E Questo Se Lo Erano Dimenticato? Fleetwood Mac – Fleetwood Mac

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Fleetwood Mac – Fleetwood Mac – Reprise/Warner CD – Deluxe 2CD – Super Deluxe 3CD/DVD/LP

Quando nel 2013 la Reprise decise di riservare il trattamento “deluxe box set” a Rumors, il disco più bello e più famoso dei Fleetwood Mac, a tutti sembrò semplicemente un omaggio ad uno degli album più venduti di tutti i tempi. Col tempo però il piano della casa discografica è stato rivelato, cioè trattare allo stesso modo tutti i dischi in studio della lineup più popolare del gruppo (cioè quella formata dai britannici Mick Fleetwood, John McVie e dall’allora moglie Christine Perfect McVie e dagli americani Lindsay Buckingham e Stevie Nicks): a Rumors sono seguite quindi le versioni deluxe dell’ambizioso Tusk e dei due episodi degli anni ottanta, il poco considerato Mirage ed il popolarissimo (e commerciale) Tango In The Night. Era però inspiegabilmente assente l’album che diede il via a tutto, cioè l’omonimo Fleetwood Mac del 1975 (o “White Album” come lo hanno soprannominato i fans), mancanza fortunatamente riparata oggi, con l’ultimo (?) episodio di questa serie di box deluxe che contengono anche il vinile originale rimasterizzato (esiste anche la versione in singolo e doppio CD).

E Fleetwood Mac è a mio parere, e non solo mio, il lavoro migliore del gruppo dopo Rumors, un delizioso disco di puro pop-rock californiano in cui le tre anime creative della band (Buckingham e le due ragazze) si amalgamano alla perfezione fin dal primo momento, pur mantenendo ognuno dei tre il proprio stile (il primo incontro tra i tre inglesi ed i due americani in un ristorante messicano di Los Angeles, con conseguente “colpo di fulmine” tra le due fazioni – specie tra la McVie e la Nicks, dato che Fleetwood non voleva nel gruppo due donne che non andassero d’accordo fin da subito – e ben narrato nelle note di David Wild nel libretto allegato). Il primo CD ripropone l’album originale, con i due nuovi arrivati già perfettamente integrati, e che anzi portano un fresco vento di novità nel sound. Buckingham arriva con in dote subito due pezzi da novanta: l’opening track Monday Morning, un perfetto ed orecchiabile pop-rock tipico del suo stile, che stranamente non uscirà su singolo ma diventerà negli anni uno dei pezzi più popolari del quintetto, e la conclusiva I’m So Afraid, rock song tesa e potente, che dal vivo diventerà un momento imperdibile per godere delle evoluzioni chitarristiche di Lindsay. Al riccioluto musicista di Palo Alto è affidata anche Blue Letter (un brano scritto dai fratelli Richard e Michael Curtis per il mai realizzato secondo album della coppia Buckingham-Nicks), un trascinante pezzo di puro rock californiano anni settanta e la ficcante e vigorosa World Turning, scritta e cantata con la McVie.

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Stevie Nicks si comporta ancora meglio, in quanto scrive due dei brani più belli della storia del gruppo: Rhiannon, una delle signature songs della bionda cantante e decisamente il pezzo più famoso del disco, un vero classico, con uno dei riff chitarristici più riconoscibili di sempre, e la splendida Landslide, uno slow acustico che è anch’esso tra le sue più belle canzoni in assoluto. In più, Stevie riesuma Crystal, che appariva anche su Buckingham-Nicks (del quale si attende ancora una ristampa in CD), una dolcissima ballata che viene però cantata da Buckingham. La McVie è sempre stata quella dei Mac che ho amato meno, troppo soft-pop il suo stile per i miei gusti, anche se qui mi smentisce in parte con Say You Love Me, irresistibile uptempo pianistico tra pop e rock’n’roll, un altro classico della band; per contro, Christine offre anche la raffinata (anche troppo) Warm Ways, la cadenzata ed immediata Over My Head, uscita come primo singolo in America (scelta strana, c’era di meglio), ma poi chiude con la deliziosa Sugar Daddy, solare e gradevolissima (e con Waddy Wachtel alla chitarra ritmica). Completano il primo CD le single versions di Over My Head, Rhiannon, Say You Love Me e Blue Letter. Il secondo dischetto, nei primi undici brani, propone versioni alternate (tutte inedite) dei pezzi originali, a dire il vero mai troppo diverse, ma che forniscono comunque un ascolto piacevole: alcune non sono ancora rifinite, altre (Blue Letter, Rhiannon e Say You Love Me, nella quale si sente di più la chitarra) andavano già bene così, mentre Crystal e Landslide in versione spoglia, voce e chitarra, sono lo stesso bellissime, e World Turning, con una lunga coda strumentale, è persino meglio.

A seguire abbiamo quattro brani ripresi dal vivo, tre da questo disco ed uno, Why (una rock ballad che non sfigura affatto), da Mystery To Me; chiudono il CD una fluida e rilassata jam collettiva (già uscita però su una precedente ristampa) e soprattutto una formidabile take strumentale di I’m So Afraid, con una performance mostruosa di Lindsay, un pezzo che da solo vale il dischetto e che forse è persino migliore di quella cantata. Il terzo CD (esclusivo per il box) è decisamente interessante, in quanto propone 14 brani dal vivo registrati nel tour promozionale dell’album, tutti inediti (tranne Don’t Let Me Down Again, uscita su Fleetwood Mac Live del 1980). Ho detto interessante perché ci sono diversi brani appartenenti alle lineup precedenti del gruppo, in quanto questa configurazione anglo-americana non aveva ancora un repertorio così ampio da riempire un intero concerto. Il CD si apre addirittura con un pezzo dei Chicken Shack (la prima band della McVie), la bluesata e trascinante Get Like You Used To Be, e poi prende due canzoni dal periodo “di mezzo”, l’intrigante rock song tinta di blues Station Man (in origine cantata da Danny Kirwan, qui da Buckingham e Nicks all’unisono) e la discreta Spare Me A Little (ce ne sono altre due appartenenti alla stessa fase della band, cioè la già citata Why e l’insinuante Hypnotized, scritta da Bob Welch). Sei pezzi arrivano da Fleetwood Mac, tra cui una scintillante Rhiannon, la solita strepitosa I’m So Afraid ed una spettacolare Blue Letter, con un grande finale chitarristico; completano la già citata Don’t Let Me Down Again, un saltellante pop-rock tratto da Buckingham-Nicks e due tra i pezzi più noti del primo periodo, quello con Peter Green, il rock-boogie Oh Well e la maestosa The Green Manalishi, nelle quali Lindsay fa di tutto per non far rimpiangere il grandissimo chitarrista inglese. Il DVD, solo audio, offre la versione 5.1 surround del disco originale più i soliti quattro singoli in stereo alta risoluzione.

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Ora la “golden age” dei Fleetwood Mac dovrebbe essere al completo, a meno che la Reprise non decida di rimettere fuori anche i due live, quello già citato del 1980 e The Dance del 1997. E non sarebbe affatto una cattiva idea.

Marco Verdi

E Questo Se Lo Erano Dimenticato? Fleetwood Mac – Fleetwood Macultima modifica: 2018-01-23T09:52:07+01:00da bruno_conti
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