Il Migliore Dei Vecchi “Nuovi Dylan” Ancora In Circolazione – Elliott Murphy

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Elliott Murphy – “Elliott Murphy” – Blue Rose/Ird

Agli inizi degli anni ’70 la stampa americana inventò quel gioco al massacro che era la creazione o meglio l’investitura di un “Nuovo Bob Dylan”. Se proprio vogliamo guardare, in effetti non è che il buon Dylan in quegli anni facesse proprio dei bei dischi, qualcuno ha detto Starportrait? E quindi i giornalisti cominciavano a guardarsi intorno: vado a memoria ma mi sembra di ricordare che il primo in ordine cronologico fu Loudon Wainwright, seguito a breve da John Prine. Massacrati i primi due (perché era veramente come metterti una fune intorno al collo con pietra annessa, buttarti in acqua e poi dirti ” e adesso nuota) nel 1973 la rivista Rolling Stone pubblicò un articolo dedicato a Ellott Murphy che esordiva con Aquashow e Bruce Springsteen che pubblicava The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle, entrambi erano presentati come i “Migliori Dylan dal 1968” e vai col massacro. Poi Bob Dylan “ritornerà”, prima con Planet Waves poi Blood On the Tracks e Desire e quindi il nuovo Dylan non serviva più visto che c’era di nuovo quello vecchio.

Ma l’effetto, e le aspettative, per quei due album, peraltro entrambi bellissimi fu devastante. Poi Bruce Springsteen diventerà “Bruuce” o il “Boss” ma Elliott Murphy, un talento quasi alla pari con il coetaneo dei New Jersey, e con 30 album alle spalle (live e compilations incluse) è diventato un artista di culto, un cantautore e rocker di grande talento ma non sempre, specie negli ultimi anni, con dischi degni della sua fama. Questo nuovo album lo riporta ai fasti del passato, ai tempi di Lost Generation, Night Lights e Just A Story From America, ma anche il successivo Murph The Surph. Una giusta miscela di R&R, ballate ariose e canzone d’autore con qualche eco Dylaniano ma anche tutta la storia del miglior rock contenuta nelle sue canzoni.

Vocalmente, specie nei brani più mossi, come nella Rock ‘n Roll ‘n Rock ‘n Roll (tanto per rendere chiaro il concetto), contenuta in questo CD, la tonalità ricorda molto quella del Bowie rocker dei primi anni, mentre musicalmente si potrebbe tracciare un parallelo con i primi Mott The Hoople, quelli prima dell’epoca glam, quando già facevano dei bellissimi album assai vari nei loro contenuti. Elliott Murphy è sicuramente più morbido nelle sue sonorità ma quando c’è da rockare non è uno che si tira indietro. Nei suoi dischi negli anni ha suonato gente come Mick Taylor, Phil Collins, Billy Joel, Sonny Landreth, David Johansen, i Violent Femmes, Shawn Collins e, naturalmente, l’amico Bruce. Nei suoi gruppi si sono alternati fior di musicisti ma da quando, da una ventina di anni, Murphy è diventato “Un Americano a Parigi” il suo collaboratore fisso è l’immancabile chitarrista Olivier Durand, un musicista molto valido e il perfetto contraltare per Elliott. Non sempre tutto funziona a dovere, non sempre i brani contenuti nei dischi sono all’altezza della fama ma in questo Elliott Murphy tutto fila alla perfezione.

Dall’iniziale Poise ‘n Grace dove, questa volta sì, Elliott Murphy sfoggia una voce Dylaniana, grave e vissuta e la musica, caratterizzata dalla slide di Durand e dalle tastiere di Kenny Margolis (uno dei Mink DeVille dei primi tempi) e con le armonie vocali dove spicca la voce di Lisa Lowell altra Springsteeniana doc, questa musica ricorda molto il miglior Dylan, evocativa anche nei testi che ci portano dall’Alaska al Madagascar attraverso Detroit e da Milano ad Amarillo per arrivare a Honolulu e Asbury Park dove risuona la Johnny 99 di Nebraska. Brano bellissimo che non si può descrivere (ci ho provato) ma è da sentire.

Ottima pure la successiva Maybe You Were laughing, anche con una bella sezione di fiati e di nuovo la chitarra di Durand in grande spolvero ed una produzione precisa e meticolosa che mette in evidenza tutti gli strumenti e la voce caratteristica di Murphy. E sapete chi è l’autore di questo piccolo miracolo di equilibri? T-Bone Burnett, Don Was, Joe Henry o Rick Rubin? Ma proprio per niente: è il figlio ventenne del buon Elliott, Gaspard Murphy, che forse ispirato dall’incontro ravvicinato con Springsteen un paio di anni fa sul palco dello stadio di Parigi, si rivela produttore attento e meticoloso, forse il migliore per mettere in evidenza i grandi meriti di quel musicista che è anche il suo papà.

Le canzoni si susseguono, una più bella dell’altra, dalla malinconica Counterclockwise alla scatenata e già citata Rock ‘n Roll ‘n Rock ‘n Roll, vero manifesto sonoro di tutto quello che è valido nella musica rock “The Gospel according to Elvis” come dice nel testo del brano.

Gone, gone, gone molto seventies nella sua costruzione sonora, lenta e confidenziale nella sua andatura soffusa, la sincopata With This Ring con le tastiere di Margolis in primo piano e ancora la bellissima ballata Take That Devil Out Of Me e le atmosfere notturne quasi LouReediane di The Day After You ( i due sono concittadini, entrambi newyorkesi), dove una voce femminile contrappunta dolcemente quella di Elliott Murphy. Rain, rain, rain giocosa e scatenata ricorda il Boss più ludico quello che ama gli anni ’50 e quelle atmosfere spensierate con l’organo di Margolis a condurre le danze.

La conclusione è affidata alla lunga Train Kept A Rolling (nulla a che vedere con il brano dello stesso titolo): il nostro amico ha tenuto il meglio per la fine (e non è che il resto fosse scarso, tutt’altro), una lunga canzone poetica e descrittiva che si dipana su un ritmo sospeso, la voce quasi sussurrata e gli strumenti e le voci di supporto quasi centellinate su un tappeto di percussioni molto presente e sullo sfondo una chitarra elettrica che ricorda vagamente il suono di quella di The End dei Doors, minacciosa e quasi irrisolta. Ottimo finale e ottimo disco!

Well done mister Elliott Murphy.

Bruno Conti

Il Migliore Dei Vecchi “Nuovi Dylan” Ancora In Circolazione – Elliott Murphyultima modifica: 2010-12-01T19:19:00+01:00da bruno_conti
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