Lo Springsteen Della Domenica: Una Delle Migliori Serate Del “Reunion Tour”. Bruce Springsteen & The E Street Band – Philadelphia 1999

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Bruce Springsteen & The E Street Band – First Union Center, Philadelphia September 25, 1999 – live.brucespringsteen.net/nugs.net 3CD – Download

Dopo essersi meritatamente conquistato la reputazione di formidabile performer dal vivo, Bruce Springsteen aveva deciso alla fine del tour del 1988 di sciogliere l’amata E Street Band, prendendosi una lunga pausa e gettando i fans nello sconforto. Era tornato nel 1992 con i due discussi album Human Touch e Lucky Town, e soprattutto per supportarli aveva deciso di usare un gruppo eterogeneo di musicisti che nulla aveva a che fare con il suo passato (a parte Roy Bittan), con il risultato di offrire prestazioni ben lontane da quelle leggendarie insieme ai suoi vecchi compagni. Il Greatest Hits uscito a inizio 1995, con gli E Streeters riuniti per i quattro brani nuovi, aveva ridato qualche speranza ai fans, ma il suo album successivo pubblicato alla fine dello stesso anno, The Ghost Of Tom Joad, vedeva di nuovo musicisti estranei al suo gruppo storico, e addirittura il Boss decise di promoverlo con una tournée acustica in completa solitudine.

Ci si cominciava dunque a chiedere se Bruce avesse ancora voglia (o fosse ancora in grado) di imbarcarsi in lunghi tour da rocker come una volta e con il gruppo “giusto”, e la risposta a queste domande arrivò nel 1999 quando finalmente il Boss riunì i suoi ex compagni (mettendo insieme per la prima volta sia Little Steven che il suo sostituto negli anni ottanta Nils Lofgren) per intraprendere una tournée di due anni che iniziò in Europa per proseguire tra fine anno e tutto il 2000 negli Stati Uniti, durante la quale il nostro dimostrò che i dubbi sulla sua capacità di entusiasmare ancora le folle erano assolutamente malriposti. Il live di cui mi occupo oggi, registrato il 25 settembre del 1999 a Philadelphia (l’ultimo di sei consecutivi al First Union Center), è considerato a ragione uno dei concerti migliori del periodo, con Springsteen in forma strepitosa sia dal punto di vista vocale che da quello della resa sul palco, e con la band in tiro come non si sentiva dal tour di Born In The U.S.A. Che la serata è di quelle giuste lo si capisce fin dal brano d’apertura, una formidabile, potente ed ispirata versione di Incident On The 57th Street, una canzone “antica” che Bruce non suonava dal vivo addirittura dal 1980 (ed anche all’epoca fu eseguita una sola volta in tutto il The River Tour), un pezzo che manda subito i fans in visibilio.

Non avendo un disco nuovo da promuovere i nostri spaziano poi tra i classici del songbook springsteeniano, con riletture da manuale di brani del calibro di The Ties That Bind (grande versione di una delle canzoni più coinvolgenti del Boss), Prove It All Night, Two Hearts, Atlantic City rigorosamente elettrica (da non perdere il boato del pubblico, vista la location, nel sentire i primi versi “They blew up the chicken man in Philly last night”), Badlands, Out In The Street, una Tenth Avenue Freeze-Out di ben 19 minuti nella quale Bruce assume il ruolo di predicatore rock, una Sherry Darling più gioiosa che mai; particolarmente belle e toccanti due rese della splendida Factory in versione molto più country che su disco (e se non vi commuovete all’ascolto, per dirla con Gigi Buffon, avete un bidone dell’immondizia al posto del cuore https://www.youtube.com/watch?v=GKiQ8QkF1dQ ) e della drammatica Point Blank. Sono presenti anche pezzi all’epoca recenti come l’elettrica e coinvolgente Murder Incorporated, una Youngstown trasformata in un selvaggio rock-blues e, visto il luogo del concerto, una bella resa della struggente Streets Of Philadelphia, che nei tour seguenti verrà ripresa pochissime volte; la prima parte della serata si conclude come era iniziata, e cioè con una monumentale rivisitazione di un pezzo appartenente agli esordi del Boss, nella fattispecie l’epica New York City Serenade.

Dopo la potentissima Light Of Day (che non ho mai amato più di tanto) e la sempre splendida Jungleland, lo show, finora da cinque stelle, cala un po’ nei bis. Intendiamoci, il gruppo è in serata di grazia e renderebbe imperdibile anche un brano di Tiziano Ferro, ma è la scelta delle canzoni che forse lascia in bocca un sapore un po’ di incompletezza: se Born To Run e Thunder Road è normale che ci siano, e la versione corale di If I Should Fall Behind è tipica di questo tour, forse il finale con l’allora nuova Land Of Hope And Dreams (non una grande canzone, ed anche troppo lunga) ed una seppur pimpante Raise Your Hand di Eddie Floyd https://www.youtube.com/watch?v=ZhIcXjmMLnU  (che da lì ad una decina d’anni verrà “retrocessa” a base strumentale quando Bruce a metà concerto scenderà tra il pubblico a raccogliere i cartelli con le richieste) manca dell’esplosività tipica di altri spettacoli del nostro, quando sarebbe bastato un bel Detroit Medley per portare anche il terzo CD al livello dei primi due.

Ma sono (forse) quisquilie da fan: lo show è per almeno due terzi imperdibile, ed è una più che adeguata aggiunta ad una serie di pubblicazioni che spero vada avanti ancora a lungo.

Marco Verdi

Lo Springsteen Della Domenica: Una Delle Migliori Serate Del “Reunion Tour”. Bruce Springsteen & The E Street Band – Philadelphia 1999ultima modifica: 2020-08-09T00:18:54+02:00da bruno_conti
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