La Tetralogia Dei Cowboy Junkies. Capitolo I – Renmin Park

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Cowboy Junkies – Renmin Park – Latent Recordings (Razor and Tie – USA) – 15-06-2010

Il nuovo atto dei Cowboy Junkies farà parte di una quadrilogia o tetralogia per i più forbiti, infatti il sottotitolo recita The Nomad Series Vol.1. Lo stesso Mike Timmins, portavoce, produttore, chitarrista, autore e fratello di quella santa donna della Margo Timmins, lo spiega nel loro sito: il primo volume, quello di cui ci occuperemo tra breve, è stato ispirato da un soggiorno di tre mesi in Cina dello stesso Mike Timmins con famiglia al seguito. Il secondo Demons sarà interamente dedicato alla musica di Vic Chesnutt, scomparso lo scorso Natale. Il terzo volume ha un titolo Sing In My Meadow ma non un progetto su cui lavorare, ci stanno ancora litigando, come in un torneo di Wrestling dicono nel post, quindi poco. Il quarto e ultimo volume, che uscirà ai primi di novembre 2011, gli altri in mezzo, a intervalli regolari, si chiamerà The Wilderness, tutti di brani nuovi, alcuni già scritti (Angel In The Wilderness, Fairytale, The Confession Of Georgie E) e che verranno testati nei prossimi concerti dal vivo altri, la maggior parte, ancora da scrivere, quindi un Progetto (come direbbe qualcuno) piuttosto nebuloso e sul vago, vedremo.

Questo nuovo album è un tipico disco dei Cowboy Junkies dell’ultimo periodo, ondivago tra il loro suono classico, minimale, prevalentemente acustico e che privilegia la voce angelica di Margo Timmins (se ce l’hai usala!) e gli esperimenti sonori, blandamente elettronici, vagamente jazzati, un filo di rock distorto che caratterizza parte dell’ultima produzione e che era stato accantonato per la produzione e la realizzazione di quel gioiello che risponde al nome di The Foundling di Mary Gauthier.

Se volete sapere tutto, ma proprio tutto, sulla genesi e la realizzazione di questo Renmin Park, che tradotto sta per il “Parco della Gente” ed è il luogo dove si svolge tutta la vicenda, non avete che da andare qui http://latentrecordings.com/cowboyjunkies/ e troverete tutto quello che vi interessa e anche molto di più. Ma almeno un mio breve commento su brani e contenuti ve lo faccio con piacere, anche se non volete.

Prima di tutto, buon disco ma non capolavoro o disco fondamentale della loro discografia, diciamo non solo per fan e appassionati, volendo all’indirizzo del sito ve lo potete ascoltare in streaming in attesa della pubblicazione tra un paio di settimane.

Sono quattordici brani, compresa una Intro (sulla Coda stendiamo un velo pietoso) con tanto di marcetta tipica dei Luna Park e le prime avvisaglie di musica cinese, poi parte il primo brano classic Cowboy Junkies Sound, Renmin Park, una chitarra acustica in accordatura aperta, la voce meravigliosa ed evocativa di Margo Timmins, un violino struggente che entra nella seconda parte, una voce di supporto, pochi ingredienti ma il piatto è perfetto. Fosse tutto così! Sir Francis Bacon At The Net ha una strumentazione molto “carica”, chitarre distorte, un basso pulsante, l’elettronica sullo sfondo, la voce filtrata che ad essere sincero non mi sembra proprio quella della Timmins che c’è ma in fase di supporto, brano interlocutorio. Stranger Here è un altro brano dalla strumentazione decisamente elettrica, ma che bello ragazzi, organo Hammond, chitarre a iosa, una batteria circolare, la voce quasi imperiosa della brava Margo, una bella melodia, la chitarra “lavorata” di Mike in evidenza, uno dei brani più belli del disco e della loro discografia tutta. A Few Bags Of Grain è un altro brano “strano”, una ritmica jazzata, un bel pianoforte, il basso che assume sonorità alla Jack Casady del periodo “spaziale” dei Jefferson, non quello tamarro degli Starship quello ricercato della trilogia Sunfighter-Blows -Baron Von Tollbooth, folk psichedelico jazzato.

I Cannot Sit Sadly By Your Side è un’altra di quelle struggenti ballate melanconiche e vagamente jazzate in cui i Cowboy Junkies eccellono, con un bellissimo piano, credo un mandolino o qualche strumento a corda cinese, la chitarra di Mike Timmins e la voce moltiplicata della sorella, essenziale, uno dei due brani scritti da autori cinesi. (You’ve Got To Get) A Good Heart nonostante gli equilibrismi jazzofili della batteria e una buona interpretazione vocale è un brano confuso senza particolari sbocchi sonori. Cicadas, cicale, avrà sicuramente un suo perché nello sviluppo del racconto sonoro ma non mi entusiasma in modo particolare, ricercato ma noiosetto. Un interludio di cinquanta secondi francamente inutile e si riparte con My Fall, l’altro brano originale cinese adattato da Mike per la voce della sorella ma che suona assolutamente occidentale alle orecchie di chi vi parla anche nella versione “originale” cinese che potete ascoltare nel sito dei Junkies, bello ma non è che la musica pop cinese sia particolarmente eccitante a parte quella I Cannot Sit… che è veramente bella.

Molto bella anche Little Dark Heart, altro brano tipico del loro repertorio con quelle caratteristiche atmosfere sospese e sognanti sulle quali galleggia la voce sospirosa della Timmins, che è la regina, l’imperatrice di questo stile sussurrato e affascinante, ancora non superata dalle tante imitatrici. A Walk In The Park cantata in cinese nel loro classico stile gutturale cerca un incontro tra le due culture musicali ma non mi sembra particolarmente memorabile mentre la versione di Renmin Park (revisited) assume tonalità country-rock acide  nello stile del miglior Neil Young con una voce maschile (che ammetto non ho riconosciuto) in falsetto e le chitarre di Timmins libere di improvvisare, questo brano come lo fai rimane molto bello.

Questo forse svela il mistero della genesi di questo album: i coniugi Timmins hanno tre figli, le due figlie sono state adottate in Cina!

Bruno Conti

La Tetralogia Dei Cowboy Junkies. Capitolo I – Renmin Parkultima modifica: 2010-05-31T20:58:00+02:00da bruno_conti
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