Ottima Moderna Country Music Con Uno Sguardo Al Passato Per Un Esordio Fulminante! Logan Ledger – Logan Ledger

logan ledger

Logan Ledger – Logan Ledger – Rounder/Concord CD

Era da parecchio tempo, forse addirittura da qualche anno, che non mi capitava tra le mani un disco prodotto da T-Bone Burnett, uno che specialmente tra gli anni novanta e la prima decade dei duemila era senza dubbio il produttore più richiesto a livello internazionale. Anzi, pare che Burnett avesse intenzione di ritirarsi a vita privata, ma che abbia “dovuto” rimandare tale proposito quando ha avuto per le mani i demo di alcune canzoni scritte ed eseguite da un certo Logan Ledger, un illustre sconosciuto originario di San Francisco ma residente a Nashville: la reazione di T-Bone all’ascolto di quel nastro è stata tale da convincerlo a contattare Ledger per produrgli il disco d’esordio. Tra l’altro non è che Burnett si sia risparmiato nella scelta dei musicisti, in quanto ha portato in studio con sé il grande chitarrista Marc Ribot (a lungo con Tom Waits), il bassista Dennis Crouch, il batterista Jay Bellerose, il tastierista Keefus Ciancia e l’illustre steel guitarist Russ Pahl (ovvero, a parte Ciancia e Pahl, la stessa band che incise il capolavoro di Robert Plant ed Alison Krauss Raising Sand): ma non ci si deve stupire di tanta magniloquenza, in quanto Burnett è uno che il talento lo riconosce dopo poche note, e nel caso di Ledger di talento ce n’è in abbondanza.

Logan infatti non è un countryman qualsiasi, ma uno che sa scrivere canzoni di qualità eccelsa in puro stile country classico, bilanciando il tutto con una miscela sonora di antico e moderno: il gruppo che lo accompagna fornisce infatti un background quasi rock, che viene però stemperato dalla languida steel di Pahl e soprattutto dalla bellissima e profonda voce del leader, che a seconda dei momenti richiama gente come Elvis Presley, Roy Orbison, Chris Isaak e Raul Malo. Logan Ledger è quindi un disco di country al 100%, ma con una band come quella che c’è alle spalle del nostro il livello sale di botto, per non parlare del fatto di avere uno come Burnett in consolle e, soprattutto, l’avere portato in dote una manciata di brani di livello notevole. L’iniziale Let The Mermaids Flirt With Me comincia per sola voce e chitarra in tono confidenziale, poi entra la band ma con passo discreto e vellutato, per uno slow dal chiaro sapore anni cinquanta/sessanta in cui spicca la splendida steel di Pahl ed un raffinato assolo “ricamato” da Ribot. Starlight è un saltellante honky-tonk elettrico dalla strumentazione moderna e rockeggiante, che contrasta apertamente con la voce d’altri tempi di Logan, un connubio quasi irresistibile per la prima grande canzone del CD: il paragone coi Mavericks è il primo a venirmi in mente.

Invisible Blue è una ballata dai toni crepuscolari ma nello stesso tempo ariosa e distesa, di nuovo con la voce suadente e melodiosa di Ledger a dominare (tracce di Orbison) ed il solito tappeto sonoro di tutto rispetto; l’elettrica e coinvolgente I Don’t Dream Anymore presenta echi di country cosmico/psichedelico anni sessanta, con una prestazione vocale perfetta ed accompagnamento potente e decisamente ispirato dal suono della Bay Area, mentre Nobody Knows è un lento intenso e drammatico, eseguito con grandissimo pathos e, devo ripetermi, cantato in maniera sublime. (I’m Gonna Get Over This) Some Day, scritta da Burnett, è una deliziosa e solare country tune dal motivo immediato, suonata sempre con approccio da rock band, Electric Fantasy è più moderna sia nella parte vocale che in quella strumentale, con ottimi interventi chitarristici di Ribot che sanno di surf music e che rendono il pezzo ancora più bello e trascinante, Tell Me A Lie, scritto da Ledger insieme a John Paul White (ex Civil Wars), è invece un altro slow romantico ed elegante, di nuovo simile allo stile di Malo e soci.

Skip A Rope, altra pura e squisita country song dai connotati western, precede uno degli highlights del CD, e cioè la bellissima The Lights Of San Francisco (alla cui stesura Logan ha collaborato con Steve Earle), una country ballad di livello assoluto e suonata splendidamente, un brano che spiccherebbe con qualsiasi tipo di arrangiamento; chiusura con Imagining Raindrops, ancora un notevole honky-tonk di stampo classico, che rimanda alle pagine migliori del repertorio di George Jones e Merle Haggard. Logan Ledger dimostra quindi con questo suo debutto omonimo come fare in 44 minuti un perfetto album di country moderno ma con un occhio al passato, seppur con un “piccolo” aiuto da parte di un grande produttore e di un gruppo di musicisti formidabili.

Marco Verdi

Ottima Moderna Country Music Con Uno Sguardo Al Passato Per Un Esordio Fulminante! Logan Ledger – Logan Ledgerultima modifica: 2020-05-31T11:45:31+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo