Un Addio Con Stile! Pink Floyd – The Endless River

pink floyd the endless river cover

Pink Floyd – The Endless River  – Parlophone CD – CD + DVD – CD + BluRay

Se qualcuno all’inizio del 2014 mi avesse detto che l’anno si sarebbe chiuso con un nuovo disco dei Pink Floyd, avrei sottoposto il mio interlocutore al test per stabilirne il tasso alcolemico. Stiamo infatti parlando di una delle band più “pigre” e lente della storia del rock, con l’ultimo disco risalente ormai a vent’anni fa (The Division Bell), e con uno dei suoi elementi cardine, Richard Wright, passato a miglior vita nel 2008, al punto che nessuno li riteneva più neppure una band.

Nel 1993 però, durante le registrazioni di The Division Bell, i Floyd abbozzarono anche una serie di brani strumentali, che inizialmente pensavano di pubblicare con il titolo di The Big Spliff, ma poi non se ne fece più niente. Recentemente, pare su pressioni della compagna-liricista-manager Polly Samson, David Gilmour ha deciso di contattare il vecchio compagno Nick Mason (ovvero quello che resta dei Floyd, come tutti sanno Roger Waters lasciò la ditta trent’anni fa, all’indomani di The Final Cut) per rimettere le mani su quelle registrazioni e completarle per pubblicare il loro disco definitivo. Alle sessions del 1993/94 (dove era dunque presente ancora Wright), sono state aggiunte nuove parti strumentali e, in una sola canzone, anche parti cantate: il risultato, The Endless River, mette fine alla storia dei Pink Floyd con una serie di brani riusciti, nel puro spirito del gruppo, ed anche con un filo di malinconia. Pare infatti che non ci siano dubbi sul fatto che questo sarà l’ultimo progetto della band: Gilmour (che ha già un disco solista pronto per il 2015) è stato categorico, compreso il fatto che non ci saranno esibizioni dal vivo, mentre Mason dal canto suo ha lasciato una porta aperta…

(NDM: è di questi giorni la notizia che Carlo Conti ha invitato i Floyd ad esibirsi come ospiti al prossimo Festival di Sanremo. Chissà se i nostri sapranno resistere al fascino del Carlone nazionale: io spero che non vadano, dato che verrebbero pagati con soldi pubblici, e credo che il loro cachet sia superiore a quello di Gigi D’Alessio.

Mentre le vecchie sessions erano prodotte da Gilmour e Bob Ezrin, le parti aggiunte vedono in consolle anche Andy Jackson, Youth e l’ex Roxy Music Phil Manzanera, che appare anche come musicista insieme ai soliti noti (Guy Pratt, Jon Carin, Anthony Moore e Durga McBroom ai vocalizzi in un paio di pezzi). Quello che si nota al primo ascolto è che qui, più che nei due episodi precedenti che sembravano quasi album solisti di Gilmour (A Momentary Lapse Of Reason più di The Division Bell), il trio suona come una vera band, compatta ed ispirata e, paradossalmente, c’è molto più Wright ora che non è più tra noi che prima quando era ancora parte attiva del gruppo. Il disco, pur essendo strumentale al 98% (ma non lo definirei ambient come ha scritto qualcuno), non annoia assolutamente, anzi, se ascoltiamo ad occhi chiusi (se non vi addormentate è il modo migliore per ascoltare i Floyd), troviamo più di un rimando ai lavori classici della storica band: qualcuno parlerà di autocitazione, ma se comprate un disco dei Pink Floyd credo che vogliate ascoltare il loro classico suono, e non divagazioni di sorta.

Il CD è diviso in quattro mini-suites, come se fossero lati di un vecchio doppio LP, mentre sia nel DVD che nel BluRay troviamo tre tracce audio in più (TBS9, TBS14, Nervana

The Endless River si apre con Things Left Unsaid (titolo emblematico), inizio tipico con suoni d’atmosfera, rumori di sottofondo, voci che parlano e rimandi neanche troppo velati all’incipit di Shine On You Crazy Diamond; il pezzo confluisce in It’s What We Do, che in realtà è il prosieguo del brano precedente con più chitarre e l’aggiunta di Mason, e si chiude con Ebb And Flow, solo Gilmour più Wright al piano elettrico. Puro vintage Floyd, molto gradevole: la sensazione è quella di rivedere un vecchio amico che non sentivamo da tempo. Il secondo “lato” si apre con le sonorità spaziali di Sum, interrotte dalla chitarra distorta di David: echi sia da The Wall che da One Of These Days; in Skins c’è molto Mason (che infatti figura tra gli autori), la cupa Unsung è un breve intermezzo che porta alla bella Anisina, dalla melodia più aperta e quasi solare, con Gilmour spettacolare alla slide.

Dei sette pezzi che compongono la terza parte segnalerei senz’altro l’affascinante The Lost Art Of Conversation, scritta e dominata da Wright, la mossa e chitarristica Allons-Y (e qui siamo dalle parti di Run Like Hell), Autumn ’68, quasi ecclesiastica grazie all’uso del pipe organ, la fluida Talkin’ Hawkin’, ancora con Gilmour a farla da padrone. Qualcuno ha paragonato questo disco ad Ummagumma (la parte in studio), ma mentre là le parti soliste erano decisamente complesse e talvolta difficilmente digeribili, qui siamo di fronte a sonorità molto più eteree, leggere, gradevoli. La quarta ed ultima parte si contraddistingue per il brano finale, Louder Than Words, unico cantato del disco, una canzone discreta ed abbastanza scorrevole, ma direi nella media (e d’altronde quello bravo con le parole era Waters).

The Endless River non sarà il capolavoro di una carriera, ma se davvero sarà il passo di addio dei Pink Floyd, lo ricorderemo come un commiato fatto con classe e buon gusto.

Marco Verdi

P.S: Roger Waters ha tenuto a far sapere con un comunicato che lui non era in nessun modo coinvolto in questo progetto. Secondo me, proprio perché è una sorta di omaggio a Wright (e con le vecchie divergenze paiono ormai appianate), si doveva fare di più per coinvolgerlo almeno in un brano. Ma poi forse è vero che alla fine non si sarebbe parlato d’altro

Un Addio Con Stile! Pink Floyd – The Endless Riverultima modifica: 2014-11-18T13:00:12+01:00da bruno_conti
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