius) a spalleggiare la voce del leader, che si disbriga con classe anche alla solista. Carolina è uno dei due brani con Lady Gaga, che insieme alle Lucius canta le armonie vocali di questo leggero connubio tra honky-tonk e qualche deriva caraibica, piacevole ma niente di che; Runnin’ Shne è il pezzo dove appare il fratello Micah, una morbida ballata quasi alla James Taylor o alla John Denver nella parte iniziale, che poi si apre e si trasforma in una texan country song, con Find Yourself, l’altro pezzo con Lady Gaga, che è un potente blues-rock, cadenzato e chitarristico che ricorda nella sua andatura anche certi pezzi dei Pink Floyd quando la chitarra di David Gilmour è più presente, e l’intreccio di voce maschile e femminile è veramente trascinante, decisamente una bella canzone, con lunghi inserti strumentali, che si ripetono anche in Forget About Georgia, l’altro pezzo forte dell’album, un sontuoso mid-tempo, una sorta di “risposta” al Ray Charles di Georgia on My Mind (nel testo), serena ed avvolgente, di nuovo con le Lucius in bella evidenza, e dove appaiono ancora le influenze di Neil Young, soprattutto nella lunga coda strumentale. Non male anche Four Letter Word e High Times dove si vira verso un country-southern energico, quasi alla Billy Joe Shaver, tutto ritmo e chitarre, e quella specie di ninna-nanna  dolce e fischiettata Breath Of My Baby, dedicata alla prole, forse superflua ma gradevole.

Bruno Conti

Ci Sono Voluti Più Di Cinquant’Anni, Ma Questo E’ Un Signor Disco Dal Vivo! Steve Winwood – Greatest Hits Live

winwood greatest hits

Steve Winwood – Greatest Hits Live – 2 CD Wincraft Records

Ve ne avevo anticipato l’uscita ancora alla metà di luglio, ma il 1° settembre è finalmente uscito questo doppio CD dal vivo di Steve Winwood. Come ricordavo in quel Post pare incredibile ma, in oltre 50 anni di carriera, Winwood non aveva mai pubblicato un disco dal vivo a nome suo: ne ha fatti con i Traffic, con i Blind Faith, con gli Airforce di Ginger Baker e i Go di Stomu Yamash’ta, oltre allo splendido doppio CD e DVD con Eric Clapton Live At Madison Square Garden, uscito nel maggio del 2009, quindi poco prima della nascita del Blog, e quindi non avevo potuto parlarvene. Ma ora rimedia con questo eccellente Greates Hits Live che fin dal titolo ci ricorda che si tratta di una carrellata su tutti i suoi grandi successi (e non solo) attraverso 23 brani che coprono tutto l’arco della sua carriera, dagli esordi con lo Spencer Davis Group fino a Fly, unico brano tratto dal suo ultimo album in studio Nine Lives, uscito nel 2008, dove era proprio accompagnato da alcuni degli stessi musicisti che suonano in questo doppio CD, ovvero Jose Neto alla chitarra, Richard Bailey alla batteria, Paul Booth al sax, flauto e Hammond (quando Winwood passa alla chitarra), più il percussionista Edson “Cafe” da Silver. Musicisti non notissimi ma solidi e professionali che regalano all’album, inciso benissimo, un sound molto caldo ed espansivo, rodato dai vari tour effettuati da Steve e compagni, e da cui sono stati estratti i brani inseriti in questo disco dal vivo.

Che come richiede l’iconografia della migliore musica rock è un classico doppio Live. Non depone a favore della discografia mondiale che Steve Winwood se lo sia dovuto pubblicare sulla propria etichetta personale, la Wincraft, distribuita dalla Thirty Tigers negli Stati Uniti, ma forse ha preferito così per essere più libero nelle scelte. Veniamo al concerto che si apre su I’m A Man, un brano che faceva parte del repertorio dello Spencer Davis Group (uscito come singolo in Inghilterra, e che dava il titolo al loro secondo album americano del ’67, di cui ricordo una versione formidabile nel primo album dei Chicago), scritta da Jimmy Miller e lo stesso Steve, qui in una versione dal sapore funky e latineggiante all’inizio, con ampio uso di percussioni, fino all’entrata dell’organo Hammond di Winwood che inizia a lavorare di fino e poi lascia spazio al sax di Booth, poi si passa al classico riff di Them Changes, un brano molto Hendrixiano di Buddy Miles (già nello show del Madison Square Garden con Clapton), dove si apprezza molto la voce grintosa e senza tempo di Winwood (come in tutto il disco peraltro), anche se l’uso del sax, in certi momenti, è fin troppo invadente, ma l’assolo di chitarra è notevole. Fly, come si diceva in fase di presentazione, è il brano più recente, una delle classiche ballate del musicista inglese, che dimostra di non avere perso la capacità di scrivere belle canzoni e cantarle ancora meglio, interessante anche l’arrangiamento con organo, sax e flauto che si incrociano come nei brani dei Traffic. mentre con Can’t Find My Way Home Had To Cry Today, i due pezzi dei Blind Faith, si entra nel vivo del concerto, anche se le versioni odierne non sono belle come gli originali, comunque si tratta di brani immortali, felpata e avvolgente la prima, molto grintosa la seconda, con la band che entra in un mood più rock e le chitarre cominciano a scaldarsi.

Mentre The Low Spark Of High-Heeled Boys è il primo brano dei Traffic in scaletta, stranamente, nonostante i suoi otto minuti, comunque più breve della versione originale, in ogni caso una versione jazzata e raffinata, seguita da Empty Pages, uno dei brani più belli di John Barleycorn e di tutta la discografia del nostro, bellissima, con l’organo che scivola maestoso, sostenuto dal sax e dalla voce senza tempo di Winwood (veramente 69 anni e non sentirli) che intona questa melodia con piglio deciso. Back In The High Life Again fa parte del periodo più leggero e “modaiolo” dello Steve anni ’80, ma comunque in questo arrangiamento elettroacustico, con Steve al mandolino, guadagna molti punti, e anche Higher Love, tratta dallo stesso disco del 1986, ha quel tocco funky e blue-eyed soul tipico del musicista di Birmingham (ok, Handsworth). Poi si torna al passato con un a grande versione di Dear Mr. Fantasy, dove si apprezza anche lo Steve Winwood chitarrista, che non ha nulla da invidiare all’organista, con il celebre brano dei Traffic, uno dei brani classici del rock britannico, dal crescendo entusiasmante, fino alle esplosioni ripetute della solista che mulina di brutto nella parte centrale e finale. E anche Gimme Some Lovin’ è un altro dei cavalli di battaglia del repertorio del nostro amico, un pezzo dove è impossibile rimanere fermi senza seguire quel riff irresistibile e che gli ha guadagnato ad inizio carriera la nomea di Ray Charles bianco. A questo punto finisce il primo CD, ed alcuni dei brani più noti ce li siamo già giocati nella sequenza inconsueta in cui sono stati impostate le canzoni.

Il secondo CD si apre con Rainmaker, un altro dei brani di Low Spark, uno dei pezzi più “atmosferici” della band inglese, con Booth che riprende il lavoro del flauto di Chris Wood per una versione complessivamente affascinante. E anche Pearly Queen, uno dei pezzi più rock dei Traffic non scherza, ottima versione, come pure quella del celeberrimo strumentale Glad (a lungo sigla della trasmissione radiofonica Per Voi Giovani), anche questo estratto da John Barleycorn e dal riff notissimo, con sax e organo a duettare con libidine. A sorpresa poi tocca alla seconda cover del doppio Live, una versione di Why Can’t We Live Together, notissimo brano di Timmy Thomas del 1972, tra R&B e jazz light, molto adatto allo stile di Winwood che ne dà una versione molto bella, sospesa e sorniona, con organo, chitarra acustica e voce che sembrano nuotare sul groove della canzone. 40,000 Headmen era.sul 2° omonimo disco dei Traffic, quando Dave Mason era ancora in formazione, ed è firmata anche da Jim Capaldi, un brano quasi folk-rock psichedelico che mantiene lo spirito innovativo dell’originale. In questo balzare avanti e indietro nel tempo, a questo punto del concerto tocca a Walking In The Wind, uno dei brani più funky e sinuosi del songbook dei Traffic, era su When The Eagle Flies, caratterizzato da un giro di basso ricorrente e dalle svisate del B3 di Winwood, e poi a Medicated Too, sull’ultimo disco della prima fase dei Traffic, altro pezzo tra i più rock-psych della band inglese, con la chitarra in bella evidenza. John Barleycorn Must Die è uno dei capolavori del gruppo, un brano folk tradizionale che è diventato a sorpresa una sorta di inno transgenerazionale e che ancora oggi non manca di emozionare, una sorta di anticipazione all’epoca dei Led Zeppelin più pastorali e del folk britannico.

Per la parte finale del concerto Winwood si concede al sound più americano e di successo commerciale della sua carriera solista:prima con While You See A Chance Arc Of A Diver, le due canzoni tratte da quel disco del 1980, quello inciso in solitaria con una forte preponderanza del suono del synth, tanto che il disco venne etichettato anche come synthpop e new wave, oltre che blue-eyed soul, ma le canzoni erano belle e hanno ben sopportato il passar del tempo, grazie ad una melodia solare e radiosa, che risalta anche in queste versioni più d’assieme e  dal piglio rock’n’soul, e poi con quella voce può cantare quello che vuole, e in questa porzione del concerto, probabilmente tratta da altre date, appaiono anche delle belle voci femminili di supporto. Diciamo che la scelta delle sequenza dei brani del CD non è forse felicissima perché i brani migliori mi sembra siano andati tutti (con qualche pezzo mancante nella tracklist ideale, qualcuno ha detto Presence Of The Lord?, però l’ha scritta Eric, allora Sea Of Joy, ma non si può avere tutto dalla vita). Comunque prima della fine c’è tempo ancora per una vivacissima e  molto funky Freedom Overspill, con wah-wah, e tocco magico dell’organo e sax a dividersi gli spazi e per Roll With It, in una versione quasi da soul revue, molto calda e ritmata. Insomma un bel doppio dal vivo, con tutte le anime della musica di Steve Winwood ben rappresentate, anche se, ripeto, il sottoscritto avrebbe messo i brani del concerto in un’altra sequenza, ma è un piccolo appunto, per il resto ottimo ed abbondante!

Bruno Conti

Cofanetti Per L’Autunno 3. Ecco Il Consueto Box Natalizio Mastodontico Per I King Crimson – Sailors’ Tales (1970-1972)

king crimson - sailors tales box

King Crimson – Sailors’ Tales (1970-1972) – 21 CD – 2 DVD – 4 Blu-Ray Audio- DGM – 03-11-2017

Ormai è diventato quasi un classico, quando arriva l’autunno e ci si avvicina al Natale i King Crimson ci propongono qualche bel cofanetto di materiale di archivio, perlopiù inedito, ma anche con gli album originali inseriti nelle confezioni. Dopo il cofanetto del 2009 dedicato al solo In The Court Of The Crimson King (“appena” 5 CD e 1 DVD), l’album del 1969, nel 2014 era uscito Starless un megabox da 27 dischetti ( + 1 CD bonus), con materiale dal vivo registrato tra il 1973 e il 1974, più l’album Starless And Bible Black. Ma prima, nel 2014, ne era uscito uno da 15 dedicato a Larks’ Tongues In Aspic e nel 2013 The Road To Red, con 24 tra CD; DVD e Blu-Ray. E infine nel 2016 On (And Off) The Road, altro cofanetto contenente 19 dischi con materiale dal vivo inciso tra il 1981 e il 1984, più gli album Discipline, Beat eThree of a Perfect Pair. Quindi da esaminare rimaneva il periodo 1970-1972, uno dei migliori della band a mio modesto parere, quello di In The Wake Of Poseidon, Lizard Islands.

Tutti e tre gli album sono naturalmente contenuti nel cofanetto, nei primi 3 dischetti, in nuovi mix stereo di Steven Wilson Robert Fripp, con aggiunte una serie di bonus tracks che però non sono ancora state comunicate. Poi ci sono 6 CD di concerti registrati nel 1971 dalla formazione di Islands, alcuni in Germania altri nel Regno Unito. 9 CD con materiale registrato nel corso del tour del 1972, compresa una nuova edizione dell’album Earthbound, che uscirà anche a parte come doppio CD. E ancora, altri 3 compact con le audizioni della band per Islands e altri 2 concerti non ancora identificati sempre del 1972.

3 Blu-Ray Audio in 5.1 Surround Sound con i 3 album suddetti, e materiale vario dal vivo selezionato dai concerti dell’epoca e le audizioni contenute nei CD 19 e 20. Il Blu-Ray di Islands Earthbound, con vario materiale extra in Stereo Hi-res, più tutti i concerti esistenti registrati dal soundboard.

2 DVD sempre Audio, che contengono varie chicche già riportate anche nei Blu-ray, per esempio il remaster di Earthbound e una sequenza definita The Schizoid Men, con svariate versioni di 21st Century Schizoid Man, tratte dall’album Ladies Of The Road.

Il manufatto sarà nel solito box formato LP, con incluso libro, memorabilia varia, un ulteriore concerto da scaricare in download digitale e nuovi saggi e note scritti da Sid Smith, Jakko Jakszyk & David Singleton.  E il tutto, molto indicativamente, dovrebbe costare “solo” intorno ai 200 euro. Come scritto all’inizio del post esce il 3 novembre.

Bruno Conti

 

“Gallina Vecchia” Fa Sempre Un Buon Brodo. Paul Brady – Unfinished Business

paul brady unfinished business

Paul Brady – Unfinished Business – Proper Records

A distanza di circa sette anni dall’acclamato Hooba Dooba (10), e a due dallo splendido concerto di materiale d’archivio dal vivo The Vicar St.Sessions Vol. 1 (15), recensito puntualmente su questo blog http://discoclub.myblog.it/2015/07/12/irlandesi-che-serate-amici-vecchi-nuovi-paul-brady-the-vicar-st-sessions-vol-1-with-mark-knopfler-van-morrison-sinead-oconnor-bonnie-raitt-mary-black-eccetera/ , torna il songwriter nord-irlandese Paul Brady che prima nei Johnstons e poi nei Planxty (in sostituzione di Christy Moore, ma senza incider nulla) si è poi costruito nel corso dei cinque decenni successivi una buona carriera da solista iniziata dal folk, e poi in seguito sfociata nella svolta rock, a partire dal “seminale” e bellissimo Hard Station (81). Per questo Unfinished Business (quindicesimo album da solista) registrato nello Studio di Brady a Dublino, Paul ha suonato lui stesso la maggior parte degli strumenti, sfornando nove brani nuovi di cui cinque scritti con l’amica cantautrice Sharon Vaughn (ha lavorato con Willie Nelson, Waylon Jennings, Dolly Parton, Kenny Rogers, e altri), tre con il poeta Paul Muldoon (premio Pulitzer per la poesia), e uno con Ralph Murphy (produttore tra gli altri degli April Wine e altri artisti canadesi), più due canzoni di stampo tradizionale, Lord Thomas And Fair Ellender di Mike Seeger, e The Cocks Are Crowing del bardo Eddie Butcher, con buona parte dei brani accompagnati ai cori dalla brava Vaughn.

Unfinished Business si apre con la title track, un brano che inizia con un pianoforte tintinnante, dal ritmo lento e raffinato, accompagnato da una sorta di quartetto soft-jazz, a cui fa seguito il suono più moderno di una gioiosa I Love You But You Love Him, mentre gli echi del miglior Van Morrison si appalesano nella meravigliosa Something To Change, con abbondanza di fiati e coretti “soul”, e una “moderna diversità” si percepisce in Say You Don’t Mean, con un testo molto critico di Muldoon. Con la splendida Oceans Of Time si ritorna alle sue classiche ballate d’amore (con un ritornello “assassino” cantato in duetto con Sharon), e che si adatta perfettamente alla voce di Paul, per poi cambiare ritmo sulle note rarefatte di una chitarra jazz con Harvest Time, ritornare per una volta alle sonorità degli esordi folk dei primi anni con il tradizionale The Cocks Are Crowing ,un brano che Paul canta da decenni dal vivo, e sorprendere l’ascoltatore con una divertente e leggermente “dylaniana” I Like How You Think. Ci si avvia alla parte finale con la melodia popolare di Maybe Tomorrow, dove flauto, fisarmonica e mandolino dettano il ritmo ed echi nostalgici dell’Irlanda, mentre ammalia una dolce ballata di paese come Once In A Lifetime (scritta con Ralph Murphy), e per chiudere ecco “la perfezione” del tradizionale Lord Thomas And Fair Ellender, tutto basato su una chitarra melodica e l’armonica, con in sottofondo le note di un mandolino (come fossero suonate in un qualsiasi Pub irlandese).

Questo signore ha festeggiato il 70° compleanno all’inizio di quest’anno, e la sua carriera è stata costellata da collaborazioni con artisti del calibro di Tina Turner, Bonnie Raitt, David Crosby, per citarne alcuni su tutti, ricevendo l’apprezzamento anche di un certo Bob Dylan per il suo “songwriting” raffinato, che lo conferma come uno degli artisti più popolari della musica irlandese, un cantautore di razza, un vocalist ancora brillante, con una storia alle spalle, e che con questo Unfinished Business dimostra ancora una volta di avere classe, fantasia e di essere in grado di fare ancora eccellente musica, caratteristiche che gli hanno fatto guadagnare nel tempo schiere di ammiratori in tutto il mondo. A parere di chi scrive, i dischi di Paul Brady sono stati sempre come dei grandi viaggi, da scoprire ed esplorare, ma una volta scoperti potrebbe esserci là fuori un intero mondo di potenziali viaggiatori pronti ad ascoltare questo brillante musicista irlandese.

Tino Montanari