Mary Chapin Carpenter – The Age Of Miracles

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Mary Chapin Carpenter – The Age Of Miracles – Zoe/Rounder/Universal

Esce domani sul mercato italiano (è uscito la settimana scorsa negli States) il nuovo album di Mary Chapin Carpenter, il dodicesimo, raccolte escluse e disco natalizio e Party Doll inclusi. Non molti, considerando che l’esordio era avvenuto con Hometown Girl nel lontano 1987 alla non più tenera età di 29 anni. Gli anni dei grandi successi e della “cosiddetta country music” sono lontani: Come On Come On, il suo disco di maggior successo negli anni ’90 ha venduto oltre quattro milioni di copie senza arrivare più in là del 31° posto nelle classifiche americane. Pensate come è cambiato il mercato discografico (e il mondo) in poco più di quindici anni, e dicendo questo so di intristire più di un discografico, il disco precedente della Chapin Carpenter, The Calling, del 2007, pur giungendo ad un rispettabile 59esimo posto nelle charts americane ha venduto poco più di centomila copie.

Ma bando alle tristezze, veniamo a questo nuovo The Age Of Miracles, il terzo per la nuova etichetta Zoe/Rounder, dopo il citato The Calling e il cosiddetto “disco stagionale”, Come Darkness, Come Light: questo album ha avuto una lunga gestazione causata dalla grave malattia contratta dalla Mary Chapin Carpenter nel corso del tour promozionale di The Calling, una embolia polmonare che ha rischiato di ucciderla e che, forse, tra le altre cose, ha generato il titolo di questo nuovo album.

Comunque niente paura per i fans della bionda cantautrice americana, questo nuovo album non ha spostato di una virgola la sua musica, lo stile è rimasto quel country-folk-rock di impianto “tranquillo”, preferibilmente ballate, raramente si avventura in qualche midtempo e quei brani vagamente Country-rock che apparivano nei dischi degli anni ’90 sono un lontano ricordo. La qualità di musica e testi è sempre molto elevata, la voce è rimasta bellissima, calda ed espressiva, dolce, senza voler essere offensivo, anzi, i dischi della Carpenter sono come un vecchio paio di ciabatte, sapete quelle vecchie, le preferite, che vi calzano alla perfezione e vi tengono i piedi comodi e al calduccio.

Contribuisce alla riuscita del tutto l’elevata qualità dei collaboratori, il meglio che la Nashvile meno commerciale può offrire: il tastierista (soprattutto piano, ma ottimoanche all’organo) e co-produttore Matt Rollings, reduce da anni di collaborazioni con Lyle Lovett, il chitarrista Duke Levine, fine cesellatore della 6 corde (non c’è più John Jennings) e la sezione ritmica composta dal bassista Glen Worf e dal batterista Russ Kunkel, leggendario musicista che ha suonato con chiunque vi possa venire in mente sulla scena musicale americana e contende a Jim Keltner il titolo di Batterista. Con tutto sto po’ po’ di roba a disposizione, naturalmente, se hai un filo di talento è difficile fare un disco brutto, se di talento ne hai parecchio è probabile che il disco sia sopra la media, come in questo caso. Avviso per rocker impenitenti e amanti di blues e generi alternativi: astenersi!

Dalla prima pennata di chitarra acustica del primo brano We Traveled So far, come dicevo prima, sapete già cosa aspettarvi, ma il viaggio è comunque piacevole e proficuo, con quella voce malinconica ma confortante, calda senza essere troppo espansiva o sofferta (non è Lucinda Williams o Mary Gauthier), i musicisti con l’aggiunta di Dan Dugmore alla 12 corde e steel guitar e di Mac McAnally alle armonie vocali cominciano a macinare ottima musica. Il successivo Zephyr reitera questa formula vincente e la bella voce della Carpenter comunque ti acchiappa. Put My Ring Back On è uno di quei rari brani mediamente movimentati a cui accennavo prima, non parliamo di rock ma le chitarre di Levine e l’organo di Rollings provano a dettare il tempo, l’ottimo Vince Gill duetta da par suo con Mary e il risultato è molto piacevole. Holding Up The Sky, in punta di strumenti e con una voce quasi sussurrata fa parte di questo nuovo filone più folkeggiante inaugurato nell’ultimo decennio.

Mary Chapin Carpenter non è certo il primo nome che vi viene in mente quando pensate ad una cantante di protesta o dedita a temi sociali ma le sue canzoni hanno sempre testi di ottimo livello letterario e nascosti tra le righe questi temi ricorrono; di tanto in tanto si palesano in modo evidente, è il caso di 4 June 1989 dedicata alla storia di piazza Tienammen vista attraverso gli occhi di uno dei protagonisti, un brano malinconico e compassionevole caratterizzato anche dalla presenza di un cello. Una delle più belle voci della canzone americana, Alison Krauss aggiunge le sue armonie alla evocativa I was A Bird e devo dire che le due voci si fondono alla perfezione. Mrs. Hemingway, una bellissima ballata pianistica con Matt Rollings che regala emozioni con il suo strumento, racconta la storia della prima moglie di Ernest Hemingway e gli anni di Parigi.

I have a need for solitude con la National di Levine in evidenza è piacevole ma non memorabile mentre per What You Look For Kunkel rispolvera quel sound di batteria che ha graziato decine di dischi negli anni ’70, da Linda Ronstadt a Neil Young, da Joni Mitchell a Carole King (sempre lui era) e la chitarra di Duke Levine abbandona l’incessante coloritura dei brani e si avventura in uno dei rari assoli del disco, tutto molto bello, chi conosce la Carpenter avrà modo di apprezzare, gli altri pure. Iceland è un brano lento e riflessivo (strano!) di impostazione quasi new age, con una strumentazione quasi accarezzata. The Age of Miracles con una chitarra vagamente jingle-jangle è un’altra bella ballata molto romantica di ampio respiro di quelle che la Carpenter sforna quasi a comando. La conclusione è affidata al country-rock di The Way I Feel e capisci che Mary Chapin Carpenter è una dei nostri quando nel testo ti dice “quando sono tutta sola su un’autostrada di notte, non c’è niente come due mani sul volante e la radio che suona I Want Back Down” e la chitarra di Levine che viaggia con te. Certo lì sono avvantaggiati, non fa lo stesso effetto su una tangenziale ascoltando Tiziano Ferro.

Bruno Conti

 

Mary Chapin Carpenter – The Age Of Miraclesultima modifica: 2010-05-03T18:36:00+02:00da bruno_conti
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