Magia Pura! Fairport Convention – Ebbets Field 1974 (2)

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Fairport Convention – Ebbets Field 1974 – ItsAboutMusic.Com

Potremmo definirla la Take 2 del Post del 1° Aprile l-incredibile-saga-dei-fairport-convention-sandy-denny-ebbet.html, comunque è arrivato, l’ho sentito e vi confermo che (nonostante le difficoltà nel reperirlo) questo Ebbets Field 1974 è un disco assolutamente da avere, fondamentale per chi, come me, considera la trinità Fairport Convention/Sandy Denny/Richard Thompson, nei Top Ten della musica rock di tutti i tempi, ma anche per un novizio o un semplice amante della buona musica, poter partire da questo CD per avvicinarsi a questo “Magico Universo” non sarebbe affatto una cattiva idea, anzi!

Intanto sgombriamo dal campo alcune presunte critiche: la qualità sonora dell’album è più che dignitosa, direi buona, dopo l’eccellente lavoro di Jerry Donahue e del presidente dell’etichetta ItsAboutMusic Dean Sciarra, che partendo da un misero nastrino Dat hanno migliorato in modo esponenziale quella del doppio Before The Moon. Anche l’idea di mettere in sequenza i brani tratti dalle due serate del 23/24 maggio del 1974 come fossero un concerto “vero” risulta convincente e verosimile.

La stessa diceria di alcuni “presunti fans” che Sandy Denny non fosse al massimo delle sue possibilità risulta destituita di qualsiasi fondamento: Sandy e il gruppo tutto sono in una serata di “grazia” e questo, esagero ma è la verita, è forse il miglior disco dal vivo di sempre dei Fairport Convention nettamente superiore al Live Convention pubblicato ufficialmente dalla Island e se la batte (vincendo, anche se lì c’è Richard Thompson ma non Sandy) con House Full e il Live at LA Troubadour e con i vari Cropredy per il riconoscimento di album fondamentale nella loro discografia.

Racconta nelle note Jerry Donahue (grande chitarrista americano che ha più volte incrociato la sua strada con quella di Sandy Denny, e poi Joan Armatrading, accompagnando le due migliori voci prodotte dalla musica inglese negli anni ’70) che lui e la stessa Sandy erano arrivati in quel di Denver, Colorado la sera prima dei due concerti e che avendo del tempo libero avevano deciso di recarsi all’Ebbets Field per vedere come era il locale dove si sarebbero esibiti nei giorni successivi. Con loro grande sorpresa quella sera si esibiva Minnie Riperton, una delle voci più originali e straordinarie della musica americana di quegli anni che Donahue già conosceva mentre la Denny non la aveva mai sentita (mi riprometto di parlarne in qualche Post futuro perché è veramente uno dei “tesori nascosti” della musica di quel periodo). Alla fine del concerto una Sandy Denny abbacchiata confidava a Donahue la sua inadeguatezza nel poter competere con una voce così fantastica. Poi rincuorata dallo stesso Jerry che le aveva detto che lei era una delle migliori in assoluto e i suoi fans la adoravano, la sera dopo l’avrebbe dimostrato. Lo stesso Donahue ricorda che questo era uno dei tratti principali del carattere di Sandy, questo suo non tirarsela ma anche l’incertezza nelle sue enormi possibilita vocali e di autrice, bruscamente interrotte dalla sua scomparsa 4 anni dopo all’età di 31 anni.

La sequenza dei brani del concerto (o meglio del CD) è perfetta: si parte con una versione bellissima di Solo, il piano e la voce che scivolano sul tappeto ritmico di Dave Mattacks alla batteria e il grande Dave Pegg al basso (anche nei Jethro Tull), mentre il terzo Dave, Swarbrick cesella con il suo violino e Jerry Donahue riempie gli spazi con la sua solista. Una delle voci più pure e belle, un contralto meraviglioso che delizia i vostri padiglioni auricolari e una melodia malinconica tipica delle canzoni migliori di Sandy Denny.

Hexhamshire Lass è una di quelle vorticose scorribande sonore nella tradizione del folk della terra d’Albione con Swarbrick a menare la danze, è proprio il caso di dirlo, in senso figurato e letterale. Questi sono i Fairport Convention a trazione maschile mentre nella successiva. intensissima versione di John The Gun tornano a essere il gruppo perfetto per accompagnare Sandy, anche con le loro armonie vocali e un assolo con wah-wah tipico dello Swarbrick più sperimentale e elettrico. Anche in Fiddlestix i virtuosismi del grande Swarb si accompagnano a quelli della chitarra di Donahue mentre il basso di Peggy solidamente unisce il tutto con un finale quasi da bluegrass allo stato puro.

Dirty Linen è un altro dei loro capolavori strumentali con la chitarra acustica di Trevor Lucas che si insinua tra le pieghe sonore del violino di Pegg e della chitarra dell’ottimo Donahue. Who Knows Where The Time Goes è semplicemente una delle più belle canzoni che siano mai state scritte, l’hanno interpretata benissimo Judy Collins e Nina Simone, e in anni recenti la sfortunata Eva Cassidy e Mary Black, ma nessuno ha saputo raggiungere i vertici di Sandy Denny, perchè quella è la “Sua Canzone”. In questa serata ce ne regala una delle più belle versioni mai registrate con uno stupendo arrangiamento dei Fairport ai vertici della loro creatività.

L’uno-due è micidiale perché a seguire c’è una versione magistrale del loro cavallo di battaglia Sloth, uno dei capolavori della coppia Swarbrick-Richard Thompson che appariva in origine nell’album Full House e che in questa versione, anche in assenza dell’autore e chitarrista unico nel suo stile, viene degnamente sostituito alla chitarra da un Donahue scatenato e alla voce da un ottimo Trevor Lucas (che per inciso era anche il marito di Sandy Denny). Il duello finale tra il violino di Swarbrick e la chitarra solista è nelle antologie della musica folk ma anche di quella progressiva con il basso trattato di Pegg che assume tonalità quasi psichedeliche, altra versione degnissima!

Se non vi basta la Denny ci regala un’altra perla del suo repertorio, It’ll Take A Long Time dove la musica si avvia su tonalità quasi country sull’abbrivio della chitarra di Donahue mentre la voce dolcissima e forte al tempo stesso galleggia sulla musica del gruppo con preternaturale leggerezza e naturalezza. E non è finita perchè questa sequenza del concerto si completa con una versione ancora meravigliosa di Matty Groves, uno dei loro manifesti sonori, tra classico folk-rock rivisitato (un antica murder ballad del ‘700 sul consueto tragico triangolo amoroso delle canzoni popolari inglesi) e canzone d’autore, con la voce chiara, potente e cadenzata della Denny nella parte della narratrice e il gruppo che sale alla ribalta nella seconda parte strumentale del brano. Grandissima versione pure questa!

The Medley è una sequenza irrefrenabile di gighe e reels condotte a velocità nuovamente supersonica dal gruppo che si conferma in serata di grazia. La conclusione è affidata all’omaggio sentito di Sandy ad uno dei suoi autori preferiti quel Bob Dylan di cui riprende anche vocalmente i tratti sonori in una divertita e divertente Down In The Flood con tanto di (affettuosa) parodia vocale del sommo bardo di Duluth.

Assolutamente da avere!

Bruno Conti

Magia Pura! Fairport Convention – Ebbets Field 1974 (2)ultima modifica: 2011-04-17T14:38:00+02:00da bruno_conti
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