Senza O Con Amici E’ Sempre Un Gran Bel Sentire! Duke Robillard And Friends – Blues Bash!

duke robillard blues bash

Duke Robillard And Friends – Blues Bash! – Stony Plain

Duke Robillard è sempre una certezza, anno dopo anno continua a pubblicare nuovi album, sempre di eccellente qualità: dopo l’ottimo Ear Worms dello scorso anno, dedicato alla musica dei 60’s https://discoclub.myblog.it/2019/05/17/uno-dei-migliori-dischi-di-sempre-del-duca-duke-robillard-band-ear-worms/  e quello con le voci femminili del 2017 …And His Dames Of Rhytm, entrambi dischi collaborativi con vari ospiti, anche per questo nuovo Blues Bash, Robillard chiama a raccolta vari amici, a partire dalla sezione fiati dei Roomful Of Blues, la band che lui stesso ha contribuito a lanciare, e anche un secondo gruppo di fiatisti tra cui spiccano Al Basile e Sax Gordon, oltre all’armonicista Mark Hummel, lo specialista dello stride piano Mark Braun (Mr.B.), come Basile e Gordon presente solo in un brano, l’omaggio spiritato a New Orleans Ain’t Gonna Do It, scritta da una delle glorie della Louisiana come Dave Bartholomew e da Pearl King.

Duke-Robillard

Tra gli ospiti anche due vocalist di pregio come Michelle Williams e Chris Cote, senza dimenticare i fedelissimi della sua band Bruce Bears e Mark Teixeira, oltre ai bassisti Jesse Williams e Marty Ballou che si alternano. Il risultato, registrato in veloci sessions, ciascuna di sole otto ore, ha la spontaneità e l’immediatezza dei migliori dischi del Duke, quelli in cui ci si diverte come ad una festa (vedi titolo, che riporta anche “And Dance”) senza andare troppo alla ricerca di raffinatezze, che comunque ci sono, o di particolari sonorità filologiche, nelle quali ogni tanto Robillard indulge. Quindi l’ascoltatore è invitato a godersi dieci brani che pescano tra classici (minori, perché il nostro è un “enciclopedico” del blues) e tre sue composizioni: Do You Mean It, cantata dal bravissimo Chris Cote, è uno scintillante tuffo nel blues delle origini, scritto da Ike Turner, quanto inventava le 12 battute miste al R&R negli anni ‘50, con Robillard autore di puntuali sottolineature con la sua chitarra https://www.youtube.com/watch?v=mCRNCqusf5s , prima di lanciarsi in un proprio brano, la torrida No Time, sostenuto dall’armonica di Hummel e dal piano di Robert “Bob” Welch (non lo avevamo nominato), mentre Duke titilla la solista con libidine e classe https://www.youtube.com/watch?v=tpj1fdiO20Q .

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What Can I Do, ancora con Cote voce solista, e un gioioso e scatenato jump blues dal repertorio di Roy Milton , con le mani di Bruce Bears che volano sulla tastiera del suo piano, mentre Greg Piccolo, Rich Lataille e Doug James soffiano con forza nei loro sassofoni e Mr. Robillard guida le operazioni con la sua 6 corde; non può mancare ovviamente un bel bluesone lento di quelli intensi e magnetici, come Everybody Ain’t Your Friend, di un King che mancava alla mia raccolta, tale Al, autore di questo pezzo del 1966 dove la solista di Duke rincorre i grandi interpreti delle 12 battute, in questo caso del West Coast style, visto che King veniva da L.A. https://www.youtube.com/watch?v=ZiCBT2henHQ  Divertente e piacevole lo strumentale Chicago Blues fine anni ‘50 di Lefty Bates Rock Alley, con Robillard che si alterna con i fiati alla guida del combo, mentre nella swingante You Played On My Piano, con break jazzato del Duca, la calda voce solista è quella della deliziosa Michelle Wilson https://www.youtube.com/watch?v=ptKMvqJ3VOU , brano seguito da quella Ain’t Gonna Do It citata all’inizio, il suono del Sud che usciva dai dischi di Professor Longhair, Huey Smith e Fats Domino https://www.youtube.com/watch?v=iemoX4yzuqM , poi ancora eccellente la cover di un brano di T-Bone Walker You Don’t Know What You’re Doing, ancora con la solista di Duke e i fiati sincopati sugli scudi, nonché la calda voce di Chris Cote https://www.youtube.com/watch?v=TwYCp1aTvgg . In chiusura ci sono un paio di brani firmati dal musicista del Rhode Island, la scandita e di nuovo swingata Give Me All The Love You Got, sempre caratterizzata dal suo fraseggio pulito, poi in grande evidenza nel lunghissimo (quasi 10 minuti) strumentale Just Chillin’, che illustra il suo lato più raffinato, in un brano di jazz blues notturno, dove anche gli altri strumentisti, a partire dal sax di Greg Piccolo e dall’organo di Bruce Bears, si prendono i loro spazi https://www.youtube.com/watch?v=-pJ6m6-pcK4 . Musica senza tempo.

Bruno Conti

Prima O Poi Era Giusto Recuperare Anche Questo Periodo. Fleetwood Mac – 1969 To 1974

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Fleetwood Mac – 1969 To 1974 – Reprise/Warner 8CD Box Set

Se chiedete ad un campione di fans dei Fleetwood Mac quale sia la loro versione preferita del gruppo penso che la maggior parte sceglierà quella del periodo “californiano” dal 1975 al 1987, mentre i puristi opteranno per il primi anni in cui i nostri erano una blues band al 100% britannica guidata da Peter Green, ma penso che ben pochi indicheranno i cosiddetti “anni di mezzo”, cioè la prima metà degli anni settanta (i novanta, con Rick Vito e Billy Burnette prima e Dave Mason e Bekka Bramlett poi, non li prendo neanche in considerazione). Eppure sarebbe secondo me sbagliato accantonare il quinquennio che va dal 1970 al 1974 come un lungo incidente di percorso, in quanto quegli anni hanno testimoniato la lenta metamorfosi dei nostri da gruppo ancora legato a stilemi di matrice blues ad esponente di un elegante soft rock di stampo West Coast, con una serie di dischi interessanti pur senza capolavori (ma nemmeno album brutti) ed una certa unitarietà nonostante i continui cambi di formazione.

La Warner ha avuto l’ottima idea di riunire i lavori sopracitati in un pratico cofanetto chiamato semplicemente 1969 To 1974 (fra poco farò una considerazione sul titolo), otto CD rimasterizzati ad arte e con diverse bonus tracks anche inedite, e soprattutto sull’ultimo dischetto un concerto radiofonico mai sentito prima, il tutto ad un costo molto interessante (attorno ai 40-45 euro). Dicevo del titolo, che riflette una (piacevole) bizzarria del box: infatti il primo CD incluso è il mitico Then Play On del 1969, un vero capolavoro che però è ancora legato alla prima fase del gruppo essendo l’ultimo lavoro con Green alla leadership, e che pur essendo un grandissimo album in cui la base blues dei Mac incontra la psichedelia, c’entra poco nel contesto del cofanetto (sarebbe stato sufficiente partire dal 1970); la cosa ha ancora meno senso in quanto Then Play On è uscito di nuovo più o meno in contemporanea per festeggiare i 50 anni, e qui nel box è presente con le stesse bonus tracks della ristampa “singola”, che tra l’altro ricalca per filo e per segno quella uscita nel 2013, alla recensione della quale vi rimando https://discoclub.myblog.it/2013/08/10/torna-uno-dei-dischi-storici-del-rock-anni-70-fleetwood-mac/

Scelte incomprensibili a parte (Then Play On è comunque sempre un bel sentire), il “vero” cofanetto inizia con Kiln House del 1970, con il gruppo ridotto a quartetto (Mick Fleetwood, John McVie, Danny Kirwan e Jeremy Spencer, il quale era rientrato nel gruppo dopo aver “saltato” Then Play On) ma con la partecipazione in un paio di pezzi di tale Christine Perfect, ex Chicken Shack che diventerà famosissima di lì a pochissimo come Christine McVie dopo aver sposato il bassista del gruppo (ma qui viene accreditata solo come autrice del disegno di copertina). La leadership è quindi nelle mani di Kirwan e Spencer, e l’album ha una piacevole connotazione pop-rock con alcuni brani addirittura in stile anni cinquanta, come la deliziosa This Is The Rock, tra Elvis e musica doo-wop, o lo slow “mattonella style” Blood On The Floor, il rock’n’roll ruspante di Hi Ho Silver, con Spencer ottimo alla slide, e l’omaggio a Buddy Holly (non solo nel testo) di Buddy’s Song; non male anche la countreggiante One Together e la mossa e coinvolgente Tell Me All The Things You Do, suonata alla grande. Le bonus tracks comprendono le versioni a 45 giri di Jewel Eyed Judy e Station Man e l’unico “non-album single” del periodo, formato dalla corale e californiana Dragonfly e dalla bella rock song dal sapore sudista Purple Dancer.

Il 1971 vede l’ingresso ufficiale della McVie nella lineup del gruppo ma anche l’uscita definitiva di Spencer, sostituito dall’americano Bob Welch che si dimostrerà un valido autore e chitarrista. Future Games è un buon disco, che però come tutti gli altri contenuti in questo box ha vendite deludenti: i brani migliori per il momento escono ancora dalla penna di Kirwan, come il sognante folk-rock alla David Crosby Woman Of 1000 Years, la sinuosa e fluida Sands Of Time o la solare e pianistica Sometimes, davvero gradevole. Christine scrive e canta due pezzi, Morning Rain e Show Me A Smile, che rivelano il suo stile pop-rock raffinato che negli anni arriveremo a conoscere benissimo. Interessanti le bonus tracks (a parte la single version di Sands Of Time), tutte inedite: tre riletture alternate di Sometimes, Lay It All Down e Show Me A Smile, la take completa e non sfumata di What A Shame e soprattutto Stone, una delicata folk song di Welch per sola voce e due chitarre acustiche, mai sentita prima.

Caso più unico che raro, i Mac restano nella medesima formazione anche per il seguente Bare Trees (1972), altro piacevole lavoro che si apre con il trascinante rock’n’roll di Child Of Mine di Kirwan, dal sapore westcoastiano, e che contiene piccole gemme come il soft rock alla Chicago The Ghost, la decisa Homeward Bound, che svela il lato rock della McVie (mentre il suo lato balladeer è rappresentato splendidamente da Spare Me A Little Of Your Love, un brano al livello di quelli che pubblicherà dal 1975 in poi), la bella e raffinata Sentimental Lady, una delle canzoni migliori di Welch e la deliziosa pop song Dust, ultima testimonianza di Kirwan all’interno della band. Tre le bonus tracks: oltre alla versione a 45 giri di Sentimental Lady abbiamo la rara e “petergreeniana” Trinity ed una solida Homeward Bound registrata dal vivo.

Nel 1973 esce Penguin ed i Mac sono addirittura in sei: lascia Kirwan ma subentrano il chitarrista Bob Weston e, dai Savoy Brown, il vocalist Dave Walker che rimarrà pochissimo in seno al gruppo. Penguin è un disco meno brillante dei precedenti ma non disprezzabile, che inizia però splendidamente con la squisita Remember Me, un’accattivante pop song come solo Christine McVie sa scrivere (e la bionda cantante/pianista dimostra di essere in ottima forma anche con la saltellante Dissatisfied). Altri pezzi degni di nota sono la countreggiante The Derelict, il rock etnico alla Santana Revelation (grande Welch alla sei corde), la solare e caraibica Did You Ever Love Me ed il fluido pop-rock psichedelico Night Watch, mentre la cover di (I’m A) Road Runner di Junior Walker non è il massimo. Stranamente questo è l’unico dischetto del box senza bonus tracks.

Nello stesso anno di Penguin i FM sono ancora tra noi con Mystery To Me, un disco migliore del precedente nonostante la copertina orribile. Walker se ne è già andato ed i nostri sono nuovamente in cinque, con Welch che assume il ruolo di leader con sette brani su dodici a sua firma (ma Keep On Going, che è quasi discomusic ante litteram, è cantata dalla McVie), tra le quali spiccano la sontuosa rock song d’apertura Emerald Eyes, l’elegante Hypnotized, puro pop di squisita fattura, il grintoso rock-blues con slide e wah-wah The City e la cavalcata elettrica di Miles Away. Quattro pezzi portano la firma di Christine: ottime il pop’n’roll Believe Me e la deliziosa ed orecchiabile Just Crazy Love; c’è anche una discreta cover di For Your Love, un brano di Graham Gouldman reso popolare dagli Yardbirds, canzone presente anche in una rara versione in mono come prima delle due bonus tracks, seguita dall’inedita ed energica Good Things (Come To Those Who Wait) di Welch.

E veniamo all’ultimo album di studio del periodo, ovvero Heroes Are Hard To Find del 1974 (con una copertina che oggi verrebbe censurata), con la band ridotta a quartetto a causa della partenza di Weston. Un disco nel quale la McVie conferma il suo sopraffino gusto pop con il solido ma fruibile errebi che intitola il lavoro, la magnifica ballata pianistica Come A Little Bit Closer, con bella orchestrazione e la steel guitar di Sneaky Pete Kleinow, e con le vibranti ed intense Bad Loser e Prove Your Love. Welch dal canto suo dà il meglio si sé nella robusta e pressante Angel, tra rock, jazz e tentazioni jam, la bizzarra Bermuda Triangle che fonde blues, pop e flamenco, la diretta ed immediata She’s Changing Me, californiana al 100%, ed il gustoso funkettone Born Enchanter, Trascurabile l’unica traccia bonus, la single version della title track.

Dulcis in fundo, ecco l’album dal vivo inedito: Live From The Record Plant è un concerto registrato in studio per una trasmissione radiofonica (quindi senza pubblico) dalla stessa formazione di Heroes Are Hard To Find, il 15 dicembre del 1974, ed è quindi una delle ultimissime apparizioni di Welch con i Mac a pochi mesi dall’ingresso di Lindsey Buckingham e Stevie Nicks che cambierà per sempre (in meglio) le sorti del gruppo. Il suono è splendido, e Welch lascia un ottimo ricordo con una prestazione splendida: nella setlist non mancano i pezzi migliori tratti da Kiln House in poi (Spare Me A Little Of Your Love, Sentimental Lady, Future Games, Hypnotized) ed alcune scelte dagli ultimi due lavori (Angel, Bermuda Triangle, Believe Me, Why), tutto ad un livello più alto delle controparti in studio. Ma le canzoni che valgono da sole il CD (e buona parte del cofanetto) sono tre fantastiche rivisitazioni di brani di Peter Green (The Green Manalishi, Rattlesnake Shake ed un irresistibile medley Black Magic Woman/Oh Well), in cui Welch fa di tutto per non far rimpiangere il grande chitarrista britannico e non va molto lontano dall’eguagliarne la bravura.

Se siete dei fans dei Fleetwood Mac inglesi o californiani che siano ma non conoscete la loro fase post-blues (o pre-successo planetario), questo box è da tenere assolutamente in considerazione. Anche per il prezzo, una volta tanto abbordabile.

Marco Verdi

Al 4 Settembre Esce Un Altro Cofanetto, Sui Loro “Anni Di Mezzo”: Fleetwood Mac 1969 to1974

fleetwood mac 1969-1974

Fleetwood Mac – 1969 to 1974 – 8 CD Reprise/Rhino – 04-09-2020

Sembra che l’uscita di nuovi box abbia ripreso vigore, dopo quelli di McCartney e Cat Stevens usciti in questi giorni, ne sono previsti parecchi altri, dai Rolling Stones di Goats Head Soup di cui vi ho parlato (e dei quali al 25/9 è prevista un’altra uscita, a breve sul Blog), ecco che anche per i Fleetwood Mac c’è questo soprassalto di attività: oltre alla ristampa di Then On Play On, di cui vi ho parlato all’interno dell’articolo commemorativo dedicato alla scomparsa di Peter Green https://discoclub.myblog.it/2020/07/25/se-ne-e-andato-silenziosamente-nella-notte-peter-green-uno-dei-piu-grandi-chitarristi-del-rock-fondatore-dei-fleetwood-mac/ ), la Reprise/Rhino, sempre del gruppo Warner, ne pubblica uno sugli anni, chiamiamoli di mezzo della band, del passaggio da essere un gruppo inglese a diventare una band “americana”.

Curiosamente all’interno di questo cofanetto, di cui vi parlo fra un attimo, è contenuta anche l’ennesima ristampa di Then Play On. Però visto che parliamo degli anni dal 1969 al 1974, e questo album sta giustamente venendo rivalutato come uno dei migliori appunto del 1969, in un certo senso ci sta. Oltre a tutto ha pari pari le stesse quattro bonus tracks che avrà la ristampa della BMG Rights Management in uscita al 18 settembre, che sono poi le stesse della edizione Rhino del 2013. Gli altri album contenuti nel box illustrano i vari cambiamenti di organico dei Fleetwood Mac: in Kiln House del 1970, uno degli ultimi a venire registrato nel Regno Unito, ai De Lane Lea Studios di Londra.

La formazione è quella di Then Play On, senza Green: ovvero Danny Kirwan, voce e chitarra solista (da rivalutare anche lui) che divide la leadership del gruppo con Jeremy Spencer (che a breve abbandonerà pure lui, per unirsi alla setta religiosa dei Children Of God nel febbraio 1971, e in seguito brutte storie di pedopornografia), naturalmente Mick Fleetwood alla batteria e John McVie al basso, che si era appena sposato con Christine Perfect, diventando Christine McVie (altro che Dynasty, come dimostrerano le future vicende della band quando arriveranno anche Buckingham e Nicks), la quale, pur non essendo ancora un membro ufficiale, disegna la copertina del disco, oltre a suonare le tastiere, non essendo neppure accreditata nelle note. Disco buono, ma non eccelso, comunque non mi dilungo troppo, visto che ne parleremo più diffusamente, dopo l’uscita della ristampa, prevista per il 4 settembre.

Nell’estate del 1971, ancora a Londra, viene registrato il nuovo album Future Games, che oltre a sancire l’entrata ufficiale di Christine McVie nella formazione, che scrive e compone due delle canzoni, segnala l’arrivo del chitarrista americano Bob Welch, e la trasformazione dello stile in quel (brillante) soft-rock californiano con il quale verranno identificati da allora in avanti. A marzo del 1972, esce velocemente Bare Trees, ancora inciso in quel di Londra, formazione sempre a due chitarre, con Welch e Danny Kirwan, che appare per l’ultima volta in un LP del gruppo: va detto che entrambi gli album sono buoni (a me personalmente sono sempre piaciuti, grazie ad alcuni lampi del vecchio splendore, e in Bare Trees c’è Sentimental Lady, che è una bellissima canzone), anche se con Green era ovviamente un’altra cosa. Successo scarso per entrambi anche se nel corso degli anni arriveranno a vendere rispettivamente 500.000 e 1 milione di copie.

Dopo l’uscita di Kirwan l’anno dopo, ancora in Inghilterra, aggiungono alla seconda chitarra Bob Weston, e come nuovo cantante, solo in questo album e per due canzoni, Dave Walker, dei “rivali” Savoy Brown, entrambi inglesi; il nuovo disco Penguin, più energico e rock, entra nei primi 50 delle classifiche americane (va beh, 49°). E anche il LP dell’anno successivo, Mystery To Me, ha diciamo un “moderato” successo, sempre registrato nel Regno Unito al Rolling Stones Mobile Studio, ma ancora con il nuovo suono americano, è l’ultimo con Bob Weston in formazione.

Welch scrive sempre delle belle canzoni (Hypnotized nel disco del 1973), suona la chitarra alla grande, ma il successo non arriva, per cui si trasferiscono negli States, per registrare il loro primo vero album californiano: registrato a Los Angeles Heroes Are Hard To Find, esce nel settembre del 1974, per la prima volta entra nei Top 40 delle classiche USA, e quindi giustamente dopo questo album Bob Welch, alla fine del successivo tour abbandona i Fleetwood Mac, dove nel 1975 verrà sostituito da Lindsey BuckinghamStevie Nicks, all’epoca coppia di scarso successo musicale, ma evidentemente stava per arrivare il loro momento:però questa è un’altra storia, già raccontata più volte.

La chicca del box (oltre al fatto che tutti gli album contengono alcune bonus tracks, a parte Penguin), è la presenza di un concerto dal vivo registrato a fine 1974 ai Record Plant di Sausalito, California, per venire trasmesso in radio, quindi un Live in Studio, dove ancora una volta si apprezza la bravura di Welch, alle prese anche con alcuni pezzi dell’era Peter Green, e la voce soave di Christine McVie, una delle più belle voci femminili di sempre.

A seguire ecco il contenuto completo del cofanetto che, indicativamente, costerà circa una cinquantina di euro, forse meno, al momento dell’uscita di inizio settembre (salvo eventuali spostamenti di data, che in questo turbulento e difficile periodo, non sono da escludere).

[CD1: Then Play On (1969)]
1. Coming Your Way
2. Closing My Eyes
3. Show-Biz Blues
4. My Dream
5. Underway
6. Oh Well
7. Although The Sun Is Shining
8. Rattlesnake Shake
9. Searching For Madge
10. Fighting For Madge
11. When You Say
12. Like Crying
13. Before The Beginning
Bonus Tracks:
14. Oh Well Pts I & II
15. The Green Manalishi (With The Two Prong Crown)
16. World In Harmony

[CD2: Kiln House (1970)]
1. This Is The Rock
2. Station Man
3. Blood On The Floor
4. Hi Ho Silver
5. Jewel Eyed Judy
6. Buddy’s Song
7. Earl Gray
8. One Together
9. Tell Me All The Things You Do
10. Mission Bell
Bonus Tracks:
11. Dragonfly
12. Purple Dancer
13. Jewel Eyed Judy (Single Version)
14. Station Man (Single Version)

[CD3: Future Games (1971)]
1. Woman Of 1000 Years
2. Morning Rain
3. What A Shame
4. Future Games
5. Sands Of Time
6. Sometimes
7. Lay It All Down
8. Show Me A Smile
Bonus Tracks:
9. Sands Of Time (Single Version)
10. Sometimes (Alt. Version)
11. Lay It All Down (Alt. Version)
12. Stone
13. Show Me A Smile (Alt. Version)
14. What A Shame (Unedited)

[CD4: Bare Trees (1972)]
1. Child Of Mine
2. The Ghost
3. Homeward Bound
4. Sunny Side Of Heaven
5. Bare Trees
6. Sentimental Lady
7. Danny’s Chant
8. Spare Me A Little Of Your Love
9. Dust
10. Thoughts On A Grey Day
Bonus Tracks:
11. Trinity
12. Sentimental Lady (Single Version)

[CD5: Penguin (1973)]
1. Remember Me
2. Bright Fire
3. Dissatisfied
4. (I’m A) Road Runner
5. The Derelict
6. Revelation
7. Did You Ever Love Me
8. Night Watch
9. Caught In The Rain

[CD6: Mystery To Me (1973)]
1. Emerald Eyes
2. Believe Me
3. Just Crazy Love
4. Hypnotized
5. Forever
6. Keep On Going
7. The City
8. Miles Away
9. Somebody
10. The Way I Feel
11. For Your Love
12. Why
Bonus Tracks:
13. For Your Love (Mono Promo Edit)
14. Good Things (Come To Those Who Wait)

[CD7: Heroes Are Hard To Find (1974)]
1. Heroes Are Hard To Find
2. Coming Home
3. Angel
4. Bermuda Triangle
5. Come A Little Bit Closer
6. She’s Changing Me
7. Bad Loser
8. Silver Heels
9. Prove Your Love
10. Born Enchanter
11. Safe Harbour
Bonus Track:
12. Heroes Are Hard To Find (Single Version)

[CD8: Live From The Record Plant 12-15-74]
1. Green Manalishi (With The Two Prong Crown)
2. Angel
3. Spare Me A Little Of Your Love
4. Sentimental Lady
5. Future Games
6. Bermuda Triangle
7. Why
8. Believe Me
9. Black Magic Woman/Oh Well
10. Rattlesnake Shake
11. Hypnotized

Alla prossima.

Bruno Conti

Le Altre Novità Di Gennaio, Parte I. Raspberries, Bob Welch, Mamas And Papas, John David Souther, Villagers, Magic Sam, Bob Margolin.

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Giorni fa vi abbiamo presentato la recensione in anteprima del nuovo David Bowie Blackstar, ma scorrendo la lista delle novità di gennaio mi sono accorto che c’erano molti più titoli in uscita di quanto pensassi, in un mese che di solito è abbastanza tranquillo a livello di pubblicazioni discografiche, per cui ripristiniamo la rubrica delle anticipazioni, divisa in tre parti, senza trascurare comunque altri possibili recuperi (anzi probabili) di uscite 2015, infatti partiamo proprio con due cofanetti che, usciti sul mercato internazionale a metà novembre, vedranno la luce anche in Italia solo a partire dal 15 gennaio.

Per iniziare i Raspberries, la storica band power pop/rock di Eric Carmen (esatto quello di All By Myself, che spudoratamente citava il concerto n°2 per piano e orchestra di Rachmaninov). ma allora, inizi anni ’70, era tutta un’altra storia, il nostro veniva da Cleveland, che come ricorda una famosa canzone di Ian Hunter, “rocks”, e la sua band, “I Lamponi” (apro un’altra parentesi, per ricordare che questo blog nasce come prosecuzione del negozio di cui vedete il logo proprio in apertura di Blog, e quindi ricordo che all’uscita di uno dei dischi Raspberries, del cui profumo l’album era imbevuto, il negozio profumò di quel frutto per diversi giorni) erano un eccellente gruppo, con influenze british invasion che andavano dai Beatles agli Who, gli Hollies, gli Small Faces, ma anche Beach Boys Big Star, influenzando a loro volta band e solisti che sarebbero venuti in seguito in questo ambito power pop, Sweet e il primo Costello nel Regno Unito, Cheap Trick, Knack, Shoes, The Babys, Romantics, e in seguito Dwight Twilley, Plimsouls, Smithereens dB’s, tanto per ricordarne alcuni altri di provenienza americana.

Questo box di 4 CD, pubblicato dalla Caroline Records del gruppo Universal a prezzo speciale, contiene i quattro album della band, tutta la loro produzione tra il 1970 e il 1974, ovvero questi:

[CD1: Raspberries]
1. Go All The Way
2. Come Around And See Me
3. I Saw The Light
4. Rock & Roll Mama
5. Waiting
6. Don’t Want To Say Goodbye
7. With You In My Life
8. Get It Moving
9. I Can Remember

[CD2: Fresh]
1. I Wanna Be With You
2. Goin’ Nowhere Tonight
3. Let’s Pretend
4. Every Way I Can
5. I Reach For The Light
6. Nobody Knows
7. It Seemed So Easy
8. Might As Well
9. If You Change Your Mind
10. Drivin’ Around

[CD3: Side 3]
1. Tonight
2. Last Dance
3. Making It Easy
4. On The Beach
5. Hard To Get Over A Heartbreak
6. I’m A Rocker
7. Should I Wait
8. Ecstasy
9. Money Down

[CD4: Starting Over]
1. Overnight Sensation (Hit Record)
2. Play On
3. Party’s Over
4. I Don’t Know What I Want
5. Rose Coloured Glasses
6. All Through The Night
7. Crusin’ Music
8. I Can Hardly Believe You’re Mine
9. Cry
10. Hands On You
11. Starting Over

Come potete sentire nei video, ballate zuccherine, ma anche rock con power chords e pop di eccellente qualità.

Stesso discorso si potrebbe fare anche per Hot Love, Cold World, il box dedicato, sempre dalla Caroline, a Bob Welch, il chitarrista americano che, prima dell’avvento della coppia Buckingham-Nicks si incaricò di traghettare gli inglesi Fleetwood Mac verso quel rock californiano che ne avrebbe fatto la fortuna nella seconda metà degli anni ’70. Di lui avevo parlato brevemente sul Blog, in occasione della sua morte avvenuta, in seguito a suicidio, nel giugno del 2012 http://discoclub.myblog.it/2012/06/08/un-fleetwood-mac-minore-se-ne-e-andato-bob-welch-1946-2012/Bob Welch non era un “genio” della musica, ma i quattro album solisti pubblicati per la Capitol a cavallo tra anni ’70 ed ’80 rimangono buoni esempi di pop-rock tipico dell’epoca, e ovviamente contengono il suo unico grande successo, Sentimental Lady, che nei Fleetwood Mac cantava Christine McVie:

CD1: French Kiss]
1. Sentimental Lady
2. Easy To Fall
3. Hot Love, Cold World
4. Mystery Train
5. Lose My Heart
6. Outskirts
7. Ebony Eyes
8. Lose Your…
9. Carolene
10. Dancin’ Eyes
11. Danchiva
12. Lose Your Heart

[CD2: Three Hearts]
1. 3 Hearts
2. Oh Jenny
3. I Saw Her Standing There
4. Here Comes The Night
5. China
6. The Ghost Of Flight 401
7. Precious Love
8. Church
9. Come Softly To Me
10. Devil Wind
11. Don’t Wait Too Long
12. Little Star
Bonus Tracks:
13. 3 Hearts (Alternate Version)
14. Une Fille Comme Toi
15. Something Strong
16. Precious Love (Mono)

[CD3: The Other One]
1. Rebel Rouser
2. Love Came 2X
3. Watch The Animals
4. Straight Up
5. Hideaway
6. Future Games
7. Oneonone
8. Don’t Let Me Fall
9. Spanish Dancers
10. Old Man Of 17

[CD4: Man Overboard]
1. Man Overboard
2. Justine
3. Nightmare
4. B666
5. Don’t Rush The Good Things
6. The Girl Can’t Stop
7. Jealous
8. Fate Decides
9. Reason
10. Those Days Are Gone

Sempre in 4 CD e a prezzo speciale anche questo.

Mamas And Papas viceversa di successi ne hanno avuti tantissimi e sono tutti raccolti in questa bellissima antologia doppia pubblicata domani 8 gennaio dalla Real Gone Music, intitolata The Complete Singles 50th Anniversary Collection, riporta tutti i singoli, lati A e B, i successi e i pezzi più belli poi presenti anche negli album del gruppo e da quelli solisti di Mama Cass, Denny Doherty John Phillips, tutti brani pubblicati per la ABC-Dunhill dall’8 gennaio 1966 (50 anni fa esatti), il giorno in cui California Dreamin’ entrava nelle classifiche americane e la storia di The Mamas And The Papas, per chiamarli con la loro esatta “ragione sociale”, iniziava in tutto il suo splendore, fino al 1972, anno in cui usciva l’ultimo singolo, dopo la reunion avvenuta quell’anno. Anche se per essere precisi, come è facilmente rilevabile leggendo la tracklist qui sotto, il primo singolo Go Where You Wanna Go era già uscito nel 1965, come pure California Dreamin’ che pero entrava in classifica in quel fatidico giorno:

CD 1

  1. Go Where You Wanna Go (Dunhill 4018, 1965)
  2. Somebody Groovy (Dunhill 4018/4020, 1965)
  3. California Dreamin’ (Dunhill 4020, 1965)
  4. Monday, Monday (Dunhill 4026, 1966)   https://www.youtube.com/watch?v=h81Ojd3d2rY
  5. Got a Feelin’ (Dunhill 4026, 1966)
  6. I Saw Her Again (Dunhill 4031, 1966)
  7. Even If I Could (Dunhill 4031, 1966)
  8. Look Through My Window (Dunhill 4050, 1966)
  9. Once Was a Time I Thought (Dunhill 4050, 1966)
  10. Words of Love (Dunhill 4057, 1966)
  11. Dancing in the Street (Dunhill 4057, 1966)
  12. Dedicated to the One I Love (Dunhill 4077, 1967)   https://www.youtube.com/watch?v=4M7gKZqgHn4
  13. Free Advice (Dunhill 4077, 1967)
  14. Creeque Alley (Dunhill 4083, 1967)
  15. Did You Ever Want to Cry (Dunhill 4083, 1967)
  16. Twelve Thirty (Young Girls Are Coming) (Dunhill 4099. 1967)
  17. Straight Shooter (Dunhill 4099, 1967)
  18. Glad to Be Unhappy (Dunhill 4107, 1967)
  19. Hey Girl (Dunhill 4107, 1967)
  20. Dancing Bear (Dunhill 4113, 1967)
  21. John’s Music Box (Dunhill 4113, 1967)
  22. Safe in My Garden (Dunhill 4125, 1968)
  23. Too Late (Dunhill 4125, 1968)
  24. Dream a Little Dream of Me (ABC/Dunhill 4145, 1968)  https://www.youtube.com/watch?v=ajwnmkEqYpo
  25. Midnight Voyage (ABC/Dunhill 4145, 1968)
  26. For the Love of Ivy (ABC/Dunhill 4150, 1968)
  27. Strange Young Girls (ABC/Dunhill 4150. 1968)

CD 2

  1. Do You Wanna Dance (ABC/Dunhill 4171, 1968)
  2. My Girl (ABC/Dunhill 4171, 1968)
  3. Step Out (ABC/Dunhill 4301, 1972)
  4. Shooting Star (ABC/Dunhill 4301, 1972)
  5. California Earthquake (Mama Cass) (ABC/Dunhill 4166, 1968)
  6. Talkin’ to Your Toothbrush (Mama Cass) (ABC/Dunhill 4166, 1968)
  7. Move In a Little Closer, Baby (Mama Cass) (ABC/Dunhill 4184, 1969)
  8. All for Me (Mama Cass) (ABC/Dunhill 4184, 1969)
  9. It’s Getting Better (Mama Cass) (ABC/Dunhill 4195, 1969)
  10. Who’s to Blame (Mama Cass) (ABC/Dunhill 4195, 1969)
  11. Make Your Own Kind of Music (Mama Cass Elliot) (ABC/Dunhill 4214, 1969)
  12. Lady Love (Mama Cass Elliot) (ABC/Dunhill 4214, 1969)
  13. New World Coming (Mama Cass Elliot) (ABC/Dunhill 4225, 1970)
  14. Blow Me a Kiss (Mama Cass Elliott) (ABC/Dunhill 4225, 1970)
  15. A Song That Never Comes (Mama Cass Elliot) (ABC/Dunhill 4244, 1970)
  16. I Can Dream, Can’t I (Mama Cass Elliot) (ABC/Dunhill 4244, 1970)
  17. The Good Times Are Coming (Mama Cass Elliot) (ABC/Dunhill 4253, 1970)
  18. Welcome to the World (Mama Cass) (ABC/Dunhill 4253, 1970)
  19. Don’t Let the Good Life Pass You By (Mama Cass Elliot) (ABC/Dunhill 4264, 1970)
  20. The Costume Ball (Mama Cass Elliot) (ABC/Dunhill SPD 15, 1971)
  21. Watcha Gonna Do (Denny Doherty) (ABC/Dunhill 4270, 1970)
  22. Gathering the Words (Denny Doherty) (ABC/Dunhill 4270, 1970)
  23. To Claudia on Thursday (Denny Doherty) (ABC 13318, 1971)
  24. Tuesday Morning (Denny Doherty) (ABC 13318, 1971)
  25. Mississippi (John Phillips) (ABC/Dunhill 4236, 1970)
  26. April Anne (John Phillips) (ABC/Dunhill 3236, 1970)

53 canzoni, spesso meravigliose, che raccontano la storia di uno dei gruppi leggendari di quell’epoca, anche tra gli inventori del primo Festival della storia della nostra musica, quel Monterey Pop, che nel 1967 cambiò completamente le prospettive della musica dell’epoca. Penso che sicuramente ci torneremo, per il momento ve ne segnalo l’uscita.

john david souther

Nel 1971 John David Souther venne messo sotto contratto dalla Aylum di David Geffen e nel 1972 pubblicò il suo album di debutto, questo omonimo John David Souther che conteneva dieci perle di puro country-rock californiano distillato. Souther era stato compagno di camera e di gruppo nei Longbranch/Pennywhistle del futuro Eagles Glenn Frey, e al piano di sotto abitava Jackson Browne che portò Souther al colloquio con Geffen.

Il nostro amico scriverà per, e con, gli Eagles, canzoni come Best Of My Love, New Kid In Town Heartache Tonight, e nel suo disco d’esordio, prodotto da Fred Catero, c’era la crema dei musicisti dell’epoca, anche alcuni antesignani del futuro blue-eyes soul westcostiano come Ned Doheny, ma anche Johnny Barbata, Mike Bowden, Glenn Frey, Bryan Garofalo, Gib Guilbeau del giro Flying Burrito, Gary Mallaber, Wayne Perkins Joel Tepp, collaboratore di Bonnie Raitt per cui Souther scriverà alcuni brani negli anni a venire. La ristampa Omnivore contiene sette bonus, tra alternates e demos ed è in uscita l’8 gennaio in USA e il 15 gennaio in Europa, via Warner. mentre i due album successivi, Black Rose Home By Dawn (in mezzo c’era stato You’re Only Lonely, quello di maggior successo, che pero era uscito per la Columbia)verranno ripubblicati, sempre rimasterizzati e potenziati il prossimo 12 febbario.

Per il momento:

Tracklist
1. The Fast One
2. Run Like A Thief
3. Jesus In 3/4 Time
4. Kite Woman
5. Some People Call It Music
6. White Wing
7. It’s The Same
8. How Long
9. Out To Sea
10. Lullaby
Bonus Tracks:
11. Kite Woman (Alternate Version)
12. Jesus In 3/4 Time (Demo)
13. The Fast One (Demo)
14. Run Like A Thief (Demo)
15. How Long (Demo)
16. One In The Middle (Demo)
17. Silver Blue (Demo)

villagers where have you been

Villagers è il nome d’arte che ha scelto il musicista irlandese Conor O’Brien per pubblicare la propria musica, con l’aiuto di alcuni altri musicisti ma spesso anche in solitaria, suonando tutti gli strumenti. Fino ad oggi ha pubblicato tre album Becoming a Jackal del 2010, forse fino ad ora il migliore http://discoclub.myblog.it/2010/06/18/anche-lui-di-nome-fa-conor-the-villagers-becoming-a-jackal/, poi Awayland nel 2013 e nella primavera del 2015 il recente Darling Arithmetic, tutti ottimi esempi di raffinato e complesso pop-rock. Ora l’8 gennaio, su etichetta Domino, esce questo Where Have You Been All My Life? dove Conor O’Brien rivisita molti brani dei suoi tre album precedenti in una nuova veste sonora, più articolata e vicina al sound del primo album, quello con gli arrangiamenti più complessi.

Grazie all’aiuto di Cormac Curran grand piano e analogue synthesizer, Danny Snow contabbasso, Mali Llywelyn arpa, mellotron e voce, e Gwion Llewelyn batteria, flicorno e voce, oltre allo stesso O’Brien che suona tutto il resto, in un solo giorno nel luglio del 2015, sono stati registrati 18 brani di cui 12 quelli pubblicati nell’album, tra cui una cover di Wichita Lineman Memoir che era apparsa solo su un album di Charlotte Gainsbourg, per cui era stata scritta la canzone. Quindi una sorta di live in studio, ma con una strumentazione ricca e variegata che ci porta ad apprezzare la bravura e il talento di questo musicista, tra i più interessanti in circolazione sul lato britannico dell’Atlantico.

magic sam blues band black nagic with bonus bob margolin my road

Sempre in questi giorni escono anche due album che gravitano nell’area blues (e che quindi non escludo di recensire per esteso a breve, sempre se trovo il tempo). Il primo è la ristampa potenziata del classico album Black Magic, attribuito alla Magic Sam Blues Band, uscito per la Delmark nel 1969 proprio pochi giorni prima della sua prematura scomparsa a soli 32 anni, il 1° dicembre di quell’anno. Ai 10 brani dell’album originale sono state aggiunte 7 tracce con versioni alternative o brani inediti:

I Just Want a Little Bit
What Have I Done Wrong
Easy, Baby
You Belong to Me
It’s All Your Fault
Same Old Blues  https://www.youtube.com/watch?v=0ScsUUNiuoQ
You Don’t Love Me, Baby
San-Ho-Zay
Stop! You’re Hurting Me
Keep on Loving Me Baby
What Have I Done Wrong (Alternate)
I Just Want a Little Bit (Alternate)
Everythings Gonna Be All Right
Keep on Doin’ What You’re Doin’
Blues for Odie Payne
Same Old Blues (Alternate)
What Have I done Wrong (Alternate)
Keep on Loving Me Baby

Sempre grazie all’etichetta di Chicago sul finire del 2014 era uscito un CD inedito registrato dal vivo ai tempi dal grande chitarrista blues, di cui vi avevo parlato su queste pagine virtuali, Live At The Avant Garde.

Mentre per la Vizztone esce il nuovo album di Bob Margolin, storico chitarrista di Muddy Waters negli ultimi anni di carriera del vecchio McKinley Morganfield. La Vizztone è una benemerita etichetta indipendente americana che lo stesso Margolin ha contribuito a fondare e che periodicamente pubblica i suoi dischi ( in tempi relativamente recenti, tra i tanti, il Live di Brandon Santini, il disco inedito bellissimo di Sean Costello e l’ultimo Cathy Lemons, tutti dischi recensiti da chi scrive, anche sul Buscadero). My road dovrebbe essere, se non ho fatto male i conti l’11° della serie, il primo dopo Blues Around The World pubblicato nel 2012 http://discoclub.myblog.it/2012/03/12/incontri-blues-bob-margolin-with-mike-sponza-band-blues-aro/, e nello stesso anno era uscito anche Not Alone in coppia con Ann Rabson.

Per oggi è tutto, nei prossimi giorni si continua con le altre uscite del mese, seguendo, ove possibile, una sorta di sequenza più o meno cronologica, ma senza tralasciare le consuete recensioni ed eventuali “recuperi”!

Bruno Conti