Supplemento Della Domenica: Il Più Bel Disco Dal Vivo Dello Scorso Anno. Anche Se Non E’ “Ufficiale” Ed E’ Registrato Nel 1997! Tom Petty And The Heartbreakers – San Francisco Serenades

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Tom Petty And The Heartbreakers – San Francisco Serenades The Classic 1997 West Coast Broadcast- 3 CD Leftfield Media

Credo, anzi ne sono pressoché certo, che questo sia il disco dal vivo, relativo ad un concerto pubblicato a livello diciamo “non ufficiale”, più bello che sia stato mai pubblicato! Forse solo un paio di quelli di Springsteen relativi alle date del 1978 possono rivaleggiare con questo triplo, per i contenuti e la durata, per la forza della esibizione, per la bravura dei protagonisti, per la scelta del repertorio, per la qualità sonora della registrazione, veramente superba, degna del concerto. Si tratta del broadcast radiofonico relativo all’ultima data tenuta al Fillmore di San Francisco il 7 febbraio del 1997, in una serie di 20 concerti (in parte pubblicati, anche questa serata, solo una canzone però, nel boxset ufficiale Live Anthology). Il concerto è veramente formidabile, e vede Tom Petty riunito con gli Hearbreakers, e “solo” per quelle venti date, dopo una pausa di circa due anni dal tour del 1995, e anche a livello discografico non usciva nulla insieme (a parte la colonna sonora del film She’s The One dell’anno prima e il box Playback del 1995) da Into The Great Wide Open del 1991:quindi una serata in piena libertà, in cui il gruppo, che era diventato forse il quel momento il n°1 al mondo a livello concertistico, visto che la E Street Band era in pausa al momento e considerando gli Stones fuori concorso.

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https://www.youtube.com/watch?v=19G4L27gW1k

Comunque, anche per gli altissimi standard delle esibizioni Live di Tom Petty & The Heartbreakers, come detto, questo concerto è veramente oltre ogni volo più pindarico della immaginazione, una serata fenomenale, durata oltre 3 ore, dove il quintetto, Tom Petty, chitarra e voce, Mike Campbell, chitarre, Benmont Tench, tastiere, Howie Epstein, basso, e l’ultimo arrivato Steve Ferrone, alla batteria, più Scott Thurston, a chitarre e tastiere, prende il rock and roll e lo rivolta come un calzino, in tutte le sue coniugazioni e attraverso tutti i suoi generi (anche con una divagazione nel blues, di cui tra un attimo): Petty lo dice fin dall’inizio al pubblico che vogliono suonare moltissimo, anche per celebrare quella che è una delle location più importanti della storia della musica rock, e vogliono dare quindi fondo anche alle loro profonda ammirazione per molti dei musicisti che quella storia hanno creato, attraverso i 40 brani che suoneranno: la partenza è subito bruciante, con una versione fantastica di Around And Around di Chuck Berry, uno scossone R&R che mette subito in chiaro come sarà la serata, Campbell e Tench sono subito in azione, Epstein, Thurston e Ferrone li seguono a ruota e Tom Petty è il Maestro delle cerimonie perfetto, a seguire Jammin’ Me, uno dei loro brani più diretti e potenti, scritto con Bob Dylan per l’album Let Me Up (I’ve Had Enough), versione incredibile, ma non ce n’è una scarsa nel concerto, arriva poi subito una turbinosa Runnin’ Down A Dream da Full Moon Fever, con un Campbell veramente scatenato, ma tutti i brani hanno una urgenza, una grinta, raramente riscontrate in una band che era comunque sempre una macchina da guerra.

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https://www.youtube.com/watch?v=EqhJKsBwL_I

A questo punto partono le sorprese, Time Is On My Side è un piccolo classico del R&B, ma la versione è un omaggio a quella dei “maestri” Stones, come pure quella di Call Me The Breeze è ispirata da quella dei Lynyrd Skynyrd (ma il brano è di JJ Cale), il southern secondo gli Heartbreakers, con chitarre spiegate; Cabin Down Below non è uno dei brani più conosciuti di Tom, ma la serata è un po’ così, particolare: versione breve ma intensa, seguita da Diddy Wah Diddy, con Petty che ricorda che “Elvis Is King, but Diddley is Daddy”, poi spazio a Mike Campbell con lo strumentale Slaughter On 10Th Avenue, un brano da balletto classico che probabilmente il chitarrista conosceva nella versione dei Ventures. Listen To Her Heart viene dal secondo album con gli Heartbreakers, uno dei brani più jingle jangle, tra Beatles, Searchers e Byrds, I Won’t Back Down, sempre bellissima, in una versione raccolta solo per voce, chitarra elettrica, organo e dei bonghi, anche The Date I Had With That Ugly Homecoming Queen, uno strano divertissement di Campbell, tra R&R e Zeppelin, con Tom all’armonica, non era un brano comune nei loro concerti, ma la band ci dà dentro di brutto, prima di chiamare sul palco John Lee Hooker, per un trittico di canzoni che sono la storia del blues, Find My Baby, It Serves You Right To Suffer e Boogie Chillun, con il grande “Hook” ancora in forma, nonostante gli 80 li avesse già passati, e pure lui viene “pettyzzato” per l’occasione.

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https://www.youtube.com/watch?v=8LSuzIKEyn0

Si riparte con una versione colossale di It’s Good To Be King, una delle più belle mai ascoltate, spaziale, psichedelica, tra west coast e i Pink Floyd di Dark Side, con Tench e soprattutto Campbell  che suonano in modo divino, soprattutto nella lunga coda strumentale, si prosegue con una sfilza di brani inconsueti, una perfetta Green Onions di Booker T. & The Mg’s, il classico popolare You Are My Sunshine, cantata dal pubblico e Ain’t No Sunshine di Bill Withers che mantiene il tempo dell’originale ma diventa molto più rock, On The Street era uno dei primissimi brani scritto da Tench, quando erano dei ragazzini ed è uscita solo nel box Playback, comunque puro Heartbreakers sound, e che dire di I Want You Back Again degli Zombies, uno dei classici della British invasion, tra le influenze dichiarate da Tom. E il bluegrass degli Stanley Brothers con Little Maggie da dove sbuca? Perfetto comunque, come Walls (Circus) una delle loro ballate più belle, delicata ed evocativa come poche, seguita dall’acustica Angel Dream, il secondo brano tratto dal disco più recente all’epoca She’s The One, entrambe bellissime in questa serata magica, con Mike Campbell che poi si “reinventa” il vecchio Guitar Boogie (Shuffle) di Arthur Smith, prima di un uno-due da sballo con Even The Losers e American Girl, in modalità acustica, e sono bellissime anche così. You Really Got Me dei Kinks si può fare solo con le chitarre a manetta, e quindi procedono in tal senso, prima di lanciarsi nel traditional County Farm fatto a tempo di boogie southern come dei novelli ZZ Top o Thorogood , un brano di una potenza devastante con Campbell che giganteggia alla slide e al wah-wah, e per non farsi mancare nulla anche la versione di You Wreck Me è da antologia, presa a 300 all’ora contromano in autostrada.

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https://www.youtube.com/watch?v=9JOzOlB4Vm8

Siamo al terzo CD e devo dire che a parte un paio di super classici, nella parte finale il menu è ancora zeppo di sorprese fantastiche: Shakin’ All Over, forse più vicina a quella sixties di Johnny Kidd & The Pirates che a quella degli Who, comunque sempre un gran bel sentire, non poteva certo mancare una Mary Jane’s Last Dance in versione deluxe da 10 minuti, degna di questo concerto fantastico, con le chitarre che arrotano rock e Petty che dirige il carrozzone come solo lui sapeva fare, con il suoi fido luogotenente Mike Campbell a insaporire la lunga parte strumentale con la loro maestria, molto bella anche You Don’t Know How It Feels in versione quasi younghiana con armonica aggiunta; un’altra scarica di adrenalina è offerta da I Got A Woman del genius Ray Charles, tramutata quasi in un rockabilly, altro brano immancabile è Free Fallin’, per molti la canzone più bella mai scritta da Tom Petty, quasi commovente per l’occasione, poi parte un gran finale pirotecnico, l’enciclopedia del rock rivistata, prima una Gloria lunghissima e scoppiettante, che mastro Van avrebbe approvato, Bye Bye Johnny di Chuck Berry, rock and roll allo stato puro, Satisfaction di tali Jagger/Richards, altra versione micidiale, Louie Louie, a proposito di riff memorabili, e tanto per gradire anche It’s All Over Now. E per mandare tutti a casa una ninna nanna rock come Alright Now. Questo sarebbe il classico disco da 5 stellette, ma visto che non arriva da una casa discografica ufficiale ne togliamo mezza. E comunque ci mancherà tantissimo!

Bruno Conti

Supplemento Della Domenica: Il Più Bel Disco Dal Vivo Dello Scorso Anno. Anche Se Non E’ “Ufficiale” Ed E’ Registrato Nel 1997! Tom Petty And The Heartbreakers – San Francisco Serenadesultima modifica: 2018-01-07T00:10:27+01:00da bruno_conti
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