Che Vi Piaccia O No, Stiamo Parlando Di Uno Dei Grandi! Neil Diamond – Hot August Night III

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Neil Diamond – Hot August Night III – Capitol/Universal 2CD – 2CD/DVD – 2CD/BluRay

Lo scorso anno a Neil Diamond è stato diagnosticato il morbo di Parkinson, cosa che ha costretto il cantautore di Brooklyn ad interrompere la tournée celebrativa del suo cinquantesimo anno di attività. Fa impressione sapere che difficilmente riusciremo a vedere ancora Diamond su un palco, in quanto stiamo parlando di uno degli artisti più di successo dell’ultimo mezzo secolo, titolare di una carriera luminosa che però ha sempre avuto parecchi detrattori, che non gli hanno mai fatto passare lisci certi atteggiamenti da superstar, spettacoli a volte eccessivi e magniloquenti e canzoni il più delle volte arrangiate con mano non proprio leggera, sia in studio che dal vivo. Ma non si può negare che il nostro nel corso della sua vita abbia scritto una serie impressionante di grandi canzoni, sia per conto terzi in gioventù (quando era uno degli autori più promettenti del mitico Brill Building), sia per sé stesso: soprattutto a cavallo tra i sessanta ed i settanta, era impossibile leggere una hit parade senza imbattersi in una o più canzoni (o album) di Neil. E comunque anche di bei dischi ne ha fatti più d’uno, mi vengono in mente Stones e Beautiful Noise (prodotto da Robbie Robertson) nei seventies e, più di recente, gli ottimi 12 Songs e Home Before Dark, con Rick Rubin in consolle, ed il comunque più che valido Melody Road.

Dal vivo poi Diamond è sempre stato nel suo ambiente naturale: performer eccellente, dotato da sempre di una grande voce e di una presenza carismatica, Neil è (o dovremmo cominciare a dire era) un vero animale da palcoscenico, e questo lo ritroviamo nei suoi album dal vivo, il cui più famoso è di certo Hot August Night, registrato nel 1972 al Greek Theater di Los Angeles. Ora la Capitol pubblica questo doppio (esiste anche con supporto video aggiunto, DVD o BluRay) intitolato Hot August Night III, che celebra il concerto che Neil ha tenuto nel 2012, quindi a distanza di 40 anni dal primo, sempre al Greek Theater (esiste quindi anche un Hot August Night II, risalente al 1987, e pure uno del 2009 registrato a New York). Il concerto è come sempre un’autocelebrazione della musica del nostro, di fronte ad un pubblico caldissimo: uno spettacolo che, kitsch e ridondante o meno che sia, presenta diversi momenti notevoli e con una super band di 14 elementi che poi è più o meno la stessa da 35 anni (in cui spiccano il tastierista Alan Lindgren, i chitarristi Doug Rhone e Hadley Hockensmith, i cori delle sorelle Julia e Maxine Waters, e soprattutto il batterista Ron Tutt uno che ha suonato con mezzo mondo, da Elvis Presley a Gram Parsons, passando per Jerry Garcia). Diamond, poi, è in forma smagliante, e canta ancora come trent’anni fa (anzi, penso che la voce col tempo abbia acquistato ancora più profondità), ed è davvero brutto sapere che non potrà più esibirsi.

La tracklist, oltre ai brani che tutti si aspettano, presenta anche qualche chicca o hit “secondaria”, come la bellissima Beautiful Noise, che dal vivo risulta travolgente, la saltellante Forever In Blue Jeans (un successo minore del 1979), un omaggio a Joni Mitchell con l’unica cover del disco (Chelsea Morninghttps://www.youtube.com/watch?v=aKC_KMhV2_o , l’intensa e toccante Glory Road e l’errebi elettrico in puro sixties style di Thank The Lord For The Night Time. Ci sono anche due pezzi dagli album con Rubin, una Pretty Amazing Grace full band e pure meglio dell’originale (sul disco era acustica) e We, arrangiata in stile dixieland. I classici ovviamente si sprecano, e tra questi ci sono alcune delle più belle canzoni del secolo scorso, come Shilo, una solare Red, Red Wine arrangiata reggae (come l’avevano fatta gli UB40), la meravigliosa Girl, You’ll Be A Woman Soon, Cherry, Cherry, una gioiosa Kentucky Woman, Solitary Man (uno dei più grandi brani di sempre), Cracklin’ Rosie, la coinvolgente Sweet Caroline, vero “crowd-pleaser” della serata, o la matura I Am…I Said; non manca anche un pezzo dal periodo Brill Building, la notissima I’m A Believer (portata al successo dai Monkees), proposta sia in veste di folk ballad sia in versione rock’n’roll. Nei bis, la patriottica (ed un tantino tronfia) America, lo scatenato pop-errebi Brother Love Travelling Salvation Show ed il finale romantico di I’ve Been This Way Before. E gli perdono qualche momento stucchevole come le sdolcinate September Morn, You Don’t Bring Me Flowers (originariamente un duetto con Barbra Streisand), Hello Again o Love On The Rocks, nella quale però canta alla grandissima.

In futuro ci saranno probabilmente molti altri live d’archivio per Neil Diamond, ma anche se non fosse così direi che questo terzo (o quarto, considerando quello a New York) volume della saga Hot August Night è il modo migliore per dare l’addio alle scene.

Marco Verdi

Che Vi Piaccia O No, Stiamo Parlando Di Uno Dei Grandi! Neil Diamond – Hot August Night IIIultima modifica: 2018-09-07T10:25:26+02:00da bruno_conti
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