E Alla Fine Ne Rimase Uno (Il Chitarrista)! Savoy Brown – Voodoo Moon

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Savoy Brown – Voodoo Moon – Ruf Records CD o LP   

Ero pronto alla ennesima delusione con questo nuovo album dei Savoy Brown, Voodoo Moon, evidentemente dopo oltre 45 anni di onorata carriera il vecchio fuoco del gruppo sembrava essersi spento. Specialmente negli ultimi 15 anni, da quando Kim Simmonds, l’unico membro originale del gruppo sin dalla fondazione, aveva assunto anche il ruolo di cantante (lascia stare Kim!) i dischi si erano succeduti sempre più mosci, routinari e non è che anche gli anni ’80 e ’90 fossero stati così proficui a livello qualitativo. Per cui mi ero avvicinato a questo album senza particolari aspettative e invece… Non siamo di fronte ad un capolavoro, ma sarà il passaggio ad una casa come la Ruf che conosce l’argomento Blues e dintorni come le proprie tasche, sarà la nuova formazione, comunque il risultato finale non è da buttare, anzi, di tanto il tanto, il vecchio “fuoco” che li aveva portati ad essere una delle formazioni più importanti del cosiddetto British Blues Revival si riaccende. Non siamo ai livelli dei primi album come Getting To Point o Blue Matter ma ci avviciniamo al sound più rock di ottimi album come Street Corner Talking e Hellbound Train, il loro più grande successo negli States.

Non dimentichiamo che in questa formazione, negli anni, sono transitati personaggi come Lonesome Dave (Peverett) e Roger Earl che poi avrebbero fondato i Foghat, il pianista Bob Hall e vari musicisti che hanno incrociato la loro carriera anche con Fleetwood Mac, Chicken Shack e il Mighty Baby e Chilli Willi Martin Stone per citarne alcuni. Kim Simmonds dice nelle note del libretto che le canzoni di questo Voodoo Moon sono le migliori che scrive dai primi anni ’70 e probabilmente ha ragione! Ma nel frattempo cosa è successo? Sorvoliamo e concentriamoci su questo album.
Un’altra ragione di trepidazione c’è stata, di primo acchito, quando ho letto i nomi dei nuovi componenti del gruppo: Joe Whiting, la voce solista, un veterano della scena rock americana che non avevo mai incrociato nei miei ascolti che suona anche il sax (poco per fortuna) e la sezione ritmica Pat De Salvo, basso e Garnett Grimm, batteria, tutti mai sentiti, ma devo dire bravi. Soprattutto il cantante, Whiting, che ha una bella voce (non so perché mi ha ricordato la tonalità di Mal dei Primitives, mi è venuta così) adatta al drive rock & blues dell’eccellente brano iniziale Shockwaves con la chitarra di Simmonds in evidenza e il brillante pianino del membro aggiunto Andy Rudy a dargli man forte. Ma anche le atmosfere più ricercate alla Fleewood Mac (periodo blues, obviously) di Natural Man con il lavoro di coloritura del sax che non rompe più di tanto e l’organo che si insinua tra le pieghe del pezzo e gli dà quasi sonorità da swamp rock della Louisiana e gli assoli di Kim Simmonds fluidi ed inventivi rinverdiscono i fasti del passato di quello che si può considerare l’unica “vecchia gloria” del gruppo ma ancora in grande spolvero.

Too Much Money è il brano che, anche per la presenza di un piano elettrico, ha il sound più commerciale e un tantino scontato ma redento dal solito buon lavoro della chitarra e la slide e il groove boogie blues di She’s Got The Heat unito al cantato pimpante di Whiting risollevano subito le sorti del CD. Look At The Sun parte bene ma poi si ammoscia con il cantato di Simmonds (te lo ripeto Kim, lascia perdere, non avevi cantato per 30 anni, ci sarà stato un motivo!), anche il sax più presente non aiuta il brano. Ottimo, forse il migliore del lotto, 24/7, un brano strumentale (sarà un caso?) che profuma di southern rock e con la band che gira alla grande seguendo le evoluzioni della chitarra del leader. Round and round senza infamia e senza lode ancora con il cantato alla camomilla di Simmonds. Tutt’altro discorso per le atmosfere nuovamente brillanti della title-track Voodoo Moon che costruisce un bel crescendo che mi ha ricordato a momenti il riff alla All Along the Watchtower del classico di Dylan-Hendrix. Meet The Blues Head On, nonostante il titolo, è forse il brano più vicino al classico suono rock americano dei Savoy Brown  anni ’70, non male anche se non particolarmente memorabile.

Quindi per concludere, più luci che ombre e dicono che il gruppo dal vivo abbia ancora un bel tiro per cui, senza strapparvi i capelli dall’entusiasmo, potete farci un pensierino se vi piace il genere.

Bruno Conti   

E Alla Fine Ne Rimase Uno (Il Chitarrista)! Savoy Brown – Voodoo Moonultima modifica: 2012-01-14T12:22:00+01:00da bruno_conti
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