Ogni Tanto Si Fa Viva: Tra Fionde E Frecce Per Puntare Al Cuore Del Rock. Michelle Malone – Slings & Arrows

michelle malone slings and arrows

Michelle Malone – Slings & Arrows – SBS Records

A distanza di quasi tre anni dal precedente lavoro in studio Stronger Than You Think, torna una delle mie beniamine (e spero anche del blog) http://discoclub.myblog.it/2016/02/02/sia-pure-ritardo-atlanta-georgia-riceviamo-sempre-buona-musica-michelle-malone-stronger-than-you-think/ , la bravissima Michelle Malone, con il suo solito rock ricco di forti elementi “southern” che sfociano anche in un “roots-rock” venato di blues. Slings & Arrows è stato registrato dal vivo in studio, con la particolarità che i musicisti reclutati sono tutti della Georgia, e con la produttrice e protagonista Michelle Malone alle chitarre, armonica e mandolino, si sono presentati negli studi della sua etichetta personale (la SBS Records), i “georgiani” Robbie Handley al basso, Doug Keys alla chitarra elettrica, Christopher Burrows alla batteria, Trish Land alle percussioni, e come ospiti Peter Stroud (Sheryl Crow, Stevie Nicks) alla chitarra elettrice e acustica, il bravo polistrumentista Joey Huffman (Soul Asylum, Lynyrd Skynyrd, Hank Williams Jr. e altri), e il singer-songwriter di Atlanta Shawn Mullins (uno dei suoi migliori lavori, l’ottimo Lullaby del ’99).

Questo nuovo lavoro Slings & Arrows, è un ulteriore passo riuscito nella recente discografia della Malone, con il brano di apertura Just Getting Started, un potente “boogie” (si viaggia dalle parti dei più ispirati ZZ Top), con un sound dove è impossibile non muovere il piedino, per poi passare al piacevole ritmo funky-rock di Love Yourself, alle atmosfere pop-soul di Sugar On My Tongue, per virare al blues nell’intrigante Beast’s Boogie con dei riff chitarristici che rimandano a John Lee Hooker. Si prosegue con l’unica cover del disco, l’immortale I’ve Been Loving You Too Long di Mastro Otis Redding (al sottoscritto piace molto la versione di Ike & Tina Turner), cantata in coppia da Michelle e Shawn Mullins, in cui entrambi vocalmente danno il meglio nell’interpretare il classico Stax, che viene seguito da un altro rock-boogie classico come Fox And The Hound, con Michelle che svetta con il suo ottimo lavoro alla slide, mentre Civil War è un’altra buona miscela sonora di impianto roots, con il sostegno di una armonica e del mandolino acustico. Ci si avvia alla parte finale con il rock sudista della pimpante Matador, per poi avvicinarsi alle atmosfere di Lucinda Williams nella dolcissima ballata The Flame, e andare a chiudere con il rock-blues poderoso di una grintosa Boxing Gloves.

Questo nuovo disco della Malone Slings & Arrows contiene canzoni che parlano di desiderio e delusione, il tutto con un sound  infuocato percorso spesso dall’energia delle chitarre “slide”, che da sempre fanno parte del suo bagaglio personale: una vetrina per le diverse influenze della Malone, con il suo classico mix di rock blues, rock’n’roll, soul e folk, in questo raccolto in nove brani originali e una cover da “killeraggio” musicale. Pur con una trentennale carriera alle spalle, Michelle Malone rimane praticamente una semi sconosciuta (nonostante i nostri sforzi), e sono lontani i tempi in cui incideva per una major come l’Arista, cosa che l’ha costretta negli anni a fondarsi una propria etichetta indipendente dove ha continuato a sfornare eccellenti lavori, grintosi e variegati, diventando oltre che una rocker di razza una artista di “culto”. Tirando le somme, se siete “fans” di Bonnie Raitt, Susan Tedeschi e Sue Foley, tanto per non fare nomi, questo eccellente Slings & Arrows potrebbe essere un disco da scoprire nelle prossime settimane per conoscere una “nuova” amica. Basta andare sul suo sito e fare acquisti https://www.michellemalone.com/store.

Tino Montanari

From Belfast, Northern Ireland, Il Van Morrison Pasquale! Van Morrison In Concert

van morrison in concert

Van Morrison – Van Morrison In Concert – DVD o Blu-ray – Eagle Rock/BBC/Universal

A dimostrazione che non c’è molta fantasia nella scelta dei titoli, già nel 1990, ancora nell’era delle VHS, era uscito un video di Van Morrison che si chiamava Van Morrison: The Concert. Per il resto la videografia dell’irlandese è abbastanza scarna: un altro concerto uscito solo in videocassetta, Van Morrison In Ireland 1979, peraltro splendido, con Van che smentisce per l’occasione la sua staticità, persino lanciandosi in “voli plastici” sul palco, in un momento di abbandono durante l’esibizione che prevedeva l’esecuzione di 10 splendidi brani, durante un’oretta scarsa di concerto.

Poi dobbiamo arrivare al 2009 per il doppio DVD (il primo) dal vivo, Live At Montreux che riporta due concerti registrati nella cittadina svizzera, uno del 1974, in uno dei suoi momenti di massimo splendore, e l’altro, altrettanto bello, del 1980. Esce anche, lo stesso anno, 2009, Astral Weeks Live At The Hollywood Bowl: The Concert Film, registrato in California nel novembre 2008, in occasione del 40° Anniversario dall’uscita di uno dei suoi capolavori assoluti, forse il migliore dei suoi dischi.. Esisterebbe anche una limited edition dell’episodio dell’Austin City Limits del 2006, e nella versione cofanetto della ristampa di It’s Too Late To Stop Now vol. II,III, IV & DVD, troviamo appunto un DVD con un estratto dai concerti spettacolari al Rainbow di Londra del 23 e 24 luglio del 1973.

Questo per il passato, veniamo al presente. Prima di tutto volevo segnalarvi che in effetti sul Blog non ho recensito ancora l’ultimo album di Van Versatile, benché uscito a dicembre 2017. Mi ripromettevo di farlo, poi per ragioni di tempo non ci sono riuscito, ma visto che a fine aprile il nostro amico, che ultimamente sta mostrando una inusuale prolificità, e ha già annunciato l’uscita di un ennesimo lavoro You’re Driving Me Crazy, in coppia con l’organista Joey De Francesco, conto di recensirli entrambi insieme. E senza dimenticare che la ristampa potenziata per il ventennale di The Healing Game, prevista prima per il 2017 e poi rinviata a febbraio 2018, è stata per il momento sospesa.

Per cui “accontentiamoci” di questo splendido DVD (o Blu-ray) Van Morrison In Concert, registrato nel teatro della BBC a settembre del 2016, DVD che riporta come bonus anche il bellissimo Up On Cyprus Avenue, film trasmesso sempre dalla BBC con la testimonianza del suo ritorno a Belfast in occasione del suo 70° compleanno, con un concerto tenuto nei luoghi della sua giovinezza, proprio a Cyprus Avenue. Veniamo al contenuto: formazione classica con Van Morrison impegnato anche al sax, all’armonica e alla chitarra, Paul Moran, organo, piano, tastiere e tromba, Dave Keary, chitarre varie e voce, Paul Moore, basso e contrabbasso, Mez Clough, batteria e voce e l’ottima Dana Masters alle armonie vocali. Lo spettacolo era stato ripreso in occasione della presentazione dell’album Keep Me Singing, e quindi ci sono ben sei canzoni tratte dal quel disco, ma anche molti classici del repertorio passato e pure qualche chicca per gradire. Gran bel concerto, il tutto con una qualità video e audio di primissima qualità. Partenza pimpante con Too Late, un brano swingante che ricorda moltissimo lo stile delle sue migliori esibizioni, con la voce che non mostra segni di cedimento con il trascorrere del tempo (anzi) e la band suona con brio e grande classe, Morrison e Moran aggiungono anche il suono quasi imprescindibile del fiati, mentre il vocione di Keary contrappunta l’ugola sopraffina del nostro.

“Celtic Soul” che viene ribadito nella deliziosa Magic Time, pezzo del 2005, sempre con l’organo vintage di Moran a caratterizzare il suono inconfondibile dei brani dell’irlandese, nostalgico e classico come sempre, ottimi gli interventi di Keary alla chitarra, Moran alla tromba e Morrison al sax. A questo punto partono subito i classici: il primo è una sgargiante Wild Night, con l’intramontabile call and response condiviso questa volta con la brava Dana Masters, pezzo splendido, e che dire di una gagliarda Baby Please Don’t Go che non dimostra certo i suoi 50 anni e passa (solo dalla versione dei Them), con la band che tira alla grande, blues, rock e Van Morrison all’armonica, tutto perfetto anche nella swingante Don’t Start Crying Now, di nuovo dal lontano passato dei Them, il primo singolo della band pubblicato nel 1964. E per concludere il medley col trittico della memoria, Van e soci propongono anche una veemente Here Comes The Night, sempre caratterizzata da continui cambi di tempo. Every Time I See A River, ancora da Keep Me Singing, è una ballata splendida, degna di tutte quelle che l’hanno preceduta nel corso degli anni, un tipo di brano in cui Van Morrison è maestro assoluto, con la voce che sale e scende a piacimento, come se per lui il tempo si fosse fermato. Altro medley con la brillante Cleaning Windows e una sorprendente Be-Bop A Lula, riscoperta di recente dal vivo, appena accennata all’interno di un vortice di citazioni di celebri brani del passato. Anche Let It Rhyme ai tempi del concerto era nuovissima, un’altra bella canzone tratta da un disco, Keep Me Singing, che sicuramente è il migliore di Morrison degli ultimi venti anni, sorretto da una rinnovata ispirazione compositiva e che anche dal vivo mostra una freschezza di esecuzione invidiabile, con un ottimo Moran alla tromba.

Whenever God Shines His Light è un brano che il nostro amico ama molto, ma che abitualmente non mi fa impazzire, forse perché lo associo alla versione cantata con Cliff Richard, qui sostituito da una molto più incisiva Dana Masters che ripristina il tono gospel della canzone, poi ribadito anche in Sometimes We Cry, un brano tratto da The Healing Game, altra signora canzone e perla inestimabile tratta dal repertorio inesauribile dell’irlandese, che per l’occasione si supera anche grazie alla presenza stimolante della seconda voce femminile di una ispirata Masters. Sempre da Keep Me Singing viene anche Going Down To Bangor, molto bluesata e legata al passato, grazie all’uso dell’armonica a rinverdire gli amori del passato. E magiche ed intense sono pure le atmosfere di The Pen Is Mightier Than The Sword, penultimo brano tratto dall’album del 2016, con un ottimo interplay tra la slide di Keary e l’organo di Moran, come pure della title track Keep Me Singing, altro brano che rivaleggia con il glorioso passato del miglior Morrison. Enlightenment illustra il lato più spirituale della musica del grande cantautore di Belfast, un altro pezzo sontuoso estratto dal suo repertorio senza tempo, come anche Carrying A Torch, che viene da Hymns Of The Silence, degna controparte emotiva della canzone che la precede, ulteriore brano solenne che ispira riverenza per l’arte sopraffina di questo signore, che poi viene sublimata in una versione swingata e deliziosa di una delle sue canzoni più conosciute Brown Eyed Girl, sempre gioiosa e che ispira sentimenti positivi nell’ascoltatore, come pure la successiva Jackie Wilson Said, ennesima perla del suo songbook, un inno alla vita, alla bella musica e anche ad uno dei più grandi cantanti espressi dalla storia della musica nera. Come commiato questa volta niente Gloria (che stranamente non appare neppure nella parte irlandese del DVD), ma una comunque magnifica e corposa versione di In The Garden, un altro dei capolavori assoluti di Morrison, che canta con inimitabile aplomb il classico “No Guru No Method No Teacher” prima di congedarsi dal pubblico e la gente ne apprezza la commovente bellezza ancora una volta.

Ma non è finita qui. Il DVD come si diceva contiene anche lo short film di circa un’ora Up On Cyprus Avenue, registrato l’anno prima in occasione delle celebrazioni per il suo 70° compleanno, in una sorta di viaggio a ritroso fino alle sue origini, con il ritorno alla terra natale. La band che suona nel concerto è la stessa dell’anno successivo con l’eccezione di Robbie Ruggiero alla batteria invece di Clough. Mentre il repertorio. con qualche eccezione, è abbastanza differente dalla serata al BBC Theatre. Dopo una breve introduzione sulla storia passata di Morrison con la musica di Cyprus Avenue, il concerto si apre con lo strumentale Celtic Swing, un altro modo che è stato usato per definire la musica del grande Van, subito seguita dal medley Cleaning Windows/Be-Bop A Lula e poi da una avvolgente e maestosa Days Like This. Precious Time era su Back On Top, un pezzo tra R&B e soul, coinvolgente e ritmato, come nella migliore tradizione, mentre Sometimes I Feel Like A Motherless Children è un traditional (scusate il bisticcio) che si trovava su Poetic Champions Compose, un incalzante e urgente spiritual in cui Van si immedesima con grande empatia. Il medley del “passato” è leggermente diverso: si parte con Baby Please Don’t Go seguita da Parchman Farm dell’amato Mose Allison, per arrivare a Don’t Start Crying Now. It’s All In The Game è una vecchia canzone degli anni ’50 che Van Morrison ama molto, tanto da averla inserita nel suo album del 1979 Into The Music e questa versione è uno dei punti più esaltanti del concerto, si tratta di uno standard della canzone americana che ci permette di gustare la splendida voce del nostro amico in una esuberante e magistrale interpretazione che sfocia poi nella poca nota Burning Ground, che si trovava su Healing Game del 1997, comunque il miglior disco di Morrison degli ultimi 20 anni prima del recente Keep Me Singing.

In ogni caso anche questa è una versione splendida ed emozionante di un brano che ti lascia con il fiato mozzo per la sua bellezza. Una buona Whenever God Shines His Light fa da apripista per un altro dei classici imperdibili del suo repertorio ovvero And The Healing Has Begun, altra versione scintillante che anticipa la conclusione del concerto affidata ad un altro tributo alla memoria del passato, “ai giorni prima del rock and roll”, con la sognante ed eterea On Hyndford Street, altro brano magnifico, quasi declamato, che illustra la sua arte superba. E’quasi Pasqua e mi permetto un consiglio: se non lo avete ancora acquistato fatevi un regalo e comprate questo DVD, sono due ore e un quarto di pura magia e grande musica.

Bruno Conti

Dopo Una Lunga Carriera Con I Rockers Canadesi April Wine, Anche Lui “Passa” Al Blues? Myles Goodwin And Friends Of The Blues

myles goodwin and friends of the Blues

Myles Goodwin – Myles Goodwin & Friends Of The Blues – Linus Entertainment   

Il nome, e pure il cognome, di Myles Goodwin, da Woodstock, Canada, ai più non diranno nulla, ma il nostro amico è stato per quasi 50 anni voce solista, chitarrista e leader degli April Wine, una band che ha avuto un enorme successo nel proprio paese e poi sul finire degli anni ’70 anche negli USA, ma direi ovunque, forse Italia esclusa, con oltre 20 milioni di dischi venduti nel mondo. Tanto per ricordare un aneddoto, nel famoso concerto “segreto” al Mocambo degli Stones del 1977, la band di supporto erano proprio gli April Wine che poi avrebbero pubblicato un Live AtThe El Mocambo , relativo a quella occasione e prodotto da Eddie Kramer (quello di Hendrix), disco che illustrava il loro stile hard rock classico americano, ma con elementi power pop e blues che è sempre stato tra gli amori segreti  di Goodwin.

Arrivato quasi ai 70 anni e reduce dalla sua autobiografia dello scorso anno Myles Goodwin decide di “regalarsi” un album dedicato ad una delle sue primarie influenze e decide di chiamarlo Friends Of The Blues: anche perché di amici nel disco ce ne sono veramente tanti, Jack de Keyzer, Garret Mason, David Wilcox, Amos Garrett, Kenny “Blues Boss” Wayne, Joe Murphy, Frank Marino, Shaun Verreault, Bill Stevenson, Rick Derringer. Come potete leggere, alcuni molto noti, altri meno, ma tutti uniti dall’amore per un blues energico anziché no e che ruota attorno ai brani che Goodwin aveva scritto nel corso degli anni, senza utilizzarli sui dischi degli April Wine, conservandoli per questo disco “solo” di fine carriera: c’è solo una cover nell’album Isn’t That So, un pezzo di Jesse Winchester (poteva scegliere peggio), un brano più morbido di altri contenuti nel CD, piuttosto raffinato e con elementi soul e jazz, diverso dal mood complessivo dell’album ,non disprezzabile ma neppure memorabile. Altrove le chitarre sono decisamente più taglienti, come nel brano di apertura,  I Hate To See You Go (But I Love To Watch You Walk Away), un blues con uso di fiati dove Goodwin è impegnato alla slide, per un pezzo che profuma di British Blues primi anni ’70, ma che mi ha ricordato anche il primo Joe Walsh, quello dei James Gang; spesso i titoli denotano il sense of humour del buon Myles, oltre a quella citata ci sono anche I Hate You (Till Death Do Us Part e Tell Me Where I’ve Been (So I Don’t Go There Anymore), una classica blues song con elementi R&R, country e R&B, scritta in tributo a Fats Domino, e che prevede il pianino malandrino di Kenny “Blues Boss” Wayne che omaggia The Fat Man.

Mentre la prima citata è il classico slow blues lancinante come prevede il manuale del perfetto bluesman, con chitarre a destra e manca,  in particolare Frank Marino nell’occasione, ma pure i fiati e il piano, per non farsi mancare nulla. Goodwin suona spesso anche le tastiere, come in Nobody Lies (About Having The Blues), oltre alla bella Stratocaster con cui è raffigurato in copertina: per esempio in It’s All Brand New It’ll Take Time to Get Used To (titoli corti no?) è all’organo, con Amos Garrett alla solista, per un altro lento di quelli duri e puri, mentre nel divertente shuffle , anche nel titolo,  Ain’t Gonna Bath in The Kitchen Anymore, Bill Stevenson è alle tastiere. Quando il blues si fa più sanguigno la qualità sale, come in Good Man In A Bad Place con Garret Mason in evidenza alla solista o ancora nella eccellente Brand New Cardboard Belt con Steve Segal degli April Wine impegnato alla bootleneck guitar. E niente male pure la blues ballad Weeping Willow Tree Blues dove David Wilcox dà il meglio alla chitarra acustica.  Per non dire della poderosa Last Time I’ll Ever Sing the Blues, forse il miglior brano di questo album con uno strepitoso Rick Derringer ospite alla solista.

Complessivamente un buon album, onesto e ben realizzato, da un musicista che “rivela” il suo amore per il Blues in questa occasione.

Bruno Conti

Un’Altra Piccola Grande Leggenda Delle 12 Battute. Homesick James – Shake Your Money Maker The Sensational Recordings

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Homesick James – The Sensational Recordings Shake Your Money Maker-  Wolf Records/Ird

Homesick James è sempre stato un artista abbastanza di nicchia, in un genere che lo è per definizione: sicuramente hanno contribuito a questo molti dei “misteri” che costellano la sua vita e la sua carriera; a parte il luogo di nascita, che dovrebbe essere Somerville, Tennessee, anche la data di nascita è molto dibattuta, 1905, l’anno che indicava lui, 1910 quello che alla fine gli è stato attribuito, ma anche 1914 e 1924, come risultava, forse, da alcuni documenti ufficiali. Appurato che la data di morte, certa, è stata il 2006, comunque una vita lunghissima: lui ha millantato, o era veramente, il cugino maggiore di Elmore James (a cui avrebbe insegnato lo stile bottleneck), ma pure il suo cognome è incerto, John William Henderson, James Williams, o James Williamson, e nessuno dei due di cognome faceva James, avrebbe suonato, il condizionale è d’obbligo, con Yank Rachell, Blind Boy Fuller, Sleepy John Estes, Big Joe Williams e pure Robert Johnson, negli anni ’30. Ma la sua carriera discografica inizia solo con un disco per la Prestige (l’unica etichetta relativamente importante per cui ha inciso) nel 1964 con Blues On The South Side, che conteneva l’unico suo brano celebre, Gotta Move o Got To Move (non You Gotta Move, quella che facevano anche gli Stones), anche se la paternità della canzone è dibattuta, visto che spesso si trova con la firma di Elmore James, anche se i Fleetwood Mac, che l’hanno incisa nel loro primo album, riportavano come autore Homesick James.

Il nostro amico poi nel corso degli anni ha pubblicato molti album, per piccole etichette, un paio anche per l’italiana Appaloosa, e negli ultimi anni il repertorio all’incirca si ripeteva spesso: la Wolf annuncia che non è questo il caso per The Sensational Recordings, tratto da tre diverse registrazioni, una dal vivo in solitaria nel 1975, un’altra con Snooky Pryor a Chicago nel 1979, sempre dal vivo, e alcune tracce casalinghe sempre registrate nella Windy City nel 1975. In effetti, a parte l’immancabile You Got To Move (che qui è attribuita a James/Sehorn) ben altre cinque pezzi di Elmore James e cinque di Robert Johnson, oltre ad altri 5 o 6 classici del blues. E a ben vedere l’album, per quanto bello ed interessante, è forse più indirizzato ai “fanatici” del genere, a chi vive di pane e blues, però è anche una occasione per ascoltare la grande maestria di Homesick James alla slide, di cui era un vero virtuoso, senza magari raggiungere i vertici di Elmore James o Robert Johnson, il nostro è stato un buon compromesso tra i due, come testimonia questo album scovato negli archivi della Wolf. Louise Louise Blues di tale Johnnie Temple, altro bluesman delle origini poco noto, oltre a mettere in evidenza la perizia di Homesick alla slide ci presenta un signore, che all’epoca viaggiava sulla settantina, ancora in possesso di una voce forte ed espressiva, come ribadisce nel primo dei pezzi di Elmore James My Baby’s Gone, con la tipica scansione dei brani del maestro del bottleneck, “scivolato” e grintoso come  richiede la canzone.

Tin Pan Alley è di un altro “oscuro” bluesman con cui Homesick James aveva probabilmente incrociato le strade, Robert Geddins, ed è un altro lento lancinante e dalle atmosfere sospese, il pubblico presente gradisce anche la successiva Baby Please Set A Date, ancora dalla penna di James (ci si confonde con i “cognomi”, diciamo quello più famoso), più mossa e tirata, ispira anche la partecipazione dei presenti che tengono il ritmo; Three Ball Blues è il primo dei brani dove Homesick, che abbandona per un attimo il bottleneck, è accompagnato da Snooky Pryor all’armonica, un pezzo dal repertorio di Blind Boy Fuller, seguito dal suo cavallo di battaglia You Got To Move, sinuosa e cadenzata, con la qualità della registrazione meno valida in questa parte del CD, ma con la slide che riprende a scivolare di gusto, come anche in That’s All Right, che pare quasi un brano di Muddy Waters, scritta da tale Othum Brown sembra un “antenato” di un brano omonimo di Little Walter. A questo punto arrivano un paio di pezzi da 90, prima una vigorosa Sweet Home Chicago e poi Dust My Broom, inframmezzate da Someday Baby Blues di Sleepy John Estes, un intenso lento d’atmosfera di gran classe, come Moonshine Woman Blues di Doctor Clayton e la vibrante Bobby’s Rock dove appare anche la batteria, in uno strumentale gagliardo. Negli ultimi pezzi, quelli casalinghi e con la slide acustica, troviamo un’altra versione di My Baby’s Gone, Cross Road Blues di Robert Johnson, con un sound più primitivo, una take 2 di Dust My Broom sempre cadenzata, come pure l’altro classico di Elmore James Shake Your Moneymaker, e per completare l’opera Come On In My Kitchen di Robert Johnson. Un CD forse destinato ai completisti, ruvido e a tratti primitivo ma non per questo meno interessante.

Bruno Conti  

Uscite Prossime Venture 10. Finalmente Dopo Tanti Anni, l’11 Maggio Esce Un Video Live Di John Mellencamp – Plain Spoken: From The Chicago Theatre

john mellencamp plain spoken

John Mellencamp – Plain Spoken From The Chicago Theatre – DVD/CD o Blu-ray/CD – Eagle Vision/Universal 11-05-2018

John Mellencamp era rimasto forse l’ultimo degli artisti importanti a non avere mai pubblicato un DVD (o un Blu-ray) dal vivo. Si è vero, nel 2012 era uscito It’s About You, quel documentario relativo al tour del 2009, ed alla genesi dell’album No Better Than This, con vari filmati relativi alle location dove era stato registrato il disco ed i preparativi delle canzoni nei vari studi e camere di albergo dove era stato registrato. Film che poi era stato anche proiettato in alcune date del tour successivo, ma sinceramente vederlo in piedi prima del concerto, 90 minuti, anche in B/N, molto parlato e poca musica, lo avevo trovato sì interessante, ma anche un poco “palloso”. Pure nel caso di questo Plain Spoken From The Chicago Theatre si era rischiato l’autogol: anche in questo caso è uno di quei cosiddetti “rockumentary”, con lo stesso Mellencamp che ci guida in una sorta di viaggio attraverso la sua musica e ci racconta, attraverso la sua viva voce tutto il percorso dalle origini ai giorni nostri, con la musica che scorre sullo sfondo. Ma questa volta, per fortuna, inserito come bonus negli extra del DVD o del Blu-ray si può sentire anche il concerto completo al Chicago Theatre del 25 ottobre 2016, solo la musica e le immagini, senza il voiceover, il tutto registrato nel corso dell’ultimo tour del Coguaro, full band e con Carlene Carter ospite, come nel disco omonimo, e compresa una ampia selezione di brani che ripercorrono anche il meglio della carriera del rocker dell’Indiana. La parte musicale è presente anche nel CD contenuto nel combo, come lo chiamano gli americani. Ecco la lista delle canzoni dello show:

1. Lawless Times 
2. Troubled Man
3. Minutes to Memories
 4. Small Town
5. Stones in My Passway
6. Pop Singer
7. Check It Out
8. Longest Days 
9. The Full Catastrophe
10. My Soul’s Got Wings
 11. Overture
12. Rain on the Scarecrow
13. Paper in Fire
14. Authority Song
15. Pink Houses
16. Cherry Bomb

E qui sopra un piccolo anticipo nell’attesa dell’uscita ufficiale che è prevista per l’11 Maggio.

Bruno Conti

Dal Sunshine State Un’Altra Ottima Band. Backtrack Blues Band – Make My Home In Florida

backtrack blues band make my home in florida

Backtrack Blues Band – Make My Home In Florida – CD+DVD Harpo Records

Per la serie Buscadero Geographic questo mese ci trasferiamo in Florida, terra di elezioni presidenziali, alligatori, uragani, clima caldo (non per nulla è il Sunshine State), patria di Jim Morrison e Tom Petty, una delle culle del southern rock (Allman Brothers, Lynyrd Skynrd, Molly Hatchet, e molte altre band vengono da lì), però a livello blues eravamo piuttosto sguarniti. Ma questo solo perché non abbiamo mai considerato, o poco, la Backtrack Blues Band, da oltre 35 anni una delle (poche) istituzioni del Blues nella zona. Formata appunto ad inizio anni ’80 da Sonny Charles, cantante e armonicista, nonché patito di Little Walter (infatti il nome del gruppo viene da Backtrack, uno dei brani più celebri del grande armonicista), e da Little Johnny Walter (guarda il caso!), chitarrista ritmico e fedele amico fin dalla gioventù, la band nel corso degli anni ha aggiunto Kid Royal, eccellente chitarrista, patito del Texas blues style, ma contrariamente a quanto si crede, nativo di London, nell’Ontario canadese, e quindi non del Lone Star State, alla batteria Joe Bencomo, un veterano delle band jazz e blues della Tampa Bay (che evidentemente ci sono) e infine al basso, il grande Jeff “Stick” Davis dei leggendari Amazing Rhythm Aces, una delle migliori e più sottovalutate formazioni del rock americano.

Se quanto avete letto finora vi risulta familiare denota che siete attenti lettori del Buscadero, essendo quasi lo stesso incipit utilizzato per introdurre il precedente album del gruppo Way Back Home: mi sono permesso di autocitarmi, non per pigrizia, ma in quanto mi sembrava perfetto per introdurre la BBB a coloro che si ostinano a non volerli conoscere, e così facendo non rischio neppure denunce per plagio, in quanto sempre il sottoscritto lo aveva scritto per la rivista. Ovviamente confermo tutto, e aggiungo che questo nuovo Make My Home In Florida, registrato dal vivo al Palladium Theater di St. Peterburg, Florida il 6 gennaio del 2017, è quello che gli americani chiamano un combo, cioè una confezione CD+DVD, con identico contenuto, ma comunque in rete si trova il filmato gratis e completo.

I due frontmen del gruppo come si evince dal filmato (un po’ statico nelle riprese) non sono più dei giovanotti, ma hanno ancora una grinta ed un drive ammirevoli, oltre ad esperienza e tecnica a palate, il tutto è chiaro sin dall’iniziale Checkin’ On My Baby, uno dei classici di Sonny Boy Williamson, che in passato hanno inciso in tanti (da Buddy Guy & Junior Wells ai Buesbreakers di John Mayall, con Mick Taylor, Taj Mahal, Mick Jagger, Gary Moore, Dr. Feelgood, Nine Below Zero, potremmo andare avanti per anni con la lista), ma la versione della Backtrack Blues Band regge bene, con un eccellente interscambio tra Charles e Kid Royal, anche Woke Up This Morning ha un precedente illustre, quello di B.B. King, l’autore del brano, e la rilettura della BBB, con Kid Royal alla voce, parte laidback ma poi si anima in un brillante crescendo, con il groove metronomico della ritmica dove spicca il basso rotondo di Stick Davis.

Make My Home In Florida è un brano originale di Sonny Charles, uno slow blues di quelli duri e puri, intenso e grintoso come richiede il genere, con armonica a volontà e la chitarra solista, molto raffinata e pulita, a punteggiare il cantato maschio del suo autore; altro super classico con T-Bone Shuflle, il cui titolo dice tutto, di nuovo cantata da Royal. In una band dove c’è Little Johnny Walter ed il leader è un armonicista era quasi inevitabile un pezzo di Little Walter, la scelta cade su Nobody But You, fatta a tutta velocità, prima di un’altra canzone di Sonny Boy Williamson II Your Funeral My Trial che permette di gustare la souplesse di Charles (che incidentalmente ha anche una ottima tinta di capelli, fatta da chi serviva probabilmente Biscardi e Paolo Limiti) anche se forse ogni tanto il gruppo è fin troppo didattico e legato alle tradizioni, fatto che può essere sia un pregio che un difetto. Il terzetto conclusivo arriva tutto dalla penna di Charles, prima la mossa Heavy Built Woman, un altro shuffle con il classico call and response, poi la divertente e cadenzata Shoot My Rooster e infine Tell Your Daddy, sempre vivace e costellata dall’eccellente lavoro di Kid Royal e Sonny Charles, per un live che trabocca di onesto blues elettrico, molto ben eseguito.

Bruno Conti

Un Insieme Di Piccole Sinfonie Pop! Cameron Blake – Fear Not

cameron blake fear not

Cameron Blake – Fear Not – CRS/Continental Song City CD

Confesso che non avevo mai sentito parlare di Cameron Blake, cantautore originario del Massachusetts ma trapiantato a Baltimore, nel Maryland: ho poi scoperto che dal 2009 al 2015 ha già pubblicato quattro album di studio ed uno dal vivo, e quando ho ascoltato questo nuovo Fear Not non nascondo che mi si è accesa una certa curiosità nell’approfondire la conoscenza del personaggio. Blake è un songwriter classico, nel senso più puro del termine: si è infatti diplomato come violinista al conservatorio di Peabody, in Massachusetts, e ha trasportato i suoi studi classici nel suo stile compositivo e, almeno per quanto riguarda il CD di cui mi accingo a parlare, anche negli arrangiamenti. Fear Not è infatti un disco ambizioso, profondo, non facile ma neppure ostico, e vede Cameron accompagnato da ben cinquanta musicisti, tra chitarre, pianoforte, basso, batteria, sezione archi (molto importante nell’economia del suono), fiati e cori https://www.youtube.com/watch?v=eRg_bDhlvG4 . C’è da dire che Blake non usa mai i musicisti tutti insieme, ma li centellina a seconda del bisogno nelle varie canzoni, ed il suono non è mai ridondante o gonfio, ma anzi i brani sono tutti misurati, con la voce del leader, quasi sempre un pianoforte, spesso una chitarra ed anche gli archi in diversi pezzi: il mood generale è malinconico, ma non mancano le sorprese, ed il disco si ascolta tranquillamente da cima a fondo, ed anche gli episodi meno immediati dopo un paio di ascolti vi sembreranno familiari.

Canzoni profonde e meditate, molte delle quali di stampo classico, mentre altre combinano sonorità solo all’apparenza stridenti, creando un cocktail stimolante e non prevedibile, il tutto arrangiato con indubbio gusto. La title track, che apre l’album, è subito splendida: inizio per piano e voce, una voce chiara ed espressiva, un motivo toccante ed un malinconico quartetto d’archi alle spalle, un brano davvero intenso; molto particolare After Sally, dal ritmo leggero ma spedito, una chitarra acustica strimpellata ed un mood quasi western che contrasta volutamente con l’uso cameristico degli archi, per un risultato decisamente intrigante. Degna di nota anche The Only Diamond, pianistica e fluida, dalla melodia diretta ed un bell’impatto ritmico nel refrain, anche se l’atmosfera si mantiene piacevolmente notturna, Fools Gold è raffinata: voce, chitarra elettrica pizzicata, batteria spazzolata ed un uso più vigoroso degli archi, che però ci sta, dato che la canzone ha un notevole crescendo melodico nella parte centrale. La bizzarra Queen Bee è un incrocio tra gospel e jazz anni trenta, un brano quasi da revue, il tipo di canzone che piaceva a David Johansen quando si travestiva da Buster Poindexter, mentre Tiananmen Square, che narra le vicende dell’uomo che da solo sfidò i carri armati, è una delle più belle ed intense del CD, una ballata pianistica melodicamente squisita e con un accompagnamento emozionante.

Old Red Barn, ancora dominata dal piano, ha perfino elementi country e risulta una delle più immediate, rivelando la versatilità del nostro (con la tromba che aggiunge un sapore dixieland), Moonlight On A String è lenta, drammatica e jazzata, cantata molto bene da Blake e con uno strano coro femminile modello “Sirene di Ulisse”, mentre Wailing Wall è quella dove l’orchestrazione è più marcata, ma è anche quella che mi piace meno. Philip Seymour Hoffman è un breve ma sentito omaggio al grande attore scomparso prematuramente, basato quasi esclusivamente su voce e piano, Sandtown è la più cerebrale, con un accompagnamento quasi free anche se il tutto non manca di fascino, e non è distante dal suono dell’ultimo David Bowie; il CD si chiude con Monterey Bay, cupa, triste, ancora pianistica ma allo stesso tempo decisamente rilassante.Cameron Blake è un artista senza dubbio molto interessante, forse non di facilissimo ascolto ma di sicuro non banale. E, fatto da non trascurare, non assomiglia praticamente a nessuno: da seguire.

Marco Verdi

Uscite Prossime Venture 9. Who, Si Riaprono Gli Archivi -Live at The Fillmore East: Saturday April 6, 1968

who live at the fillmore east 1968

The Who – Live at The Fillmore East: Saturday April 6, 1968 – 2 CD UMC/Universal 20-04-2018

Da anni si parlava della possibilità che prima o poi uscissero dagli archivi degli Who alcune delle registrazioni effettuate nei primi anni della band, nel periodo antecedente a Tommy (pare esistano altri due concerti  del periodo registrati a livello professionale, che prima o poi potrebbero uscire): in questo caso siamo di fronte alle registrazioni dei concerti tenuti al Fillmore East di New York nei primi giorni di apertura del locale, il 5 e 6 aprile del 1968, esattamente 50 anni fa. Anzi si tratta della registrazione completa del concerto del 6 aprile 1968, rimasterizzato da Bob Pridden, che era l’ingegnere del suono del gruppo e che era presente all’epoca. Come è noto il concerto verrà presentato in doppio CD o triplo LP, e contiene nel secondo CD una versione monstre di My Generation di oltre 33 minuti e darà l’occasione di ascoltare Roger Daltrey, Pete Townshend, John Entwistle Keith Moon in uno dei periodi più fecondi della loro attività legata al rock più vero e primigenio. Nell’attesa ecco la tracklist completa del doppio CD

[CD1]
1. Summertime Blues
2. Fortune Teller
3. Tattoo
4. Little Billy
5. I Can’t Explain
6. Happy Jack
7. Relax

[CD2]
1. I’m A Boy
2. A Quick One
3. My Way
4. C’mon Everybody
5. Shakin’ All Over
6. Boris The Spider
7. My Generation

E da anni circolava una versione bootleg, incompleta, ma presa dall’acetato originale del concerto, che potete vedere qui sopra, in attesa di poter ascoltare la versione completa ufficiale che uscirà il 20 aprile.

Bruno Conti

Della Serie Non Solo Blues, Ma Soprattutto. Vance Kelly – How Can I Miss You, When You Won’t Leave

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Vance Kelly – How Can I Miss You, When You Won’t Leave – Wolf Records/Ird   

La Wolf Records è una etichetta austriaca, per lo più specializzata in ristampe o recupero di materiale raro e d’archivio blues, ma ha nel suo roster di artisti anche qualche musicista locale e alcuni artisti “contemporanei”, come ad esempio Vance Kelly, veterano della scena blues di Chicago e della Wolf stessa, per la quale incide album da oltre venti anni (una decina in tutto, compresi un paio di antologie e un paio di live), proponendo una miscela di 12 battute classiche, arricchita da elementi soul, funky e R&B. Spesso accompagnato dalla sua Backstreet Blues Band Kelly è un habitué dei locali della Windy City, ma anche nei dischi di studio si difende con grinta e buona tecnica chitarristica, oltre ad essere in possesso di una bella voce e della capacità di scriversi il proprio materiale, come dimostrano i 14 brani originali firmati per questo How Can I Miss You, When You Won’t Leave. Anche la figlia Vivian, che oltre ad apparire nei dischi del padre, ne ha pubblicato uno in proprio per la Wolf Records.

Ma concentriamoci su questo nuovo album che si apre con All About Life, un brano dal suono classico ma anche ricco, con tastiere, fiati e voci di supporto, ad arricchire un arrangiamento atmosferico, dove la chitarra pungente di Kelly si alterna con un sax per proporre un blues elettrico Chicago style di buona fattura e proiettato nel futuro, grazie ad un arrangiamento ricco. Ma è quando vengono inseriti elementi soul e funky come nella deliziosa Biscuits, Eggs And Sausage, che il bravo Vance eccelle, uno strumentale ancorato da un solido giro di basso, un organo svolazzante e le evoluzioni della solista del nostro amico per un tuffo ne l passato; Get Home To My Baby è il classico slow blues ruvido e torrido che non può mancare nel repertorio di un bluesman, di nuovo con fiati, sax in particolare, e organo, a sostenere gli interventi sempre pimpanti della solista del musicista di Chicago. La title track vira verso del sano soul di marca Stax, coinvolgente e ritmato, peccato che il missaggio metta la voce leggermente in secondo piano, perché la canzone non ha nulla da invidiare ai brani di Sam & Dave o Wilson Pickett e Kelly la canta con impeto; Meet You In The Spring è un altro esempio del classico stile urbano di Vance, impetuoso e sincopato, con chitarra e voce sempre sugli scudi, mentre la band lavora di fino sullo sfondo.

Ancora funky e R&B per una Rumble Through Your Drawers che attinge anche ai ritmi di James Brown per un serratissimo pezzo dove i riff si sprecano ed è difficile tenere fermo il piedino, mentre la fiatistica Moving On, con la voce finalmente in primo piano è uno shuffle di quelli tosti, con la solista di Kelly sempre in bella evidenza, e niente male pure la magnifica ballata Count On Me, dove gli elementi deep soul sono assai marcati, grazie ad un arrangiamento quasi euforico. Si torna al blues torrido e viscerale in una poderosa Don’t Give My Love Away che conferma il virtuosismo chitarristico del nostro, fluido e magistrale, in uno dei brani più coinvolgenti di questa raccolta. Che vira nuovamente verso il R&B in una mossa ed intensa Do It Right, peccato di nuovo che la voce di Kelly ogni tanto sembra che vada in cantina, stesso discorso per una voluttuosa Back On Track, dove un miglior uso dello studio di registrazione avrebbe prodotto risultati più brillanti, ma non si può non godere della ottima musica; ancora fiati a go-go per la brillante Sticker Than You e per una “strana” Come On, uno strumentale dove Kelly si produce al talkbox, un suono che non si sentiva dai tempi di Frampton e Joe Walsh, anche se applicato al blues è un po’ pacchiano, e poi il pezzo è alquanto dozzinale. Meglio la conclusiva Jamming In The Studio, che come lascia intendere il titolo è l’occasione per Vance Kelly di improvvisare in piena libertà a tempo di funky con la sua band.

Bruno Conti

Uscite Prossime Venture 8: Eccolo Di Nuovo. Doppia Razione Di Neil Young Al 20 Aprile. Roxy Tonight’s The Night Live + Paradox (Original Music From The Film) With Promise Of The Real.

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Neil Young – Roxy Tonight’s The Night Live – Reprise/Rhino CD

Neil Young + Promise Of The Real – Paradox (Original Music From The Film) – Reprise

Erano già ben tre mesi (facciamo quattro per arrivare alla data di uscita, il prossimo 20 aprile), che uno dei due “Hardest Working Musicians In The Business”, almeno a livello di uscite discografiche, non si faceva sentire: ma ecco che Neil Young a breve pubblicherà non uno ma ben due “nuovi” album. Se siete curiosi di sapere chi è l’altro (a parte il defunto Jerry Garcia con i Grateful Dead, che è il più prolifico di di tutti), ovviamente parliamo di Joe Bonamassa (ma niente paura, anche per lui, dopo il disco con Beth Hart, al 18 maggio è prevista la pubblicazione di un doppio CD, doppio DVD, Blu-Ray British Blues Explosion – Live, relativa al breve tour inglese del 2016, ma ne parliamo più avanti, come pure del Live della Hart, anche lei in azione di nuovo, che uscirà ad Aprile). Torniamo però al soggetto del post odierno: il canadese ormai è sempre più “intrippato” in un inestricabile viluppo di uscite, sia di di materiale nuovo, come pure d’archivio (ma il seguito del box Archive, uscito nel lontano 2009, latita, visto che il buon Neil è impegnato anche con il proprio sito dove sta rendendo disponibili tonnellate di cose). Comunque cosa volete che sia per lui trovare il tempo di pubblicare non uno ma ben due dischi “nuovi”? E quindi, detto fatto ecco arrivare questi due CD singoli, ma anche in doppi vinili e download digitale.

Partiamo con Roxy:Tonight’s The Night, il dischetto dedicato ai concerti tenuti al Roxy di LA il 20-21-22 settembre del 1973., locale sul Sunset Strip all’epoca appena aperto, anzi fu inaugurato da loro con ben tre serate di doppi concerti, quindi sei in tutto, dove Neil Young con i  Santa Monica Flyers, come faceva chiamare la sua band a quel tempo, e che era composta da  Nils Lofgren (piano), Ben Keith (pedal steel guitar), Billy Talbot (basso) e Ralph Molina (batteria), presentava in anteprima il suo nuovo album Tonight’s The Night, appena registrato, disco che però poi non sarebbe uscito fino al 20 giugno del 1975. Ecco la lista completa dei brani contenuti nell’album dal vivo di prossima uscita:

1. Intro
2. Tonight’s the Night
3. Roll Out the Barrel
4. Mellow My Mind
5. World on a String
6. Band Intro
7. Speakin’ Out
8. Candy Bar Rap
9. Albuquerque
10. Perry Como Rap
11. New Mama
12. David Geffen Rap
13. Roll Another Number (For the Road)
14. Candy Bar 2 Rap
15. Tired Eyes
16. Tonight’s the Night (Pt. II)
17. Walk On
18. Outro

neil young promise of the real paradox

Altro discorso per Paradox, che è la colonna sonora del film (documentario?) girato dalla compagna Daryl Hanna e previsto per la piattaforma Netflix. Presentato come una sorta di western contro gli ogm e il suono di internet, il film contiene materiale d’archivio molto più recente, registrato con i Promise Of The Real, ovvero i fratelli Lukas Nelson e Micah Nelson, sotto gli pseudonimi di “Jail Time”e “The Particle Kid”, oltre a Jim Keltner alla batteria e Paul Bushnell al basso. Il CD contiene pure del materiale dal vivo registrato al Desert Trip di due anni fa, e Neil Young live è sempre una forza della natura, a giudicare dalla versione strepitosa di Cowgirl In the Sand che qui diventa Cowgirl Jam. Ma come direbbe Marzullo, una domanda sommessa, non sarebbe stato meglio pubblicare quel concerto completo? Qui l’ho detto e qui lo nego, perché poi il vecchio Neil mi sgrida. Comunque nel CD della colonna sonora ci sono anche sei segmenti da Paradox Passage 1 Paradox Passage 6, come pure cover di
Angel Flying Too Close To The Ground di Willie Nelson (che appare nel film come Red), non memorabile, meglio Peace Trail, Show Me, Pocahontas, con Young all’organo a pedali, la versione di Tumbleweed da Storytone, suonata all’ukulele, e anche versioni acustiche di Baby What You Want Me To Do di Jimmy Reed How Long di Lead Belly, oltre a qualche brano strumentale, ma spesso sono versioni brevi o frammenti, tipo la cover di Happy Together dei Turtles, che dura 30 secondi e finisce con tutti che ridono come dei pirla, va bene il cinema verità, ma almeno nella colonna sonora si poteva fare meglio. In ogni caso l’album esce tra un mesetto e lascio a Marco Verdi il compito di parlarne all’uscita. Per il momento ecco la lista completa anche dei brani di Paradox, oltre al trailer del film:

1. Many Moons Ago In The Future
2. Show Me
3. Paradox Passage 1
4. Hey
5. Paradox Passage 2
6. Diggin’ In The Dirt (Chorus)
7. Paradox Passage 3
8. Peace Trail
9. Pocahontas
10. Cowgirl Jam
11. Angel Flying Too Close To The Ground
12. Paradox Passage 4
13. Diggin’ In The Dirt
14. Paradox Passage 5
15. Running To The Silver Eagle
16. Baby What You Want Me To Do?
17. Paradox Passage 6
18. Offerings
19. How Long?
20. Happy Together
21. Tumbleweed

 Nel suo sito, finché è gratuito, si può già ascoltare, e lì ho curiosato anch’io https://www.neilyoungarchives.com/#/album?id=A_102&_k=qffovl, non brutto comunque, devo dire.

Alla prossima.

Bruno Conti