Di Nuovo In Forma Come Ai Vecchi Tempi! Fabulous Thunderbirds – Strong Like That

fabulous thunderbirds strong like that

Fabulous Thunderbirds – Strong Like That – Severn

Per parafrasare una volta di più il titolo di un disco, non pensavo fosse “così forte”!! Di nuovo alla guida della sua creatura i Fabulous Thunderbirds, Kim Wilson colpisce ancora: passano gli anni ma la vecchia band texana non accenna a mollare, Jimmie Vaughan non c’è più dal 1990, proprio ad agosto è stato annunciato che Preston Hubbard, uno dei bassisti storici della formazione è stato trovato morto nella sua casa di St Louis. E considerando che Wilson è originario di Detroit, Michigan, l’attuale chitarrista Johnny Moeller (bravissimo) credo sia l’unico texano rimasto in formazione, con Kevin Anker (che viene dall’Indiana), tastierista e co-produttore, una delle tre punte della attuale formazione. Steve Gomes, il bassista (a lungo con Ronnie Earl), e Wes Watkins, il batterista, non so da dove vengano, ma non credo dal Texas, comunque sono entrambi bravissimi e contribuiscono al miglioramento già iniziato con il precedente, seppur buono On The Verge, del 2013. In questo Strong Like That c’è una ulteriore decisa virata verso il soul e il R&B, grazie anche alla massiccia presenza dei fiati, Wilson canta decisamente bene, come forse non aveva mai fatto durante la sua carriera, e il disco, grazie anche alla presenza di alcune di cover mirate, si gusta veramente tutto d’un fiato.

L’armonica forse si sente meno rispetto al passato, ma quella Wilson la riserva maggiormente per i suoi dischi solisti, più tesi verso il blues, come dimostrato nel disco in coppia con Barrelhouse Chuck e nel tributo a Muddy Waters, registrato con il figlio Mud. Qui siamo più orientati verso una soul music di stampo Stax, ma anche con puntatine verso la Motown, come dimostra l’eccellente cover iniziale di un brano dei Temptations (I Know) I’m Losing You ( ma la facevano anche Rod Stewart e i Rare Earth), versione sapida e grintosa, con Gomes, prodigioso al basso e Watkins, eccellente alla batteria, che trovano un groove di quelli “grassi” che ti colpiscono allo sterno, il resto lo fanno le linee del piano elettrico, e soprattutto l’armonica di Wilson e le evoluzioni della steel dell’ospite Roosevelt Collier, un altro virtuoso sulla lunghezza d’onda di Robert Randolph: Kim canta anche veramente bene e il brano è indiscutibilmente una goduria nell’insieme. La successiva Don’t Burn Me vede la presenza di un altro ospite, Anson Funderburgh, alla solista, per un’altra capatina nel psychedelic soul di inizio anni ’70, con coretti deliziosi, tocchi funky delle due chitarre, Anson e Moeller, un organo Hammond d’ordinanza e di nuovo un suono d’assieme veramente godibile. You’re Gonna Miss Me ci permette di gustare appieno l’armonica di Wilson, ma anche il suo cantato assolutamente ispirato come poche altre volte, molto smooth, nella migliore accezione del termine, una perfetta fusione di blues e soul, grazie anche al prezioso lavoro dell’ottimo Moeller alla chitarra.

Un organo “scivolante” e i fiati guidati da Kenny Rittenhouse ci introducono al sound quasi Muscle Shoals della gagliarda Drowning On Dry Land, un vecchio brano di O.V. Wright se non vado errando, quindi lato Memphis Hi Records, ma la faceva anche Albert King, bella in ogni caso https://www.youtube.com/watch?v=qXE1WkHk4S0 . Mentre Smooth è fermamente l’epitome di quello stile profondamente soul, classico, che percorre molti dei brani presenti in questo album, con fiati sincopati, una sezione ritmica perfetta, le tastiere di Anker, la chitarra di Moeller e l’armonica di Wilson a cesellare e il buon Kim che canta da blue-eyed soul man fatto e finito. Massicci cori gospel-R&B per una intensa Somebody’s Getting It cantata in modo decisamente centrato da un appassionato Kim Wilson, che poi ci regala un ritorno alle classiche atmosfere più bluesate tipiche dei migliori Fabulous Thunderbirds in Meet Me On The Corner, eccellente ancora Gomes al basso e lo stesso Kim che si spende con vigore all’armonica; Where’s Your Love Been, con l’acida chitarra di Moeller ripetutamente in azione, è un esempio di rock-blues moderno che poi grazie all’ingresso dei fiati vira velocemente di nuovo verso il soul, per poi tornare al blues (rock), mentre la cover del brano di Eddie Floyd I’ve Never Found A Girl (To Love Me Like You Do) è un vero tuffo nella musica soul del profondo sud, quella targata Stax, e Wilson e soci non la eseguono come un compitino, ma la vivono davvero, con tutti i crismi del genere, fiati, coretti, chitarrine insinuanti, tastiere d’ordinanza, perfetto. Si conclude con la title-track, un funky-blues sinuoso e turgido https://www.youtube.com/watch?v=BaL_AzMe1Nw che conclude alla grande un album che, sia pure con uno stile decisamente diverso, ci riporta ai fasti dei migliori Fabulous Thunderbirds.

Bruno Conti

Un Armonicista Molto Indaffarato, Con Alcuni Amici. Mark Hummel & Golden State Lone Star Blues Revue

mark hummel golden state lone star revue

Mark Hummel – Golden State Lone Star Blues Revue – Electro-fi Records

Il disco, per essere onesti, non è attribuito a Mark Hummel ma alla Golden State Lone Star Blues Revue, comunque visto che il fattore trainante del disco è proprio l’armonicista e cantante di New Haven nel Connecticut (come tutti gli altri i musicisti presenti nell’album, da lungo residente nella soleggiata California o comunque nella West Coast in generale, di cui sono rappresentanti della scena blues locale) in molti elenchi risulta a suo nome. Il disco è stato registrato nell’aprile del 2015 ai Greaseland Studios di San Jose, con la produzione di Chris “Kid” Andersen, e nella formazione, al fianco di Hummel, troviamo i due chitarristi Anson Funderburgh e Little Charlie Baty, entrambi con un recente passato di leaders di ottime formazioni blues, e la sezione ritmica di R.W. Grigsby e Wes Starr, insieme dai tempi in cui suonavano negli album di Sam Myers/Anson & The Rockets, ma tutti i vari musicisti, in diverse combinazioni, nel corso degli anni hanno suonato insieme, però mai globalmente nello stesso disco, con l’eccezione di cui tra un attimo. Tra gli ospiti aggiunti l’eccellente Jim Pugh (Robert Cray, Etta James, Tracy Nelson e Chris Isaak) alle tastiere, più una piccola sezioni fiati di due elementi, Eric Spaulding e Jack Sanford, quando serve. Per essere ancora più onesti, il precedente disco di Hummel The Hustle Is Really On, uscito nel 2014 sempre per la Electro-fi http://discoclub.myblog.it/2014/05/26/hummel-sai-cosa-ti-aspetta-mark-hummel-the-hustle-is-really-on/ , come vi dicevo un attimo fa, vedeva in azione già la stessa formazione, anche se era, in quel caso, solo per la metà dell’album, comunque attribuito al solo Mark.

Quindi se non è una novità sentire i cinque suonare insieme è comunque sempre un piacere: la “chimica” tra i musicisti è evidente fin dall’iniziale Texas blues Midnight Hour del grande Clarence “Gatemouth” Brown, con le due chitarre soliste a dividersi gli spazi con Hummel, il pianino di Pugh e la sincopata sezione fiati, Here’s My Picture è un vecchio brano di Billy Boy Arnold dai tratti latineggianti che permette all’armonica di Hummel di mettersi in evidenza, mentre Prove It To You è un originale swingante di Hummel con il classico ritmo da “train time”, organo vintage e chitarrine pimpanti, e la seguente Cool To Be Your Fool è una slow blues ballad pianistica tra Randy Newman e una sorta di “after hours” di classe. Check Yourself di Lowell Fulson, benché sempre con un suono raffinato e demodé è comunque più sanguigna, con Stop This World di Mose Allison che sfiora il cool jazz del suo autore, per poi rituffarci nel blues con uno shuffle di Jimmy McCracklin come Take A Chance, dove la chitarra di Funderburgh e l’organo di Pugh hanno il giusto spazio per esprimersi, sempre con i fiati sullo sfondo. Lucky Kewpie Dog è un divertente “blues da spiaggia” a trazione chitarristica di nuovo a firma Hummel, molto piacevole e coinvolgente, seguito da Pepper Man un tradizionale arrangiato da Mark, che si pone all’intersezione tra Chicago e Texas blues, e ancora da un altro shuffle come Walking Mr. Lee, appunto di Lee Allen, brano strumentale dove Mark Hummel si prende i suoi giusti spazi all’armonica https://www.youtube.com/watch?v=WR3pjmwGVeo.

Detroit Blues è una composizione del bassista R.W. Grigsby, piacevole ma abbastanza “innocua”, come altri brani di questo CD, a tratti privo di quel nerbo che ci aspetterebbe da siffatti musicisti. Che invece si distinguono nella poderosa Georgia Slop, altro brano di McCracklin, dove il ritmo tra R&B e R&R è vorticoso, con sezione ritmica e fiati che swingano di brutto, mentre i solisti si danno un gran da fare, e pure nella successiva Dim Lights, un pezzo di JB Hutto, tutti i musicisti ci danno dentro di nuovo alla grande, con una nota di merito per la slide di Charlie Baty, finalmente “letale”, per poi concludere, giustamente, lo dice pure il titolo, con End Of The World, il pezzo più lungo della raccolta, un blues lento ad alta densità emotiva, dove piano, armonica e chitarre, oltre alla voce di Hummel, contribuiscono a creare un’atmosfera sospesa di grande fascino e dalla qualità che avremmo gradito anche in altri momenti di questo comunque soddisfacente Golden State Lone Star Blues Revue.

Bruno Conti