Chi Ha Detto Che, Volendo, In Texas Il Pop Non Si Suona Bene? Robert Ellis – Robert Ellis

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Robert Ellis – Robert Ellis -New West CD

Robert Ellis, texano di Houston, è un cantautore molto particolare. Intanto nella sua musica non ci sono molte tracce della sua terra d’origine, non fa tipico Texas country-rock: qua e là nel web la sua musica viene definita come un misto di country, pop e jazz, ma è un’etichetta che lascia il tempo che trova. Ellis è prima di tutto un cantautore puro, che parte dalla melodia per poi costruire man mano delle architetture sonore non banali attorno alle sue canzoni: il country non è estraneo al suo background, ma la sua musica è soprattutto pop, comunque un pop ben fatto ed ottimamente arrangiato, con brani di immediata fruibilità pur non essendo molto commerciali e, ripeto, degli arrangiamenti che a volte rimandano all’epoca d’oro della nostra musica, anche se non vedo influenze così chiare nel sound. Certo, Robert deve aver ascoltato a lungo i Beatles nella sua vita, ma anche i Beach Boys ed i primi Bee Gees, oltre a certe cose di Joe Jackson. Il jazz non l’ho trovato nelle undici canzoni di questo Robert Ellis (che, nonostante il titolo, non è il suo primo album, ne ha già altri tre alle spalle, l’ultimo dei quali, The Lights From The Chemical Plant, è del 2014), se non nella raffinatezza di fondo, e nella classe e gentilezza con le quali il nostro porge le sue canzoni https://www.youtube.com/watch?v=snJ_lTsMKlM .

Il disco è prodotto da Ellis stesso, e tra i musicisti spicca senz’altro la chitarra di Kelly Doyle, sempre puntuale senza essere mai invadente, la steel di Will Van Horn e la sezione ritmica di Geoffrey Muller (basso) e Michael Lisenbe (batteria), mentre Robert si occupa delle chitarre ritmiche e del pianoforte. Robert Ellis è un disco che inizialmente avevo approcciato con qualche riserva, ma, man mano che proseguivo nell’ascolto, mi ha convinto appieno, dimostrando che si può venire dal Texas e fare buona musica anche in maniera diversa. L’iniziale Perfect Strangers è tutto meno che country, bensì un pop decisamente raffinato, una canzone dalla melodia complessa ma orecchiabile, un ritmo che entra sottopelle ed un bel pianoforte: qui vedo qualche similitudine con lo stile di Jackson https://www.youtube.com/watch?v=NF69qkvxy7g . How I Love You è ancora più sofisticata, con un ritornello quasi epico ed un crescendo ritmico notevole, anche se Robert si mantiene piuttosto distaccato; California sembra un classico brano intimista dei Fleetwood Mac (a proposito di pop di classe), anche se sembra sempre sul punto di decollare ma poi resta sulle sue, mentre la soffusa Amanda Jane è cantautorato purissimo, raffinata, arrangiata molto bene e decisamente gradevole.

Drivin’ cambia un po’ le carte in tavola, in quanto è l’unico pezzo davvero country della raccolta, introdotto da un bel gioco di chitarre, ha un’atmosfera d’altri tempi ed è cantato con la solita misura https://www.youtube.com/watch?v=yN3p9VnvdCg ; suggestiva anche The High Road, una ballata dal sapore western, compreso un epico arrangiamento orchestrale quasi fosse uscita da un film degli anni cinquanta: è da canzoni come questa che si vede che il nostro ha numeri e creatività. Elephant, tutta basata sull’uso di una chitarra (doppiata da sé stessa) e da una percussione, è bizzarra ma godibile, e ricorda ancora certi esperimenti solisti di Lindsay Buckingham, mentre You’re Not The One, che vede anche la partecipazione di un quartetto d’archi, è pop al cubo, ma non posso dire che non sia interessante, anzi forse è dotata di uno dei motivi più immediati di tutto il CD. Screw è uno strumentale un po’ troppo cerebrale, e se ne poteva fare anche a meno, ma Couples Skate è semplicemente splendida, una pop song scintillante e trascinante, che ricorda i migliori Bee Gees (cioè quelli di dischi come Odessa), arrangiamento geniale ed ottima melodia, di sicuro il brano migliore del disco; chiude la pianistica e ritmata It’s Not Ok: Robert Ellis è la prova vivente che se sei del Texas, puoi fare anche del semplice pop ed i risultati sono comunque degni di nota.

Marco Verdi