Ancora Una “Giovane” Promessa Del Blues Elettrico: Corey Dennison Band

corey dennison band

Corey Dennison Band – Corey Dennison Band – Delmark Records 

Ultimamente anche la Delmark (a parte le splendide ripubblicazioni di alcuni titoli cruciali del loro catalogo, vedasi Black Magic di Magic Sam http://discoclub.myblog.it/tag/magic-sam/), sembra avere ripreso a mettere sotto contratto nuovi nomi della scena musicale blues, come fanno le rivali Alligator, Telarc, Delta Groove e altre, così dopo il recente disco di Guy King Truth, ecco un altro “giovane” talento della chitarra messo sotto contratto dall’etichetta di Chicago. Il nostro amico, che dalle foto e dai filmati sembra un “energumeno” tatuato, con i capelli rasati e dall’aspetto poco raccomandabile, uno che francamente avrei paura ad incontrare di sera in qualche vicolo sperduto, una specie di fratello separato alla nascita di Popa Chubby. Pero sul palco (e su disco) suona, ragazzi se suona, e canta pure bene. Giovane nel blues è sempre un termine abbastanza relativo, lui racconta di avere fatto una gavetta di almeno una dozzina di anni nella band di Carl Weathersby, altro eccellente chitarrista blues, e di essere cresciuto ascoltando i dischi della collezione di suo padre, prima Gatemouth Brown, Albert King e Albert Collins, poi la scoperta del soul con Wilson Pickett, Curtis Mayfield e Sam Cooke (ognuno ha i suoi preferiti), l’esordio solista avviene con un Live in Chicago distribuito a livello locale (che non mi dispiacerebbe sentire, perché i dischi dal vivo hanno sempre qualcosa di speciale) e ora questo Corey Dennison Band che è il suo esordio di studio.

Dennison è nativo di Chattanooga, Tennessee e ha sempre vissuto tra Tennessee e Georgia, prima di trasferirsi a Chicago, quindi anche la musica del Sud fa sentire la sua presenza in questo esordio. Non vi so dare molte informazioni sugli altri musicisti che suonano nel CD, a parte i nomi, Gerry Hundt alla seconda chitarra, come da tradizione delle band di blues elettrico classico, Nicholas Skilnick al basso e Joel Baer alla batteria.. Sono 13 brani, poco meno di un’ora, che si aprono con il turgido e cadenzato funky-rock-blues dell’iniziale Getcha’ Pull, dove la voce negroide di Corey Dennison fa da apripista al sound tirato della sua Gibson Les Paul che inizia a disegnare  linee sinuose e ricorrenti, mentre basso e batteria vanno di groove alla grande; Tugboat Blues è subito il classico shuffle Chicago Style che difficilmente manca in un disco targato Delmark , ma ricorda anche il classico battito del vecchio British Blues targato fine anni ’60, con il suono “economico” ma vibrante della chitarra di Corey, che torna al funky-soul per la mossa e divertente The Deacon, sempre con la chitarra ben delineata in quel suo alternarsi di riff e lick solisti. Room To Breathe è una sorta di soul ballad, con il cantato di Dennison che si rifà ai grandi citati prima, sullo sfondo si sente anche un organo, che aggiunge il classico tocco sudista ad un brano di ottima fattura, mentre la solista lavora di fino; City Lights, con l’aggiunta dei fiati e un bel R&B deciso e godibile.

She’s No Good va quasi di boogie, con una strana tonalità di chitarra, ma prende meno di altri brani, seguita da una Aw, Snap! che avrebbe fatto la gioia di Wilson Pickett, ma anche dell’Albert King più errebi. Don’t Say You’re Sorry è di nuovo soul music, di quella buona, grazie anche ai coretti del call and response nel corpo del brano, con la chitarra sempre presente e mai sopra le righe, qui il rock-blues sembra bandito, ma lo slow blues torrido ed intenso non può certamente mancare e allora vai con A Fool’s Goodbye, tipologia già sentita obietterà qualcuno, ma se ben eseguita, come nel caso, sempre gradita. Di nuovo shuffle time con Jasper’s Hop, altro classico del Chicago blues, lo strumentale, per dare modo alla band di sfogare le proprie velleità soliste, e qui si apprezza anche il tocco di Gerry Hundt che risponde colpo su colpo ai soli di Dennison. Altro gran brano risponde alla atmosferica serenità di Shame On Me, dove i tempi sono più dilatati e ricchi di improvvisazione, i due Albert, King e Collins, avrebbero approvato. Strange Things Happenin’ ha il suono di classici chitarristi di scuola Delmark come Magic Sam o Jimmy Dawkins, aspra e ritmata come il Chicago sound richiede, e per concludere un altro boogie blues intenso e corale come Good Enuff, con Corey Dennison che si prende il suo tempo alla solista. Un ottimo esordio per questo “giovanottone” che i 40 anni però li ha già passati, anche se per il Blues rimane un poppante: se volete verificare, in rete c’è un bellissimo concerto di circa 4 ore girato in occasione appunto del suo 40° compleanno  https://gigity.tv/event/106725.

Bruno Conti