Lydia Loveless – Real. Non Solo Country-Punk, E’ Un Bene?

lydia loveless real

Lydia Loveless – Real – Bloodshot/Ird

La giovane cantante dell’Ohio Lydia Loveless (26 anni il 4 settembre) approda al terzo album per la Bloodshot (più un Mini e un disco pubblicato nel 2010, ma registrato anni prima e poi tenuto in sospeso per parecchio tempo) e rispetto al country-punk, all’honky-tonk e all’alternative country dei dischi precedenti, Somewhere Else del 2014 e Indestructible Machine http://discoclub.myblog.it/2011/09/13/giovani-talenti-lydia-loveless-indestructible-machine/, c’è una maggiore svolta verso un pop-rock più morbido, meditato e bene arrangiato, anche se, come dice lei stessa nella presentazione di questo Real, i suoi testi sono sempre “onesti, veri e reali” https://www.youtube.com/watch?v=OuoYv56HVpA (e questa volta dopo Steve Earle Chris Isaak, niente “omaggi” ad altri cantanti).Il produttore è pur sempre lo stesso dei dischi precedenti, il fedele Joe Viers, i musicisti  in gran parte anche, compreso il bassista Ben Lamb, ed essendo il marito si comprende pure. La voce rimane pimpante, calda ed espressiva, uno degli aspetti migliori della sua musica, anche le chitarre sono presenti in modo massiccio, però quasi tutti i musicisti utilizzati nell’album sono accreditati pure con l’uso delle tastiere, al posto del violino e del banjo del passato, creando in parte una impressione più levigata, patinata (il termine inglese slick rende bene l’idea) e anche se il disco ha avuto ottime critiche, fin ad ora una media dell’otto, o se preferite quattro stellette, si ha come l’impressione che questa svolta pop e radiofonica non sia più così aderente ai suoi infuocati e selvaggi concerti https://www.youtube.com/watch?v=0rkd4ou8v8M , dove la Loveless spesso si presenta come una vera forza della natura (a questo proposito esiste un bellissimo recente documentario su di lei, Who Is Lydia Loveless?) https://www.youtube.com/watch?v=D1aIaHL38A8 .

Potrebbe essere, ma non credo, che la sua passione per cantanti come Kesha, Katy Perry e Prince (?!?), dei quali Lydia ha eseguito (ed anche inciso) cover dei loro pezzi, abbia un po’ annacquato la sua grinta o forse per rimanere nell’industria discografica, sia pure quella indipendente rappresentata dalla Bloodshot, si richiede qualche compromesso. Sta di fatto che questo album mi sembra ripercorra, se non nelle voci quantomeno nell’approccio, le strade di Maria McKee, selvaggia e senza compromessi all’inizio, nei primi Lone Justice, o della Chrissie Hynde dei Pretenders, rispetto alle loro versioni successive più “leggere” e pop(olari). Magari è una semplice evoluzione naturale della sua musica, più matura e meno ruspante. Il disco al sottoscritto non dispiace per niente, ma rimpiango ogni tanto quelle belle schitarrate ed esplosioni di energia che caratterizzavano le prove precedenti, magari sarà solo un disco interlocutorio e in ogni caso, nell’ambito pop a cui appartiene, è sicuramente nettamente superiore alla media dei prodotti equivalenti. Canzoni come l’iniziale Same To You, una bella combinazione di chitarre twangy e pedal steel, un ritmo incalzante e la bella voce, sicura e dal timbro ricco e variegato, di una che conosce come trattare la materia rock, costituiscono un buon esempio del nuovo sound più radio-friendly, diverso dal passato ma comunque sempre valido, basta abituarcisi; Longer, con qualche tocco di tastiere in più, ha comunque un bel riff R&R, interessanti intrecci di chitarre cristallini e incantevoli armonie vocali per una incalzante costruzione sonora, in aria di 70’s rock https://www.youtube.com/watch?v=Pr4RZNDIJik . More Than Ever è una delicata mid-tempo ballad,dalla seducente melodia, con il suono delle Rickenbacker ad evocare quello della conterranea Chrissie Hynde, mentre Heaven, scritta con il chitarrista Todd May (che, in riferimento al brano precedente, ha pubblicato un disco che si chiama Rickenbacker Girls) è basata su un “grasso” ed insistente giro funky del basso e potrebbe ricordare la Stevie Nicks meno romantica e più carnale, altro riferimento ricorrente, pure in passato, delle influenze vocali di Lydia Loveless.

Anche Out On Love rimane in questo ambiente sonoro vicino ai Fleetwood Mac, di nuovo una ballata romantica, con la voce in primo piano e raffinati tocchi di chitarra e tastiere, ma niente ritmica, ad avvolgere il cantato https://www.youtube.com/watch?v=r8-Pl7u1wyM . Midwestern Guys è un’altra gagliarda canzone di impianto pop-rock, che quello che parzialmente perde in grinta acquista in un raffinato arrangiamento, dove la voce è comunque sempre la trave portante della costruzione sonora. Bilbao vira verso un alternative-indie-rock piacevole, forse troppo già sentito e manieristico, magari poco incisivo, con Europeans che è probabilmente la canzone che più si avvicina al classico rock’n’country degli album precedenti, con acustiche ed elettriche che si intrecciano piacevolmente sul cantato sempre gradevole ed in questo caso decisamente partecipe della nostra amica. Non manca il momento acustico della dolce Clumps, dove la voce è più vulnerabile e meno assertiva, per quanto sempre affascinante  https://www.youtube.com/watch?v=eraIC6hoYrw. La conclusione è affidata alla bella title-track Real, di nuovo affidata al cristallino e rintoccante suono delle chitarre e della pedal steel di Jay Gasper, altro perfetto esempio di “pure pop for now people” come direbbe Nick Lowe https://www.youtube.com/watch?v=Cmvr4sdoqOA , Vedremo cosa porterà il futuro, il talento c’è, le canzoni richiedono qualche ritocco qui e là, ma più o meno ci siamo.

Bruno Conti 

Lydia Loveless – Real. Non Solo Country-Punk, E’ Un Bene?ultima modifica: 2016-08-21T12:55:27+02:00da bruno_conti
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